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La Redazione

 

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LA RUSSIA PUO’ RISOLVERE DA SOLA I SUOI PROBLEMI ECONOMICI

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A cura di Davide
Il 21 Dicembre 2015
86 Views

DI F. WILLIAM ENGDAHL

journal-neo.org

Da quando Washington e l’UE hanno imposto le loro immotivate sanzioni contro la Russia, a partire dalla primavera 2014, il presidente Putin ed il suo governo hanno intrapreso lodevoli e spesso brillanti iniziative per contrastare quella che di fatto è una vera guerra finanziaria. Alla fine sono riusciti ad evitare le distorsioni profonde nel sistema economico-monetario russo. Fallire in questo, in futuro, significherebbe per la Russia mostrare al mondo il proprio tallone d’Achille. Per sua fortuna, essa è in grado di adottare delle contromisure prima ancora di dover iniziare a pensare ad una moneta alternativa al dollaro negli scambi internazionali. Si tratta solo di guardare all’intera faccenda da una diversa prospettiva.

La chiave dell’economia russa, di ogni economia in generale, richiede di sapere chi controlla l’emissione e la circolazione della moneta e se questi sia al servizio, diretto o indiretto, di interessi privati piuttosto che del bene della nazionale.

Il caos si abbattè sull’URSS dopo la caduta del muro di Berlino all’indomani del novembre 1989. Nel luglio del 1990 uno dei primi atti del “democratico” eroe dei media occidentali Boris Yeltsin, neoeletto presidente della Repubblica un mese dopo aver dichiarato l’indipendenza dall’URSS, fu quello di modificare la costituzione all’art. 75, creando la Banca Centrale della Federazione.

In quel periodo George Soros, speculatore di fondi privati americani, aveva inviato Jeffrey Sachs e lo svedese Anders Aasalund in Russia, allo scopo di guidare la “terapia shock” dei consiglieri di Yeltsin, Yegor Gidar ed Anatoly Chubais. Tutti insieme, appoggiati dal FMI, portarono l’economia russa vicina allo sfacelo totale verso la fine del 1990. Le pensioni furono spazzate via poiché il presidente della Banca Nazionale Russa, Viktor Gerahshenko, fece stampare tonnellate di rubli generando iperinflazione. Un pugno di oligarchi vicino alla famiglia Yeltsin come Mikhail Khodorkovsky e Boris Berezovsky diventava improvvisamente ricchissimo mentre il resto della popolazione sopravviveva a stento. Fu questo il modo in cui l’art. 75 fu utilizzato.

La Banca Centrale Russa, a tutt’oggi membro dell’occidentalissima Banca per gli accordi internazionali con sede a Basilea, ha per esplicito mandato costituzionale l’essere indipendente, associato alla primaria responsabilità di proteggere la stabilità della valuta nazionale. Detiene, ovviamente in esclusiva, il diritto di emettere monete e banconote. Di fatto, il potere di vita e di morte sull’economia nazionale. Con l’art. 75 però la Federazione Russa ha ceduto sovranità su uno dei poteri più importanti, quello di decidere come e quando emettere moneta o creare credito.

Recentemente tale articolo è tornato alla ribalta per tormentare Putin, il suo governo e tutto il popolo russo, visto che la guerra finanziaria americana fatta di sanzioni ha indotto la Banca Centrale a triplicare il tasso di interesse fino al 17% per cercare di contrastare la caduta libera del rublo. Ad oggi, malgrado una certa stabilizzazione, il tasso resta ancorato ad un preoccupante 11%. E non importa quanto patriottico possa essere colui che guida la Banca Centrale, essa resta comunque un’istituzione monetaria, non il braccio armato della politica di uno stato sovrano. Mantenere la moneta stabile quindi, significa operare nei confronti del Dollaro o dell’Euro. Vale a dire che di fatto la Banca Russa è ostaggio della valuta americana, una brutta gatta da pelare visto lo stato di guerra con altri mezzi decretato dal dipartimento del tesoro di Obama, la CIA, il Pentagono e per finire i circoli neoconservatori USA.

Durante il St. Petersburg Economic Forum del giugno 2015 mi è stato rivelato da un alto funzionario russo che tra il governo ed i consiglieri di Putin era in corso un acceso dibattito che verteva sulla possibilità di ripristinare una banca nazionale pubblica, praticamente l’opposto della banca indipendente imposta dall’occidente nel 1990.

