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LA SPECULAZIONE E L’AUMENTO GLOBALE DEI PREZZI NEI MERCATI INTERNAZIONALI

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A cura di Davide
Il 14 Agosto 2008
59 Views

DI RAMGOPAL AGARWALA
Information Clearing House

C’è oggi un disagio crescente per il ruolo giocato dalla finanza speculativa negli Stati Uniti, la capitale della finanza globale. Recentemente, in una lettera aperta indirizzata a tutti i clienti delle compagnie aeree, dirigenti di compagnie aeree americane hanno chiesto il loro appoggio affinché vengano approvate delle norme che rendano i mercati petroliferi più trasparenti e aperti.

Nella lettera si sostiene che “vent’anni fa il 21% dei contratti petroliferi veniva stipulato da speculatori che contrattavano petrolio sulla carta, senza nessunissima intenzione di riceverlo materialmente. Oggi, tali speculatori stipulano il 66% di tutti i contratti petroliferi futures (1), e questo dato riflette solo le transazioni di cui si è a conoscenza. Gli speculatori acquistano grossi quantitativi di petrolio e poi se li vendono l’un l’altro più volte. Un barile di petrolio può così venire contrattato più di venti volte, prima che venga consegnato e consumato; a ogni passaggio il prezzo sale e i consumatori pagano il conto finale. Secondo dei calcoli fatti da esperti di mercato, i prezzi attuali riflettono da 30 a 60 dollari al barile di costi speculativi inutili.”
Gli speculatori hanno addirittura aumentato in modo consistente i loro stanziamenti nei mercati delle merci, portandoli dai 13 miliardi di dollari del 2003 ai 260 miliardi del 2008; attualmente non sono adeguatamente limitati da norme riguardo ai depositi di garanzia (2) e da quelle sulle compravendite, come invece accade nei mercati azionari. In realtà, negli Stati Uniti negli ultimi anni si è assistito a un’ulteriore deregolamentazione nel campo delle trattazioni speculative dei futures del petrolio e degli indici delle merci, indici che coprono un’ampia gamma di queste, tra cui cibo e metalli.

Celebri finanzieri come George Soros e potenti senatori americani come Joe Lieberman sostengono che un grosso ruolo nell’aumento dei prezzi delle merci lo stiano giocando gli speculatori. Michael Masters, dirigente di un hedge fund (3), nella testimonianza resa davanti al Congresso degli Stati Uniti, ha detto che il prezzo della benzina potrebbe scendere fino a due dollari al gallone (4), cioè la metà del prezzo attuale, se ci fossero norme vietanti i fondi che investono in merci. Oggi ci sono più di dieci proposte di legge, presentate al Congresso americano, che chiedono una migliore regolamentazione dei mercati delle merci.

Allo stesso tempo, ci sono, negli Stati Uniti, forze potenti contrarie alla regolamentazione di tali transazioni. Dirigenti di fondi di investimento e banche di investimento, come la Morgan Stanley, guadagnano da queste attività speculative e stanno mobilitando l’opinione pubblica contro una maggiore regolamentazione. Il fondo pensioni dei dipendenti pubblici della California, il più grande al mondo, ha avuto un ritorno del 68% dagli investimenti che ha operato nel settore dei futures delle merci; altri investitori si stanno precipitando verso questi mercati.

Chi ha un interesse acquisito sta cercando di distogliere l’attenzione dal tema della regolamentazione, sostenendo che altri fattori, tra cui la domanda crescente proveniente dai mercati emergenti, come Cina e India, sono responsabili dell’aumento dei prezzi delle merci. Dare la colpa alle economie emergenti, gioco al quale ha deciso di partecipare anche il Presidente degli Stati Uniti, è una cosa palesemente assurda, in quanto la rapida crescita indiana e cinese va avanti ormai da più di dieci anni, senza che ci sia stato alcun aumento dei prezzi delle merci, nemmeno in termini nominali, e non può spiegare il consistente aumento degli ultimi due anni.

