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La Redazione

 

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LA FONDAZIONE FORD E LA CIA

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A cura di Davide
Il 27 Novembre 2006
164 Views
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blankDI JAMES PETRAS
Ratical

Un caso documentato di collaborazione filantropica con i Servizi Segreti

Premessa

La CIA si serve di fondazioni filantropiche come del mezzo più efficace per
convogliare forti somme di denaro verso progetti dell’Agenzia senza destare
nei beneficiari alcun sospetto circa la loro provenienza. A partire dai
primi anni cinquanta fino ad oggi l’intromissione della CIA in questo
contesto è stata e rimane notevole. Nel 1976 un’indagine del Congresso USA
aveva svelato come almeno il 50% su 700 sovvenzioni versate da importanti
fondazioni per attività internazionali erano state finanziate dalla CIA (Who
Paid the Piper? The CIA and Cultural Cold War, Frances Stonor Saunders,
Granta Books, 1999, pp. 134-135). La Cia considera fondazioni come la Ford
“La migliore e più plausibile forma di copertura finanziaria” (Ibid, p.
135). La collaborazione di fondazioni rispettabili e prestigiose, secondo un
ex agente della CIA, ha permesso all’Agenzia di finanziare “una gamma
apparentemente illimitata di operazioni sotto copertura aventi come
obiettivo gruppi giovanili, sindacati dei lavoratori, università, case
editrici ed altre istituzioni private” (p.135) Tra cui dei gruppi di difesa
dei “diritti umani” che sono tuttora operanti. La Fondazione Ford è una
delle principali “fondazioni private” che per significativi periodi di tempo
hanno collaborato con la CIA a progetti fondamentali per la Guerra Fredda in
ambito culturale. Il presente saggio dimostrerà come l’unione tra Fondazione Ford e CIA abbia
rappresentato un comune, consapevole e deliberato sforzo atto a rafforzare
l’egemonia culturale imperialistica degli Stati Uniti e ad indebolire
l’influenza culturale e politica della Sinistra. Prima di tutto esamineremo
i legami storici che nel corso della Guerra Fredda hanno unito la Fondazione
Ford e la CIA. Vedremo chi furono i Presidenti della Fondazione, quali i
progetti e gli obiettivi comuni nonché l’impegno congiunto in vari ambiti
culturali.

Retroscena: la Fondazione Ford e la CIA

Alla fine degli anni cinquanta la Fondazione Ford era in attivo di oltre 3
miliardi di dollari. I capi della Fondazione si trovavano pienamente
d’accordo con i propositi di egemonia mondiale di Washington che seguirono
alla Seconda Guerra Mondiale. Un noto studioso di quel periodo scrive: “A
volte la Fondazione Ford appariva quasi come un prolungamento del governo in
tema di propaganda culturale internazionale. La Fondazione aveva precedenti
di stretto coinvolgimento in azioni segrete in Europa, avendo collaborato da
vicino al Piano Marshall e con i dirigenti CIA riguardo a dei piani
specifici” (Ibid, p.139). Cosa che risulta chiaramente dimostrata dalla
nomina di Richard Bissel a Presidente della Fondazione nel 1952. Durante il
biennio in carica Bissel ebbe modo di incontrarsi spesso con il capo della
CIA, Allen Dulles, e con altri funzionari in una “comune ricerca” di idee
innovative. Nel gennaio del 1954 Bissel lasciò la Ford per divenire
assistente personale di Allen Dulles (Ibid, p. 139). Sotto Bissel, la
Fondazione Ford (FF) fu “all’avanguardia nell’escogitare strategie per la
Guerra Fredda”

Uno dei primi progetti della Fondazione Ford durante la Guerra Fredda fu di
fondare una casa editrice, la Inter-cultural Publications e di pubblicare in
Europa una rivista in quattro lingue denominata Perspectives. Lo scopo della
FF secondo Bissel “ non era tanto quello di sconfiggere gli intellettuali di
sinistra sul piano dialettico (sic) quanto di indurli a prendere distanza
dalle loro stesse posizioni” (Ibid, p.140). Il consiglio di amministrazione
della casa editrice era totalmente dominato da Combattenti intellettuali
della Guerra Fredda. A causa della radicata cultura di sinistra presente
nell’Europa del dopoguerra, Perspective non fu in grado di far presa sui
lettori e dovette chiudere i battenti.

Un’altra pubblicazione Der Monat fondata con il Fondo Confidenziale della
forza militare statunitense e diretta da Melvin Lasky venne rilevata dalla
FF, perché assumesse una parvenza d’indipendenza (Ibid, p.140).

Nel 1954 ad essere presidente della FF, sarà John McCloy. Ossia la
personificazione del potere imperiale. Prima di ricoprire detta carica era
stato Assistant Secretary of War, Presidente della Banca Mondiale, Alto
Commissario della Germania occupata, presidente della Rockfeller’s Chase
Manhattan Bank, avvocato di sette grandi compagnie petrolifere a Wall Street
e amministratore di svariate società. In veste di Alto Commissario in
Germania, McCloy aveva fornito copertura ad un mucchio di agenti della CIA
(Ibid, p. 141).

