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La Redazione

 

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LA DISGREGAZIONE ECONOMICA

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A cura di Davide
Il 27 Ottobre 2006
35 Views

DI PIERLUIGI POALETTI
CentroFondi.it

Più o meno tutti noi abbiamo presente come funziona il nostro corpo: dalla bocca entrano le materie prime che vengono trasformate dall’apparato digerente che trattiene e distribuisce tutto quello che è necessario al corretto funzionamento dell’organismo, mentre le cose superflue, gli scarti di lavorazione, vengono espulsi come rifiuti. Dai polmoni si convoglia l’ossigeno necessario al sangue che scorre per tutto il corpo alimentando il motore (il cuore) e quello che serve a far funzionare la centrale decisionale (il cervello) che sceglie modi e usi delle articolazioni per adempiere agli scopi utili alla vita di questo corpo (correre, camminare, afferrare, masticare ecc.). La malattia subentra quando uno dei componenti non adempie più correttamente alla propria funzione e la morte arriva quando un organo fondamentale, cuore, polmoni, fegato, cervello cessa di lavorare.Adesso fate uno sforzo di immaginazione e cercate di associare il corpo al funzionamento di una nazione, dove la bocca e l’apparato digerente sono l’agricoltura e l’industria che trasformano i prodotti necessari alla nostra sopravvivenza, il cervello è dove avvengono le decisioni (il parlamento) che mettono in moto le articolazioni ed i muscoli (la forza lavoro), le società dell’energia e dell’acqua sono il motore (il cuore ) di tutto questo grande organismo, mentre le società della nettezza urbana si occupano di smaltire i rifiuti prodotti. Dimenticato qualcosa? Ah si il denaro, in questo contesto è come il sangue che circolando in tutta la nazione permette a tutti i settori di assolvere al proprio compito.

E’ vero che questo esempio del corpo l’avevamo già utilizzato in un report dove immaginavamo il mondo come un corpo umano malato di cancro, questa volta però utilizziamo ancora questa metafora per cercare di spiegare chiaramente un meccanismo in atto nelle nostre economie nazionali e di cui non tutti ancora hanno consapevolezza: la disgregazione economica.

Per tornare al nostro esempio, un corpo (una nazione) che funziona correttamente chiude il cerchio delle sue necessità, è in equilibrio e difficilmente andrà a cercare nuove cose all’esterno e se avrà qualche necessità particolare si ingegnerà per risolvere la questione con gli strumenti che ha a disposizione; detto in altri termini, non sarà grasso (consuma quello che produce) e avrà poca propensione a drogarsi (a indebitarsi).

Questo nell’ottica delle multinazionali e delle lobby del debito è inaccettabile, è un vero e proprio pugno nello stomaco che gli impedisce loro di vivere e proliferare ed allora, più o meno dal dopoguerra ad oggi, hanno messo in atto il processo di disgregazione delle economie.

Praticamente, tramite la droga (il debito) hanno fatto credere al cervello (al corpo politico) e alle cellule (noi tutti) che tutto andasse tranquillamente e per il meglio mentre invece stavano piano piano sostituendo ad uno ad uno gli organi vitali, rendendo man mano inservibili quelli originali. La conseguenza è il completo controllo di quell’organismo da parte di queste entità esterne.

E’ quello che è avvenuto con nostro fabbisogno alimentare sempre più dipendente dalle importazioni di altri paesi, mentre la nostra agricoltura è letteralmente, parafrasando Almodòvar, sull’orlo di una crisi di nervi a causa di una politica interna e comunitaria a dir poco suicida e poco importa se le merci fanno migliaia di chilometri per arrivare sulle nostre tavole, se sono piene zeppe di conservanti, additivi e pesticidi nonché OGM che le fanno apparire fresche, appena colte (avete mai comprato un pomodoro al supermercato? Quelli di oggi non cambiano aspetto nemmeno dopo 15gg fuori dal frigo e sanno di tutto fuorchè di pomodoro).

E’ quello che è accaduto alla nostra industria dove moltissime aziende sono state acquistate, smembrate, rivendute e poi chiuse. Quelle poche rimaste non possono competere con chi utilizza “schiavi” per produrre in paesi lontani ed invade i nostri mercati, è quello che accade con le nostre micro, piccole e medie imprese strette nella morsa fiscale e del debito.

Scompaginando e rendendo l’economia sempre più caotica e veloce, mentre si elargiscono quantitativi di debito (droga) sempre più elevati, l’intera nazione ricorda molto un drogato che ha necessità sempre maggiori di stupefacenti per sentirsi un leone, mentre il suo corpo deteriora a vista d’occhio.
Creando dipendenze, moda, falsi bisogni, status simbol, gossip, reality, pubblicità ecc.in pratica si riesce a prendere il controllo di questo organismo e fargli assorbire dosi sempre più massicce di merci inutili e di debito (droga) sempre maggiori.

Le banche centrali (gli spacciatori) stanno molto attente a dosare la quantità di debito e la decisione di ieri della Fed di non continuare il rialzo dei tassi va in quella direzione. Già, perché come dice un detto, tutto il mondo è paese e quello che avviene da noi avviene oramai in ogni altro luogo del mondo.
Dicevamo l’altra settimana che il debito dei privati inglesi è quasi pari al loro PIL ovvero 2000 mld $, la notizia fresca è che il popolo americano, oltre ad avere un debito con l’estero pari a oltre il 6% di quanto viene prodotto, ha un debito personale, calcolato a metà 2006, pari a quanto avevano prodotto durante tutto l’anno precedente (12.400 mld $). In questo panorama noi che siamo indebitati “appena” per un 30% siamo dei “signori” e questo, ribadiamo, spiega l’accanimento nei nostri confronti.

Sanare questo corpo drogato e malato è ancora possibile, bisogna solo ridare vita ai settori strategici come l’agricoltura e l’artigianato riqualificando le economie locali; diminuire la nostra dipendenza dal debito tramite l’adozione di uno stile di vita più contenuto, consumare merci prodotte localmente (che senza gli innumerevoli intermediari avranno prezzi inferiori) e con l’utilizzo di forme di scambio non emesse a fronte di debito (come la moneta ufficiale), ad esempio utilizzando monete complementari che hanno salvato nel recente passato paesi in grosse difficoltà come il Giappone ed l’Argentina.

E se facessimo finta di niente e continuassimo ad indebitarci e consumare come vuole la pubblicità? Padronissimi di farlo, ma la prossima volta che un “tossico” vi ferma mentre prendete la metropolitana per chiedervi due spiccioli, guardatelo negli occhi e ricordatevi di questo report.

Pierluigi Paoletti
Fonte: http://www.centrofondi.it
27.10.006

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