Il proprietario del ristorante Paolo Polli organizza una protesta a Milano, sabato 9 maggio 2020. Centinaia di proprietari di bar e ristoranti milanesi hanno messo una sedia vuota davanti all’Arco della Pace davanti al loro posto di lavoro, in una protesta che chiedeva misure fiscali e di altro tipo per aiutarli a sopravvivere all’isolamento. I ristoranti e i bar possono aprire solo per i clienti seduti a partire dal 1° giugno. (Foto AP/Luca Bruno)
Di LORNE COOK, Associated Press
BRUXELLES (AP) – Il futuro della libera circolazione in 26 paesi europei (senza controllo dell’identità) è a rischio se i governi non allenteranno presto le restrizioni di emergenza alle frontiere, che hanno introdotto per fermare la diffusione del coronavirus; questo è l’avvertimento lanciato martedì dai legislatori e dai funzionari dell’Unione Europea.
Con l’espansione delle epidemie di virus in Italia nel mese di febbraio, i paesi vicini hanno imposto misure di frontiera per impedire la diffusione della malattia, senza consultare nessuno. Altri hanno poi seguito l’esempio fino a che quasi la metà dei membri della zona conosciuta come area Schengen non ha ripristinato controlli di qualche genere.
La libera circolazione è il gioiello della corona europea che aiuta le imprese a prosperare, permettendo alle merci e alle persone di attraversare le frontiere senza alcuna difficoltà. Gli accordi di Schengen sono stati messo sotto pressione quando i Paesi hanno introdotto misure dopo l’arrivo di oltre 1 milione di migranti nel 2015, e in risposta a una serie di attacchi terroristici. Alcuni Paesi hanno mantenuto questi controlli.
I funzionari europei temono che il coronavirus possa rappresentare un chiodo nella bara.
“Il rischio che stiamo affrontando seriamente oggi è la morte di Schengen”, ha detto martedì Tanja Fajon, uno dei principali legislatori dell’UE in materia di disposizioni relative alle frontiere. “È in una situazione molto difficile e problematica. E’ stato colpito anni fa dalla crisi dei rifugiati e il virus ha inferto un ulteriore colpo”.
“Dobbiamo ripristinare la libertà di circolazione il più presto possibile una volta che la pandemia sarà finita”, ha detto il legislatore sloveno, aggiungendo che i paesi devono capire rapidamente se l’approccio “molto caotico, egocentrico ed egoistico alle frontiere” all’inizio dello scoppio dell’epidemia in Europa sia valso la pena.
Il braccio esecutivo dell’UE, la Commissione Europea, presenterà mercoledì le sue linee guida per i 26 paesi per l’abolizione delle restrizioni alle frontiere. È probabile che raccomanderà l’apertura in aree con analoghi bassi livelli di infezione e sulla base della reattività dei sistemi di assistenza sanitaria.
“La sfida che ci attende è quella di ripristinare l’integrità dell’area Schengen”, ha detto Monique Pariat, direttore generale della Commissione per la migrazione e gli affari interni. “Il processo sarà complicato. Gli Stati membri hanno introdotto misure differenti in modo molto scoordinato e per sbloccare queste differenti decisioni nazionali ci vorrà un po’ di tempo”.
La principale difficoltà è rappresentata da alcuni membri di Schengen che sembrano disposti ad eliminare i controlli solo per le persone provenienti da paesi che considerano sicuri dal virus o che potrebbero costituire una parte importante del loro mercato del turismo. L’UE insiste sul fatto che quando si apre una frontiera tra due paesi, ogni residente dovrebbe essere autorizzato ad attraversarla, indipendentemente dalla sua nazionalità.
Il Cancelliere Sebastian Kurz, per esempio, ha detto la scorsa settimana che intende riaprire le frontiere dell’Austria verso “paesi sicuri” come la Germania e la Repubblica Ceca, cercando di incoraggiare i turisti a trascorrere l’estate nel suo paese alpino.
Il ministro del turismo austriaco Elisabeth Koestinger ha detto martedì che “le frontiere chiuse non possono continuare ad essere una soluzione”. Abbiamo sempre cercato di riflettere su come e a quali condizioni si potrebbero riaprire le frontiere”, ha riportato l’agenzia di stampa APA.
Nelle ultime settimane il ministro ha insistito per la riapertura delle frontiere in paesi che hanno avuto “successo nella lotta contro il coronavirus, come l’Austria. Ciò significa che noi, sotto costante osservazione dei dati relativi alle infezioni, dovremo tornare ad aprire le frontiere gradualmente”.
Migliaia di turisti tedeschi visitano l’Austria ogni estate, e il turismo rappresentava il 15,3% del PIL austriaco nel 2018.
Il commissario UE per gli affari interni Ylva Johansson, tuttavia, ha avvertito che non possono esserci discriminazioni.
“Gli Stati membri non possono aprire le frontiere per i cittadini di un paese dell’UE, ma non per gli altri. Questo è fondamentale”, ha detto giovedì scorso ai legislatori dell’UE.
Indipendentemente da ciò che accade all’interno dell’area Schengen, ai cittadini extraeuropei non sarà permesso l’ingresso almeno fino al 15 giugno.
Hanno contribuito a questo articolo Geir Moulson a Berlino e Philipp Jenne a Vienna.
Traduzione pro-bono di Cinthia Nardelli