LA SECESSIONE IN RELAZIONE AL SISTEMA

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FONTE: DEDEFENSA.COM

Russia Today ha dunque scelto di festeggiare il giorno dell’indipendenza USA ( il 4 Luglio) in un modo molto adatto all’ironia tragica dei tempi ed alle contraddizioni connesse alle politiche estreme che si manifestano fuori dal controllo umano, con una breve intervista a 2 dirigenti dei movimenti secessionisti dei due Stati dell’Unione che sono alla guida di questa dinamica e che sono i due principali stati dell’Unione tout-court: il Texas e la California. Bisogna dire che sotto questo punto di vista esiste una situazione molto controversa che riflette in effetti le spinte del sistema e le resistenze anti-sistema e traduce nei fatti queste “contraddizioni interne e queste politiche estremiste”.

Tanto che un sito come infowars.com la cui popolarità è enorme, qualunque cosa si pensi di alcuni aspetti del suo operato, ha pubblicato il 4 luglio un certo numero di articoli contro il comportamento della sinistra liberale che secondo lui tende a dissacrare il patriottismo americano e la bandiera a stelle e striscie degli USA, ovvero quella parte che rifiuta assolutamente la secessione; mentre non smette di sostenere e di incoraggiare i movimenti secessionisti che hanno tratto grande forza dalla Brexit che ha veramente riabilitato negli Stati Uniti la nozione di secessione che era stata messa all’indice come retrograda ed eretica fin dal 1865.

Ma quella contraddizione è soltanto apparente nel senso che riguarda sostanzialmente delle situazioni la cui evoluzione è in corso, e con quale velocità con quale potenza… Questa situazione dinamica fa sì che la nozione di patriottismo negli USA sia oggigiorno in completo disequilibrio, perchè viene messa a nudo la colossale collusione tra il potere Washingtoniano e il Sistema che dissolve tutti i principi di struttura destrutturandoli o dissolvendoli; il patriottismo che è uno di questi principi strutturanti, si trova anche lui in bilico tra il suo passato (l’unificazione degli USA) che sta per essere polverizzato è la reazione anti-Sistema che si afferma che vuole ricondurlo agli Stati dell’Unione. Un nuovo, importante punto che accelera questo processo è l’evoluzione della sinistra liberale, finora sostenitrice più influente di un centro federale forte (per non parlare di Stato centrale, nozione completamente inadeguata negli Stati Uniti Un nuovo. Importante punto che accelera questo processo è l’evoluzione della sinistra liberale , finora partigiana più influente di un “centro” federale forte( per non parlare di “Stato” centrale, nozione completamente inadeguata per gli Stati Uniti) : la sua tendenza societaria e globalista che fa sì che denigri sempre più il patriottismo tradizionale indebolisce considerevolmente la nozione di “centro federale” al quale si dichiara favorevole.

( In questo caso vi è una contraddizione forte e insolubile che rimanda la sinistra liberal progressista a fronteggiare la contraddizione della sua concezione politica impossibile che vorrebbe contemporaneamente favorire le forze sedicenti benefiche che stanno nelle sue tradizioni [in questo caso un “centro forte” per meglio proteggere i poveri e gli incapienti] e le forze post moderniste come la globalizzazione, che combattono con accanimento tutti i principi identitari, tra i quali vi sono quello di nazione e di “centro forte”. Questo viene richiamato da Robert Reich , ex ministro di sinistra e molto progressista dell’amministrazione Clinton, che distingue tra un “patriottismo inclusivo che tutti ci lega” [ il patriottismo gentile] è un “patriottismo esclusivo che considera gli altri esclusi” [il patriottismo cattivo]; questa differenza particolarmente sottile che diventa ontologicamente globale, pur non essendola per nulla, caratterizza lo spirito del progressismo istituzionale il quale si trova in crisi profonda in quanto sottomesso alla globalizzazione.)

Ormai la la secessione è nell’”agenda politica” e nelle scadenze istituzionali; 2018 per il Texas, 2020 per la California. E in più questa “agenda politica” costituisce la regola previsionale, che può essere evidentemente alterata ovvero accelerata da avvenimenti imprevisti che formano l’essenza se non la totalità dell’attuale sviluppo metastorico. La intervista mostra che la situazione è seria, per esempio quando Louis J. Marinelli presidente del YCIC ( Yes California Independence Campaign) fa sapere che il suo gruppo ha fatto un sondaggio su un campione di 9 mila californiani sulla domanda “La California dovrebbe essere uno stato indipendente?” e ha ottenuto il 41% di “sì:” “Certo non è la maggioranza ma abbiamo ancora quattro anni davanti prima del referendum [che noi pensiamo di ottenere con una petizione] e abbiamo il tempo di convincere un ulteriore 10% di popolazione a cambiare opinione” ( Noi aggiungiamo che gli avvenimenti stessi potrebbero incaricarsi di fare avvenire questo cambiamento ben più rapidamente che in 4 anni.)

