DI LIAM LEONARD
Counter Punch
Sligo, Irlanda. Alla metà degli anni ’90 la
storicamente inguaiata economia irlandese iniziò a muoversi in una
fase di rapida crescita. Naturalmente, l’economia irlandese poteva
solo migliorare dai minimi degli anni ‘80, ma il suo successo economico
veniva misurato con il collasso di economie di nazioni quali il Giappone.
La svolta del decennio è stata caratterizzata da una recessione globale
e l’ascesa dell’economia irlandese in quel periodo fu apprezzata
da molti commentatori per le sue similarità con le economie delle tigri
asiatiche della fine degli anni ’80.
Nel 2005 il New York Times
lodò “il miracolo economico irlandese pubblicando “la storia stupenda
di come l’Irlanda si trasformò dal malato d’Europa a un uomo ricco
in meno di una generazione” (NY Times, 25 aprile 2009). Molti
fattori hanno contribuito in Irlanda alla fase di crescita economica
accelerata, alcuni pianificati, altri per puro caso. I sostegni e i
sussidi dell’Unione Europea, le basse imposte per le aziende tra il
10 e il 12,5 per cento, l’elevato tasso di laureati giovani, ben formati,
di lingua inglese nella forza lavoro, i legami culturali tra Irlanda
e Stati Uniti, il processo di pace nell’Irlanda del Nord e il supporto
fornito all’Irlanda da vari governi statunitensi, l’aiuto di stato
agli investimenti stranieri, lo sviluppo di una migliore infrastruttura
interna e l’incremento della partecipazione femminile nella forza
lavoro hanno tutti contribuito alla crescita degli anni ‘90.
Il settore chiave irlandese non era
più l’agricoltura e la produzione interna. Dagli anni ’90
l’economia irlandese è cambiata e le multinazionali fornite di alta
tecnologia, i servizi finanziari e l’economia basata sulla conoscenza
di Internet hanno soppiantato le forme di lavoro tradizionali quando
l’economia migliorò progressivamente. Questa trasformazione è stata
facilitata da un numero di fattori, come l’istituzione dell’International
Financial Services Centre a Dublino, oltre alle imposte per le aziende
molto più ridotte rispetto a vari paesi europei. Le preoccupazioni
su alcuni dei fattori implicati in questa notevole trasformazione iniziarono
a essere manifestate dai commentatori internazionali. Queste analisi
dovevano essere risolte dall’introduzione della Financial Services
Regulatory Authority (IFSRA) nel 2003. naturalmente, il settore
bancario irlandese è sempre stato problematico. Secondo lo scrittore
e senatore irlandese Shane Ross:
”L’Irlanda ha una
storia bancaria vergognosa, non certo una da vantarsi. Per oltre trenta
anni l’Irlanda è stata perseguitata dagli scandali bancari. Mentre
gli scandali e le banche più piccole hanno fatto rapidamente la loro
apparizione, le attività degli istituti più
grandi suggeriscono che i traffici sporchi erano endemici.”
Molti dei componenti le élite della
società irlandese sono stati posti in esame negli anni che hanno
sancito il cambio di millennio. Molte della maggiori istituzioni irlandese,
come quelle della classe politica, la Chiesa Cattolica e le banche erano
coinvolti in una serie di scandali che riguardavano l’abuso di potere,
quello dei bambini e i privilegi finanziari. Una serie di costosi Tribunali
di Indagine furono convocati per investigare la condotta di una gamma
di personaggi e di gruppi nella società irlandese. La seconda fase
del boom economico fu prodotta a causa di un mercato immobiliare
inflazionato nei primi anni ’00. Alla fine, le enormemente sopravvalutate
valutazioni delle proprietà e gli alti tassi di interesse per i prestiti
ha portato a una “cultura da casinò” nel mercato immobiliare che
ha alimentato il crollo che poi è seguito. L’economista David McWilliams
ha dichiarato che le transazioni per gli acquisti di case erano diventate
lo sport nazionale, tanto che quasi mezzo milione di proprietà è passata
di mano nei tre anni dal 2005 al 2008. I ricchi investitori svilupparono
portafogli di immobili in Irlanda, nel Regno Unito e in tutt’Europa.
Le banche europee concessero cospicui prestiti che molti beneficiari
irlandesi non sarebbero mai stati in grado di restituire.
All’avvio del rovescio economico
globale nel 2008, l’economia irlandese era sovresposta ai capricci
del mercato e in molti casi gli inesperti creduloni che hanno avuto
accesso al settore degli investimenti erano stati ingannati per entrare
in una spirale di debito e di immobili sopravvalutati da finanzieri
scaltri e senza scrupoli. Nel 2009 fu istituita la National Assets
Management Agency (NAMA) nel tentativo di far recuperare un po’
del valore del mercato immobiliare irlandese che stava collassando,
con pochi risultati.
Il FMI e la Banca Centrale Europea
hanno iniziato a occuparsi degli affari economici dell’Irlanda in
conseguenza della garanzia bancaria offerta dal Ministro delle Finanze
di Fianna Fail, Brian Lenihan, nel settembre del 2008. Lenihan faceva
parte della coalizione che partecipò alla fase in cui l’Irlanda aveva
la Presidenza dell’Unione Europea negli anni ’90 e le aumentate
possibilità decisionali lo portarono lontano, fino a garantire i debiti
non solo delle banche irlandesi, ma anche degli speculatori e dei possessori
di obbligazioni che avevano preso dei rischi finanziari che facevano
comunque parte della loro professione.
Il dilemma del “di chi fidarsi”
affrontato dal popolo irlandese è stato ben riassunto dall’economista
sociale David McWilliams:
Perché
ci dovremmo fidare delle stesse persone che ci hanno portato in questo
casino? Sbagliavano prima e sbagliano ora. I politici, i banchieri e
i costruttori credono di allungare il conto e fuggire dal carnaio. Vogliono
farci seguire una strada che renda le cose peggiori per la persona comune,
e che al contempo salva i banchieri in cima all’albero, insistendo
nel dire che non c’erano altre possibilità.
Inoltre, il settore finanziario internazionale
aveva dentro di sé alcuni euroscettici che si opponevano all’Unione
Europea e all’Eurozona, utilizzando le crisi del debito irlandese
e greco per criticare queste istituzioni. Ciò avvenne nel caso dell’abbassamento
del rating creditizio dell’Irlanda a “junk” nel
luglio del 2011, malgrado un’opinione positiva espressa dal FMI sulla
risposta data dall’Irlanda alla crisi debitoria. Sembrerebbe proprio
che le élite irlandesi hanno cercato di proseguire sull’ordine del
giorno dualistico dettato dalla Banca Centrale Europea e dalle agenzie
finanziarie non allineate, che hanno poi stilato i programmi futuri
di pianificazione dell’economia irlandese. Successivamente, un malessere
privo di speranze ha soffocato la società irlandese, e la recessione
economica ha causato un’ulteriore sradicamento della struttura sociale.
Naturalmente, il problema rimane aperto,
e dove può andare l’Irlanda a questo punto? Senza dubbio, è
arrivata l’ora per rinnovare il programma politica irlandese, uno
che sia sostenibile e per tutti quelli che abiteranno la tanto bersagliata
isola degli Smeraldi. Rimane da verificare se questa nuova forma di
politica emergerà dalle basi popolari o dai settori di élite del panorama
politico. In ogni caso la risollevazione irlandese, lenta ma consistente,
dai problemi della crisi fiscale sarà un viaggio di riscoperta e di
re-invenzione del popolo irlandese.
Fonte: The Irish Debt Crisis Story
16.09.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE