DI IRENE SABENI
ilribelle.com
La Bundesbank vuole che il prossimo governo Renzi introduca una tassa patrimoniale. Con la spread a 195 punti ci fate la birra, dicono i crucchi. Avete un debito pubblico al 134% e continua ad aumentare perché non volete o non potete tagliare la spesa pubblica per non colpire gli interessi delle varie lobby e clientele. Questo dato spiega da solo che i vostri titoli pubblici decennali sono poco più che dei pezzi di carta e che la loro solvibilità ed affidabilità è molto più che bassa.
Le società di rating vi hanno da tempo collocato al penultimo gradino della scala delle valutazioni, sotto il quale vi è soltanto quello di “titolo spazzatura”. E non vi potete consolare o compiacervi del fatto che Standard&Poor’s abbia portato da “negativo” a “stabile” il giudizio sulle progressive sorti economiche dell’Italia.
Un giudizio che in realtà viene sostenuto dalle grandi aspettative che il governo Renzi, l’amerikano Renzi, sta suscitando oltre Atlantico, soprattutto sul fronte delle privatizzazioni per le quali Goldman Sachs aspetta di essere chiamata come consulente (advisor) e le varie General Electric come acquirenti delle controllate di Finmeccanica, come Ansaldo Energia o Sts. Dovete tagliare la spesa, dovete tagliare il debito e potrete farlo soltanto con la patrimoniale. Questo il quadro.
Il presidente della Bundesbank, la banca centrale tedesca, non parla mai a caso. Jens Weidmann è stato consigliere economico di Angela Merkel. È stata la tedesca a volerlo a quella carica e così, anche se teoricamente la banca centrale dovrebbe essere separata dal governo, quando Weidmann apre bocca è la Merkel a parlare.
Non parlando apertamente dell’Italia, ma è come se lo avesse fatto, Weidmann ha lanciato un preciso monito ai Paesi dell’Eurozona con alti debiti e che costituiscono un pericolo anche per gli altri membri della moneta unica.
In una situazione di emergenza, per uno Stato nazionale che rischia il fallimento, una tassa patrimoniale può essere il male minore anche perché “gli Stati molto indebitati sono quelli che detengono un alto patrimonio privato”. Insomma, anche se il debito pubblico è salito alle stelle per colpa di una classe politica, ladra, incapace e criminale, toccherà ai cittadini mettere mano al portafoglio per tamponare i buchi.
La patrimoniale, ha concesso Weidmann, dovrà certamente essere preceduta o accompagnata da tutte quelle riforme “strutturali” necessarie per innescare una ripresa economica. Come, ovviamente, quella del mercato del lavoro, all’insegna della flessibilità e del precariato. Solo così, soltanto con la possibilità di licenziare a piacere, pensa pure Weidmann, le imprese torneranno competitive e l’economia ripartirà. E allora, prima di chiedere aiuti agli altri Stati e alla Banca centrale europea, i singoli Paesi dovranno fare pulizia in casa propria. Altrimenti non se ne uscirà mai fuori.
Così Weidmann, interpretando il pensiero della Merkel, e con uno sguardo alle prossime elezioni europee, ha criticato ancora una volta la linea imposta da Mario Draghi alla Bce, del cui direttivo il banchiere tedesco fa parte: “gli acquisti illimitati di titoli pubblici (fino a 3 anni) dei Paesi in crisi da parte della Bce non vanno bene, perché da un lato si offre una sponda alla tendenza dei Paesi dell’area Sud alla spesa facile. E dall’altro perché la Bce in tal modo diventa ostaggio dei poteri politici nazionali”.
Lo stesso ragionamento, ma Weidmann non lo ha fatto perché il suo bersaglio era Draghi, si potrebbe fare per il fondo europeo salva Stati che compra titoli pubblici fino a 10 anni per calmierare il saliscendi dello spread.
La Merkel infatti vede rosee le prospettive dell’economia tedesca (il secondo esportatore globale dopo la Cina). Mentre il governo prevede un più 1,8%, gli istituti del settore vedono un tasso di crescita del 2% nel 2014. Nessuno quindi a Berlino vuole metterlo in forse per colpa di quei casinisti degli “italienisch”.
Ma vi è un problema non da poco. Adesso la Bundesbank si trova a dover fare i conti con l’altra faccia della medaglia della forza dell’economia tedesca. Lo spread Btp-Bund a 195-200 punti implica un livello troppo basso per i tassi di interesse dei titoli tedeschi. Tassi bassi vuol dire titoli meno appetibili per i risparmiatori. Così le ultime aste pubbliche non sono andate molto bene. Di conseguenza, la Germania spera in una ripresa che, come sempre succede, provochi un riavvio, seppure tenue, dell’inflazione. A quel punto interverrebbe la Bce che alzerebbe i tassi di interesse per bloccare il rialzo dei prezzi e gli Stati dell’euro sarebbero obbligati a tagliare la spesa per non essere obbligati a pagare interessi passivi troppo alti sul debito.
Irene Sabeni
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21.02.2014
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