DI PEPE ESCOBAR
Sembra che di mattina presto l’Amministrazione di Barack Obama gradisca molto sentire il suono delle sanzioni unilaterali. Devono sentirci dentro qualcosa che sa di “vittoria“.
E’ vero, se mai dovessero mettere delle sanzioni troppo pesanti, questo sarebbe devastante soprattutto per i fedeli barboncini della NATO, non per Mosca. Nel frattempo, i “grandi” continuano a fare affari, come al solito (in campo energetico).
Non c’è modo, comunque per capire questa Guerra Fredda 2.0 senza prima tornare, con un flashback a novembre 2010, quando Vladimir Putin si rivolse direttamente al mondo industriale tedesco, per parlare di una comunità economica da Lisbona fino a Vladivostok.
L’interesse tedesco in questa importante relazione strategica è stato reciproco. Una estensione di questo stesso accordo anche ad altre nazioni, potrebbe portare, nel lungo periodo, ad una integrazione economico/commerciale completa tra Unione Europea e Russia e, in un quadro più ampio, ad un passo avanti verso una integrazione Europa-Asia. Ipotesi che si traduce in un anatema assoluto per l’egemonia infiocchettata di una superpotenza avvezza e soggetta ai monopoli.
Per tutti noi, che vediamo una Think-Tankland americana che parla e che teorizza, senza prendere mai fiato, sul “contenimento” di uno “stato canaglia” – cosa che di per sé fa ridere, come se la Russia fosse una qualsiasi Somalia – la “strategia” globale dell’amministrazione Obama sembra proprio che corra su un binario tutto suo. Questo capolavoro di delinquente diplomazia giovanile si riduce a “ignorare Putin“.
Chiamiamola scuola di diplomazia del tipo : “Non mi piaci – Non ti parlo più – Vorrei solo che morissi “.
Ma come è possibile che nemmeno Talleyrand sia mai arrivato a tanto? Bene, con consiglieri di una devastante mediocrità come Ivo Daalder, un ex ambasciatore alla NATO, nessuno si deve meravigliare se Obama non ha bisogno di nemici.
A noi ci basta solo Lavrov
L’isteria per le sanzioni è stata pensata per costringere il Presidente Putin a piegarsi ai capricci del dell’egemone, nell’ambito di una “strategia” globale che vorrebbe forgiare un “consenso internazionale” che serva ad isolare la Russia” e a trasformarla in uno “stato paria“. Uno “Stato-Paria“ che sa concludere dei mega-accordi sull’energia, come si può leggere qui e qui.
Ma il pio desiderio assoluto resta lo strangolamento economico della Russia – come hanno implacabilmente già tentato contro l’Iran (e al quale si sono coraggiosamente opposti gli iraniani). Chiusi dentro la loro campana, quei sognanti pensatori di Washington credono addirittura che Pechino sarà a bordo, ignari del fatto che Pechino ha capito chiaramente quanto siano isteriche le sanzioni che servono per una “dottrina” che ignora Putin, e le considera come parte della strategia “pivoting to Asia” – che vuole essenzialmente il contenimento militare della Cina.
Alla fine, anche il Cremlino è arrivato ad una conclusione simile: è inutile parlare con Washington. Dopo tutto, la lista della spesa dell’ egemone non è cambiata – il Cremlino non è autorizzato ad appoggiare le proteste della popolazione orientale e meridionale dell’Ucraina; tutti devono sottomettersi al regime golpista neo-nazi/neo-fascista-alleato di Kiev; e la Crimea deve essere “restituita” – alla NATO – di modo che la NATO possa buttare fuori Mosca dal Mar Nero.
Il sogno inconfessabile di Washington sarebbe riuscire ad interrompere le spedizioni di gas della Gazprom dalla Russia verso l’UE – in effetti un sabotaggio commerciale, sarebbe, senza dubbio, interpretato da Mosca come un atto di guerra. Nel frattempo, il “Piano A” della NATO-di-Washington rimane quello di far cadere il Cremlino nella trappola dell’ “invasione” – così Putin potrebbe essere (di fatto già lo è) additato come il “nuovo Hitler” e come una evidente minaccia per la UE.
Questo per quanto riguarda il cocktail Martini del “contenimento-isolamento” fatto con arroganza, ignoranza, impotenza e irresponsabilità. Finezza diplomatica? Lasciamo perdere. Se vogliamo vedere una vera diplomazia al lavoro, possiamo sentirci liberi di ammettere che “All We Need Is Lavrov – A noi ci basta Lavrov“.
Il Ritorno a Game of Thrones
Mosca avrebbe tanti modi per vendicarsi in modo veramente duro contro l’egemone: in Siria – con il dossier nucleare iraniano – sul ritiro ignominioso della NATO dall’Afghanistan per mezzo della Rete di Distribuzione del Nord, che attraversa la Russia – con il futuro dell’Afghanistan…
Se la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato americano avessero veramente voluto ascoltare come Putin vorrebbe inquadrare il rapporto tra l’Occidente e la Russia, bastava ascoltare quanto espresso più volte dal Cremlino: La Russia chiede che venga rispettata dai “nostri partner occidentali“, che dal 1991 non l’hanno mai trattata come “un membro indipendente e attivo negli affari internazionali con dei propri interessi nazionali, che devono essere presi in considerazione e rispettati”, ma è stata trattata come una nazione arretrata e pericolosa da emarginare e da “contenere”.
Il passato dimostra chiaramente che Washington non rispetta gli interessi nazionali di nessuno; l’unica cosa che conta è che debbano sempre essere subordinati agli interessi di Washington.
Il Cremlino, in poche parole, ha invitato Washington a parlare di realpolitik. Non a giocare a Monopoli. L’amministrazione Obama, nel migliore dei casi – e qui ci sia consentita tutta la nostra indulgenza – sta giocando a dama. Mosca invece gioca a scacchi. Una scheggia impazzita che sta provocando il caos lungo il confine occidentale della Russia, “ignorando” che Putin non cambierà né la linea di difesa del Cremlino né il suo modo di percepire gli interessi nazionali della Russia.
Diciamo che il “progetto” era quello di prendersi l’Ucraina e cacciare a calci Mosca dalla base di Sebastopoli e poi dal Mediterraneo orientale; Poi sistemare la Siria e far si che sia il Qatar – e non Iran-Iraq-Siria – a prendersi “la sua” quota del Pipelineistan che attraversa la Giordania e la Siria sunnita per raggiungere i mercati europei.
Ma il “progetto” è miseramente fallito.
Il gioco delle sanzioni continuerà (come successe con Cuba, con l’Iraq e con l’Iran) e la Casa Bianca sta già architettandone altri. Non c’è nessuna persona responsabile in Europa che li seguirà, persino i loro barboncini fedeli riescono ormai a fiutare che l’amministrazione Obama non capisce nemmeno come funziona Game of Thrones, figurarsi se sarà capace di giocarci su PlayStation3.
Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Nimble Books , 2009). Indirizzo e.mail: [email protected]
Fonte : http://www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Central_Asia/CEN-01-290414.html
29.04.2014
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