LA NAUSEA STRISCIANTE PER L'ECCEZIONALIT AMERICANA

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DI JAMES HOWARD KUNSTLER
Clusterfuck Nation

La storia, questa schiva dominatrix, ama prendere in giro gli uomini e la loro credulità. In un momento in cui ciò che definiamo ‘democrazia’ sembra diffondersi attraverso gli incerti confini del mondo come una sorta di epidemia virtuosa, assistiamo a un’inversione di tendenza proprio in quei paesi che l’hanno praticata da più tempo.

È certamente il caso dell’Europa e in particolar modo della Grecia, dove la folla di piazza Syntagma accusa il traballante parlamento nazionale di aver accettato le condizioni di un salvataggio in extremis che renderanno il paese una sorta di ‘figliastro’ della Germania.Nemmeno all’elettorato tedesco questa situazione piace troppo, dal momento che ora toccherà a loro pagare i conti della Grecia. L’Irlanda, il Portogallo e il Belgio aspettano con trepidazione nel ‘Centro di accoglienza europeo per bambini ribelli’ il loro turno per essere adottati. Anche la Spagna e l’Italia potrebbero aver bisogno di essere presi sotto la tutela di Eurolandia, ma assomigliano di più ad adulti con problemi di etilismo, di quelli capaci di distruggere un’intera casa se li si invita ad entrare.

In ogni caso, i greci che sono recentemente scesi nella piazza principale di Atene per manifestare sono stufi dei politici e delle decisioni parlamentari, e il rischio che diano presto vita a una sollevazione e si liberino dei propri rappresentanti scaraventandoli in un cassonetto dietro al Partenone è tutt’altro che da sottovalutare. In situazioni del genere, i tipi in uniforme esercitano un certo fascino sulla gente. Si sentono a proprio agio nel dare ordini nei momenti più sfavorevoli e ne sono addirittura entusiasti. I tedeschi lo sanno bene. Nel ventesimo secolo, il loro ‘salvatore’ è stato un tizio in tenuta pseudo-militare che ha basato la sua campagna sulla denuncia del ‘parlamentarismo’ e, nel momento in cui il suo partito è arrivato a occupare un discreto numero di poltrone, ha pensato bene di radere al suolo l’intero maledetto apparato.

Gli irlandesi guardano con ammirazione all’Islanda, là, nell’Atlantico del nord, ora libera dai debiti per aver semplicemente alzato il dito medio in direzione delle banche londinesi.

L’Irlanda ha una voglia matta di fare altrettanto, e un’azione del genere presenterebbe un’intrigante simmetria storica. Potrebbero addirittura liberarsi del loro parlamento per arrivarci. Restare sobri è un altro paio di maniche. In Portogallo sono troppo occupati a pranzare – una questione decisamente seria, come vi assicurerà qualunque portoghese – e in balia di quel drastico fatalismo da penisola iberica (questa bistecca è morta per te!). Ah, i tempi di Salazar, quando era stato decretato che il pranzo durasse diciotto ore al giorno! Il Belgio, naturalmente, sarà sempre senza speranze: lo zerbino d’Europa. D’altronde, cosa si può dire di un popolo che inonda le patatine fritte con la maionese – a parte il constatare l’incredibile fallimento nello scoprire il miracolo del ketchup, nonostante il paese sia stato invaso dai soldati americani oltre sessant’anni fa – e parla una lingua nella quale non è stata scritta alcuna canzone rock’n’roll?

L’Europa è tenuta insieme con lo spago, il nastro adesivo e lo sputo. È stato un mezzo secolo divertente, passato a sfamare innocui turisti di Houston con l’aria ridicola, la fibbia della cintura con scritto “big boss” e la moglie appassionata di decoupage. Poi sono arrivati i visitatori cinesi, più simili a cacciatori di occasioni all’apertura di un’asta immobiliare, che soppesano attentamente la merce, e la realtà delle cose è diventata fin troppo chiara anche per i camerieri dei caffè. Il Grand Palace di Eurolandia sta chiudendo bottega. Chiunque pensi che la Germania sia sulla strada per diventare una sorta di centro di recupero e accoglienza per paesi sbandati, rimarrà deluso. La contrazione che attanaglia l’OCSE [Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ndt] come una specie di morbo di Gehrig [sclerosi laterale amiotrofica, malattia neurodegenerativa ad andamento progressivo, ndt] economico, ci accompagnerà verosimilmente per moltissimo tempo.  

