LA POLITICA DELL’ANTI-SEMITISMO

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Si può commentare liberamente sul Guardian? Solo se sei un sionista che conduce una campagna di calunnie: lo strano caso di Gilad Atzmon

La sezione dei blog del Guardian Il Commento è Libero ha consentito la pubblicazione di un articolo che era una specie di farsa inquisitoria contro Gilad Atzmon. Alla sua risposta non è stata concessa la pubblicazione, ma una versione ritoccata che doveva apparire per un giorno nella sezione dei commenti. Ecco la versione integrale. Ora il Commento è libero.

DI GILAD ATZMON
Peace Palestine

In un articolo pubblicato su Il Commento è Libero del Guardian, David Hirsh, un accademico ultra-sionista, mi ha accusato di essere “anti-semita”ed un “razzista anti-ebraico”. Tuttavia, per quanto il pezzo si pretenda ben informato, Hirsh omette di fornire un solo argomento che sostenga queste accuse. Quando sembra che stia per farlo, quando sembra prossimo a portare supporto alle sue accuse, è solo perché estrapola le mie parole dal contesto, distorce grossolanamente il loro significato, fuorvia deliberatamente i suoi lettori. Questo è quanto potresti aspettarti da un politico, ma non da un accademico.

Nel suo commento, Hirsh riporta ampie citazioni da un mio vecchio testo nel quale esploro la politica dell’anti-semitismo. In questo documento io sostengo che l’anti-semitismo è una nozione arcaica che esiste solo per dare forza al sionismo.Ecco le mie esatte parole:

“Nella devastante realtà creata dallo stato ebraico, l’anti-semitismo è stato sostituito dalla reazione politica. Non sto suggerendo che interessi ebraici non siano mutilati e sfregiati. Non sto dicendo che non ci sono sinagoghe che vengono bruciate, che tombe ebraiche non siano brutalmente frantumate. Sto dicendo che questi atti, del tutto illegittimi, dovrebbero essere visti come risposte politiche piuttosto che come azioni che hanno motivazioni razziali o come atti criminali ‘irrazionali'”.

La questione è piuttosto semplice. Il sionismo è alimentato dalla vivida immagine dei sentimenti anti-semiti. In effetti in un mondo senza anti-semitismo, non ci sarebbe bisogno per un focolaio nazionale ebraico, ad esempio Israele. In altre parole, ci troviamo di fronte ad un circolo vizioso per il quale Israele è il primo beneficiario della crescita dell’anti-semitismo. Pertanto, non è molto sorprendente che Hirsh, essendo un ideologo sionista, vorrebbe vedere l’anti-semitismo in ogni manifestazione di anti-sionismo. La domanda è se avrà successo in questa sua premessa.

Hirsh afferma che io alimento “il classico teorema anti-semita della cospirazione ebraica” e fornisce una citazione per provare il suo punto:

“L’ebraismo americano rende irrilevante ogni discussione se i “Protocolli dei savi di Sion” siano un documento autentico o no. Gli Ebrei Americani (i sionisti, di fatto) controllano il mondo”.

In effetti, la citazione chiarisce assolutamente che io mi sto riferendo ai ‘sionisti’, piuttosto che agli ‘Ebrei americani’. In altre parole, essa non contiene alcun sentimento anti-semita o anti-ebraico.

Nel mio testo originale ho presentato un elenco di politici americani ebrei che in qualche modo sono arrivati in posizioni di leadership nella (prima) amministrazione Bush. Io allora affermo chiaramente “Dal momento che l’America attualmente gode dello status di unica super-potenza del mondo, e dal momento che tutti gli ebrei di sotto elencati si dichiarano appassionati sionisti, dobbiamo cominciare a prendere sul serio l’accusa che i sionisti stanno cercando di assumere il controllo del mondo”. Ancora, è chiaro dal contesto che ciò si riferisce solo ai sionisti e non agli ebrei americani o agli ebrei in generale. Solo allora io procedo, sostenendo che “L’ebraismo americano rende irrilevante ogni discussione se i “Protocolli dei savi di Sion” siano un documento autentico o no. Gli Ebrei Americani (i sionisti, di fatto) controllano il mondo”.

Dovrei precisare che le parole tra parentesi “i sionisti, di fatto” non apparivano nel mio testo ai tempi della pubblicazione. Esse vennero in seguito aggiunte appena io compresi che alcuni sembravano aver frainteso il testo, come se esso fosse di contenuto anti-semita. La specificazione parentetica fu subito aggiunta allo scopo di rimuovere ogni dubbio a proposito del mio reale intendimento.

Mi piacerebbe credere che essendo un ideologo sionista ed un accademico, Hirsh deve essere al corrente del lavoro di eminenti accademici americani come John Mearsheimer e Stephen Walt, che hanno svelato la vasta influenza della lobby filo-israeliana in America. In effetti, le opinioni da me espresse nell’articolo citato da Hirsh non sono differenti da quelle di Mearsheimer e Walt. Questa prospettiva sta ora diventando parte integrante del ragionamento politico ed accademico anglo-americano. Io presumo che Hirsh non è troppo allegro al riguardo, non io non sono in grado di aiutarlo su questo.

Hirsh sostiene anche che io ho ripetuto l’infame calunnia e l’accusa deicida che “Gli ebrei furono responsabili per la morte di Gesù.”

