LA ROULETTE RUSSA: I CONTRIBUENTI AMERICANI SARANNO SPENNATI PER SALVARE LE BANCHE ?

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Causale: Raccolta fondi

DI ELLEN BROWN

occupy.com

L’improvviso e repentino crollo del prezzo del petrolio sembra essere un atto di guerra geopolitica contro la Russia. Il risultato potrebbe consistere in migliaia di miliardi di dollari di perdite sui derivati legati al petrolio, e la FDIC potrebbe essere responsabile a seguito della recente abrogazione di parti fondamentali della legge Dodd-Frank.

La senatrice Elizabeth Warren ha accusato Citigroup di “tenere in ostaggio il governo (impedendo di fatto l’approvazione della legge di bilancio) in modo da non far approvare le disposizioni di salvataggio meno congeniali ai suoi interessi.” In questione c’era norma contenuta nel disegno di legge di bilancio omnibus che abrogava l’emendamento Lincoln alla legge Dodd-Frank, che protegge i depositanti richiedendo alle maggiori banche di stralciare la parte della loro attività svolta su derivati non-Fdic – vale a dire non coperti da assicurazione.

Warren e la Rappresentante Maxine Waters erano arrivati ad un soffio dal far naufragare il disegno di legge di spesa a causa di questa disposizione. Ma il vento è cambiato, secondo Waters, quando non solo Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase, ma lo stesso presidente Obama hanno consigliato ai legislatori a votare per il disegno di legge.

Non era solo un voltafaccia notevole per il presidente, ma ha rappresentato un cambiamento di posizione anche per le banche. Prima dell’intervento di Dimon, era stato riferito che la disposizione di salvataggio non era un grosso problema per le banche e che non vi erano operazioni pesanti di lobbying per essa, poiché la norma copriva solo una piccola parte dei loro derivati. Come spiegato su Time:

“Il miglior argomento per non gridare ai quattro venti per la abrogazione dell’emendamento Lincoln è che non era così dirompente come ci si potesse aspettare…. Mentre l’emendamento Lincoln mirava a tutti gli strumenti rischiosi, in realtà – stando così le cose – sarebbe stato applicato solo a circa il 5% delle attività in derivati delle banche come Bank of America, Citigroup, JPMorgan Chase e Wells Fargo, secondo un rapporto Fitch del 2012 “.

Cavillare su un mero 5% del business dei derivati suona come molto rumore per nulla, ma Jamie Dimon e il presidente Obama, evidentemente, non la pensavano così. Perché?

Un esame più attento dell’emendamento Lincoln

Il preambolo della legge Dodd-Frank afferma che il suo scopo è proteggere il contribuente americano ponendo fine ai salvataggi. Ma lo fa attraverso il “bail-in”: l’autorizzazione per le banche too big to fail (quelle di importanza sistemica, ndr) a espropriare i beni dei loro creditori, compresi i depositanti. In base al Lincoln Amendment, tuttavia, le banche sotto il regime di assicurazione federale (FDIC) non erano state autorizzate a mettere i fondi dei depositanti a rischio per le loro scommesse sui derivati, salvo alcune grandi eccezioni.

In un articolo pubblicato il 10 dicembre dal titolo “Le banche arrivano a usare i soldi dei contribuenti per fare speculazione su derivati” Chris W. Strada ha spiegato l’emendamento in tal modo:

“A partire dal 2013, alle banche assicurate dal governo federale sarebbe stato vietato direttamente impegnarsi in operazioni in derivati ​​salvo che per: (1) copertura rischi di credito, (2) la volatilità del tasso di interesse, e (3) cuscinetto contro inadempienze di credito. La ‘regola del push-out’ era pensata per costringere le banche a spostare le loro operazioni speculative in consociate non-assicurate dal governo federale.

“La Federal Reserve e l’ufficio del Comptroller of the Currency nel 2013 concessero una dilazione di di due anni, a condizione che le banche adottassero misure per spostare swap a controllate che non beneficiassero di assicurazione dei depositi federale o prendessero soldi in prestito direttamente dalla Fed.

