Finora non c’è nessuna conferma che l’ ISIS abbia avuto una qualche relazione con l‘attacco di Ottawa. Nel contesto politico attuale, tuttavia, nessuno pretende che sia fornita qualche prova reale e, alla fine, ce ne daranno poche (come avvenne anche in occasione dei presunti attentatori di Boston).
Propaganda lurida – le atrocità raccontate sulle presunte decapitazioni di giornalisti americani fatte dall’ISIS – servono a condizionare il pubblico, a fare in modo da ottenere un consenso per la guerra infinita all’estero e per far accettare uno stato di polizia più oppressivo in casa.
Il duro modo di raccontare le cose di Krauthammer è istruttivo. E’ dell’idea che non servano gli ordini dell’ ISIS per autorizzare i terroristi – interni, quelli che già vivono nel paese – per farli mettere in movimento. Esiste una nuova generazione di terroristi – radicalizzati su internet e incoraggiati dalla presunte vittorie dell’ISIS sul campo di battaglia – che può buttarci dentro uno spettro di dimensioni davvero spaventose. Non si potrà cambiare questo stato di fatto a meno che non si sacrifichi qualcosa.
Fox News non dice chiaramente come ci batteremo contro un nemico di questa portata, ma la soluzione è ovvia – l’Occidente deve abbracciare pienamente il progetto neocon dello Scontro delle Civiltà e riconoscere la necessità di un conflitto interminabile con una clausola ben chiara: la distruzione della libertà e uno “Stato muscolare“ come lo ha ben descritto Ben Wattenberg.
Fonte: http://www.infowars.com/
Link :http://www.infowars.com/the-shooting-in-canada-and-the-new-face-of-terror/
22.10. 2014
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario
[…] La sensazione di essere di fronte a un attentato sospetto c’è stata fin da subito; la stessa Casa Bianca però, con una dichiarazione del portavoce di Obama, non ha azzardato in modo ufficiale un’ipotesi «terroristica». Uno dei ministri che ha usato Twitter per aggiornare sulla situazione in corso, ha specificato che il «Canada non si farà intimidire e terrorizzare», ma naturalmente si aspettano riscontri più efficaci da parte della polizia.
Di sicuro il Canada piomba in una situazione di difficile interpretazione: solo due giorni fa un soldato è stato ucciso, un altro è stato ferito, in un attacco di «matrice ideologica terroristica», secondo l’affermazione del premier canadese. L’attacco sarebbe stato condotto dal 25enne Martin Rouleau, poi ucciso dalla polizia durante un inseguimento. La polizia canadese ha specificato di tenere da tempo sotto controllo Rouleau, come sospetto estremista islamico. Il giovane si era convertito all’Islam circa un anno fa. Si faceva chiamare Ahmed e sosteneva la jihad sulla sua pagina Facebook. Lavorava come titolare di un’impresa di pulizie, abitava in una villetta di un quartiere residenziale di Saint-Jean-sur-Richelieu. Rouleau, insieme ad altri 90 individui considerati «pericolosi», sarebbero da tempo sotto monitoraggio da parte della polizia canadese.
Bisogna aggiungere, infine, che i politici canadesi non dovrebbero certo stupirsi, se il proprio paese dovesse diventare un potenziale target di islamisti radicali. Paese fondatore della Nato, il Canada è stato tra i più fervidi alleati americani nelle guerre degli ultimi 13 anni condotte da Washington.
Il primo ministro Harper, inoltre, é stretto alleato del governo israeliano di Netanyahu. Nei mesi scorsi ha giustificato i raid sulla Striscia di Gaza e ha sempre osteggiato le iniziative diplomatiche di Abu Mazen per un riconoscimento della Palestina dall’Onu. Il Canada di Harper ha partecipato «all’esportazione della democrazia» in Afghanistan e si è reso complice, come sottolineato solo un paio di giorni fa dal giornalista Glenn Greenwald su The Intercept , di operazioni della «guerra al terrore» tra le più estreme (extraordinary rendition e torture, come dimostrato dal caso dell’ex prigioniero di Guantanamo Omar Khadr che ha chiesto a Ottawa un risarcimento di 20 milioni di dollari). E proprio nei giorni scorsi il primo ministro canadese ha annunciato con grande enfasi l’invio di jet militari in Iraq per combattere l’estremismo islamico, mentre il ministro della Difesa Rob Nicholson è volato ad Alberta a benedire i C-18 pronti al decollo per andare a combattere l’Isis.
