Come si comportano il governo e le aziende di fronte a qualcosa di tossico ma di straordinariamente redditizio? Nella maggior parte dei casi, dice Devra Davis, investono in pubbliche relazioni di maggior livello…
DI DEVRA DAVIS
The Ecologist
Nel suo libro intitolato Propaganda, scritto nel 1928, Edward Bernays, padre fondatore della moderna industria delle pubbliche relazioni, affermava che la democrazia dipendeva da un soddisfacente controllo dell’opinione pubblica: ‘Una consapevole e intelligente manipolazione delle abitudini strutturate e delle opinioni delle masse è un importante fattore della società democratica. Coloro i quali manipolano l’invisibile meccanismo della società costituiscono un governo invisibile in cui risiede il vero potere di guidare la nostra nazione…’.
E da nessun’altra parte le strategie più astute e più complesse per manipolare la coscienza pubblica emergono in tutta la loro chiarezza, come nella prolungata, mal riuscita, costosa e inadeguata campagna per produrre una sigaretta più sicura.
La storia dell’ascesa – e della caduta – del tabacco è stata estesamente raccontata con ampie pennellate, ma uno dei capitoli meno noti riguarda il tentativo compiuto dall’industria del tabacco per far quadrare il cerchio. Rassicurando da un lato il pubblico circa la sicurezza del proprio prodotto, molte industrie inglesi e americane si sono nascoste dietro lo scudo del ‘segreto industriale’ al fine di perseguire sforzi costosi e segreti per realizzare una sigaretta meno pericolosa.
Nel 1957 il concetto per cui il fumo poteva essere considerato un’abitudine sana – come garantito da molte pubblicità dell’epoca – iniziò ad essere sfatato a diversi livelli. I dottori fumavano Camel e altre sigarette, ma l’assurdità di questa loro dipendenza cominciò ad essere attaccata sempre da più parti. In quell’anno, il popolare Reader’s Digest portò a segno in due storie separate quello che sembrò essere un colpo fatale per l’industria del tabacco. La pubblicazione svelò alcuni ‘segreti aziendali’, compresa la dichiarazione secondo cui i boss del tabacco stavano nascondendo qualcosa in merito ad un ‘fumo più sicuro’.
La prima storia del Reader’s Digest riportava alcuni test di laboratorio secondo cui le quantità di nicotina e di catrame che venivano inalate con le odierne sigarette con filtro non erano inferiori – e a volte erano di gran lunga maggiori – rispetto a quelle inspirate con sigarette senza filtro. In alcuni casi, il passaggio da una normale sigaretta senza filtro ad una con un filtro grosso (‘king size’) addirittura determinava un aumento del tasso di catrame e di nicotina aspirati. Infatti, le sigarette con filtro a marchio King e Hit Parade contenevano il 30 per cento in più di nicotina rispetto alle Camel senza filtro.
Ma nel 1953, quando la diffusione del filtro era agli inizi, l’American Medical Association (AMA) ne analizzò tre tipi e scoprì che uno, quello utilizzato dalla marca Kent, rimuoveva effettivamente il 55 per cento di catrame e nicotina.
Tuttavia, quello che questi filtri Kent contenevano venne svelato con la seconda storia. La Commissione per l’Energia Atomica aveva da poco pubblicato una ricerca riguardante un importante filtro per aerosol che rimuoveva particelle radioattive dall’aria nelle centrali nucleari. Questo materiale straordinario era la crocidolite – un tipo bluastro di amianto. Nel 1952, la società produttrice della sigarette Kent, la PJ Lorillard, decise di utilizzare questo nuovo materiale nel filtro delle sue nuove sigarette.
