DI EUGENIO BENETAZZO
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Il Titanic Italia si trova con il motore imballato sin dall’inizio della primavera per le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, tutta l’attenzione mediatica è stata rivolta sin da luglio di questa estate all’attesa per la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset, da agosto ad oggi invece, post sentenza di condanna, tutto è focalizzato sulla interdizione dai pubblici uffici e sulla revisione della Legge Severino (per chi non lo sapesse ancora rappresenta il recente dispositivo di legge che disciplina l’incandidabilità e la decadenza dei politici eletti con sentenza anche non passata in giudicato). Adesso si sta aspettando il ricorso alla Corte di Giustizia Europea: insomma come dicono ironicamente negli Stati Uniti i giornalisti americani, l’Italia è pacificamente The Berlusconi Country. Ora non voglio essere tacciato per un pro-berlusconi o per un contro-berlusconi, sta di fatto comunque che dopo di lui vi sarà il nulla sul panorama politico italiano in qualità di esponente e leader del pensiero liberale. I vari Cicchitto, Alfano, Santanchè, Brunetta & Company semplicemente scompariranno: nessuno sarà in grado di sostituirlo né in carisma e né in folclore politico.
Vi è di più: nessuno è disposto anche a prendere il suo posto avendo visto quanto ha subito sul piano giudiziario, giusto o torto che sia, infatti nessuno in Italia è disposto a spendere 400 milioni di euro in difese legali e immolarsi a vittima del sistema giudiziario. Proprio qui nascono alcune preoccupazioni di molti lettori che mi hanno scritto di recente: ma il dopo Berlusconi non rischia di gettare il paese nelle mani della sinistra, non essendoci a quel punto alternativa politica ? L’Italia non rischia come negli anni settanta la deriva rossa ? Come mai non si sono ancora verificate operazioni di false flag atte a dirigere il consenso popolare su questo o quel partito politico più rassicurante ? Vedete, in passato vi sono stati numerosi episodi nella vita del nostro paese in cui il cosidetto pericolo rosso faceva paura soprattutto all’establishment americano. A riguardo pensate al Caso Moro ed al possibile coinvolgimento dei servizi di intelligence statunitense per gestire e manipolare l’opinione pubblica. L’Italia rischiava di avere al governo il Partito Comunista in piena Guerra Fredda e con il mondo ancora suddiviso in due blocchi: capitalismo contro comunismo.
L’Italia è ancora il 53esimo stato per Washington ma la deriva rossa ormai ha fatto la storia. Tanto per cominciare il comunismo non esiste più, al di là dei due stati vetrina, Korea e Cuba: il Partito Comunista si è ormai sgretolato in termini di nomenklatura, permane solo una variante geneticamente modificata in Cina. L’Italia di oggi non ha più il peso economico rilevante che aveva sullo scacchiere mondiale, pensiamo solo che tra dieci anni saremo oltre la quindicesima posizione mondiale in termini di produttività industriale e ricchezza finanziaria. Siamo un paese che non interessa ormai più di tanto a nessuno se non per il suo potenziale turistico e logistico, destinato ogni giorno sempre più a diventare una colonia di altre superpotenze. Le attuali rappresentanze politiche che spendono ancora l’ideologia di sinistra (mi riferisco al PD) di quest’ultima hanno ancora in comune veramente poco. Di certo non è una forza politica che preoccupa Washington come invece preoccupava l’allora Partito Comunista Italiano. Fermatevi a leggere ad esempio il programma elettorale di Matteo Renzi, destinato plausibilmente per vox populi a diventare il futuro leader del paese: noterete numerosi punti di similitudine con il programma liberale di Giannino.
Un governo di centro sinistra di questa fattezza non solo non inquieta il sonno a Washington,
ma anzi glielo concilia. Non dimentichiamo che le grandi privatizzazioni o meglio i grandi saccheggi di stato si sono sempre perpetrati durante i governi di sinistra o centro sinistra, pensiamo a D’Alema e Prodi, pertanto un Partito Democratico guidato dal giovane rottamatore Renzi
rappresenta una manna dal cielo proprio in virtù della sua stessa proposta politica. Infine non dimentichiamo per lo Zio Sam la variabile Berlusconi, un esponente politico ingovernabile che aveva stretto
alleanze strategiche in termini di approvvigionamento energetico per il nostro paese con la Libia e la Russia, due storici nemici degli USA. Il prossimo governo politico, con grande presunzione di centro sinistra, una volta tolto dai piedi l’ingombrante e onnipresente Berlusconi, consentirà agli USA di ridefinire i nuovi equilibri ed esigenze energetiche del paese nel pieno rispetto di quelli che saranno gli obiettivi
del nuovo ordine mondiale che Washington sta delineando con l’intento di contenere e blindare anche dal punto di vista logistico tanto la Cina quanto la Russia.
Eugenio Benetazzo
Fonte: www.eugeniobenetazzo.com
Link: http://www.eugeniobenetazzo.com/il-dopo-berlusconi.htm
13.09.2013