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La Redazione

 

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LA NUOVA VIA DELLA SETA IN EUROPA

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A cura di Davide
Il 12 Luglio 2010
82 Views

DI HARIETT ALEXANDER
telegraph.co.uk

Un tentativo coraggioso per il Pireo, il principale porto della Grecia; l’autorità portuale Cosco ha dato a Pechino un punto di appoggio alle soglie del Continente.

Golfis Yannis è in piedi sulla piattaforma del porto ateniese del Pireo, incurante delle nubi di polvere provocate dai giganteschi camion e dagli assordanti carrelli elevatori che scaricano gli enormi container delle navi.
“Qui c’è la nuova China Town d’Europa” dice, indicando il molo vicino a lui. “L’unica cosa certa è che abbiamo venduto la nostra anima ai Cinesi”.

Il Molo Due, dove il Sig. Yannis, 48 anni, ha lavorato negli ultimi 22 anni, potrebbe sembrare esattamente identico al Molo Uno- sicuramente più grande, ma ugualmente fiancheggiato da navi immense e da un ammasso di containers che sembrano enormi mattoncini della Lego.

Ma mentre il Molo Uno è greco, il Molo Due è ora cinese.
Cosco, la più grande compagnia statale cinese di navi, il mese scorso ha avuto il controllo del Molo Due, con un accordo di 2.8 miliardi di sterline per la gestione del molo per i prossimi 35 anni, investendo 470 milioni di sterline per incrementare le attrezzature del porto, costruire un nuovo Molo Tre e quasi triplicare il volume dei cargo che può gestire.
Il porto dei container, proprio accanto al porto per traghetti del Pireo, che è il principale punto di accesso turistico alle isole greche, può attualmente caricare e scaricare 1.8 milioni di container l’anno – ovvero 5.000 che vanno e vengono ogni giorno.

Mentre molti investitori fuggono dalla nazione europea in crisi, che il mese scorso ha evitato la bancarotta accettando 110 miliardi di euro (90 miliardi di sterline) di aiuto dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, la Cina sembra intravedere la possibilità di fare grandi passi in avanti in Europa, acquistando risorse a prezzi vantaggiosi e accedendo ai suoi mercati.

L’intento della Cina di creare un sistema di porti, centri logistici e ferrovie per la distribuzione dei propri prodotti in tutta Europa – in sostanza, una moderna Via della Seta – accelera la velocità degli scambi commerciali tra Est e Ovest e la creazione di un prezioso punto d’appoggio nel continente. La loro aspirazione sarebbe rendere il porto dei container uno strumento di rivalità con Rotterdam – il porto più grande d’Europa.

“I Cinesi vogliono un ingresso in Europa” dice Theodoros Pangalos, vice primo ministro. “Non sono come questi Wall St****s, capaci solo di investimenti finanziari su carta. I Cinesi hanno a che fare con cose reali, con la merce. E aiuteranno la vera economia in Grecia.”
Non è la prima volta che la Cina ha intravisto un’opportunità dove gli altri vedevano solo avversità. Con la loro economia in esplosione e la valuta forte, i Cinesi hanno fatto una serie di investimenti controversi nell’industria mineraria e nelle infrastrutture in Africa, che i critici dicono permettano loro di estrarre preziose materie prime, apportando modesti benefici all’economia locale.

I lavoratori del porto, come gli altri in Grecia, son a disagio con le implicazioni a lungo termine derivate dal permettere alla Cina di ricavare dei vantaggi dalla debolezza economica del Paese e di prendere una partecipazione simile in un settore cruciale della sua economia.
Dal suo ufficio con vista sul porto e sulla miriade di grattacieli che affollano le colline del Pireo, George Nouhoutides, presidente del Sindacato dei Lavoratori Portuali, ha dichiarato al Sunday Telegraph che la decisione di firmare il contratto è stata “catastrofica”.
“Quando si definisce un accordo tra un Paese ricco e uno che ha molti debiti, chi è che detta le condizioni?” chiede. “La Cina vuole un’etichetta ‘Fabbricato in Europa’ esente dalle tasse, a condizioni propizie e senza alcun riguardo per gli interessi della Grecia”.
Il sig. Nouhoutides – che è nato a due isolati dal porto e vi ha lavorato per 34 anni- ha aggiunto: “Stanno facendo un gioco furbo. Hanno 1.5 miliardi di schiavi e soldi da scialacquare, quindi è naturale che vogliano accedere ai nostri mercati. E’ catastrofico per tutti i lavoratori- non solo per i Greci.”