Quasi 12 miliardi di queste sigarette all’amianto – 585 milioni di confezioni – furono vendute negli Stati Uniti fino al 1956. La pubblicità assicurava ai fumatori che questi filtri proteggevano la salute. Test di laboratorio nei quali venivano usati macchinari che simulavano l’esposizione umana, pubblicati solo nel 1995, dimostrarono che non era così. Il fumatore medio avrebbe infatti respirato considerevoli quantità di amianto, adesso noto come causa di cancro ai polmoni e di mesotelioma – un tumore del rivestimento degli organi interni che causa la morte delle persone per soffocamento.
All’epoca, comunque, furono scommessi un sacco di soldi sulla vendita della fallica eleganza dei filtri come strumento per un fumo meno dannoso, più pulito e più facile. Prima del 1954 solo una sigaretta su 10 vendute aveva il filtro. Nel 1957, circa il 75 per cento delle sigarette l’aveva. Negli Stati Uniti i proventi della pubblicità sul tabacco ammontavano a più di uno per ogni quattro dollari spesi nel fiorente business del plagio dell’opinione pubblica.
C’era comunque un prezzo che i pionieri, in quanto tali, dovevano pagare. I filtri della Kent risultarono essere troppo efficienti. Le vendite di queste sigarette alla fine diminuirono, visto che i fumatori si lamentavano del fatto che non sapevano di tabacco. Comunque, la gente voleva credere che i filtri avrebbero risolto quel problema. Fino a quell’epoca, i rischi del tumore ai polmoni erano stati dimostrati nelle nazioni industriali facendo riferimento alla salute di coloro che facevano uso di sigarette senza filtro. Allora la battaglia del filtro iniziò: come creare un filtro che potesse adempiere alla sua funzione ma che allo stesso tempo non togliesse troppo di ciò che rendeva una sigaretta una sigaretta e che facesse in modo che le persone avessero sempre più voglia di fumare?
Ora del marzo 1957, la ricerca era sotto esame da parte della British American Tobacco (BAT) [1], a Southampton, Inghilterra. Scopo del programma era cercare di capire se la quantità degli agenti cancerogeni che si formavano potesse essere diminuita conferendo alle sigarette speciali forme o design. Ad un certo punto i ricercatori provarono a ricostruire la sigaretta stessa, creando un design coassiale in cui il nucleo centrale di tabacco era completamente ricoperto da un materiale più spesso, simile ad un filtro. Essi svilupparono altresì filtri di diverso tipo e di differenti lunghezze. Ciascuna variante era testata in relazione alla quantità di cancerogeni rilasciati. Nessuna funzionò completamente.
Ad una prima lettura, gli articoli pubblicati dal Reader’s Digest sembravano aver inferto un duro colpo all’industria. Infatti, erano parte di un piano. Il primo articolo terminava con un racconto provocatorio su un segreto aziendale del quale nessuno voleva che i lettori fossero messi a conoscenza: molte industrie avevano iniziato ad usare pezzi di tabacco di scarto, tabacco che avrebbero buttato nei rifiuti, mescolando i gambi con le migliori foglie.
Mettere gli scarti di tabacco nelle sigarette tornò utile su diversi fronti. Innanzitutto era più economico, poi risultò addirittura che, stando ai macchinari impiegati dalla US Federal Trade Commission [2] per misurare la quantità di catrame e nicotina, le sigarette che contenevano quello che veniva definito come ‘tabacco ristrutturato’ sembravano ‘più sane’. Riciclando i propri scarti di tabacco, l’industria produceva del fumo che sembrava migliore e che conteneva meno catrame. Sembrò un successo finanziario e per la salute pubblica: avrebbero potuto essere create sigarette meno costose e meno potenti. Ma come per la maggior parte degli impegni presi, l’industria stava buttando fuori più fumo di quanto non ne stesse purificando.
