L’espulsione in massa di spie israeliane è stata una reazione alla mancata cooperazione di Israele per prevenire il massacro di migliaia di persone a New York l’11 settembre 2001.
DI JAMES PETRAS
Quale paese ha sul suo territorio centinaia di spie, talpe e collaboratori che lavorano, con piena impunità, per un governo straniero da ormai più di trenta anni come succede negli USA?
In base alle informazioni di vecchi e nuovi giornalisti che conoscono bene la questione, alcuni dei quali sono stati recentemente interrogati dall’FBI, gli agenti della polizia federale indicano la polizia segreta israeliana Mossad come organizzatrice e promotrice di questa rete di spionaggio.
Durante lo scorso anno, in una delle più ampie indagini sullo spionaggio mai effettuata prima, circa cento agenti dell’FBI interrogarono, nei loro uffici sparsi nelle città di tutto il paese, migliaia di potenziali testimoni, informatori e sospetti collegati con lo spionaggio israeliano negli USA.
Un reporter che aveva lavorato per un influente settimanale britannico mi raccontò che era stato interrogato in due occasioni, per un totale di circa dodici ore, sulla collaborazione dei mass media con il Mossad per trasmettere come “notizie” ‘false informazioni’ e propaganda a favore di Israele.
Espulsione in massa ?
Delle conversazioni avute con i giornalisti interrrogati dall’FBI sorge un quadro di infiltrazione profonda e su grande scala delle spie israeliane e dei loro collaboratori nella società e nel governo statunitense. In base alle mie fonti, l’FBI ha indagato per trenta anni sulle reti di spionaggio israeliane, anche se l’indagine si vide spesso ostacolata dai politici di ambo i partiti in cambio dei favori ricevuti dalle lobby israeliane e dai ricchi finanziatori per ottenere che le campagne elettorali finissero per favorire Israele. Secondo uno scrittore del Britisch Economist, perfino l’FBI risultò essere infiltrato: la testimonianza presentata dallo scrittore nei primi anni ‘80, vedendo implicato Richard Perle e Paul Wolfowitz nella consegna a mano di documenti ad agenti della Mossad, “fu eliminata dagli archivi dell’FBI ed è scomparsa”.
Col passare degli anni, i servizi segreti israeliani si sono fatti più sfacciati e grossolani nelle loro operazioni negli USA. La rete abbraccia centinaia di israeliani, statunitensi-israeliani (doppia cittadinanza) e i loro collaboratori locali (“sayanin” o volontari ebrei che appoggiano gli agenti israeliani fuori di Israele). A seguito dell’11 settembre, centinaia di agenti israeliani che stavano facendo la ronda agli uffici governativi, furono riuniti e deportati in silenzio. In silenzio, però, non perché non stessero commettendo gravi crimini, ma per evitare che si incrementassero gli attacchi politici da parte delle organizzazioni pro-Israele più importanti e le loro clientela nel Congresso.
L’espulsione in massa di spie israeliane fu una reazione alla mancata cooperazione di Israele per impedire il massacro di migliaia di persone a New York l’11 settembre del 2001. Sembra che l’FBI riuscì ad accumulare prove che i servizi segreti israeliani possedevano informazioni dettagliate sull’attacco terrorista dell’11 settembre e non fornirono la notizia alle Autorità statunitensi. Tuttavia, continuano ad affermare che gli israeliani gli avevano trasmesso l’informazione appena prima dell’attacco che mise l’FBI fuori pista. Anche se il Mossad ha la maggiore rete di spionaggio e il sistema di appoggi più importante di quanti paesi operano negli USA, ciò che risulta di particolare interesse è che, secondo gli investigatori dell’FBI, queste operazioni stanno penetrando nelle più alte sfere del governo statunitense, incluso l’ufficio del Vicepresidente Cheney.
La prolungata indagine e la recente assegnazione massiccia di mezzi e agenti per investigare sui rapporti israeliani, si deve proprio allo spinoso problema di dover trattare con sospettati delle sfere più alte del governo. Secondo un agente della polizia federale di Filadelfia, un passo falso potrebbe portare i “pesci grossi” a far cadere l’indagine. Per questo motivo, gli investigatori stanno estendendo gli interrogatori affinché raggiungano tutte le fonti possibili, accumulando migliaia di pagine di trascrizioni, dichiarazioni giudiziali, intercettazioni telefoniche, riprese visive di tutti coloro che potrebbero essere informati o potenzialmente implicati nelle operazioni di spionaggio di Israele che vanno avanti da molto tempo.
Nonostante l’intensificazione delle indagini, migliaia di agenti israeliani e le nuove reclute continuano le operazioni, molti dei quali con la “copertura protettrice” di gruppi cristiani evangelici filo-sionisti così come dei “sayanin”. Un obiettivo chiave dell’indagine dell’FBI, anche se molto difficile da raggiungere, è l’AL – una unità segreta di “katzas” sperimentati (agenti ad hoc del Mossad che reclutano agenti nemici, come li descrisse Victor Ostrovsky, ex agente del Mossad, in “By Way of Deception”).
