LA DISPARIT TRA I REDDITI UN MALE ANCHE PER I RICCHI

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Causale: Raccolta fondi

DI YVES SMITH
www.salon.com

Una delle maggiori contese nel corso della battaglia sul tetto del debito è stato quanto i più ricchi dovessero contribuire per ripianare il deficit. L’economista australiano John Quiggin ha offerto un esempio eloquente del perché devono essere loro a pagare:

La mia analisi
è davvero elementare e segue le affermazioni apocrife attribuite a Willie Sutton. La ricchezza che è stata accumulata dall’1% che sta in cima alla distribuzione dei redditi negli USA è così forte che un qualsiasi programma politico serio deve iniziare col tassarle.

Se il loro 25 per cento è una cosa intoccabile, allora è impossibile trovare una risoluzione effettiva per la crisi odierna degli Stati Uniti. Non c’è da sorprendersi che molti elettori non vogliano pagare tasse più alte, anche se fosse per impedire il completo collasso dei servizi del settore pubblico. I redditi medi delle famiglie sono rimasti fermi e sono calati nello scorso decennio, la ricchezza delle famiglie è calata di circa il 50 per cento
(almeno per le famiglie normali le cui ricchezze, se ne hanno, sono
concentrate sul valore degli immobili) e il credito facile che ha reso tutto questo processo tollerabile per decenni è scomparso. In tali circostanze, evitare di salassare gli insegnanti in pensione, i funzionari di polizia e i vigili del fuoco sembra una cosa giusta.

Nei termini sia politici che pratici, non si può arrivare a niente con questo stato di cose, a meno che si intervenga sui redditi più elevati. Si tratta di un fatto contingente, ma inevitabile nelle società diseguali ed economicamente stagnanti, come quella statunitense del 2010. Al contrario, nelle società
come quelle degli anni ’50 e ’60, dove la gran parte delle persone poteva plausibilmente considerarsi parte della classe media e dove i loro redditi erano sempre in aumento, la questione poteva essere risolta con un mix di servizi pubblici e di introiti privati come la migliore soluzione da prendere per un elettore della classe media. La questione del quanto (più) tassare i veramente ricchi era secondaria, visto che la loro quota del reddito nazionale era allora ai minimi.

E le possibilità tra chi ha tanto
e chi ha poco continuano a divergere. Una nuova ricerca ha scoperto
che
il
64% delle persone non ha abbastanza fondi a disposizione per affrontare
una spesa di emergenza di 1000 dollari
. Gli stipendi stanno diminuendo per il 90% delle popolazione. E disilludetevi del fatto che i ricchi possano decidere di elargire la loro ricchezza al resto di noi altri. Vari studi hanno rilevato che le classi più alte sono meno empatiche e altruistiche delle persone che hanno status più bassi.

Questo esito non è accidentale. Le
imposte sui redditi più alti sono le più basse da tre generazioni. E quindi le loro lamentele per la prospettiva di un suo incremento a un livello che è ancora orribilmente basso per gli standard storici recenti è degno di essere sottolineato.

Visto che questo aumento di ricchezza è stato accompagnato da un incremento di potere per le persone in cima alla gerarchia, c’è una qualche speranza di giungere a una società più giusta? Curiosamente l’egoismo della creme suggerisce di sì. Le società profondamente diseguali sono un male per tutti, anche per i ricchi.

Intanto, numerosi hanno accertato
che più soldi non rendono le persone più felici oltre una soglia, che non è poi molto alta. Una volta che una persona ha abbastanza per concedersi un livello ragionevole di spese e per mettere da parte una somma di sicurezza, tutto il denaro in più non determina felicità.

Ma è degno ancor più di nota che gli alti livelli di disuguaglianza nei redditi comportano un prezzo da pagare per tutti, particolarmente per i ricchi. Scambieresti una vita più breve per un maggior livello di ricchezza? La maggioranza direbbe di no, ma questo è precisamente l’effetto prodotto dal rimodellamento degli accordi economici per servire le classi più elevate. Le società profondamente diseguali non sono salutari per i propri membri, neppure per quelli degli strati sociali più elevati. Non solo queste società registrano punteggi peggiori in tutti gli indicatori di benessere, ma chiedono un prezzo da pagare perfino ai ricchi. Non solo i plutocrati si divertono meno, ma un numero di ricerche ha scoperto che la disuguaglianza nei redditi abbassa l’aspettativa di vita anche per i ricchi. Come Micheal Prowse ha spiegato sul Financial Times:

Quelli che negano un collegamento tra la salute e l’uguaglianza devono intanto capire il
seguente paradosso. C’è una forte relazione tra i redditi e la salute nelle nazioni. In tutti i paesi troveremo che le persone con alti redditi tendono a vivere più a lungo e hanno meno patologie croniche delle persone con introiti bassi.