Muovere guerra al tabacco
In realtà, la maggior parte della ‘scienza’ del tabacco apparsa sulla carta era nient’altro che un’operazione di pubbliche relazioni molto ben mascherata. Il dubbio pubblico sulla verità dei pericoli del tabacco è stato a lungo coltivato sotto l’egida di diversi esperti medici. Il caporedattore del Journal of the American Medical Association [3], Morris Fishbein, ha architettato strategie altamente proficue per promuovere il tabacco, foraggiando le casse dell’American Medical Association (AMA) per più di due decenni, molto tempo dopo che fonti ufficiali avevano dichiarato il prodotto una minaccia pubblica. In realtà, il campo moderno dell’epidemiologia si è sviluppato in risposta alle tattiche instilla-dubbi dell’industria del tabacco. La necessità di trovare prove sulla nocività del tabacco è stata ostacolata come una pretesa perfettamente ragionevole dalle ricche industrie. Le economie nazionali di Inghilterra e Stati Uniti, già dipendenti dai proventi del tabacco per il finanziamento di diversi lavori pubblici, servizi sanitari compresi, hanno facilmente accettato questa condizione. Una campagna ben studiata di esperti attivamente collaborativi o occasionalmente ingenui ha fomentato dubbi circa il tipo di accertamento necessario a stabilire una prova del danno provocato nell’uomo dal fumo.
In certe occasioni, comunque, la verità è venuta a galla. A causa dello shock delle industrie del tabacco inglesi, nel 1962 il Royal College of Physicians ha pubblicato una ricerca nella quale dichiarava che il fumo era dannoso per la salute umana. Richard Doll, l’uomo dietro le prime ricerche inglesi sui danni del tabacco, mi disse che la pubblicazione di questo studio venne ritardata di almeno cinque anni a causa della pesante influenza dell’industria del tabacco e del suo ruolo vitale per la claudicante economia dell’epoca della Guerra Fredda.
In realtà, Doll e molti altri sapevano che scienziati tedeschi, americani, giapponesi e argentini avevano già dimostrato la pericolosità del tabacco per la salute negli anni ‘30 e ‘40, sia attraverso lavori sperimentali sia attraverso alcune analisi della salute pubblica. I produttori di tabacco inglesi hanno ritenuto per molto tempo che, dato che il governo dipendeva in modo decisivo dai proventi del tabacco per sovvenzionare il sistema sanitario (ad oggi il servizio sanitario nazionale riceve soldi dalle tasse sul tabacco), tra gli altri servizi nazionali, essi avrebbero potuto creare delle barriere difficilmente sormontabili in merito a ciò che poteva essere considerato come pericolo per l’uomo. Fintantoché l’incertezza poteva essere mantenuta grazie alla scienza, l’industria del tabacco è rimasta immune da un controllo governativo diretto.
Quando finalmente venne pubblicato lo studio che accusava il tabacco, i dati del Royal College fecero vacillare l’industria. Subito dopo, un importante incontro fu tenuto dai leader di ricerca e sviluppo della British American Tobacco. Uno di essi, Sir Charles Ellis, spiegò in una conferenza del Luglio 1962 che la sfida si sarebbe manifestata con un elementare cambiamento nella natura delle sigarette:
“Il comitato riconosce che questo problema deve essere affrontato su due fronti, da una parte con la ricerca medica sulle origini del cancro ai polmoni e attraverso un esame degli effetti del fumo sull’organismo, dall’altra avendo riguardo alla composizione del fumo e alle possibilità di modificarla’.
Sir Charles ha continuato promettendo che, se da qualcuna delle nuove ricerche tossicologiche fosse risultato importante migliorare la salute dei prodotti, il consiglio avrebbe condiviso questa informazione con le altre aziende del tabacco, invece che cercarne un vantaggio commercialmente competitivo. La possibilità di condividere quest’informazione con le autorità pubbliche o sanitarie non fu nemmeno presa in considerazione.
