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La Redazione

 

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LA POLITICA ITALIANA, OVVERO IL NULLA
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A cura di Davide
Il 22 Dicembre 2004
41 Views

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Qualche giorno fa dicevo a degli amici che ritengo il centrosinistra
in “decomposizione”. In che senso? Nel senso che alcuni segni
(estrema difficoltà nella comunicazione interna, mancanza di
strategia, scarso rapporto con l’elettorato, spaccatura interna alle
stesse correnti dei partiti che lo compongono, ecc.) indicavano una
sua ancora aumentata instabilità interna e debolezza. Rilevavo come
il discorso politico dei “neo-ulivisti” fosse solo un impasto
di “antiberlusconismo mistico” e di europeismo acritico. Pensavo che
potessero comunque vincere le prossime tornate elettorali a causa
del malessere della società italiana, in declino economico e
alquanto sfiduciata (Si veda il rapporto Censis 2004, ad esempio, o
si ricordino le esternazioni di Montezemolo). Il malessere diffuso è
suscettibile di aiutare le opposizioni, qualunque esse siano. Ma
penso di dovermi ricredere. Non è affatto scontato, e forse nemmeno
probabile, che il centrodestra esca sconfitto nel 2005 (regionali) e
2006 (legislative). Il processo di decomposizione del centrosinistra
infatti sembra accelerare.Ieri è fallita miseramente una fase di “negoziati” interna
allo “scheramento” (??), che precedeva la preparazione delle
elezioni regionali, ma che era un test importante rispetto
all’orizzonte 2006. Prodi, che non può più contare su Rutelli
(indicato da Pannella, qualche settimana fa, come l’uomo in ascesa
nel centrosinistra, e bisogna ammettere che aveva ragione), non
controlla nemmeno il suo “feudo” (Margherita). Se Berlusconi ha
dovuto affrontare le fronde di pezzi di AN e di UDC, se anche ha
perso per strada Tremonti, Prodi, dal canto suo, è molto più debole
del Cavaliere. Personalmente, ipotizzavo che un’eventuale vittoria
neo-ulivista nel 2006 potesse risolversi in un disastro per gli
stessi vincitori, a causa delle loro divisioni interne, aprendo la
strada a un progetto centrista guidato da Rutelli, Follini e pezzi
di AN. Se da un lato Rutelli è chiaramente, in questa fase, più
vicino a Follini che a Prodi sul piano generale, e forse anche dei
rapporti personali, lo stato pietoso del paese, probabilmente in
fase di peggioramento, potrebbe invece aprire alla ascesa di
personalità populiste più estremiste e violente. Insomma, se
Berlusconi declina e il centrosinistra si sfalda, restano secondo me
due ipotesi: o davvero un “grande centro”, putrescente, che prolunga
l’agonia col benestare dei “poteri forti” e dell’Europa; oppure una
deriva populistica/radicale dell’asse Tremonti-Lega, con Berlusconi
più dipendente dagli altri due soggetti (ma comunque indispensabile
per la loro tenuta). Tale seconda possibilità, a mio avviso, non è
ancora “matura”. Se però pensiamo al declino industriale e del
potere d’acquisto, alle pesanti incognite sollevate dal rapporto con
la Cina (verso la quale la UE non protegge minimamente la classe
imprenditoriale del Nord-est), alla sfiducia generale, non è escluso
che, qualora lo tentino, personalità come Calderoli riescano ad
acquistare un ruolo maggiore nella politica del paese. Anche perché
dal canto loro i “centristi” sembrano voler assistere settori
imprenditoriali incapaci e decotti, senza una vera strategia
alternativa per la ricerca e i settori di punta. La loro
affermazione sarebbe secondo me di tipo “pre-argentino”. La
soluzione “legaiola” sarebbe una triste ma anche pericolosa e più
dinamica fase di “trambusto”.

A fine 2004, l’Italia appare davvero in una impasse. Senza contare
che della politica estera non si parla più; siamo al fianco degli
americani impantanati in Iraq e sempre più aggressivi verso l’Iran,
destabilizzando tutta l’area mediterranea e del Golfo. In tutto
questo, nessun argine sembra più esserci alla perdita di sovranità
politica ed economica, e allo sbaraccamento industriale. Maastricht
ci strangola, e la nostra classe politica, insieme agli
imprenditori, non sanno proporre nessun “piano” per uscire dalla
palude.

In quanto alla “sinistra”, sembra sempre poter cavalcare le ondate
di protesta popolare del tipo anti-guerra (2003) o anti-massacro-
sociale (con scioperi generali), ma ha il respiro corto, e si
dimostra sempre e comunque disposta, costi quel che costi, ad
accordi con i centristi che la rendono irrilevante (al contrario di
quel che pensa). Inoltre, e soprattutto, la sua cultura politica di
fondo sembra del tutto inadeguata sia a rilanciare un rapporto
fecondo con il mondo del lavoro, sia a proporre politiche innovative.

C’è un vuoto politico enorme, ma per ora nessuno sembra poterlo
occupare. Il che è da meditare…

Fonte: http://it.groups.yahoo.com/group/lettera_informazione/

22.12.04

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