LA GUERRA DEL SULTANO ERDOGAN… ALLA RUSSIA

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DI PEPE ESCOBAR

Andiamo al punto. Il fatto che la Turchia abbia abbattuto un Su-24 russo con un F16 Made in USA senza il benestare o almeno un “supporto” precedentemente concordato da parte di Washington ci invita ad una sospensione dell’incredulità.

La Turchia è un semplice stato vassallo, il braccio orientale della NATO, che è il braccio europeo del Pentagono. Il Pentagono ha già diramato una smentita – il che, considerando il loro stellare record di fallimenti strategici non può essere preso per buono. Plausibilmente, questa avrebbe potuto essere una mossa di forza dai generali neocon che governano il Pentagono, ed alleati con l’amministrazione Obama, infestata dai neocon a sua volta.

La situazione più plausibile tuttavia è che il vassallo turco, guidato dal Sultano Erdogan, si sia preso il rischio di una missione suicida a causa della propria attuale disperazione.

Ecco il ragionamento contorto di Erdogan in breve. La tragedia di Parigi è stata un tremendo contrattempo. La Francia ha iniziato a parlare di una cooperazione militare stretta, ma non all’interno della NATO, con la Russia. L’obiettivo non dichiarato di Washington era di portare la NATO in Siria. Erdgan ha pensato che facendo attaccare da parte di Turchia/NATO – malamente, in territorio siriano – la Russia e provocandone una feroce reazione, avrebbe potuto attirare la NATO in Siria, con il pretesto (Articolo 5) di difendere la Turchia.

Per quanto possa essere pericolosa come la Baia dei Porci, la terza guerra mondiale non c’entra nulla – a differenza di quanto sostengono gli strilloni dell’Apocalisse. Tutto gira attorno ad uno stato che supporta/finanzia/arma la nebulosa salafita-jihadista che si permette di abbattere i jet russi che riducono in genere i loro profitti.

Legati alla mafia (di Erdogan)

Il Presidente Putin l’ha capito bene: è stata “una pugnalata nella schiena”. Perché tutte le prove puntano ad un’imboscata: l’F-16 poteva essere in attesa del Su-24. Con telecamere della TV turca disponibili a dare rilievo mediatico.

Due Su-24 stavano per attaccare un gruppo di “ribelli moderati”. Ankara dice fossero Turkmeni – che sono finanziati ed armati dalla Turchia. Ma ci sono molto pochi Turkmeni nel nord della Siria.

In realtà gli Su-24 stavano addosso a Ceceni ed Uzbechi – più alcuni Uiguri – beccati con finti passaporti turchi (su questo indaga anche l’intel cinese), i quali collaboravano in tandem con un gruppo si islamo-fascisti turchi. Molti di questi guerriglieri continuano a cambiare bandiera tra il Libero Esercito Siriano (FSA), armato dalla CIA, e Jabhat al-Nusra. Stiamo parlando di quelli che hanno sparato ai piloti russi mentre si stavano paracadutando dopo che l’Su-24 era stato colpito.

L’Su-24 non portava alcuna minaccia alla Turchia. La lettera dell’ambasciatore dell’ONU Halit Cevik al Consiglio di Sicurezza è una barzelletta: due jet russi “avvertiti 10 volte in 5 minuti” di cambiare direzione, che volavano “più di un miglio all’interno del territorio turco” per 17 interminabili secondi. Tutto è stato ampliamente smontato. Per non parlare dei velivoli turchi – e della NATO – che “violano” i cieli siriani ogni tre per due.

Erdogan sa bene quanto erano furiosi i neocon negli USA con il Presidente francese Francois Hollande dopo il suo “è guerra”, seguito da un tentativo di collaborare con la Russia contro ISIS/ISIL/Daesh.

Per cui il vero obiettivo non era un Su-24, ma la possibilità che, dopo gli attacchi di Parigi, si creasse una vera coalizione – USA, Regno Unito e Francia da un lato, i 4+1 (Russia, Siria, Iran, Iraq ed Hezbollah) dall’altro – che finalmente avrebbe potuto convergere in una lotta unita contro Daesh.

Cosa sarebbe successo ad Ankara, che da anni investe pesantemente nell’universo salafita-jihadista, da Jabhat al-Nusra ad Ahrar al-Sham e molti altri “brand”, per raggiungere il culmine aiutando, sostenendo e persino finanziando Daesh?

La Turchia, in realtà, è stata finora un comodo ed esteso Centro Logistico per i Salafiti jihadisti: offre ogni tipo di servizio, da confini bucherellati che permettono ai terroristi di andare e venire dalla Siria all’Europa, con l’aiuto della polizia corrotta, a strade che facilitano il contrabbando e le operazioni di riciclaggio di denaro.

Quindi Ankara, con un missile, ha pensato di poter cambiare la storia.

È difficile. Basta seguire l’odore dei soldi. Persino negli USA e in Europa il giochino turco sta diventando lampante. Un documento della Columbia University mostra almeno una parte delle innumerevoli collusioni tra Turchia e Daesh.

