DI PAOLO BARNARD
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Aggiornamento Il Più Grande Crimine 10
Dovevano innanzi tutto paralizzare gli Stati moderni con moneta sovrana nella loro unica
funzione legittima, che era e ancora sarebbe quella di spendere a deficit per
creare benessere fra i cittadini, cioè piena occupazione e pieno Stato Sociale.
Dovevano farlo perché se no gli Stati e i cittadini sarebbero diventati troppo
potenti, nel Nord del mondo come nel Sud, e questo le oligarchie finanziarie
private non potevano permetterlo. Avete già letto ne Il Più Grande Crimine e
Aggiornamenti cosa hanno ordito per ottenere ciò, ovvero come hanno annientato
la sovranità sia legislativa che monetaria degli Stati e marginalizzato i
cittadini, ponendo fine alla
democrazia e conquistando il controllo economico del pianeta a nostro
discapito. Ma la cosa che continua a mesmerizzarmi è la semplicità geniale dei
due pilastri fondanti di quell’epocale piano sciagurato. Vale la pena
illustrarli nei dettagli poiché il vederli da vicino vi renderà ancora più
immediata la comprensione di tutto ciò che ho finora scritto su questo tema. E
non ultimo vi renderà molto più facile spiegarne i contenuti più controversi al
pubblico.
Hanno
preso due concetti in apparenza puliti, lampanti, cristallini, cioè che:
La Repubblica è Res Publica, cioè la
cosa di tutti, ovvero lo Stato è dei cittadini ed è i cittadini, e questi sono lo Stato.
Il buon bilancio familiare è quello
dove prima di spendere si risparmia, dove si guadagna più di quanto si spende,
e dove è considerato disastroso il contrario, cioè spendere più di quanto si
guadagna, cioè indebitarsi. Uno Stato
è esattamente come una famiglia, è virtuoso se guadagna più di quanto spende,
ed è indegno se si indebita.
Chi
mai può dubitare di quanto scritto sopra? Res Publica: sono 2000 anni che
questo concetto è la base stessa del convivere civile. Lo Stato deve guadagnare
di più di quanto spende: ma lo capirebbe anche un tordo che è la via economica
per eccellenza. No?
No,
sbagliato, tutto sbagliato. Anzi, catastroficamente sbagliato. Anzi, costruito
apposta per ingannarci, e per arrivare proprio alla distruzione degli Stati
moderni nella loro unica funzione legittima, che è, ripeto, di spendere una
moneta sovrana a deficit per creare piena occupazione e pieno Stato Sociale.
Il
concetto di Res Publica sarebbe dovuto morire nell’istante in cui Nixon nel
1971 sancì la creazione definitiva del denaro
moderno, quello libero da vincoli con le riserve d’oro e quindi in
grado di essere creato dal nulla dagli Stati e senza limiti. Prima di ciò
infatti gli Stati non potevano spendere liberamente, perché in teoria per ogni
lira o dollaro o marco ecc. che mettevano in circolazione, ci doveva essere una
pari quantità di oro nei forzieri nazionali. Perché? Perché la legge stabiliva
che i cittadini avevano diritto in qualsiasi momento di portare i soldi in
banca ed esigere in cambio pezzetti d’oro, letteralmente. Quindi l’oro
equivalente ai soldi circolanti doveva sempre esserci, ma non era facile
procurarselo, per cui gli Stati non potevano decidere spese improvvise a
piacimento. Nixon disse basta, e sganciò il dollaro dall’oro, per cui l’America
poteva a quel punto emettere denaro senza limiti, proprio inventandoselo di
sana pianta. Le altre nazioni ricche fecero altrettanto (è più complessa la
cosa, ma di fatto fu così). Nacque la moneta moderna. I grandi capitali privati
tremarono, panico.
Pochi
comprendono l’importanza epocale di quella mossa. Cambiò la storia
dell’economia e il senso stesso di Stato dopo oltre due millenni. Prima, Stato
e cittadini erano veramente nella stessa barca: era vero che se lo Stato
pasticciava col denaro spendendo troppo, sia i cittadini che lo Stato potevano
fare bancarotta (correvano in banca a richiedere oro in cambio dei soldi
circolanti, ma se l’oro non era sufficiente… bang!); era vero che lo Stato
doveva tassare i cittadini per riprendersi il denaro al fine di spenderlo,
perché non poteva certo crearlo dal nulla a piacimento visto il vincolo con
l’oro; ed era vero che se i cittadini evadevano le tasse lo Stato poteva trovarsi
al verde, con il collasso delle sue funzioni. Dunque era vera la Res Publica,
ovvero la condotta fiscale dello Stato era legata direttamente al destino dei
cittadini, e viceversa. Ma dal momento in cui allo Stato fu concesso di
possedere una moneta sovrana svincolata da tutto, tutto cambiò. Da quel momento lo Stato si separò dalla
cittadinanza ed ebbe in mano uno strumento inedito con cui governare:
poteva emettere denaro inventandoselo, poteva quindi spendere con pochi limiti.