“La regola avrebbe influenzato i 280.000 miliardi dollari in derivati ​​detenuti soprattutto dalle banche ‘too-big-to-fail (TBTF) che comprendono JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo. Anche se il 95% delle operazione derivate TBTF sono esentate, essendo esse presentate come legittima copertura per rischi, sfruttare il denaro a buon mercato dalla Federal Reserve statunitense per fare 10.000 miliardi dollari di speculazione derivata è una delle attività più redditizie delle banche TBTF ‘”.

Cosa fosse incluso e cosa non nella esenzione è stato spiegato puntualmente da Steve Shaefer in un articolo del giugno 2012 a Forbes. Secondo Fitch Ratings, operazioni su tasso di interesse, valute, oro / argento, derivati ​​creditizi con riferimento a titoli investment grade, e tutto l’hedging (copertura rischi da credito) erano attività consentite all’interno di un ente di deposito assicurato. Le attività non consentite erano equity, qualche credito e la maggior parte dei derivati ​​su merci”.

“Per Goldman Sachs e Morgan Stanley, la regola fu quasi un non-evento, in quanto già svolgevano attività di derivati ​​al di fuori delle loro controllate bancarie. (Il che ha senso, dal momento che neppure in realtà avevano operazioni bancarie commerciali di qualsiasi sostanza significativa fino alla loro conversione in holding bancarie durante la crisi del 2008).

“L’impatto sulla Bank of America, Citigroup, JPMorgan Chase, e, in misura minore, Wells Fargo, sarebbe stato maggiore, ma ancora piuttosto limitato, dato che la dimensione e la portata delle attività soggette a restrizioni non è che una frazione dell’enorme complesso delle attività detenute in derivati da questi soggetti. “

Una frazione, ma una frazione critica, in quanto comprendeva le scommesse delle banche sulle commodities. Il cinque per cento di 280,000 miliardi dollari è 14.000 miliardi dollari in esposizione derivati ​​– una cifra vicina alla dimensione del debito federale esistente. E come fa notare blogger finanziario Michael Snyder, 3.900 miliardi dollari di questa speculazione si riferisce al prezzo delle materie prime.

Tra i prodotti speculativi più importanti per fare soldi sulle commodities spiccano i derivati sul petrolio. Un derivato sul petrolio in genere coinvolge un produttore di petrolio che vuole bloccare il prezzo a una data futura, e una controparte – tipicamente una banca – disposta a pagare quel prezzo in cambio della possibilità di guadagnare profitti aggiuntivi se il prezzo sale sopra la soglia contrattuale. Il rovescio della medaglia è che la banca deve compensare la perdita se il prezzo scende.

Come osserva Snyder, il recente calo del prezzo del petrolio di oltre 50 dollari al barile – un calo di quasi il 50% da giugno – era completamente inaspettato e al di fuori delle previsioni dei modelli informatici delle banche. Il calo potrebbe costare alle grandi banche migliaia di miliardi di dollari di perdite. E con l’abrogazione del Lincoln amendment, i contribuenti potrebbero pagare il conto.

Quando i mercati non possono essere manipolati

Gli Interest rate swap (contratti sui tassi d’interesse) compongono l’ 82% del mercato dei derivati. I tassi di interesse sono prevedibili e possono essere controllati, dal momento che la Federal Reserve definisce il tasso primario. Il mandato della Fed comprende il mantenimento della stabilità del sistema bancario, il che significa tutelare gli interessi delle grandi banche. La Fed fu obbligata dopo la crisi a far cadere il prime rate quasi a zero, una manna importante per le banche detentrici di derivati​​- e una grave perdita per le loro controparti, tra cui i governi statali e locali.

Manipolare mercati ovunque è illegale – se non si è una banca centrale o un governo federale, nel qual caso si può apparentemente farlo impunemente.