Altri fattori, come la siccità in Australia e il passaggio dei cereali da cibo a biocarburante, possono spiegare in parte l’aumento dei prezzi del cibo, ma nessuno di questi fattori può spiegare aumenti superiori al 100% dei prezzi di molte merci in un solo anno, come è avvenuto nel 2007 e nel 2008. Non ci sono praticamente dubbi sul fatto che la finanza speculativa sia un fattore chiave dell’improvviso aumento dei prezzi del petrolio, del cibo e dei metalli negli ultimi due anni. Amartya Sen, nella sua classica opera sulla carestia, ha spiegato che anche in presenza di un’offerta di cibo consistente, si può avere carestia a causa del crollo del potere di acquisto da parte dell’uomo della strada. Oggi assistiamo a sollevazioni per il cibo provocate dall’aumento dei prezzi di questo, aumento dovuto non a uno squilibrio tra domanda e offerta, ma all’avidità degli speculatori, facilitati in questo da norme permissive nel principale centro di contrattazioni del mondo.

Visto il ruolo che gli interessi acquisiti svolgono nel Congresso degli Stati Uniti, non è chiara la direzione che prenderanno le norme che dovranno regolamentare la finanza speculativa nei futures delle merci. I politici dei paesi in via di sviluppo, dove l’aumento dei prezzi del carburante e del cibo è una questione di vita o di morte per i poveri, non possono tacere e rassegnarsi a essere vulnerabili nei confronti delle oscillazioni di prezzo che hanno origine nei mercati finanziari dei paesi sviluppati. Ciò deve riflettersi su ciò che essi possono fare per difendere i loro popoli dall’attacco di speculatori in terra straniera.
Nel lungo periodo, deve essere ridotto il ruolo dominante di alcuni mercati di merci in Occidente. Mentre assistiamo a un spostamento verso sud del centro di gravità dell’economia mondiale, e il Sud sta diventando una fonte primaria sia della domanda che dell’offerta di merci, questo deve sviluppare propri mercati con proprie regole.

Tuttavia, nel breve periodo, in un momento in cui l’effetto contagio dei mercati nei paesi sviluppati è ancora forte, il Sud deve rivendicare il proprio diritto a contribuire alla riforma dei sistemi normativi vigenti nei paesi sviluppati, poiché vi sono coinvolti i propri interessi. Non dovrebbe tacere quando il contagio, che proviene dai paesi sviluppati, porta alla fame di massa nelle proprie economie. Dovrebbe chiedere, forse tramite consessi internazionali quali il G-20, che nei paesi sviluppati vengano adottate adeguate normative, in modo che l’avidità dei pochi nei paesi sviluppati non porti all’indigenza dei molti nei paesi in via di sviluppo. Dovrebbe inoltre servirsi della propria influenza in istituzioni quali l’OPEC per persuadere i paesi sviluppati a porre un freno agli eccessi speculativi, che potrebbero avere nel lungo periodo effetti dannosi sia per i produttori che per i consumatori di petrolio.

Ramgopal Agarwala
Fonte:/www.informationclearinghouse.info/
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article20415.htm
3.08.08

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ENZO SUELLA

Note del Traduttore

(1) Contratti che prevedono l’impegno a comprare o a vendere beni a un data futura a un prezzo stabilito al momento della stipulazione del contratto di compravendita. Sono molto usuali nel commercio dei cereali, del cotone, del caffè e, in genere, delle materie prime. E’ uno dei mezzi tramite i quali un operatore si copre contro le possibili fluttuazioni dei prezzi di una materia prima o di altri prodotti.
(2) Si tratta del deposito in moneta o in titoli che gli operatori a termine in merci o valori mobiliari sono tenuti a costituire a copertura del rischio di inadempienza delle obbligazioni assunte nei confronti del mercato a termine.
(3) Tipo di fondo comune di investimento i cui gestori investono in strumenti finanziari liquidi in maniera spesso spregiudicata.
(4) Un gallone equivale a 3,7854 litri.

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