In parole semplici: lo Stato divenne una cosa tutta sua con un suo portafoglio
(cioè la moneta inventata dal nulla e quasi senza limiti) libero da noi
cittadini. Noi cittadini non fummo più lo Stato. Quest’ultimo poteva perciò
decidere di investire nelle infrastrutture nazionali, nei posti di lavoro,
nello Stato Sociale, nella produttività privata tanto quanto voleva,
arricchendoci. Oppure poteva decidere di fare l’opposto, di tassarci
sottraendoci denaro e quindi di impoverirci un poco o anche tanto. Ricordo qui
quanto spiegato nei dettagli ne Il Più Grande Crimine, e cioè che quando questo
tipo di Stato spende a debito, esso accredita conti correnti dei cittadini
aumentandoli, oppure gli offre titoli di Stato che non fanno altro che spostare
il denaro dei cittadini da un conto corrente dove guadagna l’1% a uno dove
guadagna il 4, il 5 o il 6%. Perciò, la spesa a debito dello Stato arricchisce
sempre i cittadini, che non la devono mai ripagare, perché il debito dello
Stato è contratto solo con se stesso e viene onorato dal medesimo semplicemente
emettendo di nuovo il suo denaro (Keynes, Commons, Robinson, Samuelson, Minsky,
Godley, Wray, et al.)
Chiaramente
due entità separate, Stato e cittadini; il primo con una funzione di ‘levatrice’
dei secondi, e questi ultimi con il potere di legittimare la propria levatrice
democraticamente. E cosa avrebbe fatto la cittadinanza fossa mai stata
informata di questa reale funzione dello Stato? Ovvio, avrebbe decretato
democraticamente che sì, lo Stato doveva spendere il suo denaro a deficit per
creare il benessere pubblico, di noi tutti. Quasi senza limiti. Ma questo
avrebbe decretato anche un’altra cosa: la
fine per sempre del potere dei grandi capitali privati di dominare l’economia,
cioè il mondo, poiché essi avrebbero da quel momento dovuto sempre competere con un potere assai più forte e illimitato, quello degli Stati come ‘levatrici’ nell’interesse dei cittadini. Marchionne blatera il suo “investimento sì o investimento no”? E chissenefrega, in uno Stato a
moneta sovrana che svolgesse le sue funzioni legittime il signor Marchionne
sarebbe stato invitato a proseguire a passi lunghi e ben distesi verso la
frontiera, dove un solerte finanziere avrebbe magari aggiunto una buona pedata
nel suo didietro, e la forza lavoro licenziata dalla Fiat sarebbe stata
impiegata dal programma di Stato di Piena Occupazione dotato di un budget
confronto a cui l’investimento di Marchionne è una paghetta (Wray, 1998-2011).
Le banche giocano sporco e ci trascinano nel baratro finanziario? Bene, le si
nazionalizza, i manager si spediscono nelle nazionali galere, e con la vendita
degli asset bancari più una buona iniezione di denaro dello Stato si salvano i
correntisti, poi le aziende assetate di credito e i cittadini
creditori/debitori truffati (cioè si fa tutto quello che ha fatto il
governatore della Banca Centrale americana Ben Bernanke, cambiando però il finale per i manager e i destinatari dei trilioni di dollari di Stato
che Ben ha prontamente emesso dal
nulla senza che per questo crollasse l’America).
State
capendo quale era il problema? Perdonate al giornalista un momento di gergo,
per essere proprio chiaro: la separazione fra Stato a moneta sovrana che spende a deficit per i cittadini,
e i cittadini che dall’altra parte lo legittimano guadagnando in attivo da quella spesa, cioè la morte
dell’idea di Res Publica, avrebbe fottuto
il potere finanziario speculativo (Vero Potere) come mai prima nella
Storia dell’umanità. E questo non doveva essere permesso, mai e poi mai. Ma
proprio mai. E fu così che il mantra che lo Stato siamo noi e che se lo Stato
s’indebita anche noi di conseguenza ci indebitiamo, fu trapanato nel cranio di
ogni singolo politico, economista, docente, tecnocrate, dirigente, cittadino/a,
da coloro che ho descritto ne Il Più Grande Crimine, ma che qui specificherò
meglio.