In questo caso, la scioccante caduta a 50 dollari del prezzo del petrolio non è dovuta solo alle forze della domanda e dell’offerta, che sono prevedibili e possono essere oggetto di copertura. Secondo un articolo di Larry Elliott del britannico Guardian intitolato “La posta in gioco è alta: come gli Stati Uniti giocano la carta petrolifera contro l’Iran e la Russia,” il calo imprevisto è stato un atto di guerra geopolitica amministrato dai sauditi. La Storia si ripete:

“L’aumento di quattro volte del prezzo del petrolio innescato dall’embargo sulle esportazioni organizzato dall’Arabia Saudita in risposta alla guerra dello Yom Kippur del 1973 ha mostrato come il greggio possa essere utilizzato come arma diplomatica ed economica.”

Ora, dice Elliott, la carta del petrolio si sta giocando per forzare i prezzi più bassi:

“John Kerry, il segretario di stato americano, avrebbe raggiunto un accordo con il re Abdullah nel mese di settembre in base al quale i sauditi avrebbero venduto greggio al di sotto del prezzo di mercato. Questo aiuterebbe a spiegare perché il prezzo è in calo in un momento in cui, dati i disordini in Iraq e Siria causati dallo Stato islamico, dovrebbe accadere tutto l’opposto. Secondo gli specialisti di Medio Oriente, i sauditi vogliono fare pressione sull’Iran e costringere Mosca a indebolire il suo sostegno al regime di Assad in Siria”.

Guerra al Rublo

Se il piano era quello di rompere il rublo, ha funzionato. Il rublo è sceso di oltre il 60% rispetto al dollaro da gennaio.
Il 16 dicembre, la banca centrale russa contrattaccò aumentando i tassi di interesse al 17%, al fine di arginare la “fuga di capitali” – cioè il dumping di rubli sui mercati valutari. I depositi, infatti, hanno meno probabilità di essere ritirati, e sostituiti con dollari liquidi, se si stanno guadagnando alti rendimenti

La mossa è stata anche un avviso ai venditori allo scoperto che avevano il compito di mandare in crash il rublo. I venditori brevi vendono valuta che non hanno, forzando verso il basso il prezzo; poi coprono con l’acquisto al prezzo più basso, intascando la differenza. Ma il giochino ha funzionato solo per poco, dato che il trading sul rublo è stato rapidamente sospeso, permettendo ai venditori allo scoperto di coprire le loro scommesse. Chi ha il potere di chiudere il trading di una valuta? Si sospetta che più di una mera speculazione fosse al lavoro.

Proteggere i nostri soldi dalle scommesse di Wall Street

I venditori allo scoperto sono stati salvati, ma le banche esposte in derivati ​​sarebbero ancora in pericolo se i prezzi del petrolio non tornassero normali al più presto. A dir meglio: sarebbero state in pericolo prima che il divieto di salvataggio fosse stato revocato. Ora, a quanto pare, tale onere potrebbe ricadere su depositanti e contribuenti. L’amministrazione Obama ha fatto un accordo con le grandi banche speculative ​​per salvarle da una guerra economica clandestina condotta da Kerry ( a spese del contribuente)?

Qualunque cosa sia successa nella stanza dei bottoni, noi, il popolo, siamo ancora una volta fregati. Noi continueremo ad essere in balia delle più grandi banche fino a quando le banche commerciali non saranno separate dall’ “investimento” speculativo. Il ripristino della legge Glass-Steagall è supportato non solo da Elizabeth Warren e altri sulla sinistra, ma da voci di spicco (di destra) come David Stockman.

Un’altra via per proteggere i nostri fondi da Wall Street può essere costruita facilmente a livello locale. I nostri governi statali e locali possono stabilire banche di proprietà pubblica; ed i nostri fondi, pubblici e privati, possono essere spostati lì.

Ellen Brown è un avvocato, fondatrice dell’Istituto bancario pubblico, e autrice di dodici libri tra cui il best-seller “Web of Debt”. Il suo ultimo libro – The Public Bank Solution – esplora modelli bancari pubblici di successo nella storia moderna.

Fonte: http://www.occupy.com

Link: http://www.occupy.com/article/russian-roulette-will-taxpayers-be-hook-trillions-oil-derivatives

22.12.2014

traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura del BUCANIERE

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