DI PEPE ESCOBAR
russia-insider.com
Il nuovo piano è che la Siria del nord sia controllata da “ribelli moderati” (sotto il controllo di Al Qaeda) schierati contro Assad con l’ISIS sconfitto ma tollerato e consolidato nell’Iraq occidentale.
FSB, SVR e GRU in Russia [sigle di diversi reparti dell’intelligence russa, NdT], mentre schematizzavano le varie interconnessioni, non hanno potuto non notare che Washington sta permettendo alla Guerra Fredda 2.0 di arrivare a livelli sempre più intensi.
Immaginate l’intel russa che fa una scansione della scacchiera geopolitica.
Un aereo passeggeri russo viene fatto esplodere da un affiliato a Daesh. Un caccia russo è vittima di un’imboscata e abbattuto dalla Turchia: qui si trova una ricostruzione plausibile di quanto potrebbe essere accaduto.
Gli sgherri della destra ucraina sabotano le forniture elettriche in Crimea. Una base militare siriana vicino a Deir Ezzor – un importante avamposto contro Daesh nella Siria orientale – viene colpito dalla Coalizione dei Loschi Opportunisti (CDO), guidata dagli USA. Il FMI “assolve” il debito ucraino verso la Russia, unendosi alla Guerra Fredda 2.0.
Questo è solo un breve elenco.
È una progressione logica. Il blocco NATO-GCC in Siria è divorato dall’angoscia. L’entrata della Russia sulla scena siriana – una guerra per procura, non una guerra civile come si sostiene – ha mandato in malora tutte le strategie atte a portare al cambio di regime.
Se la CDO guidata dagli Stati Uniti fosse davvero stata intenzionata a eliminare Daesh, avrebbe collaborato strettamente con l’Esercito Arabo Siriano (SAA), non l’avrebbe bombardato ed ostacolato.
Avrebbe provato a distruggere le vie di passaggio Turchia-Siria – ad esempio il corridoio di Jarablus, che di fatto è un’autostrada della Jihad.
Il gioco della NATO in Siria fluttua nell’ambiguità. Alcuni scambi di opinioni con diplomatici dissidenti UE a Bruxelles, non necessariamente vassalli della NATO, svelano una contro-narrazione di come il Pentagono abbia delineato la strategia russa, come abbiano ritenuto le forze russe relativamente isolate e come abbiano deciso di permettere al Sultano Erdogan di lasciar impazzire Ankara – un mezzo perfetto per negare ogni tipo di coinvolgimento.
Il tutto ci riporta all’abbattimento dell’Su-24. Arrischiandosi a fare un passo avanti, l’esperto russo Alexei Leonkov afferma che non solo la NATO ha seguito l’intera operazione con un AWACS, ma che un altro AWACS dall’Arabia Saudita si occupava di guidare gli F-16 turchi.
Gli F-16 non sono in grado di lanciare missili aria-aria senza la guida di un AWACS. Sia le informazioni russe sia quelle siriane – le quali possono essere verificate indipendentemente – piazzano gli AWACS statunitense e saudita in quell’area nello stesso momento. Per completare il tutto, il dettagliato accordo tra Turchia e Stati Uniti riguardo gli F-16 stabilisce che per schierarli contro una terza nazione è obbligatorio un benestare.
Tutto ciò punta ad una possibilità concreta: un’operazione diretta da parte di NATO-GCC contro la Russia, che potrà essere chiarita maggiormente grazie alla scatola nera dell’Su-24.
Se ciò non bastasse a far alzare molte sopracciglia, potrebbe inoltre essere solo una prima mossa su una scacchiera in espansione. L’obiettivo finale: tenere la Russia lontana dal confine siro-turco.
Ciò non succederà per svariate ragioni – non ultima il dispiegamento degli ultraletali S-400 russi. Le forze aeree turche sono così spaventate che qualsiasi cosa – persino gufi ed avvoltoi – viene allontanata dal confine.
Nel frattempo, il fattore HUMINT sta venendo potenziato: più stivali occidentali sul campo, inclusi quelli tedeschi, definiti come semplici “consiglieri” – i quali, se schierati sul campo, si scontrerebbero inevitabilmente con l’SAA.
Per plasmare l’opinione pubblica, la fazione dei bombardamenti umanitari di cui fanno parte i neoliberalcon tedeschi sta già diffondendo la storiella che Assad è il vero nemico, non Daesh. Finalmente i Tedeschi hanno mostrato che non collaboreranno con la Russia e l’SAA, ma faranno capo a Centcom in Florida e al quartier generale della CDO in Kuwait.
Il piano della NATO per il nord della Siria nelle prossime settimane e mesi di base mostra i jet statunitensi, britannici e turchi, con quelli francesi ancora in gioco (stanno collaborando con la Russia o è solo una finta?). Ciò viene venduto all’opinione pubblica mondiale come uno sforzo di “coalizione” – in cui la Russia viene menzionata a malapena.
