LA GUERRA DELLE PAROLE

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Il popolo statunitense è diventato la vittima incosciente dei suoi stessi guerrieri dell’informazione.

DI MICHAEL CARMICHAEL
Mondialisation.ca

Con la precisione militare di un ingranaggio d’orologio, gli statunitensi sono diventati le vittime incoscienti dei loro stessi guerrieri dell’informazione. Gli effetti accecanti di questa arma da guerra lasciano i cittadini disorientati dal deliberato mascheramento dei fatti. Mentre le spinte propagandistiche USA sono presumibilmente concepite per fuorviare i nemici, troppo spesso esse tornano indietro, per affondare le loro radici mortali nel profondo della psiche statunitense.

Con Donald Rumsfeld, le campagne di comunicazione strategica, basate sulle teorie delle "vecchie notizie" (notizie fuori moda che hanno fatto il loro tempo), hanno portato alla distruzione dell’autorità morale degli Stati Uniti. A causa delle crescenti inquietudini espresse da alti personaggi militari, qualche tentativo è stato fatto per moderare gli abusi di propaganda, ma è già troppo tardi – dei danni sono stati fatti alla posizione degli USA nel mondo. Peggio, la distruzione della credibilità statunitense è il risultato diretto delle politiche di Bush-Cheney della Casa Bianca e della loro amministrazione neo-conservatrice.

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Durante la prima fase dell’invasione dell’Iraq, il Pentagono di Rumsfeld ha lanciato un campagna di disinformazione sotto forma di reazione a catena di false storie. Queste storie hanno tratto in inganno i grandi dell’informazione, CNN, New York Times, Associated Press e UPI – e tante altre agenzie – che hanno camminato con la propaganda. Ecco qualche esempio:

– Dei militari iracheni hanno progettato di indossare delle uniformi USA e britanniche per commettere delle atrocità su altri iracheni al fine di stigmatizzare la coalizione;
– Degli iracheni hanno giustiziato dei prigionieri di guerra e
– La resa in massa della 51ma Divisione dell’armata irachena

Tutte queste storie non erano comprovate quando sono state pubblicate, e sono presto scomparse a causa della mancanza di prove, ma i danni erano stati fatti. Gli iracheni erano demonizzati come autori di crimini di guerra, tanto che le notizie sulla resa di massa della 51ma Divisione manipolava gli statunitensi riguardo ai progressi della guerra.

Oggi, i militari USA contano sulla campagna di guerra dell’informazione a tal punto che è perfettamente corretto etichettare il processo di propaganda: "la militarizzazione dell’informazione", un’espressione presentata da Daniel Schulman in un suo recente articolo, Giochi di spirito, pubblicato nella Columbia Journalism Review.

In altri termini, le guerre dei neo-conservatori utilizzano l’arsenale completo delle campagne politiche USA nelle quali gli argomenti sono basati sugli obiettivi politici dello Stato – piuttosto che sulla verità. Nella guerra dell’era Bush, le correnti dell’opinione pubblica sono percepite come più importanti dell’andamento del conflitto sul campo di battaglia.

Nelle aule militari, gli ufficiali sono indottrinati con le teorie e le pratiche della gestione della percezione ed i funzionamenti psicologici che le coinvolgono per schierare lo spettro completo della guerra delle informazioni contro i nemici sui campi di battaglia, come contro gli avversari politici dell’amministrazione Bush-Cheney. Facendo la guerra psicologica, il personale militare statunitense si impegna nella diffusione premeditata di propaganda chiaramente ingannevole e di imbrogli deliberatamente canalizzati attraverso la stampa ed i media dominanti.


Formazione alla propaganda a Fort Bragg nella Carolina del Nord

Donald Rumsfeld ha autorizzato la creazione del "Office of Strategic Influence" (Ufficio per l’influenza strategica) accreditato alla missione di generare e di diffondere azioni d’informazione per indebolire i nostri nemici. Quando lo stratagemma della propaganda di Rumsfeld è stato scoperto, lo scandalo lo ha travolto e ha distrutto la credibilità del Pentagono. Rumsfeld ha sciolto l’ufficio, ma ha annunciato che le funzioni saranno solamente delegate, in modo occulto, ad un gruppo di agenzie militari – alcune con dei nomi apertamente orwelliani come Ufficio della Contro-Disinformazione, un’unità insolita localizzata nel Dipartimento di Stato per difendere il governo contro le accuse di malversazione, di violazione e di frode.

