DI PAOLO FRANCESCHETTI
paolofranceschetti.blogspot.com
In questi giorni i TG e i giornali sono molto occupati dal falso problema della riforma della giustizia.
Siamo di fronte all’ennesima presa per in giro ai danni del cittadino orchestrata da sinistra e destra all’unisono, in cui, in un finto gioco delle parti, si discute sul nulla, per il nulla, e con il nulla.
Si discute sul nulla perché questa riforma non è una riforma.
Per il nulla perché il fine di ciascuno non è cambiare qualcosa ma lasciare le cose come stanno.
Con il nulla perché gli argomenti adottati da entrambe le parti, ma specialmente quelli della sinistra, sono falsi.
Vediamo quali sono i termini della discussione, poi vediamo cosa dice la riforma nella realtà e poi vediamo perché, comunque vadano le cose, non cambierà niente.
I termini della discussione
I termini della discussione, riassumendo entrambe le tesi, sono i seguenti.
La destra dice di aver fatto unn riforma per modificare l’ordinamento giudiziario e che tale riforma non è ad personam, ed è destinata a durare.
La sinistra dice che questa riforma è illiberale, e mira a mettere il pubblico ministero sotto il controllo dell’esecutivo. Inoltre la riforma sarebbe incostituzionale (ma non si capisce il perché). E influirebbe sull’obbligatorietà dell’azione penale.
Di Pietro poi è arrivato a dire una cosa veramente incomprensibile che riporto testualmente e che ho preso dal suo sito. Alla domanda su quale punto della riforma suscita perplessità, ha risposto: “Ma non c’è una proposta che sia accettabile, perché ogni punto ha come obiettivo l’impunità e impedire al magistrato di fare il suo dovere”.
Cosa c’entra l’impunità del Premier (che peraltro, data la sua età, l’impunità ce l’avrebbe per legge, anche se dovessero dargli l’ergastolo) con la riforma della giustizia è veramente un mistero.
La tesi della destra è parzialmente vera (o parzialmente falsa, come preferite).
La tesi della sinistra è totalmente falsa.
Iniziando da ciò che dice la sinistra, è assolutamente falso che questa riforma voglia assoggettare il PM al controllo dell’esecutivo.
D’altronde va ricordato che attualmente i magistrati dipendono dal Ministero della giustizia, che sempre esecutivo è.
Il problema allora non sta nel dilemma “separazione sì – separazione no” ma nell’uso che si fa di questa separazione.
Se la separazione delle carriere può servire a specializzare di più i singoli settori della magistratura, evitando che un magistrato che si è occupato per anni di incidenti stradali un bel giorno si trovi ad indagare sulla mafia, allora ben venga la separazione.
Se serve a ingabbiare ancor di più le già totalmente inefficienti procure, allora la separazione è un male.
In realtà la riforma è neutra da questo punto di vista, nel senso che non assoggetta il PM al controllo dell’esecutivo, perlomeno non più di adesso, ma neanche specializza i magistrati. Si limita a chiedere loro una scelta, e poco più.
Ed è vero che non è una riforma ad personam.
Per una volta, il Premier non c’entra nulla con questa riforma, nel senso che la sua situazione giudiziaria non cambia di una virgola.
Anche quello dell’obbligatorietà dell’azione penale, è un principio che non viene intaccato e che comunque, nei fatti, non è mai esistito e non esiste.
Obbligatorietà dell’azione penale significa che se un magistrato viene a conoscenza di un reato dovrebbe agire obbligatoriamente, non avendo facoltà di scelta.
Nei fatti i magistrati non intervengono quasi mai in alcun reato, e il 99 per cento dei reati denunciati viene archiviato de plano, in quanto “non hanno mezzi per indagare”.
Il problema del signoraggio ad esempio è un problema che ha importanti risvolti penali su cui, in teoria, potrebbe indagare qualunque magistrato, ma questo non succederà mai perché nessun PM prenderà mai un’iniziativa del genere; se un magistrato vede una scia chimica nel cielo, in teoria dovrebbe immediatamente aprire un’inchiesta; se un magistrato passa davanti ad un’opera pubblica inutile per cui sono stati spesi milioni di euro e mai finita, dovrebbe immediatamente aprire un’inchiesta; ma questo non succede mai; se un magistrato viene a sapere, anche solo dai giornali, che nella procura X non si indaga per l’omicidio di Tizio o Caio, dovrebbe aprire un’inchiesta di sua iniziativa contro i magistrati procedenti. E così via…
Quindi la sinistra ci prende in giro quando solleva il problema dell’obbligatorietà dell’azione penale, perché tale principio non è mai esistito e non esiste di fatto.
Vero invece è che la riforma è destinata, se approvata, a durare un bel po’, perché prevede una vera e propria riforma strutturale.
Tuttavia, dal punto di vista dei rapporti PM – magistratura giudicante, cambia poco o nulla, perché in sostanza cambia solo la modalità con cui si passerà da una funzione all’altra.
La riforma in sintesi
Vediamo in estrema sintesi i punti salienti della riforma.
La riforma divide le fuzioni requirenti da quelle giudicanti.
