DI GLEEN GREENWALD
“Vogliono ammassare davanti alle telecamere quanti più corpi possibili. Usano telegenicamente i Palestinesi morti per i propri scopi. Più sono e meglio è.”
“Gli Ebrei gradualmente hanno capito che possono contare solo su loro stessi, e recentemente hanno elaborato un nuovo stratagemma. Conoscevano bene la nostra anima da “buon samaritano”, sempre pronta a versare lacrime per le ingiustizie. Così uno ha l’impressione che la popolazione ebrea di Berlino sia solo fatta di bambini e di fragili donnine anziane la cui impotenza dovrebbe farci commuovere. Gli Ebrei mandano avanti i più deboli. Possono confondere alcune anime semplici per un po’, ma non noi. Noi sappiamo benissimo come stanno le cose.”
Piuttosto che infarcire il discorso con numerose e doverosissime precisazioni su cosa è e non è stato detto (tenendo conto che ogni evento è accompagnato del costante lavoro dei mistificatori di verità ), sottolineerò semplicemente tre brevi punti:
1) nella comparazione tra A e B non bisogna postulare che A e B sono uguali (per esempio dire che le Bermuda e la Bosnia hanno in comune la lettera iniziale non significa dire che sono la stessa cosa; allo stesso modo sottolineare che gli USA nel 2003 e la Germania nel 1938 hanno commesso atti di guerra in violazione diretta di quello che sarebbero poi divenuti i “Principi di Norimberga” non significa metterle sullo stesso piano);
2) in generale, l’universalità della retorica di guerra è un fattore importantissimo per valutare il merito delle affermazioni usate per giustificare il militarismo (come quella per cui una guerra diviene un semplice “intervento umanitario” e che è stata invocata più e più volte per giustificare le aggressioni più plateali). Allo stesso modo la nozione per cui nessuno possa citare certi eventi storici per trarne esempi da utilizzare per le guerre attuali è tanto pericolosa quanto anti-intellettuale;
3) da lungo tempo la legge Anglo-Americana riconosce un comportamento sconsiderato come un atto colposo (l’intento fraudolento viene mostrato anche se una descrizione è fatta con spericolata indifferenza riguardo la sua verità o meno). Per questo il comportamento incauto, anche se non accompagnato dalla volontà di uccidere – per esempio sparare a casaccio in mezzo alla folla – è da sempre visto come sufficiente per descrivere un intento criminale.
Si potrebbero dire molte cose riguardo un’operazione militare che finora ha un tasso del 75% di vittime civili, molti di loro bambini, con una una popolazione intrappolata in un’ aerea ristretta e senza vie di fuga.
Qui la giustificazione è che non c’è intento di uccidere la popolazione, quanto quello di proteggerla!!!! Anche il più convinto sostenitore di Israele, Thomas Friedman, ha riconosciuto che gli attacchi di Israele sul Libano e contro Gaza hanno “l’obbiettivo di infliggere danni sostanziali alle infrastrutture e a mietere vittime collaterali” perché “l’unico valido deterrente di lungo termine è quello di recare dolore alla popolazione civile (che per esteso è la definizione classica di terrorismo). L’affermazione più generosa che si possa fare è dire che l’azione di Israele è guidata senza tenere conto delle vittime civili,, da una forma di “azione colposa” come definita da secoli dalla dottrina e dalla giurisprudenza occidentali.
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Il giornalismo è frequentemente criticato (molte volte con ragione), ma c’é un numero di giornalisti americani a Gaza che insieme ad altri stanno raccontando al mondo quello che sta succedendo.
Questo lavoro è estremamente difficile e pericoloso: quelli che lo stanno facendo meritano tutto il nostro rispetto. Il loro sforzo, assieme ai social media e alle nuove tecnologie che permettono ai cittadini di Gaza stessi di documentare gli avvenimenti, questa volta ha cambiato il modo in cui l’aggressione militare contro Gaza viene vista e percepita dall’opinione pubblica.
Fonte: https://firstlook.org
Link: https://firstlook.org/theintercept/2014/07/21/netanyahus-telegenically-dead-comment-original/
21.07.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Misha di Teatro nel Bicchiere