Stranamente nel mio testo originale, in qualche modo riuscivo ad anticipare le preoccupazioni di Hirsh. Ecco le mie parole: “I sionisti non sono affatti felici per il riciclaggio di alcuni vecchi ‘slogan e concetti anti-semiti’. Sono specialmente infastiditi quando vengono biasimati per la morte di Gesù. Io suggerirei che forse dovremmo affrontare il problema una volta per tutte: gli ebrei furono responsabili per la morte di Gesù il quale, a proposito, era egli stesso un ebreo palestinese.”

Non vi è alcun dubbio che il ruolo degli ebrei nella morte di Cristo è divenuta una grande narrazione occidentale storica e religiosa. Tuttavia, io continuo a sostenere che questo è un fatto storicamente irrilevante. Piuttosto, io faccio una domanda cruciale che Hirsh è riuscito ad evitare:

“Perché gente che vive al giorno d’oggi si sente come se dovesse giustificarsi per un crimine commesso dai loro grandi antenati 2.000 anni fa?”

Ecco la mia risposta:

“Io presumo che quegli ebrei che si arrabbiano quando vengono indicati come i responsabili della morte di Gesù sono coloro che si identificano con gli uccisori di Gesù. Quelli che commetterebbero quest’atto omicida oggi. Quegli ebrei sono chiamati sionisti e stanno avanzando nel loro sesto decennio di crimini inumani contro il popolo palestinese ed il mondo arabo.”

Ancora una volta io chiarisco che è il sionista e non l’ebreo colui su cui si appunta la mia critica. In effetti, intanto che Hirsh e quelli come lui riescono a sostenere che l’infame calunnia del deicidio è viva e vegeta, il popolo ebraico potrebbe essere condannato per sempre a vedere favorevolmente l’idea di un focolaio nazionale ebraico.

Ancora, è chiaro al di là di ogni dubbio che la mia preoccupazione è solo riguardo al crimine sionista piuttosto che gli ebrei. E io non ho dubbi che Hirsh se ne rende conto molto bene. E’ possibile che Hirsh, accusando ancora un Palestinese che parla ebraico (cioè me stesso), senta se stesso avvicinato agli assassini di Gesù. Ma questo non posso saperlo per certo.

Hirsh ne ha abbastanza. Si lamenta che io sia “critico verso quelli che paragonano il moderno Israele con la Germania nazista, sostenendo che Israele è ben peggio.”

Per una volta ha ragione. Io sono contro il paragone delle due malvagità. Ma questo non ha niente a che fare con l’antisemitismo o l’anti-ebraismo, e non è neanche una forma di negazione dell’Olocausto.

L’estate scorsa, al culmine dell’aggressione israeliana contro il Libano, io suggerivo che Hugo Chávez, il presidente venezuelano, doveva evitare di comparare le due malvagità. Ecco cosa scrissi:

“Osservando la carneficina e la devastazione in Libano non rimane spazio al dubbio. L’attuale brutalità israeliana è pura malvagità per il gusto della malvagità. Un castigo che non conosce pietà”.

Scrissi queste righe prima che risultasse chiaro che l’esercito israeliano aveva, nelle ultime 48 ore della guerra, disseminato migliaia di cluster bomb in tutto il sud del Libano.

Tuttavia, il mio argomento è semplice: “A differenza del nazismo che appartiene al passato, la malignità del sionismo è un crimine che si sviluppa e peggiora sotto i nostri occhi”.

Ad ogni modo, se Hirsh è interessato nella comparazione di due malvagità, io ammetto che sarò l’ultimo a cercare di impedirglielo.

Posso concludere dicendo che cinque anni fa io aggiunsi alla mia homepage un invito aperto ai miei lettori a farsi avanti e ad affrontarmi se avessero trovato una idea qualsiasi o un pensiero che “possa contenere una traccia di razzismo” nei miei scritti. In quella eventualità, io promisi o “di chiarire la posizione o di correggere il mio testo”. Sono passati cinque anni e nessuno si è fatto sentire. Io dico e mantengo che non c’è una traccia di razzismo o anti-semitismo in ciò che scrivo. Hirsh e i suoi amici preferiscono estrapolare le mie parole. E questa è la ragione per cui la loro campagna di calunnie non sta in piedi. Hirsh riconosce che i miei “scritti appaiono regolarmente su Counterpunch, Middle East Online, Dissident Voice e molti altri ancora”. I miei scritti in effetti appaiono in giro per il mondo in riviste della sinistra radicale che si battono contro ogni tipo di razzismo. Sono abbastanza sicuro che diversamente dal Guardian, Counterpunch e Dissident Voice non toccherebbero Hirsh neanche con una pertica. A differenza del Guardian, loro sanno che il sionismo è razzismo, e che gli ideologi sionisti sono per definizione razzisti fino all’osso.

Sfortunatamente, Hirsh ha bisogno dell’anti-semitismo. La ragione è semplice: mentre il sionismo, essendo un’ideologia oppressiva ed espansionista, è impossibile da difendere, l’anti-semitismo è un crimine razziale e pertanto facile da attaccare. Eppure, non c’è anti-semitismo nel movimento di solidarietà palestinese. L’anti-semitismo esiste solo nelle menti dei sionisti.

Gilad Atzmon
Fonte: http://peacepalestine.blogspot.com
Link: http://peacepalestine.blogspot.com/2006/12/is-comment-free-at-guardian-only-if.html
07.12.2006

Tradotto dall ‘inglese all’italiano da Gianluca Bifolchi e revisionato da Mary Rizzo, membri di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft per ogni uso non-commerciale: è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e di menzionarne l’autore e la fonte.

L’articolo di Hirsh:

http://commentisfree.guardian.co.uk/david_hirsh/2006/11/a_new_menacing_current_is_appe.html

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