Il governo statunitense appalta sistematicamente la sua guerra dell’informazione, sempre più aggressiva, a società di mercenari dediti alla manipolazione della percezione degli avvenimenti politici per il proprio vantaggio.

Scientific Applications International Corporation (SAIC) si vanta di fornire al governo federale dei programmi creati per produrre la "dominazione dell’informazione". Il SAIC fornisce gli attori delle operazioni di propaganda del governo federale. Questi "esperti" in campi assai diversi come gli studi Islamici, il Medio Oriente e la guerra psicologica, hanno un costo molto elevato per i contribuenti statunitensi. Il SAIC è recensito in Fortune 500 [1] come un’azienda di ricerca e tecnologia di successo. Il prodotto è la realizzazione di propaganda e la conduzione della guerra psicologica. In un’epoca come la nostra, nella quale la credibilità del governo federale non è mai stata così bassa e si affossa ad una velocità spaventosa, il SAIC non ha nessun motivo per esaltare la sua fierezza visto che ha tratto vantaggio da azioni che hanno minato la posizione degli Stati Uniti nel mondo. Non è nemmeno confortante notare che Robert Gates, il successore di Rumsfeld al Pentagono, era membro del consiglio del SAIC.

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Diretto da John Rendon, il Rendon Group è stato sottoposto ad un esame approfondito da James Bamford, pubblicato su Rolling Stone. Bamford ha vinto la National Magazine Award (premio nazionale delle riviste) nel 2006 per la sua analisi incisiva sul ruolo di Rendon nella realizzazione del sostegno alle politiche di guerra dei neo-conservatori Bush-Cheney della Casa Bianca. Un’auto-descrizione dell’esperto in "gestione della percezione" Rendon, è un po’ più che una versione statunitense neo-conservatrice di Josef Goebbels [2]. Attraverso altri incarichi di propaganda segreta, John Rendon ha assicurato il contratto per demonizzare Saddam Hussein.

Per arrivare al suo scopo, Rendon ha:
– Costituito il Congresso Nazionale Iracheno (INC)
– Insediato Ahmad Chalabi alla testa dell’INC
– Ingaggiato un gruppo di militanti anti-Saddam e
– servito di guru delle pubbliche relazioni e di consiglieri dei media – vedi direttore della propaganda – per l’INC.

Secondo Bamford, la Redon Group ha ammassato 100 milioni di dollari di benefici con i suoi redditizi contratti per distruggere la credibilità di Saddam Hussein tramite un massiccio bombardamento propagandistico, per la guerra psicologica e la gestione della percezione.


John Rendon

John Rendon e il SAIC creano delle strategie per la guerra dell’informazione su grande scala e si fanno pagare un prezzo elevato che è pagato dai contribuenti statunitensi [3] e che sono totalmente incoscienti del fatto che sovvenzionano la guerra psicologica che gli piomba addosso e che li manipola.

Oggigiorno, i componenti chiave della stampa dominante sono diventati coscienti della profondità delle falsità deliberatamente prodotte dai guerrieri dell’informazione degli Stati Uniti con le loro ciniche manipolazioni delle principale agenzie di stampa. Gli statunitensi sono anche coscienti della situazione. Questo fenomeno è la ragione di una crescente diffidenza verso i media dominanti che ha portato il pubblico a spostarsi verso Internet alla ricerca di un ventaglio migliore e di qualità dei fatti non adulterati, d’informazione e di analisi.

Mentre il governo Bush e il Pentagono vedono la stampa e i media dominanti come la sola arma della guerra delle parole che utilizzano per raggiungere i loro obiettivi politici e militari, il pubblico sceglie in autonomia di rivolgersi sempre più al World Wide Web.

Purtroppo, i manipolatori della percezione sanno che la credibilità dei media dominanti è in declino, ed essi piazzano le legioni dei cyber-guerrieri per distorcere il fiume di informazioni al fine di imporre i loro ordini del giorno da politica neoconservatrice.

La guerra delle parole è letteralmente un guerra eterna – una guerra perpetua che può solamente portare ad una crescita esponenziale della propaganda senza fine.

Note del traduttore
1 – Fortune 500: lista delle 500 maggiori aziende redatta ogni anno dal magazine "Fortune"
2 – Josef Goebbels era il ministro per la propaganda nazista.
3 – Direttamente dal contribuente statunitense ma anche indirettamente da tutti i consumatori di prodotti petroliferi in tutti i paesi nei quali il governo paga il petrolio in dollari.

Michael Carmichael
Fonte: www.mondialisation.ca
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20 aprile 2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di CLAUDIA

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