Bilal Erdogan, figlio del Sultano, è uno dei maggiori beneficiari del contrabbando di greggio iracheno e siriano. Immaginate la sua paura quando Putin ha dichiarato di fronte ai leader del G20 ad Antalya – territorio turco! – come l’intel russa abbia identificato la maggior parte delle connessioni mafiose che puntano direttamente a Daesh.

Immaginatevi il mood dei contrabbandieri alla prospettiva di perdere la loro fetta di un traffico di petrolio siriano da 50 milioni di dollari al mese. Dopotutto le forze aeree russe hanno già distrutto pozzi petroliferi, raffinerie e soprattutto più di 1.000 autocisterne – e continua: immaginatevi la prospettiva di perdere il flusso di greggio, il flusso di denaro, un’industria del contrabbando relegata nel deserto, senza un posto dove andare.

Ci occupiamo anche di estorsioni

Il comando della NATO è materiale da stand-up comedy – un Greatest Hits del Dottor Stranamore, con il generale Breedlove e il suo mantra dell’ “aggressione russa”. Ma i generali non sono idioti. La NATO non andrà in guerra con la Russia a causa di un semplice vassallo. E la Russia non darà alla NATO un pretesto per la guerra.

Nell’arena dei Poteri Forti della Politica sicuramente vediamo ricreata in versione post-moderna la storica tensione tra l’Impero Russo e quello Ottomano. Ma la cosa si svilupperà lentamente. La risposta russa sarà fredda, calcolata, vasta, repentina – e soprattutto inaspettata. Essa non implicherà carta bianca per i rifornimenti di armi all’infinto per i “ribelli moderati”.

Ciò che è certo è che la Russia aumenterà vertiginosamente i bombardamenti contro i corridoi usati Daesh per i rifornimenti dalla Turchia al nord della Siria, così come le rotte del contrabbando dal nord della Siria alla Turchia.

La Russia ha così tante opzioni per aumentare la pressione. Ad esempio i sistemi difensivi S300 ed S400 che proteggono il confine tra Turchia e Siria. Sono parte di una no-fly zone russa in Siria, approvata da Damasco, contro qualsiasi jet provi a volare nello spazio aereo senza esplicita richiesta da parte del governo. Il Sultano non si permetterà di “violare” questo spazio aereo.

La mossa disperata di Erdogan rivela che l’ultima cosa che la Turchia desidera è un processo di pace in Siria, a seguito del meeting di Vienna. “Assad deve andarsene” non è negoziabile – per una serie di ragioni geopolitiche (noe-ottomanesimo) ed economiche (il gasdotto che dovrebbe partire dal Qatar, passando per la Siria, fino alla Turchia).

Tutto rischia di peggiorare. Non solo un intrico di mafiosi aiuta, sostiene e fa un sacco di affari con Daesh e altri esponenti della Jihad SpA; Ankara stessa fa parte del business dell’estorsione. La vittima designata è – chi se non altra – l’Europa.

La cancelliera tedesca Angela Merkel è dovuta andare ad Ankara a baciare i piedi del Sultano per “salvare” la sua strategia per i rifugiati. Erdogan se n’è uscito con la classica offerta che non si può rifiutare. Vuoi che mi tenga qui i rifugiati? Dammi 3 miliardi di euro. Sblocca l’accesso dei Turchi all’Europa (indovinate chi si oppone maggiormente: la Francia) e fatemi avere la mia “zona sicura” al confine tra Siria e Turchia.

Incredibilmente l’Europa ha ceduto. La Commissione Europea ha appena dato ad Erdogan 3 miliardi di euro. Inizierà a riceverli a gennaio 2016. La notizia ufficiale è che questi fondi sono parte dello “sforzo per risolvere la crisi dei migranti”. Il Vice Presidente della CE Frans Trimmermans ha inquadrato la cosiddetta Infrastruttura Turca per i Rifugiati come “un supporto per migliorare ulteriormente la vita quotidiana e le condizioni socio-economiche dei Siriani che cercano rifugio in Turchia”.

Non aspettatevi che la CE controlli come il denaro sparirà nel labirinto della mafia – o come verrà usato per armare ancora i “ribelli modertai”.

A Erdogan non importa nulla dei rifugiati. Ciò che vuole è la sua “zona sicura”, non in Turchia, ma 35Km all’interno dei confini siriani del nord, vietata all’Esercito Arabo Siriano, alle milizie sotto controllo iraniano, ad Hezbollah e soprattutto alle forze aeree russe. Vuole la sua no-fly zone e vuole che sia la NATO a dargliela.

Erdogan è in missione per conto di Allah – o per lo meno la sua versione di Allah. Abbattere l’Su-24 è stato solo un preambolo. Preparatevi, perchè il 2016 promette di essere ancora più scoppiettante.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].

Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/

Link: http://www.informationclearinghouse.info/article43338.htm

05.11.2015

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

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