Lo
stesso è accaduto con l’assurdo concetto secondo cui uno Stato è esattamente
come una famiglia, e deve spendere o risparmiare come la famiglia. Sappiamo che
questo, nel caso di Stato a moneta sovrana moderna, è del tutto falso. Ne Il
Più Grande Crimine trovate la piena spiegazione tecnica del perché, al contrario, lo Stato con propria moneta deve spendere a deficit e non ha quasi limiti di debito. Ma di nuovo
badate all’insidia insita nel concetto Stato=famiglia: paralizzare le casse governative nella loro funzione di spesa a
deficit pro cittadini attraverso una vera e propria PsyOp, che nel gergo dei
servizi segreti sta a significare Operazione Psicologica di manipolazione di
massa. Vengono comunemente impiegate dal dopoguerra, e i casi più noti
furono quelli associati al ‘pericolo rosso’ in Italia e in America Latina, alla
Guerra al Terrorismo, ma anche all’economia. Nessuna teoria del complotto, al
contrario, sono operazioni sofisticatissime citate in infiniti documenti
declassificati oggi consultabili nei National Security Archives di Washington.
Nel caso in questione si usò il concetto di cui sopra che è di micidiale
penetrazione, perché risuona assolutamente plausibile alle orecchie non solo
dei politici, ma anche di tutti i cittadini. Ripeto: lo Stato è come una famiglia, deve guadagnare
di più di quanto spende, e non deve spendere di più di quanto guadagna se no
s’indebita, e questo è un disastro, ci dissero. Logico, no?
Ma
se una crisi colpisce il Paese e ci porta la disoccupazione giovanile al 29% come oggi in Italia? Peccato.
Lo Stato potrebbe inventarsi sia i posti di lavoro che gli stipendi per quei
poveri ragazzi… ma no! Perché la ‘famiglia’ non può dare tutta la paghetta che
gli pare ai figli, c’è un limite. Peccato davvero se un terremoto devasta
l’Aquila trasformando un gioiello italiano in uno spettro conficcato nel mezzo
del Paese con la rovina finanziaria di migliaia di persone in lutto. Lo Stato potrebbe
inventarsi tutto il denaro per una piena ricostruzione abitativa, lavorativa, artistica,
psicologica e senza Clooney o il G8… ma no! Perché la ‘famiglia’ ha limiti di
budget, anche quando si versano le lacrime. E così per gli ospedali, le scuole,
l’università, i parchi, i musei, le pensioni, ecc. ecc. Tanti hanno per
cinquant’anni rinunciato a tantissimo, ingoiato a volte tragedie immense,
perché convinti che in effetti questo nostro Stato è come noi, e come noi deve
tutte le sere fare i conti sul tavolo di cucina sperando di non dover dire ai
proprio figli “non ce n’è più, questo
mese niente pizza fuori”, che però nella realtà di una nazione significa
rinunce che troncano destini per sempre.
Ora,
dovete sapere chi sono gli uomini che hanno saputo trapanare nel cervello di
tutti quelle falsità micidiali, con lo scopo, ripeto, di distruggere la
prerogativa dello Stato di tutelare i propri cittadini, a favore invece del
potere dei capitali speculativi di sottomettere i cittadini. Sono economisti, si
chiamano Lucas, Sargent, Wallace della scuola economica dei NEW CLASSICALS; sono
Wanniski e Gilder dei SUPPLY SIDERS; è Mankiw dell’ala conservatrice dei NEW
KEYNESIANS; e c’è Greenspan, l’ex Deus ex Machina della FED americana. Si tratta
di microeconomisti che hanno invaso il reame della macroeconomia, cioè,
semplificando, gente che era esperta di bilanci familiari o poco più e che ha
imposto le proprie teorie ai macrosistemi degli Stati. Ovviamente non per
errore. Le loro idee, sponsorizzate dai miliardi del grande capitale
finanziario, hanno vinto dopo gli anni ’60 la battaglia per il dominio dei
ministeri delle finanze dei nostri Stati, delle cattedre di economia che poi
sfornano i dirigenti e i tecnocrati, hanno convinto anche noi, e ci hanno tolto l’unico strumento
che avevamo per tutelarci: lo Stato separato dai cittadini che spende a deficit
per il nostro benessere.
Potevamo
avere un’altra vita, non l’abbiamo avuta, un altro Stato, non l’abbiamo avuto.
Chi di noi ha vissuto e sofferto terribilmente per la continua incertezza,
penuria di mezzi, insicurezza, umiliazione nel lavoro, disoccupazione, esclusione
sociale, abbandono sanitario, lo deve all’inganno della “Res Publica che è come una famiglia”. Ora lo sapete, divulgate.
Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
Link: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=207
12.03.2011
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