DI CARMELO R. VIOLA
Non posso fare a meno di citare me stesso e perfino con un pizzico di orgoglio benché la morte e il dolore non possano mai autorizzare ad essere fieri delle “profezie della scienza” che tali non sono ma solo “proiezioni ragionate del presente”. Ebbene sul frontespizio del mio lavoro “Stato sociale (vero) o criminopoli (con quel che
segue)” del 1996 scrivevo “privatizzare è seminare criminalità. I responsabili che ci leggono, come al solito, continuano a tacere con puerile noncuranza, proprio così confermando la grande ineludibile verità: prima o poi dovranno imparare a comportarsi da adulti”. I
responsabili sono quelli che, grazie al neoliberismo, più di prima,
concorrono alla posizione di padreterni con tanto di paradiso
terrestre, e quindi difficilmente possono diventare adulti nel senso
sociomorale della parola, cioè impegnati a battersi per i diritti
naturali e non per il potere personale. Sta qui la differenza
scientifica – o se vogliamo, biologica – fra sinistra e destra.
Restano degli antropozoi (animali antropomorfi), intelligenti, anche
troppo bene informati in campo tecnologico, capaci di ripetere nei
loro discorsi stereotipati, parole e locuzioni ad alto effetto
demagogico come democrazia, sviluppo, bene del popolo ma avendo
sempre presente la loro posizione di padreterni con tanto di
paradiso terrestre. La logica del neoliberismo è così elementare da suscitare sconcerto in chi se ne occupa dall’altra parte della barricata.
Infatti, essa è riassumibile nella formula: “meno costi, più profitti” e giustificata con il pretesto bugiardo che “prima” si
facesse dell’antieconomia, cioè che si spendesse di più danneggiando le casse dello Stato. In realtà, si voleva dire che si rubava male mentre oggi si spende meno cioè si ruba di più ma a favore delle casse di privati predatori a tutto danno degli utenti che, nel frattempo, sono diventati “clienti”. Si vede ben chiaro che il
problema non era quello di rendere funzionali le casse pubbliche ma quello di impinguare quelle private ovvero di arricchire i paradisi terrestri di padreterni privati che hanno la faccia tosta di presentarsi al popolo come feroci “salvatori della patria”.
Questo modo di “salvare la patria” è il passare le redini
della sedicente economia (predonomia) ai privati. Così, quella che poteva essere una “predonomia corretta” (artescienza predatoria mitigata da un minimo di socialità) diventa una predonomia integrale, una libera corsa di soggetti privati al profitto senza maschera e senza pudore ed ogni intervento statale, talora con lodevole intento correttivo, viene tacciato spregiativamente di
provvidenzialismo o, peggio, di interventismo pubblico, inteso bugiardamente come anticamera di comunismo, come se la cosiddetta Prima Repubblica italiana fosse stata una diretta filiazione di Mosca!
Il 7 gennaio un treno passeggeri proveniente da Verona si è scontrato frontalmente con un merci proveniente da Roma con il risultato di ben 17 morti e una cinquantina di feriti. Le immagini sono quelle di una catastrofe bellica. C’era sì una fitta nebbia ma la tratta Bologna-Verona, percorsa giornalmente da molti pendolari,
dispone di un solo binario, ha insufficienze e condizioni da Terzo Mondo essendo tra l’altro periva dei normali dispositivi di sicurezza. Perciò, la nebbia che colà è di casa non può essere che una molto remota concausa. E’ questa un’idea-immagine dell’economia
(predonomia) gestita da privati che, a tal fine, trasformano ogni servizio sociale (quale è quello ferroviario) in un’industria di profitti ovvero, per dirla all’angloamericana, in una questione di business nel senso più banale e volgare della parola, dove la vita degli uomini non vale più di una moria di polli. E si ha un bel dire
che le ferrovie italiane sono questo e quello: sono quello che ci dicono incidenti “propedeutici” come questo che ci riportano alla deregulation inglese in fatto di effetti delle privatizzazioni della signora Tatcher. I clienti (ex utenti) sono sì gli strumenti del successo come di ogni rapporto di mercato ma anche le possibili vittime di ogni incidente di percorso (che, nel nostro caso, è la locuzione giusta). Aumentano i prezzi, i disoccupati e i precari e
insieme i disagi dei clienti che possono risolversi in vere e
proprie stragi per effetto della riduzione dei costi relativi alla
tutela preventiva dei clienti stessi ed anche del personale
lavoratore.