Ma Katinka Barysch, vice direttore del Centre for European Reform, dice che è improbabile che l’investimento cinese in Grecia diventi di natura “predatrice”.

“Il pericolo che Cosco si comporti come alcune compagnie minerarie e petrolifere cinesi in Africa è abbastanza remoto” afferma.

“La Grecia è membro dell’UE, quindi è supportata da condizioni legali più solide. Ci sono chiare restrizioni riguardo quello che gli investitori stranieri possono e non possono fare nei nostri mercati.

“Il rischio piuttosto è che queste grandi compagnie investano troppo velocemente in proprietà ambite da molti investitori e poi le amministrino male o non le gestiscano per trarne poi un profitto.

“Ma la mancanza di liquidità è un problema oggi in Europa. Dunque la mia previsione è che l’investimento cinese non incontrerà un’eccessiva opposizione politica. Da dove altro potrebbero arrivare i soldi?”

Quel che è certo è che molti vedono l’investimento cinese nel Pireo come solo l’inizio di un progetto molto più ampio per accedere ai mercati europei.
Mentre Paesi come Spagna, Portogallo e Irlanda combattono con i loro oneri finanziari, la Cina adocchia potenziali (e vantaggiose) opportunità d’investimento.

Questo mese un gruppo di produttori cinesi spera di ricevere l’approvazione per lo sviluppo di un progetto da 40 milioni di sterline ad Athlone, in Irlanda centrale, e iniziare la costruzione di un centro di attività commerciale fatto di scuole, appartamenti, ferrovie e fabbriche per la creazione di prodotti cinesi. Il piano cinese di trasferire 2,000 operai cinesi per costruire il sito, ed eventualmente impiegare 8,000 lavoratori irlandesi in ciò che è stato soprannominato “Beijing-on-Shannon” (Pechino su Shannon).

E l’investimento cinese è qualcosa che il governo greco, a corto di liquidi, ha accolto a braccia aperte.

Il mese scorso il vicepresidente cinese Zhang Dejiang ha condotto una delegazione di 30 uomini d’affari tra i più importanti del Paese ad Atene, per firmare centinaia di milioni di euro di investimenti nel settore marittimo, logistico e d’infrastrutture in Grecia.

I funzionari greci hanno dichiarato che i 14 accordi equivalevano al più grande investimento singolo che la Cina avesse mai fatto in Europa.

“Sono convinto che la Grecia possa superare le attuali difficoltà economiche”, ha asserito il sig. Dejiang. “Il governo cinese spronerà le imprese cinesi ad approdare in Grecia in cerca di opportunità d’investimento.”

Eppure la Cina che guarda avidamente alle proprietà greche non è stata accolta con un’approvazione univoca. I lavoratori portuali sono entrati ripetutamente in sciopero per protestare contro l’accordo da quando fu discusso per la prima volta nel 2006 – e in seguito si infuriarono quando fu firmato con grandi cerimoniali e una visita personale del Presidente Hu Jinato nel Novembre 2008.

Affermano che il porto stava realizzando dei profitti e non necessitava quindi di essere rilevato, e dichiarano che i Cinesi pagano i loro lavoratori solo 50 euro al giorno, somma che, considerata la disoccupazione dilagante in Grecia, la manovalanza portuale greca è stata costretta ad accettare.

Cosco si è rifiutata di discutere i pagamenti e altri aspetti del progetto con il Sunday Telegraph.

“Vogliono affamare le gente che lavorerà per una scodella di riso al giorno” ha detto Charalambos Giakoumelos, 53 anni di età, che ha lavorato al porto per 22 anni.

“Questo doveva essere la punta di diamante della ripresa economica greca – eppure il governo l’ha dato via per il prezzo di un tozzo di pane.” “Cosco è arrivata, e il caritatevole governo greco ha svenduto ogni cosa” ha aggiunto Nick Vithoulkas, 55 anni.