Non molto tempo dopo negli Stati Uniti, Kenneth Endicott, responsabile del National Cancer Institute, fumatore incallito di quattro pacchetti di sigarette al giorno, si convinse che ci doveva essere una via più sicura per fumare e diede vita ad uno dei capitoli più bizzarri nella storia della guerra contro il cancro. Nel 1967, cinque anni dopo che il Royal College of Physicians e tre anni dopo che la US Surgeon General dichiararono che il fumo provoca il cancro, Endicott intraprese un programma governativo con in quale investì più di 30 milioni di dollari provenienti dalle tasse per creare una sigaretta più sicura. Simili iniziative vennero altresì intraprese in Gran Bretagna.
Forse il concetto di creare una sigaretta più sana ha una sua logica intrinseca, ma meno male non significa bene, come il mondo alla fine si sarebbe ritrovato ad ammettere. Per raggiungere l’obiettivo della sigaretta meno dannosa l’industria ha ingaggiato stimati ricercatori di istituzioni private, compresa l’Università di Londra, l’American Health Foundation di New York, l’American Medical Association e l’American Cancer Society, e anche il Governo statunitense. Questi gruppi non solo lavorarono con l’industria del tabacco per sviluppare un fumo più sano, ma approfittarono altresì della scoperta di metodi che permettevano di valutare la composizione chimica e la sicurezza epidemiologica del prodotto.
Non è chiaro cosa fosse più stupido: se l’idea che una sigaretta salutare potesse essere creata usando filtri e nuovi tipi di tabacco di scarto, ovvero l’idea che il Governo fosse costretto a pagare per raggiungere questo fine con lo scopo di beneficiare un’industria multinazionale multi miliardaria, già pesantemente sovvenzionata. La decisione di provare a costruire un fumo meno dannoso può essere considerata come uno dei risultati più perversi della morsa del tabacco sul pensiero pubblico. L’idea per cui le sigarette avrebbero potuto essere rese più sane era stata alimentata in parte da scienziati come Endicott e altri chirurghi, per la maggior parte essi stessi fumatori accaniti, in parte da un ragionamento ingenuo in base al quale era più facile realizzare una sigaretta sicura piuttosto che creare un programma per scoraggiare uomini e un crescente numero di donne a fumare.
La cosa che rende degna di nota questa storia è che l’industria del tabacco ha sempre saputo che i filtri non avrebbero fatto la differenza e che con il tentativo di creare una sigaretta meno cattiva per la salute l’industria stava in effetti riconoscendo la fondamentale tossicità del suo prodotto.
Oltre l’apparenza
Non tutti i funzionari del Governo, comunque, si lasciarono abbindolare dalle abilità nelle pubbliche relazioni. Joseph Califano, avvocato uscito da Harvard e capace oratore, alla guida del Dipartimento americano della Salute e dei Servizi Umani durante l’amministrazione del presidente democratico Jimmy Carter alla fine degli anni 70, non fece ricorso al programma di supporto del tabacco messo in atto dall’amministrazione per cui lavorava. Come molti nel governo, Califano fu un pesante fumatore, ma diversamente dai più smise. Non conosciuto per le sue capacità diplomatiche, Califano divenne nemico del tabacco.
L’11 gennaio 1978 Califano propose il più clamoroso programma anti-sigarette che mai uscì da un ufficio di gabinetto. Definendo le sigarette come ‘Nemico Pubblico Numero 1’, Califano volle che le scuole americane insegnassero ai bambini quali erano le conseguenze del fumo. Impose un’accisa federale più alta sulle sigarette e volle che il Civil Aeronautics Board [4] bandisse il fumo su tutti i voli commerciali.
L’ampiezza di tali propositi fece ribollire i baroni del tabacco e i loro sostenitori. Il senatore Jesse Helms accusò Califano di aver manifestato un ‘insensibile disinteresse per le realtà economiche, soprattutto per quella della Carolina del Nord’. Il Governatore Jim Hunt sfidò Califano a visitare il Nord Carolina per vedere cosa il tabacco significasse per quella regione. Il rappresentante Charlie Rose, un democratico che rappresentava i coltivatori di tabacco nella parte est dello stato, alzò i toni della conversazione quando affermò ‘Dobbiamo educare Mr. Califano con una tavola di legno, non con un viaggio’.