L’economia a gestione privata vuole essere il vero
capitalismo, il che è vero. Il capitalismo è nato come sfruttamento privato di affamati, di donne e di bambini, dunque come criminalità.
Con le privatizzazioni torna alle proprie origini: con il
neoliberismo la criminalità ordinaria si fa criminalità tecnologica di alto livello. Il capitalismo dal volto umano – vedi per esempio la socialdemocrazia – non ha più senso. L’animale antropomorfo, l’antropozoo – che si avviava verso il livello dell’uomo biosocialmente compiuto – guarda sempre più alla giungla dei suoi simili che, per essere sempre più tecnologica, è anche sempre più vicina all’estinzione della specie per saturazione di incompatibilità biosociale. Quando gli Usa – fogna antropozoica, avamposto del suicidio collettivo – ci regalarono (anzi ci suggerirono) la libera competitività anche nel campo degli aerei, gli incidenti e le vittime non si contavano mentre i padreterni
erano impegnati ad arricchire i loro paradisi terrestri con profitti facili guadagnati sulla morte e sul dolore. Poi il popolo americano si è rassegnato anche a questo ed hanno continuato a votare figuri sinistri e lugubri come Bush. In Italia lo stesso fenomeno di libera
competitività neoliberista (para-animale) provoca servizi più
scadenti e bollette più salate e i “padroni delle ferrovie”, dopo avere soppresso quelli che solo per le loro casse sono dei “rami secchi”, sono tutti protesi a sfruttare la suggestione della grande velocità con la irresponsabile complicità degli organi di governo.
E’ semplicemente impensabile che l’alta tecnologia di oggi possa non prevenire – se c’è la volontà umana – incidenti così immensamente gravi per il non avvistamento di un semaforo rosso ovvero affidarsi alla buona vista di un uomo attraverso la nebbia.
Quello della nebbia è una spiegazione che fa disonore
all’intelligenza e vergogna all’impresa. Meglio di tutti questo lo comprendono gli addetti ai lavori – quattro dei quali ci hanno lasciato la pelle mentre si guadagnavano un modesto pane quotidiano.
Il “paventato” sciopero spontaneo della categoria è il meno che ci si potesse aspettare contro la stessa mostruosa titubanza dei sindacati che, in altri tempi, avrebbero fatto tremare le vene e i polsi ai “pescecani” omicidi del settore.
Come ha espresso alla televisione un magistrato di Bologna, la causa non va cercata solo nell’operatività dei macchinisti ma “a tutto campo” (sono parole dello stesso) nella sfera della gestione, che investe tutti i quadri, alias i responsabili del servizio fino
ai vertici. Perciò, noi ci auguriamo che siffatta indagine venga
effettuata senza remora e riserva alcuna fino a toccare
gli “intoccabili” della vetta e infliggere loro la punizione che si
meritano sulla scorta dei molti morti e feriti e del dolore del
superstiti, fino alla destituzione e, ove possibile, alla confisca
dei loro beni accumulati (predamonio) attraverso un’indebita
riduzione dei costi della dovuta manutenzione e prevenzione.
La responsabilità politica e morale ricade anche su un
governo che sostiene la desocializzazione (“amoralizzazione”) dello Stato e il potenziamento indebito di privati contro l’impoverimento della massa. Ma è possibile che non avvenga niente di tutto questo e che il popolo acefalo – cioè “cornuto e contento” – continui a sostenere i suoi oppressori, ovvero il Bush di casa nostra.
Tuttavia, non è da escludere che gruppi incontrollabili insorgano per vendicare le morti ingiuste e l’infinita sofferenza di vedove e
di orfani come quella dei senza lavoro, dei precari e di chi deve accontentarsi di promesse invece che di una vita dignitosa come “vorrebbero” gli articoli della prima parte della Costituzione Italiana.
Carmelo R. Viola
Fonte:http://it.groups.yahoo.com/group/lettera_informazione/
19.01.05