Non solo, perché anche il Canada, come altri paesi Nato, sta approntando nuove misure contro «il terrorismo»: è al vaglio una procedura per consentire ancora maggiori libertà, autorità e strumenti agli agenti del Csis (il servizio di intelligence nazionale) per monitorare potenziali minacce terroristiche alla sicurezza nazionale del Canada. Steven Blaney — il ministro della pubblica sicurezza — solo una settimana fa — ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha sottolineato la decisione «di aderire con altri alleati globali del Canada» alla lotta contro l’Isis: «Stiamo prendendo una chiara posizione contro coloro che commettono atrocità contro civili innocenti».
Joseph Giles
Fonte: http://www.ilmanifesto.it [www.ilmanifesto.it]
22.10.2014
Non si hanno ancora informazioni complete sull’aggressione di un commando terroristico al Parlamento di Ottawa, aggressione con una evidentissima significazione politica assai nobile. Non si è trattato di un assalto ad un treno o ad un mercato per colpire indiscriminatamente la popolazione ma di un gesto politico rivolto alla politica del Canada e dell’Occidente che di volta in volta raduna decine di Stati “volenterosi” per partire all’assalto dei paesi arabi e che da tempo oramai insopportabilmente lungo tiene sotto tiro i villaggi e le città abitate da popolazioni civili. Non c’è dubbio che le campagne occidentali contro l’Islam e per mettere le mani sul petrolio hanno provocato milioni di morti e sofferenze inaudite e sconvolto per sempre la vita di intere regioni. Senza parlare della gente costretta a fuggire e che viene a morire nel Mediterraneo.
Nella ipotesi che l’attentato di Ottawa sia davvero opera di patrioti islamici è assai poca cosa rispetto le montagne di cadaveri accumulate dall’Occidente dalla Libia alla Somalia alla Siria. Per non parlare della distruzione a sangue freddo che ciclicamente Israele fa di Gaza uccidendo ogni volta migliaia di persone e specialmente bambini che sembrano obiettivi assai ghiotti dei suoi killers.
Nel mondo globalizzato e nell’Occidente in cui oramai siamo alla seconda o terza generazione di islamici inglesi, canadesi o francesi o altro le notizie viaggiano in tempo quasi reale e arrivano dappertutto gli echi delle terribili stragi della crociata occidentale contro il mondo musulmano. Ragazzi e ragazze che vivono a Londra o a Toronto o a Roma non possono ignorare che le terre dalle quali provengono i loro padri sono insanguinate dai paesi nei quali vivono e che naturalmente non potranno sentire mai come il paese in cui sono nati e cresciuti ed al quale volere bene proprio perchè responsabili di invasioni occupazioni o bombardamenti aerei. E’ vero che ora non sono più i marines americani a depredare Bagdad o a lanciare missili su Tripoli. L’occidente si serve di mercenari reclutati nelle periferie disperate di Tunisi o di Rabat o di Il Cairo o Mogadiscio. Ma la realtà è che c’è un numero rilevante di paesi islamici dell’Africa e del medioOriente oramai da decenni bombardati ed umiliati dalle potenze occidentali ed in particolare dagli anglosassoni.
L’Occidente vorrebbe dividere le comunità musulmane dei suoi paesi in buoni e cattivi. I buoni sono coloro che non hanno da obiettare alle campagne di guerra contro l’islam e che sono decisamente contro il terrorismo. I cattivi sono coloro che appoggiano o che non si schierano contro i terroristi. Nessuna volontà di cambiare linea e di dialogare davvero e seriamente.