Lo scrittore tedesco Bertolt Brecht, che si prendeva gioco delle strategie leniniste, fece notare che se al governo non piaceva ciò che la gente voleva, allora avrebbe dovuto scegliere altre persone. Gli sforzi portati a termine da Califano per fare in modo che le autorità pubbliche andassero contro il tabacco resero chiaro che quell’uomo non poteva continuare ad essere parte di un governo amico del tabacco.
Più tardi, quell’anno, quando il Presidente Carter visitò il Nord Carolina – allora il maggiore stato dedito alla coltivazione del tabacco- come parte del suo programma di rielezione, Califano non era con lui. Carter scherzò con la folla dicendo che aveva in programma di portarsi dietro quell’infame ex fumatore, il segretario Joe Califano, ma spiegò che aveva cambiato idea quando si rese conto che la Carolina del Nord non solo produceva più tabacco di tutti gli altri stati, ma era altresì ‘il maggior produttore nazionale di mattoni’.
Nello stesso giorno in cui il presidente si stava prendendo gioco e stava minacciando gli sforzi anti-fumo di Califano, l’Education and Research Fund dell’American Medical Association pubblicò una nutrita relazione di uno studio durato quattro anni e costato una considerevole quantità di denaro, che coinvolse più di 800 ricercatori e un non specificato numero di lobbisti. Molto confusionaria, la ricerca consisteva in niente più che un potpourri di studi non collegati che raggiungevano però la stessa conclusione: ‘Il cuore dello studio sostiene l’assunto che fumare sigarette gioca un ruolo importante nello sviluppo di problemi polmonari cronici di tipo ostruttivo e costituisce un grave pericolo per gli individui che presentano già problemi alle arterie coronarie.’
Era il 1979, quasi 15 anni dopo il report della chirurgia generale sul cancro ai polmoni e il fumo, l’AMA decise finalmente di riconoscere che fumare faceva male ai polmoni. Questo costoso studio dell’AMA ignorava la questione del tumore ai polmoni appoggiandosi al debole pretesto che il National Cancer Institute si stava già occupando del problema. Di lì a giorni, il Journal of the American Medical Association pubblicò uno scritto sconvolgente: ‘Verso una sigaretta meno pericolosa: gli Odierni Sviluppi’, nel quale si metteva in risalto che, come conseguenza dello sforzo governativo per creare una sigaretta più sicura, grossi traguardi stavano per essere raggiunti. Le moderne sigarette con filtro, alcune delle quali citate per marca, potevano essere fumate per cedere ad un ‘rischio tollerabile’.
La verità, come gli scienziati sapevano e hanno da allora ripetutamente dimostrato, era il contrario. Chi fuma sigarette con filtro succhia di più, inspira più in profondità e inala più catrame, nicotina e agenti provocatori di cancro rispetto a chi fuma sigarette senza filtro. Per quanto riguarda la scienza del tabacco, comunque, la verità è sempre stata un bene raro.
La duratura battaglia per far guadagnare riconoscimento pubblico ai pericoli connessi al tabacco è durata così tanto per due motivi: il tabacco crea un’elevata dipendenza e ciò venne incrementato dalla manipolazione fisica delle sigarette operata dall’industria. La pubblicità del tabacco e le sponsorizzazioni hanno invaso ogni parte della vita moderna, dai film ai principali eventi sportivi. L’assuefazione al tabacco per i fumatori era di tipo chimico; per il resto della società aveva carattere economico.
Basandosi su ciò che ora viene considerato nel migliore dei casi come un pensiero scorretto, nel peggiore come illusorio, i governi inglesi e americani hanno speso milioni per aiutare l’industria del tabacco a trovare una sigaretta più sicura. La quantità di denaro investita in un’idea così malvagia per un tempo così prolungato ha una rilevanza morale che si estende anche in altri territori.