Oggi PM e magistrati giudicanti:
– fanno un concorso unico;
– scelgono di volta in volta se fare la carriera giudicante o requirente, e spesso non possono scegliere perché alcuni posti sono più ricercati e altri meno, con il risultato che uno che voleva fare il giudice civile si ritrova a fare il PM a Catanzaro perché lì c’è carenza di organico; o con il risultato che un PM che ha esercitato quella funzione per anni, un bel giorno cambia e va a fare il giudice civile;
– entrambi sono assoggettati ad un organismo di controllo, il CSM, che è unico per tutte e due le funzioni.
La riforma prevede invece che:
– il candidato al concorso scelga prima di fare il concorso, e non dopo, a quale funzione vuole essere destinato;
– se un magistrato vuole cambiare carriera, può farlo solo dopo un certo tempo e superando un concorso interno per titoli ed esami;
– l’istituzione di una scuola di magistratura permanente per la formazione dei magistrati;
– la previsione di una serie di illeciti disciplinati tipici;
– l’esistenza di due CSM diversi, uno per i PM e uno per i magistrati giudicanti. Questi CSM hanno però – a differenza di quanto dice la sinistra – identica composizione e sono regolati dalle stesse procedure.
La riforma, in sostanza non cambia quasi nulla, ed è completamente inefficiente a risolvere il benché minimo problema della giustizia attuale.
Basti pensare che tra gli illeciti disciplinati, l’iscrizione ad associazioni segrete non è prevista come reato, ma solo come illecito disciplinare, e per giunta è considerato “illecito al di fuori delle funzioni”.
Scendendo nel campo degli esempi pratici:
Non sarà illecito essere iscritti alla massoneria, trattandosi di organizzazione non segreta, ma ufficiale.
Non sarà illecito essere adepti di società come la Golden Dawn o la Rosa Rossa, trattandosi di organizzazioni che hanno addirittura i loro siti e che quindi, a stretto rigore di logica, non sono “segrete”.
Addirittura sono in libera vendita i libri scritti dal fondatore della Rosa Rossa, e sono solo l’ignoranza degli inquirenti e la disinformazione ufficiale che la considerano “segreta”, nonché la propaganda dei mass media, che copre l’esistenza di queste organizzazioni, ma le cui radici sono rintracciabili nei secoli e nei libri ancora in vendita ovunque.
Un’associazione segreta, per definizione, dovrebbe essere sconosciuta ai più (come era Gladio fino a poco tempo fa, o l’Anello di Andreotti); ma la verità è che la Rosa Rossa e altre associazioni non sono “segrete” in senso stretto, perché la loro esistenza è ufficiale.
Non sarà illecito neanche – per paradosso – essere adepti dell’organizzazione satanica “Il tempio di Seth”, trattandosi di un’organizzazione satanica sì, ma non segreta.
Insomma la norma è una presa in giro per come è strutturata, e come tutte le norme, il problema non sta tanto nella regola sancita, quanto nell’applicazione che se ne farà.
Il vero problema di questa riforma, a mio parere, consiste nella verifica continua e periodica cui sarà sottoposto il magistrato, che dovrà essere valutato anche durante la carriera, pure sotto il profilo psicologico; questo in altre parole significa che sarà agevolata l’operazione di pulizia e defenestrazione dei magistrati scomodi.
Ma in realtà anche questo è un falso problema.
La defenestrazione di magistrati scomodi è sempre stata attuata, con altri metodi, e con altri mezzi; basta ricordare la vicenda di De Magistris, della Forleo, di Cordova, di Falcone e Borsellino.
Oggi, chi fa un’inchiesta seria, viene trasferito, punito, e in qualche modo ridotto al silenzio.
Domani le cose saranno solamente un po’ più facili, ma in fondo il cambiamento non sarà sostanziale, ma solo formale.
I veri problemi della giustizia
I veri problemi della giustizia sono tanti, ma sono altri rispetto a quelli sbandierati da destra e sinistra. Essi sono in particolare:
– la carenza di organico e di mezzi;
– l’impreparazione dei magistrati di fronte a importanti fenomeni come grandi reati finanziari, associazione mafiosa, omicidi rituali, stragismo, ecc…;
– una legislazione inefficiente fatta apposta per favorire l’inefficienza e il comportamento illecito dei magistrati disonesti.
