DI R.P.
rinascita.eu
Tra i tanti venti di crisi che soffiano sul nostro Paese, c’è un pericolo che aleggia nell’aria e che, forse, è inavvertito dai più: un sempre più forte spirito antitedesco, sostenuto apertamente dalla destra sionista, dalle nicchie residue di marxismo leninista, e più ancora dalla mediocrità degli opinionisti e dei giornalisti televisivi, che ormai parlano dei contrasti economici fra il Governo tedesco e gli altri governi europei come se si trattasse di una contesa fra bottegai, o peggio ancora una partita di calcio.
Si prenda ad esempio la questione dello “spread”. Dopo mesi passati ad illustrarci i movimenti di mercato che lo creavano, i motivi per cui gli “investitori” non si fidavano di Berlusconi, siamo arrivati addirittura alla conclusione che, ora, a determinarlo, non sia altro che la Merkel. Se si riflette sull’informazione mass mediatica dominante, dunque, parrebbe che l’Europa sia un’economia orientata dalla Bundesbank e dalla borsa di Francoforte; la BCE una succursale della finanza tedesca.
Nel complesso sta emergendo l’idea di un’egemonia tedesca sul continente europeo. Su questa linea si può andare più avanti, evidenziando come i tedeschi abbiano ottenuto, al prezzo di strozzare l’Europa meridionale, gli obiettivi espansionistici mancati nelle due guerre mondiali, di cui naturalmente sarebbero gli unici responsabili. Si potrebbe anche affermare che la durezza della Merkel e dei suoi economisti esprima la sostanziale brutalità del carattere tedesco di sempre, come affermò a suo tempo Schirer nella sua opera sulle origini del III Reich. Brutalità attenuata! Una catastrofe imposta a Roma e ad Atene, in modo più soffice e indiretto, senza i Panzer, ma la sostanza sarebbe la stessa.
Ma in questo contesto dove sono finite la City londinese e Wall Street?
E le agenzie di rating risiedono nella Weimar di Goethe o in una squallida street newyorkese?
Il termine stesso PIGS, per indicare i paesi deboli dell’Euro su cui scatenare la tempesta speculativa di questi due anni, dov’è stato formulato? A Londra o sotto la solenne Porta di Brandeburgo, cuore della vera Germania e della vera Europa che noi tutti amiamo con passione?! In tutte queste chiacchiere televisive, dove lo scontro sul rigore finanziario s’intreccia a discorsi da bar dello sport, nessuno si ricorda dell’esistenza degli Stati Uniti e dell’Inghilterra? Su queste basi, se passa l’idea delle responsabilità tedesche, del dominio continentale della Germania di “sempre”, è facile, in un paese già germanofobo come il nostro, alimentare una nuova spirale di odio e di rancore verso i tedeschi, continuando a rendere invisibili all’opinione pubblica i veri responsabili del sistemo economico finanziario che ci sta strozzando.
Ettore Bernabei, sin troppo bistrattato ex direttore generale della vecchia TV democristiana, un po’ di tempo fa, rilasciò un’intervista al riguardo che suscitò immediatamente polemiche e smentite. Ma il suo punto di vista converge con le analisi di altri opinionisti ed esperti, che scrivono sul nostro giornale (cito per tutti il dott. Maurizio Blondet): sulle nostre economie, Europa, Stati Uniti, Inghilterra, Nord Atlantico, pesa una ristretta cupola finanziaria composta in prevalenza da ebrei e calvinisti, che muovono le loro carte speculative a partire da Wall Street e dalla City londinese, coordinate dalle famose agenzie di “rating”, com’è avvenuto per l’Italia nell’estate 1992. Declassata improvvisamente da Moody’s, ha subito la pesante speculazione di Soros sulla lira! Con questo non si vuole affermare che il sistema non conglobi settori finanziari di altri paesi, tant’è vero che Marchionne sta sbaraccando in Italia, perché ci sono ancora troppi diritti sindacali (sic!) e se ne sta andando in America. D’altra parte il sistema è globale e mondialista, almeno per quel che riguarda l’Occidente, ma le sue centrali dirigenze si collocano fra Inghilterra, America e Olanda, in ambienti religiosi ed etnici ben precisi, ove un cattolico fervente non si troverebbe certo a suo agio.
Le ondate speculative hanno inizio da lì, non a caso su Grecia, Portogallo, Spagna e Italia (e sulle nostre banche) si sono mosse le famose agenzie di rating americane. E in fondo al vertice della BCE, dei governi affama popoli di Italia e Grecia, chi c’è? Banchieri ed economisti che hanno costruito le loro fortune in Germania? No! Ci sono ex uomini della Goldman and Sachs, Banca d’affari americana, fondata nel 1869, da Marcus Goldman, immigrato tedesco di un certo tipo (non certamente cattolico apostolico romano, né luterano): il caporione è Mario Draghi, da cui nasce la linea del rigore finanziario e delle “riforme”, su cui insistono Merkel e Schauble. Di seguito andiamo al nostro Monti, trasversalmente a Gianni Letta, infine a Lucas Papademus, Primo ministro in Grecia nel 2011. Concedetemi almeno il dubbio che gli ambienti finanziari anglo americani e sionisti siano ben rappresentati fra Bruxelles e Francoforte, e che Draghi sia non meno “rigoroso” della Merkel. Del resto, questa Germania del rigore forzato non ha più i numeri economici da superpotenza capitalista! Si parla di un aumento del PIL dello 0,5 per il 2012. La Bundesbank si è riempita di titoli spazzatura di origine americana, tanto che in una logica di mercato pura non si capisce come i suoi titoli di stato siano più ambiti dei nostri. Mah!
