La sicurezza domestica e la cultura della paura
DI KEVIN WEHR
Sacramento, California
È diventata una moda ultimamente designare “terrorismo” qualsiasi attività politica anticonformista. Che si tratti di dimostrazioni di piazza, picchetti e cori, o di arrampicarsi sugli alberi per impedire che li abbattano, o atti di vandalismo, tutto è messo alla stregua delle attacchi di Al Qaeda dell’11 settembre 2001. A partire da quel fatidico giorno, azioni politiche del tutto normali (ad eccezione del vandalismo) intraprese dall’Americano medio – in nome di quella tutela della libertà di parola che dovremmo tener cara e difendere dagli estremismi – sono state legalmente vietate, criminalizzate, e attivamente represse.
Le attività politiche in favore dell’ambiente che hanno comportato la distruzione o l’occupazione della proprietà privata sono state molte – dalla California al Colorado all’Indiana a New York – e intraprese da persone che agiscono individualmente o in associazione con gruppi a sfondo ambientalista o animalista quali Earth Liberation Front (ELF), Animal Liberation Front (ALF,), Earth First!, e People for the Ethical Treatment of Animals (PETA), per citarne solo alcuni.
L’obiettivo di alcuni è stata la lotta alla proliferazione edilizia, altri si sono sollevati contro progetti commerciali. Fra gli attivisti si spazia dalla 23enne Julia Butterfly Hill sedutasi su un vecchio albero di sequoia per impedire che ne facessero un fascio di legname al 42enne John Quigley, che a Los Angeles è rimasto tranquillamente appostato su una quercia bicentenaria per 70 giorni, per difenderlo dalla scure che ne voleva fare legna da costruzione.
La reazione delle autorità è stata sostanzialmente di esagerazione e repressione, ed è soprattutto chiara nello stato dell’Oregon, recentemente focolaio di attivismo di Earth Liberation Front (ELF), che ha rivendicato la responsabilità dei danni a numerose proprietà in tutto lo stato. Ci sono stati anche diversi arresti. Un attivista, da 5 anni in prigione per scontare una condanna di minimo 23 anni per l’incendio doloso di un concessionario di auto che ha causato meno di 50.000 dollari di danni, dichiara: “Non sono un terrorista. Sono un uomo guidato dalla sua coscienza.” Lasciarsi guidare dalla coscienza verso la distruzione della proprietà privata è terrorismo, almeno secondo l’FBI, la cui definizione di terrorismo è così vasta da infondere il terrore nei cuori degli attivisti dell’ACLU [associazione americana di difesa dei diritti civili, N.d.T.]. Il terrorismo, a detta dell’FBI è “l’uso illecito della forza o della violenza perpetrato da un gruppo di due o più individui, contro le persone o la proprietà privata allo scopo di causare intimidazione o coercizione nei confronti del governo, la popolazione civile, o parte di essi, per promuovere i propri obiettivi politici o sociali.” Ma ad essere colpiti sono stati singoli individui, al pari dei gruppi più o meno organizzati. Questo fa forse del caso di irruzione nel Watergate un atto di terrorismo? E come si spiega la brutalità della polizia nella lotta allo spaccio? E le chiacchiere a vanvera di chi indossa i distintivi delle campagne elettorali?
Un’altra elisione si palesa in un intervento alla Camera di Commercio di Roseburg dello sceriffo della Contea di Douglas, Oregon, in cui si uguagliano ai terroristi i membri di ELF, ALF, e tutti gli “anarchici”: “Esiste certamente spazio per le dimostrazioni pacifiche e costruttive, ma questo non è il Boston Tea Party, non è un’azione da Martin Luther King, questo è terrorismo.” Ovviamente, oggi gli attivisti che riversarono il tè nel porto di Boston nel 1773 sarebbero etichettati come terroristi per tale azione palesemente rivolta alla distruzione della proprietà privata. E Martin Luther King, Jr. sarebbe stato un terrorista agli occhi dell’FBI.
Ma cos’è la distruzione della proprietà privata? É violenza? Molti forse la pensano così, ma dovrebbero riconsiderare la loro posizione. La violenza contro le persone è diversa dalla violenza contro le cose, e i gruppi come l’ELF evitano accuratamente ogni forma di violenza alle persone. Posso sentirmi violato se qualcuno mi graffia la carrozzeria dell’auto con la chiave o mi imbratta di graffiti il cancello dell’entrata di casa. Ma è ben diverso se mi aggrediscono. Una cosa è violenza, l’altra semplice scorrettezza. Trattarle alla pari in realtà svaluta la vita umana e ogni violenza che attenta ad essa.
Eppure, molte uomini di potere sembrano non afferrare la differenza che passa fra il terrorizzare letteralmente un popolo minacciandone la vita ed esprimere un’opinione politica attraverso la distruzione della proprietà. Tale argomentazione pare non raggiungere le orecchie di funzionari come il rappresentante del Colorado al congresso, Scott McInnis, che nel marzo 2002 uguagliò l’ELF ad Al Qaeda.