Per questo credo che vedremo molti episodi come quello di Ottawa. La lotta al terrorismo si fa togliendo le ragioni per le quali nasce si sviluppa e di estende a macchia d’olio nel mondo. Non saranno le repressioni e la galera a fermarlo.
Pietro Ancona
23.10.2014
Mi ricorda le famose lettere all’antrace al Congresso Americano prima dell’approvazione del Patriot Act…
Premetto che non so nulla dell’attentato o presunto tale e devo confessare anche che il mio interesse nell’approfondire è davvero minimo.
Oggi contano poco i fatti, ma il modo in cui le notizie vengono riportate sono fatti e possono forse dire meglio qualcos’altro.
Del Canada, paese interessante perché considerato parte di un America, ma lo è tanto quanto la svizzera in Europa, e per ciò di fatto conserva un autonomia politica (sempre più relativa) che descrive il declino odierno del concetto di "Stato".
Senza il concetto di "Stato", dove finisce "l’autodeterminazione dei popoli?", come si fa a difendere le minoranze o le categorie a rischio. Beh, semplice, non si fa.
Da sempre le zone fragili, deboli, sono comunque quelle votate al primo sacrificio. Lo dice la legge, che in verità mai è divenuta più che una teoria, darwiniana. Una legge così feroce e capace di mettere in ginocchio la ragione che lo stesso Darwin ne confessò l’ignobiltà.
In effetti oggi più che legge o teoria, la potremmo dire una prospettiva antropocentrica. Vi è del vero e del fondamento anche importante, ma da qui a sostituirla alla vita per dare un senso alla parola "evoluzione" ne passa. Anche il deserto di sale è un luogo ove si consuma vita, ma la vita si è sviluppata lì in autonomia o ci è finita dopo? Non si sa. Tra l’altro a tempo quasi infinito la vita perchè non dovrebbe adattarsi allo spazio celeste? Perché non dovrebbe essere iniziata da qualche parte lassù (anche lontano dalla terra) e poi in autonomia ovunque a macchia di leopardo?
Per quanto riguarda il sacrificio del più debole è vero che di solito la vita è selettiva e questo per una ragione pratica: soppesando le probabilità di migliore fortuna dell’esperimento di una forma vivente è abbastanza ovvio che si cerchi di salvaguardare quella che ha più possibilità di cavarsela nell’immediato futuro in un certo luogo e tempo.
Il punto però è che non esiste una fotografia ferma entro cui la forma vivente si adatta. Quello che ieri era foresta in un poco tempo (dal punto di vista dell’adattamento) può diventare un deserto e le forme che prima erano più deboli potrebbero dopo non esserlo più …
La testimonianza più eclatante l’abbiamo con il passaggio dai rettili ai mammiferi. Questo ci suggerisce che la debolezza è un concetto molto più relativo di quel che vorremmo.
Oggi ad esempio, se leggiamo la situazione nella grande esperienza umana, è interessante vedere come il Governo sia sempre più spesso impotente a prescindere dall’attore che si avvicenda a rappresentarlo e formuli piani decennali sempre meno adatti ad affrontare l’odierno. Ciò suggerisce che le trasformazioni in atto richiedono adattamenti troppo veloci persino per i più preparati.
La conseguenza è ovvia e non è detto che il futuro favorisca l’uomo, come già altre visioni creative e fantastiche ci hanno prospettato. Forse l’antropocene in fondo è destinato a esistere in uno spazio tanto minuscolo da stare sospeso tra un respiro e l’altro dell’evoluzione.
maaa … se i noti prezzolati pennivendoli dell’informazione attualmente imperante non ci avessero scritto che è terrorizzante quel che è accaduto ad ottawa nessuno si sarebbe terrorizzato di quel che è successo, ammesso che sia realmente successo e che qualcuno si sia terrorizzato.
Un’altra pantomima.