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La Redazione

 

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LA STORIA DI JUBA. IL CECCHINO DI BAGHDAD

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A cura di Davide
Il 3 Marzo 2015
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DI PEPE ESCOBAR

informationclearinghouse.info

American sniper vs Baghdad sniper

La storia di Chris Kyle ora è incisa nella celluloide, con più di 300 milioni di dollari incassati al botteghino, ma anche l’Esercito Islamico in Iraq ha una propria leggenda, “Juba” – il cecchino di Baghdad.

Una giuria texana ha stabilito che l’ex marine Eddie Ray Routh è colpevole di omicidio, nel 2013 ha ucciso l’ex Navy SEAL Chris Kyle, l’uomo che sta dietro ad American Sniper – il livro poi trasposto in un blockbuster diretto dall’icona hollywoodiana Clint Eastwood. Il governatore del Texas Greg Abbott ha messo la sua firma, dopo il verdetto, twittando “GIUSTIZIA!”.

Non importa che l’avvocato di Routh – e la sua famiglia – sostenessero che questi soffriva di psicosi, causate da un disordine da stress post traumatico (PTSD). Il PM texano ha spazzato via la teoria – “provando” che gli episodi PTSD erano causati dall’abuso di alcool e marijuana.

American Sniper – il film – non può che diventare un fenomeno della cultura pop negli USA. Kyle, interpretato da Bradley Cooper, è Dirty Harry in divisa da combattimento – uno specialista nel de-umanizzare i nemici “senza volto” mentre li fa a pezzi uno ad uno. Il “nemico” sta difendendo la propria patria dall’invasione/occupazione da parte di forze straniere.
La giustizia della poesia alla fine fa il suo intervento e il cecchino alla fine viene a sua volta de-umanizzato. Gli viene diagnosticato un PTSD.

In un crudele gioco del destino, finisce sbudellato a casa, in un poligono di tiro, da qualcuno che stava cercando di aiutare; un inserviente con –indovinate un po’ – un PTSD.

Per ogni soldato statunitense ucciso nel 2014, almeno 25 veterani si sono suicidati. Per il secondo anno consecutivo, il Pentagono ha perso più effettivi per suicidio che in combattimento. Ah, ma in Texas queste sono cose da checche.
Kyle, secondo la sua stessa versione, ha ucciso più di 300 persone come cecchino della squadra 3 sei SEAL. Dopo aver lasciato l’esercito, cercava redenzione aiutando i veterani di guerra ad affrontare il PTSD, di solito accompagnandoli – e cosa se no – a sparare.

Clint Eastwood è molto più profondo di quanto non si pensi – come le sue fintamente superficiali interviste potrebbero far intendere. Potrebbe essere che, facendo appello agli istinti più bassi, abbia innalzato l’ennesimo eroe statunitense per spingere con maggiore forza un film contro la guerra.

Il che ci riporta all’altra faccia della medaglia: Juba.

Cercando quel singolo colpo

“Juba” era il soprannome che le forze di invasione/occupazione statunitensi avevano dato ad un fenomeno pop iracheno; un cecchino divenuto leggendario per le sue uccisioni a sud di Baghdad. Era un fantasma. Nessuno sapeva il suo nome, il suo aspetti, nemmeno se fosse o meno Iracheno.

Juba è diventato una leggenda nel mondo arabo perchè mirava solo a soldati della “coalizione” – ovvero le truppe di invasione/occupazione, protette da veicoli corazzati, giubbotti antiproiettile ed elmetti. Traduzione: uccideva solo statunitensi ai quali era fatto credere – dal Pentagono e dalla macchina dei media corporate – che stavano “liberando” l’Iraq da Saddam, che era un alleato di Al-Qaeda e “li aveva attaccati l’11 settembre”. L’ho sentito uscire dalle bocche di molti soldati – senza alcun tipo di ironia.

Juba metteva a segno uccisioni da 200 metri di distanza – una cosa che all’American Sniper sarebbe riuscita difficile.

Juba aveva una pazienza infinita e una precisione devastante. Sparava un colpo solo – e poi cambiava posizione. Non ha mai esploso un secondo colpo. Mirava alla più piccola intercapedine nella corazza dei soldati e mirava la parte bassa della colonna vertebrale, il costato o il plesso solare. Nessun team di specialisti in cecchini è mai stato in grado di rintracciarlo.
Ciò spiega, in parole povere, perchè Juba era una leggenda a Baghdad, nel triangolo sunnita e oltre. Ciò che è virtualmente certo è che fosse un membro dell’Esercito Islamico in Iraq (jaysh al islāmi fī’l-‘irāq). Un eroe della resistenza contro gli invasori, ovviamente, ma ben lungi dall’essere un jihadista salafita.