Il vero piano, sotto la copertura dei bombardamenti alla tana del “Califfato” a Raqqa, aprirebbe la strada ad una effettiva “zona di sicurezza” escogitata da Erdogan attraverso il corridoio di Jarablus, la quale in realtà sarebbe una no-fly zone in grado di dare asilo a svariati “ribelli moderati”, ovvero jihadisti salafiti della peggior specie, stile Jabhat al-Nusra. In parallelo aspettiamoci un fiume di dichiarazioni turche incentrate sul “proteggere” la minoranza turkmena nella Siria settentrionale, la quinta colonna turca, pesantemente infiltrata da islamo-fascisti dello stile del Lupo Grigio. Tutto ha avuto inizio con Ankara che accusava la Russia di “pulizia etnica”. Erdogan si sperticherà in richieste una nuova R2P (una liberazione da parte della NATO, la quale detiene una “Responsibility to Protect”, come in Libia).
Ecco il punto su cui concordano perfettamente la NATO ed Ankara: dopotutto, una “zona di sicurezza” protetta dalla NATO, d’accordo con i “ribelli moderati” è il mezzo perfetto per fare a pezzi velocemente lo stato Siriano.
È illegale ma non ci importa
L’intervento della NATO in Siria è ovviamente illegale.
La risoluzione 2249 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU non sottosta al Capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite. Ancora una volta linguaggio creativo – artifici retorici in stile francese – confonde la non giustificazione di violenza militare dando l’impressione che il Consiglio di Sicurezza la approvi.
Esattamente come David D’Arabia Cameron l’ha interpretata. La mistificazione è compresa nel processo, con Londra che garantisce di lavorare a fianco della Russia.
La Risoluzione 2249 è un nuovo caso di diritto internazionale messo alla berlina. Questi – sporadici – attacchi aerei britannici e francesi, coperti con il pretesto di colpire Daesh, non sono mai stati approvati da Damasco e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non è mai stato consultato. La Russia, d’altro canto, è stata autorizzata a pieno dal governo siriano.
Per di più la coalizione CDO non è composta da una sessantina di nazioni come l’amministrazione Obama continua a sostenere. In realtà si tratta di una cricca di sette: Germania, Francia, Regno Unito, USA, Turchia, Qatar e Arabia Saudita. In breve una collaborazione NATO-GCC.
Chi veramente sta combattendo il finto “Califfato” sul campo sono SAA, Hezbollah, gli Sciiti iracheni con il sostegno iraniano e al di fuori dell’alleanza 4+1 (Russia, Siria, Iran, Iraq, Hezbollah), una coalizione delle Unità di Protezione del Popolo (YPG) curde e di piccole milizie cristiane ed arabe, sotto un unico cappello politico, il Consiglio Democratico Siriano, che Ankara aborre.
Le provocazioni turche non cesseranno – aggiungendo modi “creativi” di negare il passaggio alle navi russe attraverso il Bosforo e i Dardanelli, evitando di violare la Convenzione di Montreux.
Per cui il “nuovo” piano della NATO, gira e rigira, continua a mirare al medesimo obiettivo: “liberare”, in stile Libia, la Siria del nord e farla occupare o da “ribelli moderati” o nel peggiore dei casi dai Curdi siriani, che dovrebbero teoricamente essere facilmente manipolabili.
Daesh in questo caso sarebbe “contenuto” (slang dell’amministrazione Obama) non nella Siria orientale, ma in realtà espulso nel deserto occidentale iracheno, dove consoliderebbero una zona sunnita. Erdogan vuole disperatamente un Sunnistan,ma la sua versione è più ampia ed include anche Mosul.
Tutto ciò accade mentre un gruppo di “ribelli moderati” siriani si incontra – tra tutti i luoghi possibili – nel centro di Riyadh per scegliere una delegazione di 42 persone tra wahabiti/salafiti jihadisti, per “selezionare i negoziatori” delle future trattative per la pace in Siria.
Ancora una volta si sono accordati su “Assad deve andarsene”, già dalla fase di transizione. Le “forze straniere” devono abbandonare la Siria. Ovviamente non si fa riferimento all’ondata di mercenari pagati ed armati da Riyadh, Doha ed Ankara.
Ogni mente pensante si chiederebbe come fa la Casa di Saud a passarla liscia: scegliendo chi è “moderato” in una nazione, della ci destabilizzazione è tra i maggiori responsabili. Semplice: perché Riyadh controlla molti lobbysti negli USA e paga profumatamente guru delle PR, ad esempio Edelman, la più grande azienda privata di PR del pianeta.
Non è un caso che il Consiglio Democratico Siriano non sia stato invitato a Riyadh.
Il dado è tratto. Qualsiasi cosa Ankara stia escogitando – con il beneplacito della NATO – per impedire al 4+1 di guadagnare terreno in Siria, il destino (letale) è segnato. Potrebbe concretizzarsi in missili lanciati dalla flotta del Caspio o da sottomarini. Ciò che il Presidente Putin stesso ha detto al collegio del Ministero della Difesa verrà preso alla lettera:
“Vi ordino di agire con estrema durezza. Ogni obiettivo che metta in pericolo le forze russe o le nostre infrastrutture dovrà essere immediatamente distrutto”.
Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].
Fonte: http://russia-insider.com/
Link: http://russia-insider.com/en/natos-got-brand-new-syrian-bag/ri11846
15.12.2015
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