Questa tempesta di etichette non è dominio esclusivo di sceriffi, deputati o pm ambiziosi. Anche i comuni cittadini si sono aggiunti al coro. Rodolphe Streichenberger vorrebbe foderare il fondale dell’Oceano al largo delle coste californiane con vecchi pneumatici, allo scopo di “piantare in mare” e coltivare una “foresta marina”, che spera possa “dar da mangiare al mondo”. La commissione costiera della California si è risentita per ciò che considera niente di più che uno scarico di immondizie nell’oceano e il caso è finito in tribunale. E Streichenberger. che cosa pensa che stia tentando di fare la commissione? Beh, ovviamente solo “ecoterrorismo”.
Il cosiddetto “ecoterrorismo” è la parola del mese in California settentrionale, dove tre incendi dolosi hanno spinto le autorità a definire “ecoterroristi” gli attivisti. Il giudice statunitense Peter Nowinski, durante un’udienza per fissare una cauzione, ha sostenuto che il 21enne accusato aveva “tradito” i genitori e “lo rifarà”. Tanto basta per annullare l’imparzialità: se un giudice può permettersi di fare una dichiarazione così radicale senza ascoltare una sola parola delle prove a discolpa, allora è improbabile che il processo sia equo. Ryan Lewis, l’accusato, è stato naturalmente classificato un ecoterrorista, ovvero una minaccia per la sicurezza domestica.
Cominciate tutti a temere. Ad avere molta, molta paura. Almeno è quello che media e politici vogliono da voi.
E invece non dovremmo avere paura dei giovani che sentono profondamente che è sbagliato distruggere la terra in nome dello “sviluppo” o del “progresso” e cercano di fare qualcosa per attirare l’attenzione sugli abusi ambientali nell’unico modo che conoscono. No, dovremmo invece vedere ciò come un appello, una richiesta di attenzione. Quando qualcuno si sente coinvolto da una questione politica al punto da arrivare a distruggere la proprietà, è chiaramente perché non riceve ascolto e pensa di non avere voce attraverso i canali normali e riconosciuti della politica.
Ciò di cui dovremmo veramente avere paura sono quei seminatori di paura che diffondono etichette irresponsabili spinti da motivazioni politiche. Chiamare Ryan Lewis e molti altri degli “ecoterroristi” ci porta a credere che il nemico sia ovunque, che ci sia un pericolo dietro ogni angolo. E questa paura è funzionale a coloro che detengono il potere politico. Se i cittadini hanno paura, se pensano di poter essere vittime di aggressioni in qualsiasi momento, allora accetteranno la riduzione delle libertà civili e l’aumento del budget di spesa per la difesa. Se non opponiamo resistenza a questi tentativi di mietere i diritti fondamentali, allora meritiamo davvero ciò che i padri della nazione considerarono lo scopo della Rivoluzione americana: la libertà attraverso la tirannia. Come disse tanto bene Benjamin Franklin: “Chi rinuncerebbe a una libertà fondamentale in cambio di una temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza.”
Se etichettiamo la libertà di parola e azione politica con una definizione così vasta come “terrorismo”, nuociamo a noi stessi e a un’onesta comunicazione politica. Il terrorismo è una cosa da prendere sul serio, questo è certo. Le minacce fatte alla sicurezza nazionale non vanno sottovalutate. Certamente, però, dobbiamo ammettere che gli Americani stessi hanno una parte di responsabilità in questo campo. Una serie di documenti del dipartimento della difesa risalenti al 1991 rivelati pubblicamente da Thomas Nagy nel numero di settembre 2001 della rivista The Progressive dimostravano che le forze statunitensi avevano intrapreso in Iraq un programma di attacchi agli impianti idrici e sanitari civili. Il Pentagono individuò gli impianti di trattamento ed erogazione dell’acqua allo scopo di bombardarli, nella piena consapevolezza che tali azioni avrebbero seminato malattie e morte fra la popolazione civile irachena. Questo non è forse terrorismo? Gli Americani possono attenersi a tali azioni a nome nostro? Certamente no. Il terrorismo è una parola che non si può usare con leggerezza, ma deve restare confinata ad azioni precise e ben definite, sia quando sono perpetrate dai governi (sì, anche USA e Israele), da gruppi sostenuti dai governi (come quelli finanziati dalla Siria o dalla Libia), o dalle organizzazioni non governative come Al Qaeda. Chiamare “ecoterroristi” dei ragazzini dell’Oregon e della California non serve ad altro che a distogliere l’attenzione dai veri terroristi. Quello che Lewis è accusato di aver fatto è certamente criminale, e noi abbiamo dato al nostro sistema giudiziario l’autorità per punire i crimini. Ma l’identificazione politica di tale comportamento alla pari dei danni intenzionali causati a innocenti cittadini è irresponsabile ed abominevole. Chi si arruffiana l’opinione pubblica e fomenta la cultura della paura va combattuto con tutte le nostre forze.
Kevin Wehr è assistente di sociologia presso l’Università dello stato della California, a Sacramento. Potete contattarlo all’indirizzo [email protected].
Fonte:www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/wehr04062005.html
6.04.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Raffaella
Grasselli