Secondo le fonti del mio giornale, il caso di Judith Miller, che passava notizie false di origine israeliana, fu una prassi comune per gli anni ‘80 e ‘90. Molti dei giornalisti più importanti e degli editorialisti accettarono e pubblicarono o divulgarono, di proposito, le informazioni false diffuse dagli agenti del Mossad che operavano come funzionari politici nell’Ambasciata di Israele.
Perché ora?
L’indagine dell’FBI sulle estese operazioni di spionaggio di Israele negli USA è conseguenza di vari fattori. Dopo anni di stretta collaborazione tra l’intelligence israeliana e l’FBI, quest’ultimo (insieme alla CIA) venne considerato responsabile del “fallimento dei servizi segreti l’11 settembre”, senza menzionare la mancanza di cooperazione da parte di Israele e di fronte alla loro disinformazione.
In secondo luogo, la sfacciata invasione su grande scala degli agenti israeliani nell’area dell’FBI (negli USA), ha indebolito le attività proprie delle agenzie, ha intaccato la loro posizione come servizi di sicurezza e ha messo particolarmente alla prova le loro operazioni di controspionaggio.
In terzo luogo, l’ascendente di Wolfowitz, Feith e Perle nelle più alte sfere del Pentagono e di Elliot Abrams, Rubin e Libby nel Consiglio Nazionale di Sicurezza, nel Dipartimento di Stato e l’Ufficio del vicepresidente, hanno portato al trasferimento massiccio di documenti confidenziali e di decisioni sensibili agli agenti operativi del Mossad e ad alti ufficiali dell’intelligence militare israeliana sia qui che in Israele.
Il flusso di informazioni dagli Stati Uniti a Israele era diventato un torrente incontrollato e, cosa peggiore, per quanto riguardava l’FBI, risultava marginale se non ridicolo a livello organizzativo.
Ciò che ha irritato particolarmente l’FBI è che avevano almeno 5 testimoni che avrebbero voluto deporre contro Wolfowitz e Feith per un incidente di spionaggio precedente ma che, a causa della loro posizione e dell’appoggio presidenziale (specialmente dopo l’11/9) non potevano essere toccati. L’FBI era certamente al corrente della profonda infiltrazione nello stato nordamericano e del ruolo fondamentale che Israele aveva giocato nell’informare, dirigere e far girare la propaganda e le direttive ai loro agenti, collaboratori e le maggiori organizzazioni sioniste prima dell’invasione statunitense dell’Iraq.
Data l’isteria della guerra e la propaganda “anti terrorista” pompata dall’intero aparato ideologico pro Israele, gli agenti israeliani nel governo hanno operato apertamente e impunemente, sfidando sia l’FBI che la CIA allestendo il loro personale Ufficio per i Piani Speciali come “operazione chiave d’intellingence” per trasmettere la disinformazione israeliana direttamente alla Casa Bianca.
L’inizio e gli immediati sviluppi della guerra in Iraq e la successiva occupazione rappresentarono il punto culminante della tirannia israeliana su Washington. “Consiglieri” pro Israele, membri del Gabinetto, ideologi, portavoce, membri dell’American Israel Public Affairs Committee [ndt. anche American Israel Political Action Committee] (AIPAC) e i loro alleati nella Conference of Presidents of Major Jewish Organizations (CPMJO) festeggiarono il loro successo spingendo gli USA a distruggere completamente il principale avversario di Israele (l’Iraq), il suo esercito, la sua economia, i suoi sistemi amministrativi ed educativi e le sue infrastrutture.
Tuttavia, il festeggiamento della vittoria di Israele sul buon senso e sugli interessi nazionali degli USA fu effimero. Man mano che la resistenza irachena acquistò vigore, le vittime statunitensi aumentarono e il costo della guerra salì, il popolo statunitense si schierò contro la guerra, e l’appoggio all’amministrazione Bush cadde in picchiata. Con questi cambiamenti politici, gli agenti israeliani e i collaboratori del governo, autori e architetti della guerra, persero parte della loro immunità dall’essere indagati.
Una volta percepito il cambiamento favorevole del clima politico, l’FBI procedette ad ampliare enormemente la propria indagine; si succedettero interrogatori che coinvolsero anche Feith, Wolfowitz, Perle e altri sion-cons (neoconservatori sionisti) identificati con l’intelligence israeliana.
Il cauto organo federale, timoroso degli attacchi dei seguaci integralisti di Israele al Congresso degli Usa e all’Esecutivo (senatori Clinton e Lieberman, Segretaria di Stato Condi Rice e il Vicepresidente Cheney), si concentrò sui crimini di tre celebri soggetti che lavoravano per Israele: Irving “Scooter” Libby, dell’ufficio della Vicepresidenza, per aver svelato l’identità di un agente segreto della CIA; Larry Franklin, un funzionario del Pentagono di rango inferiore, collegato a Feith e Wolfowitz, per aver fatto la spia a favore di Israele; due dirigenti dell’AIPAC (la più importante lobby pro-Israele), Rosen e Weissman, per aver passato documenti riservati ad agenti del Mossad nell’ambasciata israeliana e per la “complicità” con giornalisti della federazione della stampa di Washington.