Ma se si guarda alla differenza tra le nazioni, le correlazioni tra reddito e salute si sbriciolano. I ricchi americani, ad esempio, sono mediamente più in salute dei poveri americani, valutando l’aspettativa di vita. Ma, anche se gli Stati Uniti sono un paese molto più ricco della Grecia, gli statunitensi hanno un’aspettativa di vita inferiore. Un maggior reddito sembra che dia un vantaggio rispetto ai connazionali, ma non rispetto a paesi che vivono in altri paesi.[…]

Una volta raggiunto un livello di vita dignitoso, le persone tendono a essere più
in salute in presenza di tre condizioni: se vengono valorizzate e rispettate dagli altri, pensano di “avere il controllo” nel lavoro e nella loro vita familiare e hanno una rete diffusa di contatti sociali. Le società economicamente diseguali tendono a impoverirsi in tutti e tre gli aspetti: tendono a essere caratterizzate da forti differenze di status, da forti differenze nella sensazione di controllo e da bassi livelli di partecipazione civica. […]

Le società diseguali, in altre parole, rimarranno società insalubri, e anche infelici, indipendentemente da quanto siano ricche. I loro sostenitori – quelli che non vedono alcuna ragione per modulare questi differenziali sempre più alti – devono darci parecchie spiegazioni.

È facile vedere come le “grandi
differenze di status” hanno già da sole un notevole impatto. Differenze più alte nei redditi comportano una minore mobilità sociale, e ci sono maggiori possibilità per ulteriori stratificazioni anche all’interno di gruppi simili per reddito. Quindi un calo dei redditi può facilmente far sì che una persona non sia più in grado di partecipare pienamente o per niente in un contesto sociale: cosa interrompo, la tessera del country club, la scuola privata dei figli, la beneficienza che mi dà modo di partecipare ai comitati? Ma perdendo contatto con queste attività, che hanno un alto costo di ingresso ma che fanno parte della propria vita sociale, si perdono molti presunti amici. Fare nuove amicizie dopo i 35 anni non è facile.

Quindi una minaccia percepita per i propri redditi è un affare molto più serio per i cittadini agiati di quanto non potrebbe sembrare per quelli che stanno dall’altra parte della barricata. La perdita di posizione sociale è davvero una cosa irta di pericoli.

Robert Frank ha anche evidenziato che si tratta comunque di una cosa relativa. I cambiamenti che colpiscono più o meno allo stesso modo tutti i membri di un particolare gruppo non sconvolgono l’ordine sociale preesistente:

Come gli psicologi sanno già da lunto tempo, le persone generalmente considerano doloroso stringere la cinghia. Ma le più recenti ricerche psicologiche suggeriscono che, se tutto un gruppo spende meno all’unisono, la percezione del livello di vita rimane essenzialmente invariata. […]

Con meno reddito al netto delle tasse, i più ricchi non potrebbero più spendere somme notevoli per le auto o per i matrimoni dei figli e sulle feste di compleanno. Ma perché si sentono obbligati a spendere così tanto? Nella gran parte dei casi, vogliono semplicemente un’auto prestante, o una festa che sembri speciale. Ma concetti come “prestante” e “speciale” sono inesorabilmente relativi: quando altre persone nella vostra cerchia spendono molto, tu devi spendere altrettanto o vivere con la scontentezza che deriva dalle aspettative non soddisfatte.

E i costi da sostenere per vivere nelle società più diseguali vanno oltre la salute, anche se qui l’impatto
è drammatico. Se si guarda agli indicatori sociali del benessere, si fanno le stesse scoperte: maggiori disuguaglianze nei redditi sono associate
con risultati peggiori. Da una
presentazione di Kate Pickett, docente alla University of York e autrice di “The Spirit Level”, alla conferenza INET nel 2010:

blank

Ci si potrebbe chiedere: perché questi risultati dovrebbe importare alla gente ricca, che vive in quartieri
recintati? Se avete visitato le aree ricche in America Latina, particolarmente quando i periodi sono difficili, i tiratori scelti sui tetti delle case sono la norma. Vivere nel terrore per la tua sicurezza fisica non è
una bella vita.

Il Giappone, che ha preso la decisione di imporre i costi delle possibili conseguenze della bolla a tutti i
membri della società per garantire la stabilità, ha resistito alle difficoltà degli ultimi due decenni con risultati notevoli. Gli Stati Uniti sembrano realizzare l’esatto opposto, e ci sono buone ragioni per credere che l’esito di questo esperimento sia davvero terribile.

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Fonte: Income

inequality is bad for rich people too

11.08.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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