“Non riguarda solo il porto, sono andati oltre. Mio figlio ha 26 anni e gli ho detto che dovrebbe andarsene da questo Paese. Qui non c’è futuro.”

Da quando Cosco ha assunto il controllo del Molo Due, l’Autorità Portuale del Pireo (di proprietà dello Stato Greco) è stata circoscritta al Molo Uno – che è più piccolo e meno profondo, quindi inadatto ad accogliere le navi più grandi.

“E’ come se avessero creato un supermercato proprio accanto al nostro negozio di alimentari” ha affermato il sig. Nouhoutides. “Come potremmo mai competere?”

Ciononostante molti in Grecia credono che l’arrivo della Cina nelle sembianze di Cosco è proprio quello che serviva alla loro economia zoppicante.

“E’ un incentivo al nostro sviluppo” ha affermato Nikolaos Arvanitis, presidente dell’International Maritime-Union – l’organizzazione che rappresenta le maggiori compagnie navali mondiali – inclusa Cosco. “ La Grecia ha bisogno di investimenti. I Cinesi sono venuti animati da buone intenzioni e noi siamo aperti a chiunque voglia investire qui.

“I nostri vecchi modi di lavorare erano davvero desueti. Adesso possiamo veramente andare avanti e migliorare l’economia greca. Non c’è nulla di cui aver paura – i Cinesi sono qui per sviluppare le nostre infrastrutture, e noi ne beneficeremo. E’ un progetto vantaggioso per ambo le parti.”

Il porto potrebbe essere solo l’inizio delle ambizioni cinesi in Grecia. Per la fine dell’anno si prevede che la Cina faccia un’offerta congiunta con una compagnia greca per la creazione di centri logistici del valore di 200 milioni di euro (165 milioni di sterline) ad Attica, vicino al porto, per distribuire beni provenienti dalla Cina nei Balcani e nel resto del continente.

I Cinesi sono anche in trattative per l’acquisto di una quota della contesa ferrovia statale.
Con la posizione strategica del Pireo, nei pressi del Bosforo, il porto offre anche una strada per la regione del Mar Nero, l’Asia centrale e la Russia.

Nonostante i Cinesi siano innegabilmente coinvolti negli affari di Atene, la loro presenza fisica sul territorio è decisamente limitata. Nel povero quartiere di immigrati di Omonia, dove ipermercati cinesi di cattivo gusto vendono bigiotteria di plastica a basso costo, prodotti per la casa e vestiti di nylon, i pochi cinesi per le strade dichiarano di non aver mai sentito parlare della Cosco, e si affrettano a sparire. I noodle bar cinesi devono ancora sostituire le taverne greche lungo le strade.

Il personale degli uffici della compagnia navale Cosco, in un complesso di uffici poco attraente che si affaccia sulle navi da crociera dal terminal dei passeggeri, ha affermato che dei 45 membri dello staff, solo il direttore e il direttore finanziario sono cinesi. Negli uffici del terminal del porto, di 250 membri del personale solo 10 tra staff amministrativo e manageriale sono cinesi.

Ma i cinesi stanno di certo lasciando il segno in Europa, ansiosi di tirare fuori le unghie. E con le loro tasche senza fondo e ambizioni apparentemente prive di limitazioni, sembrano prossimi alla riuscita.

Wei Jiafu, amministratore delegato della Cosco, ha affermato in una recente intervista televisiva con la greca Skai Television: “Sono arrivato qui per aiutare a rimettere il porto del Pireo nella sua posizione originale. Spero che nell’arco di un anno diventi il primo porto di container del Mediterraneo.

“Abbiamo un proverbio in Cina, ‘Costruisci il nido dell’aquila, e l’aquila arriverà’. Abbiamo costruito questo nido nel vostro Paese per attrarre aquile Cinesi.

“E’ questo il nostro contributo alla vostra economia.”

Hariett Alexander
Fonte: www.telegraph.co.uk
Link: http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/greece/7869999/Chinas-new-Silk-Road-into-Europe.html
4.07.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIUPI

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