DI AMBROSE EVANS PRITCHARD
telegraph.co.uk
E’ perfettamente chiaro che l’unico modo per uscire dalla servitù neo-coloniale è quello di liberarsi dell’Unione Monetaria. La Grecia è stata devastata e umiliata, con l’Europa incapace di leadership e di solidarietà. L’accordo è “un colpo di stato tedesco”, con il quale molti non vogliono avere niente che fare. Angela Merkel e Francois Hollande hanno sottoposto Alexis Tsipras ad una specie di “water-boarding” psicologico. La vista di una Grecia appesa al filo perché possa asciugarsi, scatenerà una forte reazione popolare contro l’austerità, ora che anche le istituzioni politiche del Sud Europa sono schierate contro quelle del Nord.
Il Premier greco Alexis Tsipras, Lunedì sera, ha dovuto affrontare la furiosa reazione di Syriza, dopo aver ceduto alle draconiane richieste dei paesi creditori europei ed aver accettato che dei supervisori stranieri prendessero il controllo del suo paese.
L’amara marcia indietro apre la strada ad un pacchetto di salvataggio pari a 86 miliardi di euro ed al rinnovo della liquidità d’emergenza per il sistema bancario greco [ora congelata a 89 miliardi], a partire da Mercoledì prossimo, quando il Parlamento greco avrà votato i tagli alle pensioni, gli aumenti fiscali e tutta una serie di nuove misure. Questa, in ogni caso, è solo la prima delle tante scadenze che tengono il paese al guinzaglio.
I termini che sono stati imposti, dopo la maratona di colloqui durata tutta la notte di Domenica, sono di gran lunga più duri di quelli respinti dagli elettori greci nel referendum vinto a valanga solo una settimana fa, e rischia di frantumare il consenso democratico in Grecia. Hanno lasciato l’Europa aspramente divisa lungo linee di frattura nord-sud, che mettono a dura prova la coesione politica dell’Unione Monetaria.
“La Grecia è stata devastata e umiliata. L’Europa ha dimostrato di essere farisaica ed incapace di leadership e di solidarietà”, ha dichiarato Romano Prodi, l’ex Primo Ministro italiano [ed ex Presidente della Commissione Europea].
Un fondo indipendente prenderà il controllo di una determinata quantità di beni dello Stato greco, per il controvalore di 50 miliardi di euro, a garanzia che Syriza, in un secondo momento, non possa rinnegare l’accordo. Tre quarti di questi beni saranno usati per ricapitalizzare le banche greche e per rimborsare il debito.
Gli ispettori internazionali avranno il potere di veto sulle Leggi emanate dal Parlamento greco. Syriza, il partito al governo, sarà costretta ad abrogare una serie di leggi che ha approvato dopo essere andata al potere, lo scorso Gennaio, strappando via l’ultima foglia di fico della sovranità.
E’ una resa incondizionata. Abbiamo ottenuto una forte austerità senza alcuna riduzione del debito. Avremo supervisori stranieri che interverranno su tutto”, ha detto Costas Lapavitsas, Deputato di Syriza e uno dei 40 ribelli, o giù di lì, che hanno intenzione o di astenersi o di votare contro l’accordo, provenienti per lo più dalla piattaforma di sinistra.
E ha continuato: “[I paesi creditori] ci hanno detto che da ora in poi governeranno loro il paese. Temo che possa esserci una vera e propria battaglia su quest’argomento. Sta montando nel paese una rabbia fortissima e per un sacco di gente è ora perfettamente chiaro che l’unico modo per uscire dalla servitù neo-coloniale è quello di liberarsi dell’Unione Monetaria”.
Il leader del Partito ANEL, membro della coalizione di governo, ha definito l’accordo “un colpo di stato tedesco” con il quale non avrebbe avuto niente che fare. Il Governo è vicino al collasso.
Il Sig. Tsipras ha ceduto dopo aver passato tutta la notte a trattare con la Cancelliera tedesca Angela Merkel e con il Presidente francese Francois Hollande: una prova che un Funzionario dell’Unione Europea ha descritto come una specie di “water-boarding” psicologico [tecnica di tortura].
E’ stato lasciato da solo, alle prese con una scelta drammatica, considerando che le banche greche sono a corto di denaro contante e che due settimane di controlli sui capitali hanno portato l’industria greca ad una battuta d’arresto. Le aziende alimentari hanno avvertito che il paese resterà a corto, entro pochi giorni, delle carni che vengono normalmente importate e che il paese potrebbe affrontare delle gravi carenze alimentari entro la fine del mese, a meno che il sistema bancario non possa riaprire, e che le imprese siano di nuovo in grado di pagare i fornitori.
La Banca Centrale Europea deve ancora interrompere il congelamento della “Liquidità di Ultima Istanza” [ELA] per il sistema finanziario greco. Le banche rimarranno chiuse fino a Mercoledì [per quanto se ne sa].
Yanis Varoufakis, l’ex Ministro delle Finanze, ha detto che la Grecia è stata costretta ad accettare l’equivalente di un “Trattato di Versailles” [http://web.mclink.it/MK4761/trattato.html] che, negli anni a venire, lascerà il paese in un buio senza fine.