Pensiamo che l’attuale elezione presidenziale darà un forte impulso al movimento secessionista, chiunque vinca – e di più, mettendo da parte tutti gli avvenimenti inattesi che possono ancora essere provocati da questa elezione ma che andranno comunque nel senso della Secessione. Da un lato, se Clinton sarà eletta, Washington sarà sempre peggio, tenuto conto della personalità assolutamente diabolica e corruttrice di quella persona; sarà infinitamente ingrandito il ruolo di quella Washington che suscita per reazione naturale e per riflesso antisistema ormai esplicito, una reazione centripeta potente e ormai istituzionalizzata . In questo caso il movimento secessionista sarà accelerato e ciò avverrà con sofferenza e violenza. Se invece vincerà Trump, trascurando tutti gli altri avvenimenti di rovesciamento della situazione che la sua elezione susciterebbe, la sua presa di coscienza rapida del rifiuto aggressivo e furioso del sistema di lasciarsi trasformare, dovrebbe condurre un presidente come lui, così attento a cogliere le opportunità e le situazioni favorevoli, a considerare in ogni caso in pectore e per acquiescenza, che la secessione, eventualmente rivestita con la retorica che si tratta di una interpretazione “trumpista” molto originale di “l’America è di nuovo grande” la sola via d’uscita per risolvere il problema insolubile della superpotenza USA. In quel caso è possibile che si scontrerebbe con forze temibili e disperate, e sarebbe portato a diventare logicamente una sorta di “rivoluzionario” che guida una insurrezione secessionista…

A tutto questo si aggiunge ovviamente l’effetto di contagio che avrebbero le due principali secessioni messe sui binari di un’organizzazione strutturata, che amputerebbero gli Stati Uniti di una parte molto importante della sua potenza economica, demografica e territoriale. Questo quadro d’insieme ci fa pensare in generale che se la prospettiva secessionista è oggigiorno più forte di quanto non sia mai stata dopo il 1860, e forse è più forte che nel 1860, bisogna immaginarla ugualmente come molto improbabile all’interno di pacifiche norme istituzionali. Senza dubbio si tratta di un fermento di guerra civile, che può avvenire in forma post-moderna tipo “aggressione dolce” , “guerra di comunicazione”, eccetera.

D’altra parte questa prospettiva ci sembra se non normale almeno inevitabile perché contiene in se stessa, direttamente e soprattutto indirettamente, niente meno che la fine del Sistema. Più che mai il nostro sentimento sull’importanza di un’eventuale secessione è estremamente netto: è l’avvenimento più importante che possa accadere perché porta in sè la distruzione del “sogno americano” e noi dobbiamo assolutamente capire in parallelo che questa idea dell’American Dream costituisce l’utensile essenziale per condizionare lo spirito con l’attacco psicologico condotto dal Sistema dopo che “l’argomento è stato scatenato” . E’ a causa di questa fondamentale importanza antisistema che pensiamo che la sfida della secessione si imporrà agli USA molto più in fretta di quanto non credono gli stessi suoi sostenitori, perché gli avvenimenti si incaricheranno di accelerarla.

Abbiamo da molto tempo l’idea che l’ipotesi di secessione negli Stati Uniti, che non è mai veramente scomparsa dopo la Guerra di Secessione, rapidamente trasformata in Guerra Civile , costituisce la chiave di volta nella crisi di crollo del Sistema per la sola forza della rivoluzione psicologica che suscitera. Le citazioni che facciamo qui sotto di scritti ormai vecchi testimoniano questa convinzione e devono essere letti con lo spirito che questa idea per noi non si è che rinforzata e approfondita con estrema forza ed in una misura considerevole, e non ha fatto altro in un certo senso che diventare metastorica… La posta in gioco non è nè politica né economica eccetera, è una questione metastorica e di civiltà.