Dato che l’indagine dell’FBI sull’organizzazione israeliana riuscì ad arrivare ai livelli più alti della gerarchia statale, Wolfowitz, la cui ambizione principale era essere il numero uno nel Dipartimento della Difesa, si dimise all’improvviso e fu nominato come presidente della Banca Mondiale. Anche Feith si dimise e ritornò al suo studio legale israelo-statunitense quando l’indagine arrivò a uno degli agganci più importanti (Franklin) per fornire informazioni ai servizi segreti israeliani.
L’FBI ha intensificato le sue reti nell’enorme intreccio dello spionaggio israeliano e sui suoi collaboratori nell’AIPAC, nella CPMJO e nelle organizzazioni evangeliche cristiano-sioniste e in molte altre organizzazioni pubbliche.
Un nuovo compito
Allo stesso tempo, i gerarchi israeliani, gli agenti del Mossad e i funzionari del Gabinetto hanno intensificato la loro campagna per coinvolgere gli USA nella nuova guerra contro l’Iran. Tutte le organizzazioni più importanti pro Israele, gli ideologi e i funzionari dell’Amministrazione Bush si sono fatti eco di questa linea bellicosa. I senatori Clinton e Lieberman hanno dichiarato pubblicamente che, gli interessi israeliani sono il fattore determinante nella politica “bombarda Iran” degli Stati Uniti in Medio Oriente.
Nonostante le idagini dell’FBI, l’AIPAC ha lanciato una delle sue più virulente e aggressive campagne di propaganda per demonizzare l’Iran, facendo circolare la falsa notizia israeliana sulla minaccia delle (inesistenti) armi nucleari dell’Iran e facendo pressione, con successo, sul Cogresso per abbaiare contro la voce del Maestro. Nonostante l’orribile disastro che per gli USA è risultata essere l’invasione dell’Iraq, in cui i collaboratori israeliani giocarono un ruolo decisivo, si sta seguendo lo stesso copione per la guerra con l’Iran – inventandosi armi di distruzione di massa e minacce per la sicurezza degli USA.
L’AIPAC sta facendo circolare, tra tutti i membri del Congresso, foto aeree di ben conosciuti e ispezionati laboratori sperimentali iraniani facendoli passare per “luoghi segreti di armi nucleari”. Tutti i più importanti ideologi sioncon hanno prodotto una serie di articoli in cui ripetevano come pappagalli la posizione del governo israeliano sulla “minaccia iraniana” e sulla necessità urgente di imporre delle sanzioni o di realizzare un attacco militare.
Attualmente, tutto l’apparato a favore di Israele, la più influente forza politica, spinge per il confronto militare degli USA con l’Iran, contro l’opinione di tutte le compagnie petrolifere importanti interne ed esterne agli USA.
Secondo un giornalista che lavorava con il cronista Jack Anderson – e che l’FBI ha interrogato per sei ore – l’FBI si è assicurato la cooperazione dell’ormai condannata spia israeliana ed ex funzionario del Pentagono, Lawrence Franklin, nel prossimo processo agli alti dirigenti dell’AIPAC, Rosen e Weissman. Ora stanno cercando di raggiungere un accordo con questi per arrivare alle sfere più alte del potere dell’AIPAC e del Governo Federale. Però il processo di investigazione dello spionaggio israeliano è lento e tedioso proprio perché si introduce profondamente nelle più alte sfere del governo e si irradia per un’ ampia rete di organizzazioni della società civile. Tenuto conto della grande pressione degli israeliani a favore di un imminente attacco militare contro l’Iran, è improbabile che le indagini possano evitare la loro offensiva di guerra.
Tirannia
Tuttavia, è più probabile che le disastrose conseguenze militari, politiche ed economiche della guerra contro l’Iran – aggiunte alle perdite dell’Iraq e dell’Afganistan – facciano aumentare ancora di più il rifiuto verso l’Amministrazione Bush e verso l’apparato pro Israele. Una decisa reazione popolare potrebbe dare impulso a realizzare più arresti e più processi di funzionari pubblici nelle alte sfere e tra i milionari e gli agenti delle reti israeliane a favore della guerra.
Guerre disastrose al servizio di Israele potrebbero far sì che i cittadini statunitensi riflettano e reagiscano di fronte alla tirannia di Israele sulla politica estera statunitense. In ultima istanza, potremmo persino vedere la restaurazione di una Repubblica Americana libera da intrighi esterni e, per citare Gorge Washington, dai Benedict Arnold *, che sfilano come senatori statunitensi.
James Petras
Fonte: http://www.palestinechronicle.com/
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27.01.06
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di L.V.
N.d.T.:
* Benedict Arnold visse tra il 1741 e il 1801 e il suo nome è diventato negli Stati Uniti sinonimo di traditore della patria, anche se nei primi anni della Rivoluzione Americana fu un generale brillante e molto rispettato. A partire dal 1780, pressato da una situazione economica precaria e forse anche per la sua mancata promozione nell’esercito, iniziò a passare importanti informazioni militari agli inglesi, mettendosi più tardi a capo delle truppe britanniche. Quando finì la guerra si trasferì a vivere a Londra.
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