McCloy integrò la FF con le operazioni della CIA. Creò un’unità
amministrativa all’interno della FF che si occupava esclusivamente della
CIA. McCloy fu a capo di un comitato di tre persone che si riunivano con la
CIA per agevolare l’utilizzo della FF come copertura ed il trasferimento di
fondi. Grazie a tali collegamenti strutturali la FF fu una di quelle
organizzazioni che la CIA riuscì a mobilitare negli scontri politici contro
la sinistra antimperialista favorevole al comunismo. Numerosi “fronti” della
CIA ricevettero sostanziosi contributi dalla FF. Numerose organizzazioni
culturali, gruppi per i diritti umani, artisti ed intellettuali
sponsorizzati dalla CIA all’apparenza indipendenti ricevettero sovvenzioni
dalla CIA/FF. Una delle più grosse donazioni della FF andò al Congresso per
la Libertà Culturale organizzato dalla CIA che ricevette 7 milioni di
dollari agli inizi degli anni sessanta. Numerosi agenti della CIA ottennero
impiego presso la FF garantendo una continuità collaborativa con l’Agenzia
(Ibid, p.143).

Tra la CIA e la FF si instaurò fin dall’inizio una fitta relazione
strutturale ed uno scambio di personale ad alti livelli. Un legame
strutturale basato sulla condivisione di comuni interessi imperialistici. Da
tale collaborazione scaturì la proliferazione di un certo tipo di riviste e
l’accesso ai mass media di cui si servirono gli intellettuali favorevoli
agli Stati Uniti per lanciare accese polemiche atte a screditare i marxisti
ed altre realtà che si opponevano ai principi dell’imperialismo. I fondi
elargiti fornivano a dette organizzazioni e agli intellettuali anti-marxisti
la copertura di cui necessitavano per potersi legittimamente reputare
“indipendenti” dai finanziamenti governativi (CIA).

Il finanziamento da parte della Fondazione Ford di fronti culturali
riconducibili alla CIA fu importante per disporre di intellettuali non
comunisti i quali venivano incoraggiati ad attaccare la sinistra marxista e
comunista. Molti di questi intellettuali non comunisti di sinistra ammisero
di essere stati “raggirati” e che se fossero stati al corrente che dietro
alla facciata rappresentata dalla FF si celava la CIA non avrebbero prestato
il loro nome ed il loro prestigio. Tale disillusione della sinistra
sfavorevole al comunismo comunque ebbe luogo dopo che vennero pubblicate
sulla stampa le rivelazioni circa la collaborazione tra la FF e la CIA. Quei
democratici socialisti contrari al comunismo erano davvero così ingenui da
credere che tutti quei Congressi presso ville sontuose ed alberghi a cinque
stelle sul Lago di Como, a Parigi e a Roma, tutte quelle costose mostre
d’arte e riviste patinate altro non erano che il risultato di filantropia
volontaria? Sarà. Ma anche il più ingenuo doveva essersi accorto che in
tutti quei Congressi come nelle riviste specializzate obiettivo di critica
erano “l’imperialismo Sovietico”, “la tirannia Comunista” e “gli apologeti
di sinistra della dittatura” – nonostante costituisse un falso segreto il
fatto che gli USA fossero intervenuti per sollevare il governo di Arbens in
Guatemala ed il regime dei Mossadegh in Iran e che i diritti umani fossero
stati massicciamente violati da dittatori forti dell’appoggio USA a Cuba,
nella Repubblica Dominicana, in Nicaragua e in altre località.

“L’indignazione” e le rivendicazioni “d’innocenza” da parte di molti
intellettuali anticomunisti di sinistra seguita alla rivelazione della loro
appartenenza a fronti culturali della CIA deve essere presa con una buona
dose di cinico scetticismo. Un eminente giornalista, Andrew Kopkind,
espresse un profondo senso di disillusione nei confronti dei fronti
culturali CIA finanziati da fondazioni private. Egli scrisse:

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“La distanza tra la retorica della società aperta e la realtà di controllo
fu più grande di quanto chiunque immaginasse. Chiunque si fosse recato
all’estero per conto di un’organizzazione americana sarebbe stato testimone,
in un modo o nell’altro, della teoria di un mondo diviso tra comunismo e
democrazia dove ogni via di mezzo rappresentava un tradimento. L’illusione
del dissenso veniva mantenuta: la CIA sosteneva i combattenti della guerra
fredda socialisti, quelli fascisti, quelli bianchi e quelli neri. La
connotazione cattolica e la flessibilità delle operazioni della CIA
costituivano degli enormi vantaggi. Ma si trattava di un falso pluralismo
profondamente disonesto” (Ibid, pp. 408-409)”.