L’Esercito Islamico Iracheno, verso la metà degli anni 2000, era il più alto baluardo della resistenza contro gli USA, come sostenuto dall’ex vice-Presidente Tariq Al-Hashemi. Erano tutti ex membri di Baath – Sunniti, Sciiti e Curdi che lavoravano assieme. Anche Juba lo era – si pensa fosse Sunnita, ma ciò non è mai stato confermato.

Verso la metà degli anni 2000, la resistenza non poteva che essere popolare – con la “liberazione” che aveva reso affamato il 50% degli Iracheni, con 1 su 3 letteralmente prossimo a morire di fame e almeno il 50% dell’intera popolazione in una situazione di estrema povertà.

Alla fine del 2005 l’Esercito Islamico aveva diffuso un video di 15 minuti delle più grandi uccisioni di Juba. Verso la metà del 2006 girava ogni sorta di numero quando si parlava del suo score. Compresi racconti come ad esempio Juba che sgomina una squadra di quattro marine cecchini a Ramadi, nel “triangolo della morte”, tutti con un singolo colpo alla testa.

I cecchini statunitensi vengono sempre inviati a gruppi di almeno 2 membri, un cecchino ed un osservatore.

L’osservatore deve essere molto esperto, saper fare a mente conti molto complicati, ad esempio, l’influenza del vento e resistenza dell’aria. Juba invece era un solitario.

Ribelle con un Dragunov

L’Esercito Islamico dell’Iraq amava fregiarsi che Juba – e altri cecchini – fossero stati addestrati essenzialmente dal libro “Il cecchino definitivo: un manuale di addestramento avanzato per cecchini militari e di polizia” (“The Ultimate Sniper: An Advanced Training Manual for Military and Police Snipers”Paladin Press, 1993; versione estesa nel 2006), scritto dall’ex cecchino in pensione John Plaster.

Che meravigliosa favola post-guerra fredda; le tattiche potevano anche essere prese in prestito dall’invasore (statunitense), ma l’arma era Russa.

Il “nido” abituale di Juba – dove si rintanava prima di un’uccisione – era sempre decorato da un vasto assortimento di materassi, che attutivano il rumore del suo fucile da cecchino Dragunov, conosciuto anche come SVD, un semi-automatico progettato da Evgeniy Dragunov nei tardi anni ’50 nell’ex Unione Sovietica. L’SVD è sempre stato molto considerato, in quanto è il primo fucile di precisione appositamente costruito per cecchini. Quindi tenendo in considerazione la stretta vicinanza tra l’URRS e l’Iraq di Saddam, non c’è da stupirsi che l’esercito Baathista avesse familiarità con il Dragunov.

Il “souvenir” che Juba lasciava sempre è diventato leggendario come il suo essere un uomo invisibile: un bossolo con alcune parole annotate in arabo: “Ciò che è stato preso con il sangue non può che essere riottenuto con il sangue. Il cecchino di Baghdad”.

C’è stato un periodo tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006, durante il quale stavo seguendo da vicino la resistenza irachena, anche quando non ero sul campo, che avevo valutato l’idea di scrivere una sceneggiatura su Juba. Era una sorta di eroe di Camus per un riscatto degli Iracheni: un eroe esistenzialista, ma con un Gragunov. Alla fine ho scartato l’idea, considerando che solo un Iracheno avrebbe potuto comprendere a pieno la psicologia del cecchino di Baghdad.

Oggi, il cecchino di Baghdad sopravvive solo come fantasma di una leggenda metropolitana ormai sbiadita. Persino Baghdad è passata dall’essere a maggioranza Sunnita a maggioranza Sciita – e le sue nuove paure ruotano attorno al Califfato farlocco dell’ISIS/ISIL/DAESH. D’altro canto American Sniper sta girando il mondo come un eroe, persino i membri della destra statunitense si sono lamentati che né il film né Bradley Cooper abbiano vinto alcun Oscar.

Resta solo da vedere come – ancora una volta- dal Vietnam in poi, l’unico luogo in cui gli USA vincono le guerre sia Hollywood.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].

Fonte: www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.info/article41115.htm

27.02.2015

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

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