Opinioni simili sulla crisi finanziaria dell’Euro non nascono però solo dalla complessità degli eventi, dalla superficialità di telecronisti e spettatori, dalla visibilità corporea dei protagonisti di questi giorni, che come sempre nasconde l’essenza più nascosta dei problemi. Ci sono precisi ambienti politici che le alimentano, o per mala fede e interesse, o per carenze nell’analisi del fenomeno capitalista di questi ultimi decenni. L’idea dell’Europa sotto egemonia tedesca viene massicciamente sostenuta dalla Destra sionista, alabardiere il “Foglio” di Giuliano Ferrara. Sin dai giorni del colpo di stato antiberlusconiano dello scorso anno, Ferrara ha cominciato a mettere sotto accusa, giustamente, le contraddizioni della Unione economica europea, basata su di una Banca centrale priva del diritto di battere moneta, ma ingiustamente e scorrettamente ha puntato l’indice sulla Germania, sul pericolo di un’Europa germanizzata. Un intero numero del “Foglio” è stata dedicato a questo falso problema, con articoli che descrivevano non tanto folkloristicamente una futura Mitteleuropa Asburgica e i tedeschi che s’impadronivano delle opere d’arte italiane e greche. Come se le centrali speculative fossero a Francoforte e le decisioni economiche e politiche europee fossero prese a Berlino! E’ stato deciso a Berlino il bombardamento della Libia?
Dalla sinistra del marxismo leninista e antimperialista, si leggono analisi dell’Unione europea come spazio economico tedesco, pensato sin dalla fine degli anni ’80, per poter competere con il dollaro, come se l’imperialismo sia ancora un insieme di imperialismi contrapposti, come quelli studiati da Hilferding e da Lenin. Il Marco non può farcela a reggere alla competizione internazionale con l’area del dollaro se non si crea un polo economico commerciale europeo che metta la moneta tedesca in condizione di competere col dollaro e con l’economia tedesca che possa ambire a diventare la nuova locomotiva del capitalismo internazionale. Afferma Luciano Vaspolo sul sito www.resistenze.org, che «fin dagli anni ‘70 si gettano le basi per la costruzione dell’Europa dell’euro e del polo imperialista europeo». «La costruzione del polo imperialista europeo di fatto avviene sulle necessita competitive internazionali della Germania; pertanto lo stesso euro è da considerarsi una sorta di Super Marco, ed infatti i tassi di cambio imposti agli altri paesi europei non sono stati pesati in base alla ricchezza dei singoli Stati ma in funzione delle necessità competitive politico-economiche e politico-monetarie della Germania. Non è un caso che nei mesi successivi all’introduzione dell’euro, ad esempio, in Italia, il potere d’acquisto dei salari di fatto si dimezza poiché con un euro si acquista in pratica più o meno ciò che pochi mesi prima si acquistava con mille lire e non con le 1936 imposte dalla quotazione di cambio dell’euro». Ci si dimentica che l’Euro è subito stato ribattezzato dai tedeschi “Teuer”, cioè “caro” per indicare la spirale inflazionistica che ha accompagnato il passaggio dal Marco all’Euro!
La realtà è sempre quella di un continente colonia, frutto di tre tragiche sconfitte militari, la I e la II Guerra Mondiale, la Guerra fredda, che ha infeudato agli Stati Uniti anche i paesi dell’Europa orientale. Che in questa colonia ci sia poi un Paese più importante e più forte economicamente, la Germania, fa poca differenza: è la voce del padrone anglo americano sionista a casa nostra. Se poi si guarda la realtà culturale della Germania, si vede un Paese prostrato a Israele sino al punto di costruirgli a spese proprie i sottomarini nucleari, con le generazioni più giovani abituate a vergognarsi della propria storia e della propria tradizione culturale, o meglio a chiedersi sempre: “ma parlare di Bismark, della guerra franco prussiana del 1870, di Federico II e della guerra dei sette anni, non sarà fare l’apologia del pangermanesimo e di tutto ciò che ne consegue?” Situazioni e sensazioni vissute nelle mie permanenze in Germania, sia alla vecchia DDR sia alla nuova Berlino, dove la guida turistica aveva paura a illustrare la colonna di bronzo che ricorda il 1870. La Germania autentica si può ancora ritrovare in ristretti cenacoli accademici, che hanno per oggetto gli studi su Hegel, su Fichte o su Heidegger: l’estrema astrazione di certe tematiche e le difficoltà di linguaggio rendono impossibile ai censori intervenire. Questa la Germania che ho conosciuto e che amo con passione italica! La Merkel rappresenta la Germania della Goldman and Sachs, non la Germania di Goethe, di Schiller, di Herder e di Bismark!
R.P. (Torino)
Fonte: http://www.rinascita.eu
Link: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=16689
11.09.2012