Quando Dwight Macdonald, il giornalista statunitense redattore
dell’Encounter (influente pubblicazione culturale finanziata dalla FF-CIA)
inviò un articolo critico verso la cultura e la politica degli USA, questo
gli venne respinto dai suoi superiori in stretta cooperazione con la CIA
(ibid, pp. 314-321). Nel campo della pittura e del teatro la CIA operò con
la FF al fine di promuovere l’espressionismo astratto a discapito di
qualsiasi espressione artistica ricca di un contenuto d’ordine sociale,
fornendo sovvenzioni e contatti per mostre ben reclamizzate in Europa e
commenti positivi da parte di giornalisti “sponsorizzati”.
L’interconnessione a livello direttivo tra la CIA, la Fondazione Ford e il
Museo d’Arte Moderna di New York portò ad un’eccessiva promozione dell’arte
“individualista” distante dalla gente — e ad un feroce attacco ai pittori,
agli scrittori ed ai commediografi europei che esprimevano una prospettiva
critica realista. “L’espressionismo astratto” al di là delle intenzioni
dell’artista, rappresentò un’arma nel corso della Guerra Fredda (Ibid, p.
263).

La storia di collaborazione ed interscambio della Fondazione Ford con la CIA
per l’ottenimento dell’egemonia mondiale da parte degli Stati Uniti è oggi
un fatto ben documentato. Ciò che rimane da chiarire è se tale rapporto si è
protratto nel nuovo millennio dopo quanto emerso negli anni sessanta. La FF
ha operato dei cambiamenti superficiali. Sono più elastici nel fornire
modesti contributi ai gruppi per i diritti umani e ai ricercatori accademici
che occasionalmente dissentono dalle politiche statunitensi. E’ difficile
che collochino agenti della CIA ai vertici dell’organizzazione. In maniera
più determinante sono sempre più propensi a collaborare apertamente con il
governo USA in quelli che sono i suoi obiettivi culturali ed educativi,
specialmente con l’Agenzia dello Sviluppo Internazionale.

La FF ha in qualche modo affinato il proprio stile di cooperazione con
Washington nell’intento di dar vita ad una supremazia culturale mondiale
senza rinunciare alla la sostanza di detta linea di condotta. Ad esempio la
FF è molto selettiva nel finanziare istituzioni educative. Al pari del FMI –
Fondo Monetario Internazionale – la FF impone condizioni come quella della
“professionalizzazione” del personale accademico e dell’ “accrescimento
degli standards”. Effettivamente ciò si traduce nella promozione di un
lavoro scientifico sociale basato su congetture, valori ed orientamenti
propri dell’impero USA; l’avere dei professionisti avulsi dalla lotta di
classe e legati ad ambienti accademici favorevoli all’imperialismo
statunitense e funzionari di fondazioni sostenitori del modello neo
liberista.

Oggi come negli anni cinquanta e sessanta la Fondazione Ford finanzia in
modo selettivo gruppi per i diritti umani che incentrano la loro attività
sull’attacco a violazioni inflitte da paesi avversari agli Stati Uniti
prendendo le distanze da organizzazioni per i diritti umani di stampo
antimperialista e dai loro rappresentanti. La FF ha sviluppato una strategia
sofisticata per sovvenzionare quei gruppi per i diritti umani che chiedono a
Washington di modificare le proprie politiche denunciando al tempo stesso le
“sistematiche” violazioni compiute dai paesi oppositori agli USA. La FF
sostiene quelle organizzazioni umanitarie che non prendono parte a
manifestazioni di massa contro la globalizzazione ed il neoliberismo e che
difendono la Fondazione Ford ritenendola una munifica e legittima
“organizzazione non governativa”.

La storia e l’esperienza di oggi raccontano tutt’altra storia. In un tempo
in cui super elargizioni governative erogate da Washington a sostegno di
attività culturali risultano sospette, la FF ricopre un ruolo molto
importante nel tutelare le politiche culturali statunitensi come
organizzazione filantropica non politica e apparentemente “privata”. I
rapporti tra i vertici della FF ed il governo USA sono espliciti e
continuativi. Uno studio su progetti recentemente finanziati rivela come la
FF non abbia mai finanziato alcun progetto importante contravvenente la
politica degli Stati Uniti.

Nell’attuale periodo contrassegnato da una massiccia offensiva USA sul piano
politico-militare, Washington ha posto la questione in termini di
“terrorismo o democrazia”, proprio come per la Guerra Fredda in cui ad
essere contrapposti furono “Comunismo o Democrazia”. In entrambi i casi
l’Impero ha ingaggiato e finanziato “organizzazioni, intellettuali e
giornalisti per attaccare i propri avversari antimperialisti e neutralizzare
coloro che criticano la sua democrazia. La Fondazione Ford è ben collocata
per tornare a ricoprire il ruolo di collaboratrice a copertura della Nuova
Guerra Fredda Culturale.

James Petras, professore (emerito) di sociologia presso l’Università di Binghampton, New
York.

James Petras
Fonte: http://www.ratical.org
Link: http://www.ratical.org/ratville/CAH/FordFandCIA.html
15.12.2001

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di KOLDER

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