BUONI DEL TESORO NAZIONALI

Mentre i passi necessari per riportare il potere di emettere moneta sotto il controllo dello stato sono di là da venire, la Russia può comunque pensare a qualcos’altro. E’ elegante nella sua semplicità e non richiede di optare per un’alternativa al dollaro; può far si che vengano raccolte somme enormi in modo da ricostruire le infrastrutture più importanti, da Vladivostok a Rostov, da Murmansk ad Omsk, sgorgante dalla creazione di un “Fondo russo di sviluppo nazionale”, costituito da buoni del tesoro e risparmi di cittadini russi. Il nome fondo russo di sviluppo nazionale non è molto accattivante, ma questo è del tutto secondario. Il contenuto invece è essenziale. Che ve ne pare?

La Duma approverebbe la creazione di un fondo speciale, posseduto al 100 % dallo stato e detenuto integralmente dal ministero del tesoro. Deve essere chiaro sin dall’inizio che questo fondo ha carattere unico, specificamente creato per tutte le infrastrutture di interesse nazionale e non per essere sperperato tra i mille rivoli delle richieste del governo. Se dovesse essere necessario, si procederà a costituire un’autorità specifica, che si occuperà esclusivamente della gestione del fondo, all’interno del Ministero del Tesoro. L’obiettivo è di assicurarsi che i fondi arrivino nel più breve tempo possibile riducendo al minimo i passaggi burocratici.

Ovviamente il fondo sarà di pertinenza esclusiva del governo tramite il ministero del tesoro, bypassando quindi la Banca Centrale e tutte le altre banche. I buoni non saranno venduti tramite intermediari finanziari privati bensì direttamente al popolo, da cui il nome “bond del popolo”.

Tale fondo speciale, detenuto dal tesoro, potrebbe emettere buoni per una durata di 20 o 30 anni che pagherebbero un interesse annuale tale da renderli attraenti agli occhi dei cittadini russi, nell’ordine di un 15% annuo circa, assumendo che l’inflazione rimanga ad un livello più basso di questa percentuale.

E’ importante che i bond abbiano una durata minima almeno ventennale, in modo da garantire la continuità dei progetti a più ampio respiro. La creazione del fondo avrà un impatto significativo sulla riduzione dell’inflazione, oltre a creare una maggiore circolazione di beni di consumo che creeranno nuovi posti di lavori in proporzione con i fondi erogati. L’interesse annuale sui bond inoltre sarà totalmente detassato, il che fornisce un ulteriore incentivo all’investimento.

La rata principale del buono sarà corrisposta ai detentori alla scadenza.

Gli acquirenti iniziali dei bond non dovranno necessariamente detenerli sino al termine dei 20 anni. Verrà creato un mercato secondario all’interno del quale potranno essere rivenduti a determinate condizioni.

Inoltre, come già specificato, i bond non saranno ceduti tramite investitori privati bensì tramite gli uffici postali, annullando così i costi ed i rischi dell’intermediazione finanziaria. Ma per far questo è necessario che il controllo delle poste rimanga nelle mani dello stato. I buoni non saranno solo un numero su di un computer bensì titoli cartacei emessi su di un materiale speciale, di difficile contraffazione.

Se si dovesse decidere di creare una struttura all’interno del tesoro ma separata da esso per la gestione del fondo, questa dovrà essere composta da cittadini di specchiata moralità, il che aumenterebbe la fiducia del popolo verso la nuova istituzione.

Ed ora, i dettagli pratici: facciamo l’esempio di un lavoratore russo medio, salariato, che si reca all’ufficio postale per acquistare bond di un valore di 20.000 rubli, circa 300 dollari al cambio attuale, dunque alla portata di molti russi, che frutterebbe un interesse annuale del 15%. Avrebbe un introito, detassato, di circa 3.000 rubli per 20 anni, e alla scadenza riotterrebbe l’intero ammontare del prestito più gli interessi totali ventennali di 60.000 rubli, per un totale di 80.000 rubli; tutto esentasse.

I progressi dei progetti così finanziati potrebbero essere mostrati con regolarità in un “progress report” che andrebbe in onda in tv o sul sito web del fondo. Questo rafforzerebbe l’identificazione con il fondo pubblico, mostrando cosa la nazione è stata in grado di creare con i risparmi del popolo.

Nel momento in cui i mercati di mezzo mondo stanno bruciando trilioni di dollari in valori patrimoniali, monete straniere e derrate internazionali, facendo fluttuare selvaggiamente i prezzi, il fondo garantito dallo stato russo apparirebbe come un’isola di stabilità nel mare delle tempeste economiche straniere, oltre che un motore reale per la crescita economica della nazione. Il governo utilizzerebbe il denaro investito per ricostruire le infrastrutture nazionali con in cambio l’aumento degli introiti fiscali in misura maggiore rispetto alla cifra necessaria a ripagare il debito dei bond. Si eviterebbe così l’imposizione di ulteriori tasse atte a finanziare nuovi progetti.

