DI MARCELLO FOA
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La verità sul golpe in Turchia si verrà a sapere – se mai si conoscerà davvero – quando interesserà solo agli storici. E’ stato un finto golpe orchestrato da Erdogan o un vero golpe, gestito malissimo, ma benedetto dagli Stati Uniti? Chissà. Di certo il resoconto di queste ore ha proiettato l’immagine di un Paese, la Turchia, mai così lontana dai nostri valori.
Guardate questa immagine, di presunti golpisti: sono stati arrestati, denudati, ammassati come polli.
In queste ore abbiamo visto un generale decapitato in piazza al grido di Allah Akbar. E la folla, istigata da un presidente che incitava alla vendetta, scatenarsi contro qualunque militare e suibito prendersela con i curdi. Abbiamo visto un presidente che non si limita ad arrestare i golpisti, ma approfitta del momento per arrestare o sospendere migliaia di magistrati, di poliziotti, di funzionari, in quella che appare chiaramente come una manovra volta a eliminare non i sostenitori dei golpisti ma interi settori dell’establishment che, prima della drammatica notte di venerdì, non erano allineati con il regime.
Quello che sta facendo Erdogan in queste ore, sventolando le bandiere della democrazia, assume in realtà contorni autenticamente golpisti, col ricorso a purghe di staliniana memoria e all’instaurazione di un clima volto a silenziare qualunque dissenso non solo nei media ma in tutti i settori dello Stato.
Già, perchè da adesso in avanti basterà essere accusati di aver simpatizzato con i golpisti per venire privati delle libertà civili o finire in qualche prigione speciale. Magari anche di fronte a un patibolo, visto che Erdogan sta considerando di restaurare la pena di morte.
Una Turchia che venerdì notte ha probabilmente reciso ogni legame con quella laica di Ataturk. E che non è mai stata così lontana dai valori europei ma che i saggi e illuminati leader europei – dalle Merkel a Renzi a Junker – si ostinano da tempo a voler far entrare nell’Unione europea.
E il sussulto d’orgoglio palesato in queste ore dalla Mogherini e dal governo tedesco secondo cui la reintroduzione della pena di morte comporterebbe la fine dei negoziati di adesione alla Ue, è doveroso ma insufficiente. Il quadro che emerge in queste ore è spaventoso, è quello di un Paese che sempre più fondamentalista nella mentalità e nel modo di vivere la religione, sempre più vicino agli standard autoritari e dittatoriali del Vicino Oriente, e sempre più lontano da quelli europei.
Pena di morte o no, questa Turchia non può entrare nell’Unione europea.
Marcello Foa
Fonte: http://blog.ilgiornale.it
Link: http://blog.ilgiornale.it/foa/2016/07/18/e-volete-far-entrare-la-turchia-nellunione-europea/
18.07.2016