FONTE: WHOPROFITS.ORG
A un anno dall’ ultimo attacco israeliano alla martoriata zona della Striscia di Gaza, migliaia di case ridotte in macerie e nessuna ricostruita.
L’ultimo attacco israeliano a Gaza ha causato la morte di circa 2000 palestinesi e distrutto 17.000 abitazioni, lasciando senzatetto 110.000 persone e riducendo in macerie gran parte della Striscia. A seguito delle eclatanti violazioni delle leggi umanitarie internazionali da parte di Israele, l’emergenza umanitaria nell’assediata Striscia di Gaza si è ulteriormente aggravata.
Non solo Israele è riuscito a evitare misure di responsabilità, ma ha anche beneficiato economicamente delle rovine causate. Il caso studio Nesher, l’unico produttore israeliano di cemento, mostra come il mercato israeliano delle costruzioni stia beneficiando della distruzione provocata nella Striscia di Gaza.
L’ACCORDO TRILATERALE DELLE NAZIONI UNITE: UNA GARANZIA DI PROFITTO PER ISRAELE
Nel mese di settembre 2014, l’accordo trilaterale delle Nazioni Unite tra Nazioni Unite, Israele e PA ha fornito un quadro normativo temporaneo per l’industria della ricostruzione di Gaza. Questo accordo è stato definito un mezzo per alleviare le sofferenze umane nella Striscia di Gaza, fornendo allo stesso tempo a Israele misure di sicurezza e di controllo sui movimenti degli aiuti, ovvero su beni e materiali per la ricostruzione. Con l’entrata dei materiali di ricostruzione nella Striscia di Gaza nello scorso anno, la Banca Mondiale ha stimato che in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza si è registrata una crescita economica del loro PIL, rispettivamente di oltre il 4% per la prima e dell’11% per la seconda.
Tuttavia, l’accordo promosso dalle Nazioni Unite non solo ha perpetuato il regime israeliano di controllo e di limitazioni sulla Striscia di Gaza, ma ha anche istituzionalizzato una redditizia industria israeliana della ricostruzione. Essendo le autorità israeliane le uniche istituzioni ad autorizzare l’entrata nella Striscia di Gaza dei materiali di ricostruzione, di conseguenza è aumentato il profitto israeliano, poiché entrano solo materiali di costruzione acquistati da Israele, a beneficio della sua economia.
Di conseguenza, si è ulteriormente stretta la morsa d’Israele sull’economia palestinese. l’economia palestinese è sceso in una presa di Israele ancora più stretto. Infatti, la stima lorda da parte dell’Autorità Palestinese degli sforzi per la ricostruzione di Gaza nel 2014 si aggirava intorno ai 7,8 miliardi di US $. Questa cifra comprende 2,5 miliardi di $ per la ricostruzione di 17.000 case e 250 milioni di $ per la ricostruzione della centrale solare di Gaza, anch’essa distrutta durante l’attacco del 2014.
I PROFITTI DI NESHER
Il cementificio israeliano NESHER è un produttore e fornitore di cemento e clinker per l’edilizia. Si occupa anche di produzione di sacchi di cemento, estrazione e produzione di gesso bianco e di trasporti con camion. La società detiene il monopolio del mercato del cemento israeliano e palestinese. Dal momento che l’azienda vende più del 85% di tutto il cemento in Israele, è lecito ritenere che il muro di separazione, la maggior parte se non tutti i checkpoint, gli insediamenti in Cisgiordania e le infrastrutture israeliane in Cisgiordania sono costruiti con cemento Nesher.
I prodotti di questa società si sono visti sui siti in costruzione negli insediamenti della West Bank di Alfei Menashe, Kedumim e Ma’ale Adumim e nell’insediamento Har Homa nell’occupata Gerusalemme Est. I sacchi di materiali Nesher si sono visti anche durante la costruzione della metropolitana leggera di Gerusalemme, un progetto di trasporto che collega gli insediamenti di Gerusalemme Est al centro città.
Cisgiordania e Striscia di Gaza sono clienti obbligati del cemento Nesher e una fonte di ricavi su larga scala. Inoltre, la società ha attivamente tentato di bloccare concorrenti giordani desiderosi di operare sul mercato palestinese. E lo ha fatto accusando i giordani di applicare prezzi ‘dumping’ e boicottando i trasferimenti di personale alla frontiera di Allenby.
Per quanto riguarda l’industria della ricostruzione nella Striscia di Gaza, Nesher sta registrando notevoli profitti grazie alla convenzioni sponsorizzata dalle Nazioni Unite. Essendo l’unico fornitore di cemento di Israele e detenendo quindi il monopolio nel mercato israeliano, si è assicurato cospicui vantaggi economici e una sicura crescita aziendale attraverso lo sfruttamento delle rovine delle abitazioni palestinesi causate dall’ ultimo attacco israeliano alla Striscia di Gaza. Negli ultimi mesi, il cemento Nesher cemento era presente in quantità massicce nella Striscia di Gaza. (Vedi foto fornite da Aid Watch)
CHIUSURA TOTALE
Come ha sostenuto un funzionario dell’U.E.:
“E’ diventato molto difficile esportare materiali a Gaza. Una partita di materiali destinati ad un progetto europeo di ricostruzione del settore privato di Gaza, è stato trattenuto nel porto di Ashdod per un lunghissimo periodo di tempo – mesi, ormai anni. Quindi non c’è stata scelta: si è dovuto ricorrere a produttori israeliani”.
Oltre alla stretta politica ed economica di Israele su Gaza, la comunità internazionale deve ancora erogare i suoi promessi 3,6 miliardi di dollari per aiuti umanitari e ricostruzione a Gaza. Secondo cifre recenti pubblicate in Gennaio 2016 dalle Nazioni Unite, è stato ricevuto finora solo il 20% dei fondi promessi.
Con l’attuale regime israeliano di restrizioni e di isolamento, le iniziative volte ad alleviare la crisi umanitaria nell’area sono a rischio. Secondo il rapporto Jadaliyya (link esterno), delle 8.377 case distrutte da Israele, non ne è stata ricostruita neanche una. Delle 23,597 case parzialmente distrutte, è stato ricostruito solo il 5%. Ad oggi, oltre 12.000 persone sono ancora sfollate e vivono in campi di rifugiati sparsi per la Striscia di Gaza.
Fonte:http://www.whoprofits.org/
Link: http://www.whoprofits.org/content/reconstruction-gaza-zero-buildings-massive-profit
3.02.2016
Traduzione per www.comedoncisciotte.org a cura di SKONCERTATA63