Provocata da un coacervo di dubbi tecnici espressi in modo professionale, l’opinione pubblica iniziò a chiedersi quale prova potesse mai essere sviluppata per dimostrare che il fumo fa male.
Ogni volta che veniva pubblicato un articolo che dimostrava che i fumatori erano soggetti a maggiori rischi di cancro ai polmoni e di altre malattie, venivano ingaggiati degli esperti per dimostrare che quello studio non era proprio esatto. Che mancavano prove cruciali. Che i gruppi presi in esame non erano propriamente quelli giusti. Che alcuni errori basilari impedivano ai risultati di essere considerati come prova definitiva. Il costoso e lungo sforzo fatto per creare una sigaretta più sana può essere considerato come l’ulteriore prova di come gli scienziati possano essere come chiunque altro. Se questo rende le cose più semplici, sono ben contenti di credere che quello che loro sanno probabilmente non è vero – specialmente se sono ben pagati per questo.
La lezione che s’impara dal tabacco ha una grande rilevanza moderna. Non è possibile per alcuna questione relativa alla salute pubblica che coinvolge milioni di dollari e di vite – riguardi essa i telefonini, l’aspartame, il cattivo o troppo uso dei raggi X o le cure psichiatriche – essere risolta senza che vi sia una pressione determinante di pubbliche relazioni e di studi scientifici sovvenzionati da coloro i quali sono alla guida del governo invisibile. Come aveva capito Bernays, le migliori relazioni pubbliche appaiono come scienza impeccabile, presentata da oratori esperti.
Il sogno di una società aperta, dove regni lo scambio di idee, sembra debole ed effimero. Di tutti i sospetti pericoli moderni, quali informazioni riescono a raggiungere il mercato? Chi decide quando rilasciare le scoperte riguardanti le minacce alla salute pubblica? Queste cose non sono determinate da una libera ricerca scientifica, ma dalla realtà sociale ed economica dentro la quale essa è costretta.
Devra Davis è il direttore del Center for Environmental Oncology all’Università di Pittsburgh. Questo articolo è estratto dal suo ultimo libro, The Secret History of the War on Cancer (Basic Books/Perseus, £16.99)
Fonte: The Ecologist
Link: http://www.theecologist.org/pages/archive_detail.asp?content_id=1200
15.05.08
Traduzione italiana per www.comedonchisciotte.org di RACHELE MATERASSI
Note del traduttore
[1] La British American Tobacco o BAT (www.bat.com), fondata nel 1902 come joint venture tra la inglese Imperial Tobacco Company e l’americana American Tobacco Company, è la seconda più grande azienda mondiale produttrice di sigarette. Nel 2003 la BAT ha acquisito dallo stato italiano l’ETI (Ente Tabacchi Italiani), l’ex Monopolio di Stato per i tabacchi (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/British_American_Tobacco).
[2] Agenzia federale americana creata nel 1914 con il fine di prevenire le pratiche commerciali sleali, oggi le sue competenze sono state estese anche all’ambito della protezione dei consumatori (http://www.ftc.gov/ftc/about.shtm).
[3] Fondato nel 1883, è una tra le riviste mediche più note e diffuse ed è l’organo ufficiale della American Medical Association. Adempie a finalità divulgativo-formative, affrontando settimanalmente temi sia di medicina clinica, sia di medicina di laboratorio, sia un’ampia gamma di argomenti medici (http://jama.ama-assn.org/).
[4] Il Civil Aeronautics Board (CAB) fu un’agenzia governativa Americana, operativa tra il 1938 e il 1984, le cui funzioni sono oggi esercitate dal Dipartimento dei Trasporti, che aveva il compito di disegnare i collegamenti aerei tra gli stati e di regolamentare le tariffe dei voli commerciali.