Trascorsi questi vent’anni, il governo accetterà offerte private per specifici progetti con priorità nazionale quali la modernizzazione della rete elettrica o la creazione di un sistema di trasporto ferroviario di alta velocità modellato su quello già esistente in Cina. Questi progetti andrebbero a remunerare centinaia di migliaia di lavoratori russi ad alta specializzazione. In cambio, tali nuovi posti di lavoro andrebbero ad aumentare le entrate fiscali necessarie per costruire la nuova Russia. Tutto questo quindi genererebbe una spirale che permetterebbe al governo di provvedere ai propri bisogni disinteressandosi dei tagli al credito e delle sanzioni imposte dall’occidente.

IL SEGRETO POCO CONOSCIUTO

Esiste un segreto a proposito degli investimenti economici sulle infrastrutture. Malgrado questi siano stati ridotti in Europa e Stati Uniti bollandoli come “costruzione di mulini a vento”, la creazione di una rete ferroviaria di alta velocità – un progetto che rende le arterie di una nazione più rapide ed efficienti – recherebbe molteplici vantaggi all’economia. Questo segreto, da “lungo tempo dimenticato”, fu scoperto in America durante la grande depressione, quando il governo emise dei bond per costruire l’immensa diga del Tennessee ed altre gigantesche infrastrutture.

Molteplici studi USA degli anni 60, periodo in cui l’America investiva ancora in tal senso, hanno dimostrato che spendere in un settore così vitale ripaga lo stato di un incremento di introiti fiscali pari ad 11 dollari, in questo caso rubli, per ogni dollaro o rublo investito. Questo è il ben occultato segreto della spesa in infrastrutture.

Il conte Sergei Witte, ministro delle ferrovie russe, poi divenuto ministro delle finanze e primo ministro sotto lo Zar Nicola II, aveva già capito quale vitale importanza rivestissero le infrastrutture ed il loro ammodernamento. Di fatto fu il padre della grande ferrovia transiberiana, progetto che mise addirittura in discussione la supremazia che l’Inghilterra aveva fino ad allora grazie al predominio sui mari.

I britannici prima, e gli Stati Uniti poi, hanno combattuto 2 guerre mondiali per prevenire gli ulteriori sviluppi di quello che Mackinder definiva come il cuore del continente eurasiatico. Oggi, per conquistare quell’obiettivo, Russia e Cina hanno unito le loro forze.

La creazione di un’autorità nazionale per lo sviluppo permette alla Russia di massimizzare il suo ruolo nell’economia mondiale e nelle strategie geopolitiche utilizzando risorse interne piuttosto che valuta presa in prestito.

Facendo acquistare i bond direttamente ai suoi cittadini, il governo di Mosca evita di doversi rivolgere ai mercati esteri, finanche a quello amichevole della Cina, risparmiandosi così il peso di un debito contratto all’estero.

A seconda di come la vendita dei buoni verrà presentata alla popolazione, essa potrebbe, all’interno della crisi globale, rappresentare un simbolo di patriottismo ed uno straordinario viatico per un futuro prospero. In un prossimo articolo discuteremo dei vantaggi che uno stato può ottenere creando una banca centrale controllata dal governo piuttosto che una indipendente.

La Russia dispone in abbondanza di tutto ciò di cui una nazione dovrebbe aver bisogno per creare stabilità economica e prosperità per il proprio popolo, oltre a poter diventare un modello per altre nazioni, che a discapito di quanto oggi possa apparire, potrebbero imitarla molto presto. Essa ha carattere e determinazione morale, così come dimostrato nei mesi passati resistendo alle brutali sanzioni che le sono state imposte. Ha inoltre quelle che sono forse le migliori menti scientifiche del pianeta ed una forza lavoro altamente qualificata. Ci sono quindi tutti i presupposti necessari, è solo questione di come far confluire il flusso dei beni prodotti e la classe lavoratrice nella giusta direzione.

Con la nazione unita ed in buona salute come non la si ricordava da tempo immemore, con un presidente che raggiunge l’85% di gradimento, la tempistica per raccogliere fondi per le infrastrutture appare perfetta. Offre ad ogni russo la possibilità di partecipare allo sforzo di costruire la nazione guadagnando anche una discreta somma per gli anni a venire.

F. William Engdahl

Fonte: http://journal-neo.org

Link: http://journal-neo.org/2015/11/03/russia-can-solve-all-economic-problems-itself/

3.11.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO FILIERI

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