“L’ipotesi di smembramento degli Stati Uniti è l’ipotesi centrale della crisi dei nostri tempi, anche se è raramente citata e ancora più raramente viene presa sul serio,- ma sarebbe piuttosto un segno della sua importanza questo modo di evitarla. La ragione della reale importanza di questa ipotesi non è sostanzialmente economica, nè militare, nè tecnologica e neppure culturale; la sua reale importanza è psicologica. Da tre quarti di secolo la psicologia della civiltà è rinchiusa nel vicolo cieco del sistema dell’americanismo, che è l’ultimo fantasma della modernità e che si è trasformato in una delusione universale. Una delusione che noi chiamiamo American Dream. Un’ esplosione degli Stati Uniti, dell’America del nostro subconscio ce ne libererebbe. Si tratterebbe di una rivoluzione senza precedenti ed è di questo che stiamo trattando”.( scritto il 3 gennaio 2009.)

” L’abbiamo già scritto e lo ripetiamo con forza: non può esserci al giorno d’oggi un avvenimento più importante per la situazione mondiale che una dinamica di smembramento degli Stati Uniti. Pensiamo che la crisi attuale sia contemporaneamente e contraddittoriamente amplificata al massimo ed anche bloccata nella possibilità di essere capita dalla potenza dei mezzi di comunicazione. Questo fenomeno non finisce di drammatizzare e di fomentare le condizioni di crisi rinforzando la pressione del conformismo della pensiero dominante per non mettere in discussione degli elementi che sono alla base di questa crisi.”

“Uno dei fondamenti è psicologico: un fenomeno di fascinazione – di nuovo questa parola- per la attrazione che esercita sulla psiche il modello americanista che ne fa la rappresentazione simbolica ed onirica della modernità. E’ questo che si riassume con l’espressione popolare ma molto efficace di American Dream . Questa rappresentazione data come solo esito possibile della nostra civiltà (il fattore detto TINA per dire There Is No Alternative – ovvero “non c’è alternativa”) infetta la maggior parte delle attuali classi dominanti; e rappresenta una chiusura di potenza inaudita che completa in modo tragico il “fascino dell’americanismo per il suo destino catastrofico” e origina una situazione totalmente bloccata che impedisce di cercare un’altra via d’uscita mentre si ruzzola verso la catastrofe. La fine dell’ american dream che interverrebbe con un processo di parcellizzazione dell’America costituirebbe un fattore decisivo per sbloccare le nostre sensazioni sia riguardo le condizioni della crisi sia riguardo la gravità ontologica della crisi e sia per la necessità di tentare di cercare una via alternativa per la civiltà – o più radicalmente, un’altra civiltà.” ( scritto il 14 ottobre 2009.)

Vogliamo aggiungere una cosa che torna ad insistere su un punto già richiamato prima ampliandolo, che questa questione della Secessione non può più essere considerata di per sé, e fuori da tutti i riferimenti concettuali. Gli avvenimenti di quest’anno presidenziale 2016 negli Stati Uniti sono così formidabili, così destabilizzanti che stanno per modificare da cima a fondo, nel senso di esacerbare, un clima già estremamente teso nelle strutture degli Stati Uniti, certamente dopo il 2009. E dunque conviene trattare la questione della secessione come uno dei centri omotetici e ben presto può darsi che diventi l’unico centro della crisi politica colossale che colpisce gli Stati Uniti e che non potrà risolversi che con una rottura fondamentale eventualmente anche violenta. La secessione è la sola forma di rottura disponibile per gli USA e così noi troviamo noi ci troviamo in verità davanti alla scadenza del crollo del sistema cominciando da dove questo ha più importanza ovvero dentro la nostra psiche.

Si vedrà nell’intervista breve di Russia Today (in effetti due interviste: i due capi dei movimenti secessionisti del Texas [Texit] e della California [Calexit]) che gli argomenti per la secessione sono molto razionali, economici,e istituzionali, eccetera. E’ li la base razionale del fenomeno. Noi pensiamo dunque che questa base razionale sarà considerevolmente scossa, trasformata, e forse anche senza dubbio con mezzi violenti (a livello di comunicazione senz’altro), ma sempre nel senso della Secessione perché ormai tutta la crisi va in questa direzione e mette in luce una spinta sotterranea che si è fortemente rinforzata dopo il 2009 . Oltre a Marinelli già citato a proposito della California RT intervista questo 4 luglio Daniel Miller dirigente del Texas National Movement. (TNM).

Fonte: www.dedefensa.org

Link: http://www.dedefensa.org/article/la-secession-face-au-systeme

5.07.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIAKKI49

Nota: si trovano anche degli approfondimenti importanti riguardo la simbologia l’effetto politico e metastorico dell’ American Dream, ovvero del sogno americano, in due capitoli del libro primo de ”La Grace de l’Histoire” ” il sogno americano e viceversa” e “dal sogno americano all’Americano”.

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