Di seguito elenchiamo alcuni punti:
– le norme procedurali sono completamente inefficienti; tra i tanti limiti, ricordiamo il basso limite temporale per fare indagini complesse, i pesanti limiti alle intercettazioni, la necessità in alcuni casi di servirsi per le intercettazioni di strutture esterne che non garantiscono alcuna affidabilità e serietà;
– le leggi sono inefficienti nei casi di violazioni più gravi; oggi un magistrato che occulta o fa sparire un fascicolo di mafia, che dolosamente depista o occulta indagini, non rischia praticamente nulla, perché il reato di omissioni di atti di ufficio non è proporzionato alla gravità dell’omissione; il rischio è di prendersi solo qualche mese di galera, ovviamente con la condizionale, ma si tratta di un rischio remoto, perché la verità è che nessun magistrato viene mai soggetto a procedimento penale, salvo che non si tratti di Mignini, De Magistris e la Forleo;
– nessuna legge prevede l’incompatibilità tra l’iscrizione alla massoneria o altri club come il Rotary, e la funzione di magistrato; la legittimità dell’affiliazione alla massoneria per i magistrati è stata addirittura sancita dalla Corte di Giustizia dell’UE; logico che, da questo punto di vista, la normativa sia una vera e propria presa per i fondelli;
– nessuna legge prevede incompatibilità ambientali dei magistrati con la propria zona di origine; in altre parole oggi un magistrato che è sempre vissuto in una cittadina di poche decine di migliaia di abitanti, come Viterbo, Rieti, Teramo, ecc., esercita la sua funzione nella città di origine, ed è quindi incentivato lo scambio di favori, di amicizie, raccomandazioni, ecc.; dal momento che la funzione di magistrato dovrebbe essere una sorta di missione, di servizio al pubblico effettuato con sacrificio, una legge serie dovrebbe prevedere che i magistrati esercitino le loro funzioni il più possibile lontano dai loro posti di origine, con cambi periodici e obbligatori di sede;
– nessuna legge impedisce le frequentazioni tra avvocati e magistrati; così il risultato è che nei piccoli come nei grandi centri, avvocati e magistrati anche di processi importanti sono iscritti allo stesso circolo canottieri, al Rotary, o ad altre associazioni in cui possono fare amicizia e, ovviamente, parlare dei processi in corso;
– non esistono corsi di preparazione seri all’esercizio della funzione di magistrato requirente; oggi il PM diventa tale, iniziando a indagare su reati vari, ivi compresi reati di mafia, omicidi, truffe finanziarie, anche se fino al giorno prima ha sempre vissuto a casa da mamma e papà e non ha mai firmato un assegno in vita sua e non ha idea neanche di come si apre un conto in banca personale.
Non parliamo poi della preparazione relativa ad omicidi rituali, satanici o esoterici in genere.
Una scuola di magistratura seria dovrebbe prevedere la storia dei casi giudiziari italiani e stranieri più importanti, dal Mostro di Firenze, all’inchiesta Olimpya sulla ‘ndrangheta, o al maxi processo di Palermo, studi sulle organizzazioni segrete, sulle sette, ecc… Ma è assolutamente ovvio che la scuola prevista dal ministro Alfano si concentrerà, come ogni scuola attuale, sull’ultimo orientamento in materia di multe per autovelox, e sulla compatibilità della circostanza aggravante X con l’attenuante Y.
Tutto cambierà affinché nulla cambi.
Ps. Alcuni aneddoti in materia di giustizia.
A proposito della riforma della giustizia, voglio citare una conversazione che ho avuto con un massone di alto grado, tempo fa.
Mi disse che molti massoni che lavoravano per la giustizia e per riportare la massoneria ai valori tradzionali, nelle varie obbiedienze, avevano cercato di fare pulizia all’interno; alla fine la pulizia non era stata possibile, e la guerra l’avevano persa loro, perché la componente nera era troppo forte.
– E come avete cercato di fare pulizia? – gli ho chiesto.
– Uccidendoli – mi ha risposto – Con alcuni ci siamo riusciti ma con altri no, perché erano troppo potenti. Ad esempio XXX fiutò la trappola e quindi non riuscimmo a ucciderlo.
Al mio stupore, manifestato per l’insolito metodo di “pulizia”, mi ha risposto:
– Scusa Paolo, ma che cosa avremmo dovuto fare? Denunciarli? Le leggi le abbiamo create noi, per poter fottere il popolo. Il massone vero, una denuncia se la ride.
La mia mente allora è andata a quando portai dei documenti del padre di Solange, che riguardavano la massoneria, ad un magistrato torinese, e quello archiviò mandandomi la famosa lettera su carta intestata della procura, scritta in verde, di cui ho parlato nell’articolo “La massoneria è un’Harley Davidson che non mi posso permettere”. Un mio amico mi ha segnalato un articolo in cui il procuratore in questione dichiara cosa ne pensa di questa riforma. “La sedicente riforma della giustizia non migliora niente di niente sul versante dell’efficienza”, ha dichiarato.
Mi è venuto un po’ da ridere. “Ma non ti fa arrabbiare?”, mi ha chiesto lui.
No, non mi fa arrabbiare, perché la colpa non è sua, ma di tutti coloro che sanno e tacciono e di coloro che l’hanno messo lì.
E ripensando agli incidenti di moto che abbiamo avuto io e Solange dopo la denuncia, capitati in un giorno che numericamente fa 8, e che esotericamente indica, appunto, GIUSTIZIA, ho sorriso, pensando che in fondo anche la loro giustizia non è poi così efficiente e qualche lacuna ce l’ha, visto che siamo ancora vivi.
Paolo Franceschetti
Fonte: http://paolofranceschetti.blogspot.com
Link: http://paolofranceschetti.blogspot.com/2011/03/la-presa-in-giro-della-riforma-della.html
12.03.0211
Il testo della riforma della giustizia si trova qui