Non c’è alcuna garanzia, comunque, che la Grecia possa ricevere una nuova tranche di fondi. La prima serie di misure servirà semplicemente ad aprire la porta ad un’altra estenuante serie di colloqui, per poter infine ottenere un pacchetto di aiuti dal “Fondo di Salvataggio dell’Eurozona [ESM], che presenterà richieste ancor più radicali.
La Grecia, nel frattempo, avrà bisogno di un finanziamento-ponte pari a 12 miliardi di euro, per poter pagare gli arretrati al Fondo Monetario Internazionale e per coprire i rimborsi che scadono a Luglio e Agosto. Questi fondi proverranno probabilmente dal “Fondo di Stabilizzazione Monetaria della Commissione Europea”, che comprende sia la Gran Bretagna che altri paesi non facenti parte dell’Eurozona.
Il Sig. Tsipras ha cercato di “far buon viso” all’accordo, insistendo sul fatto che aveva impedito “il trasferimento all’estero delle proprietà pubbliche, l’asfissia finanziaria ed il crollo del sistema bancario”.
Egli ha affermato che la Grecia avrebbe anche ottenuto una ristrutturazione del debito, ma il testo uscito dal summit non offre al riguardo più che una vaga promessa, nonostante le forti pressioni da parte del Tesoro degli Stati Uniti e del Fondo Monetario Internazionale in favore di un serio sollievo.
I creditori hanno parlato di una “possibile” proroga delle scadenze, ma da effettuare in un secondo momento, dopo che i greci avranno attuato la lunga serie delle misure precedenti. I creditori paventarono un qualcosa di simile, nel 2012, ma la cosa non ebbe un seguito.
Il Sig. Tsipras dovrà far affidamento sui parlamentari centristi e conservatori per far approvare l’accordo dal Parlamento. Potrebbe essere costretto, in definitiva, a formare un “governo di unità nazionale” – che ne farebbe il “Ramsey MacDonald” della sinistra greca [https://it.wikipedia.org/wiki/Ramsay_MacDonald].
Christian Odendahl e John Springford del “Centre for European Reform” hanno detto che il nuovo salvataggio “non risolverà nulla” e che, anzi, rischierà di cadere a pezzi, anche se dovesse essere approvato dal Parlamento greco. Non fa che ripetere gli errori dei pacchetti di salvataggio precedenti, che imponevano livelli di contrazione fiscale assolutamente autolesionistici.
Hanno aggiunto che: “Un altro giro di consolidamento fiscale farà alzare, e non certamente abbassare, il rapporto debito/Pil della Grecia. La strategia della Germania è piuttosto chiara: imporre delle dure condizioni a qualsiasi governo cerchi di cambiare le regole dell’austerità, ben sapendo che l’elettorato, in Grecia come altrove, è terrorizzato dal salto verso l’ignoto costituito dall’uscita dall’Eurozona”.
Ed hanno concluso che: “L’incoerenza economica del piano di salvataggio sarà certamente svelata, prima o poi. Il Grexit, quindi, è ancora decisamente sul tavolo”.
Peter Kazimir, Ministro delle Finanze slovacco, ha detto che la Grecia sta pagando questo prezzo per aver assecondato la “Primavera Greca”, voluta dal movimento Syriza. Una visione ampiamente condivisa dagli ex Stati comunisti dell’Europa Centrale, dai paesi baltici e da Finlandia, Olanda e Germania.
Tuttavia, queste considerazioni sono accompagnate da un sentimento, molto diffuso in Italia e in Francia, che la Germania abbia abusato della sua potenza, egemone nell’Eurozona, per spingere in direzione di un programma meschino e di corto respiro. Un sentimento condiviso da gran parte della sinistra tedesca e dall’ala filo-europea del paese.
“Anche se un accordo per mantenere la Grecia nell’Eurozona potrebbe infine essere raggiunto, le ramificazioni dell’incredibile salasso di questo fine settimana avranno delle notevoli conseguenze a lungo termine”, ha dichiarato James Nixon dell’Oxford Economics.
E ha continuato: “Il danno fatto ai rapporti franco/tedeschi potrebbero rivelarsi irredimibili mentre il suggerimento tedesco, che alla Grecia potrebbe essere concesso a breve termine di entrare di nuovo nell’Eurozona [palese il riferimento alla proposta del Ministro Sheuble di una fuoriuscita quinquennale della Grecia, salvo un possibile rientro a condizioni da stabilire], frantuma il principio secondo cui l’appartenenza all’Eurozona è irrevocabile”. E ha concluso: “La vista di una Grecia efficacemente appesa al filo perché possa asciugarsi, scatenerà certamente una forte reazione popolare contro l’austerità. Questa linea di faglia sarà decisamente più visibile, ora che le istituzioni politiche del sud europeo sono schierate contro quelle del Nord”.
Ambrose Evans-Pritchard
Fonte: www.telegraph.co.uk
14.07.2015
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCO
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