Di certo, ci sono caratteristiche della vita europea che mettono molti dei paesi in condizione di fronteggiare questa duratura emergenza in modo molto migliore rispetto al ‘disastro ferroviario’ dell’altra parte dell’Atlantico. Per esempio, sanno come tirare avanti anche con molto meno petrolio (ciononostante, la crisi energetica in arrivo sarà spietata anche con loro). Dispongono già di eccellenti reti di trasporti pubblici (sì, dipende dalla situazione energetica). La loro agricoltura è organizzata in modo molto più intelligente. Così come le loro città, con qualche eccezione. Però hanno una lunga storia di litigi e risse tra loro, e l’ultimo mezzo secolo di pace e prosperità sembra già sbiadirsi, come un miraggio temporaneo. Dal punto di vista finanziario, ha cominciato a bruciare dall’esterno, mentre il mostro un tempo conosciuto come ‘economia globalizzata’ annaspa sulle coste rocciose di Fukushima. L’euro e la debole unione politica nata con esso sono ormai bruciati. E in questo quadro si può inserire anche l’Inghilterra, l’outsider, dal momento che, nei fatti, la situazione britannica non è migliore di quella spagnola, o italiana (forse addirittura un po’ peggio..povera Old Blighty [definizione britannica mutuata dall’hindi, identifica l’Inghilterra, ndt] ridotta a brandelli!)

A proposito, spero che non crediate che qui negli USA siano tutti così entusiasti dei propri rappresentanti politici. In questo periodo, nonostante le spacconate di Sarah Palin sulla ‘libertà’ e sul ‘nostro patrimonio’, i rappresentanti eletti godono della stessa stima tributata agli herpes e alle malattie. Il Congresso e il senato sono impantanati nelle sciocchezze e il presidente è troppo impegnato a giocare a golf per turbare lo status quo (che è poi lo status quo di un edificio in fiamme). Non dovremo aspettare molto per renderci conto di quanto poco ‘eccezionale’ sia l’America in realtà.

È una maledetta vergogna, nel vero senso della parola, dato che è proprio di questo che il pubblico americano si vergogna tanto, ed è per questo che gli appelli al ritorno ad un senso dell’orgoglio, basato sulle peggiori sparate iper-nazionaliste, hanno tanto successo. Questo permette alla gente di sentirsi alla grande proprio mentre affonda nella melma. Va tutto bene: noi siamo speciali. Un sabato pomeriggio mi sono fermato in un negozietto ai piedi delle Adirondack Mountains [nello Stato di New York, ndt]: non ho mai visto un branco di teste di legno, sfigurate e male in arnese, più spaventoso. Possibile che ogni abitante della parte settentrionale dello Stato di New York sia appena uscito di prigione? La mania dei tatuaggi è particolarmente eloquente. Una cosa è farsi dei tatuaggi con l’idea che si sta esprimendo qualcosa in modo artistico. Un’altra è tappezzarci ogni parte del proprio corpo come se si stessero appiccicando adesivi a casaccio su un’auto del 1989 dallo sfasciacarrozze. Questi buzzurri erano tatuati sul collo, ai lati della testa, sulle nocche, sulle caviglie, le ragazze sulle tette. L’idea, a quanto pare, è quella di sembrare i più spaventosi possibile. Vi garantisco che funziona. Lady Gaga potrebbe scrivere il nuovo inno nazionale americano: America, il film dell’orrore.

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James Howard Kunstler

Fonte: http://kunstler.com/blog/2011/06/the-creeping-nausea-of-american-exceptionalism.html

6.06.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GU

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