DI GZ
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Siryza ha due economisti ufficiali del partito, che due settimane fa sono andati a Londra e hanno parlato ai fondi spiegando il loro piano e la spread della Grecia è andata da 300 a 1,000 punti. Questo nonostante gli economisti di Syriza abbiano detto che ripagherà tutti i 60 mld di debito greco in mano a privati e chiederà il default solo su metà di quello in mano alla BCE!!!! Pensa un attimo.
In realtà il debito greco in mani private ora sono infatti solo 60 miliardi e rotti e tutto il resto (260 mld e rotti) è in mano alla BCE e ai fondi salvastati, che fanno pagare alla Grecia meno del 2%, per cui il problema non è tanto la spread, quanto cosa decide la Merkel dei 260 mld. E gli economisti di Syriza hanno detto: “ehi… la Grecia rimane nell’Euro e paga tutti i 60 mld di debito in mani privati, vogliamo un taglio del 50% sui 260 mld in mano alla BCE…”. Lo stesso la spread gli è esplosa.
Adesso che stanno per andare al governo Tsipras e compagni stanno misurando bene le parole e affidandosi ad economisti ed esperti che inviano in giro per l’Europa a spiegare i dettagli della “ristrutturazione del debito” cioè DEFAULT che vogliono. Se a marzo vincono, come indicano tutti i sondaggi, chiedono di spalmare il debito greco su 60 anni e a tassi di favore riducendolo in pratica di metà, da 319 miliardi.
Syriza è diventato il primo partito e sta andando a vincere le elezioni a marzo con questo programma: “non paghiamo metà dei 319 mild di debito, tanto sarebbe solo un 1,5% del PIL dell’eurozona… ma per noi è quasi pari al PIL greco !”
(vedi articolo in fondo che spiega bene tutti i dettagli: “..Now let’s look at Syriza’s plan. It says it will negotiate with the EU for the write-off of half the 319bn euros. It will not try to get a write-off from the private sector, and will pay back IMF loans in full, so all the pain falls on the EU and ECB… The 60-year debt deal simply recognises that a 20 year deal only pushes the problem out to the 2040s, and that Greece’s debt is in fact unpayable.
Già adesso, solo perchè hanno le elezioni a marzo in Grecia, la spread greca è andata a 1,000 punti! Non è un vero dramma perchè come si è detto solo 60 mld su 319 mld sono sul mercato, ma è un assaggio di quanto siano isterici i mercati. Forse Tsipras e compagni ora si spaventano, fanno marcia indietro si rimangiano le promesse, perchè la spread gli stanno esplodendo, gli crollano le banche e hanno la fuga di capitali ecc… ?
Non sembra: Tsipras non dovrebbe rimangiarsi le promesse se guardi la personalità dei leader e senti i suoi economisti che sembrano sapere quello che dicono. Quindi deve… bluffare per convincere la Merkel e la BCE…. Deve però stare attenta perchè la Grecia ha un debito estero alto in percentuale del PIL.
L’Italia invece no. L’Italia ha 430 miliardi di debito netto e la Grecia 230 miliardi, ma il PIL dell’Italia è di 1,600 mld e quello della Grecia di 190 miliardi.
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Qui cerco sempre di mostare le cifre vere e non le percentuali che confondono, ma in sostanza il debito greco ESTERO, QUELLO CHE NON POSSONO RIDENOMINARE IN DRACME è maggiore del PIL greco per cui se escono dall’Euro i greci il loro debito estero, che NON POSSONO RIDENOMINARE, gli raddoppia e sono fritti. Cioè, .con un PIL di meno di 200 miliardi, uscendo dall’Euro i greci (aziende, stato, famiglie) si ritrovano altri 200 miliardi di debito in più (in euro, dollari…) che devono pagare in valuta straniera anche se sono tornati alla dracma. E per le imprese greche significa fallimento.
L’Italia invece ha solo 400 mld e rotti di debito estero NETTO (al netto dei crediti che famiglie e imprese hanno) su 1,600 mld di PIL e se esce dall’Euro avrà una svalutazione minore della Grecia, diciamo che da noi il debito estero aumenta per effetto del ritorno alla Lira forse di 200-250 mld, cioè (su un PIL di 1,600 mld) di un 15%.
La Grecia è un paese veramente fragile, a differenza dell’Italia. In Grecia nelle banche c’erano 280 miliardi e nel 2011 erano calati di colpo di 60 miliardi i depositi bancari, prima che la Troika gli prestasse oltre 200 mld in varie modalità e stabilizzasse la situazione
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Il problema è il debito ESTERO, quello fuori dal paese, che devi pagare comunque, specie le imprese, in valuta estera in ogni caso, anche se torni alla valuta nazionale. La Francia e l’Italia ne hanno rispettivamente un 10 e 15% del PIL per cui possono uscire dall’Euro. Portogallo, Spagna e Grecia ne hanno per il 100% del PIL per cui non possono uscire dall’Euro.
Questo spiega perchè Podemos in Spagna e Syriza in Grecia e virtualmente tutti in questi tre paesi siano contro l’uscita dall’Euro. E in Francia la LePen sia il primo partito e Salvini, Meloni, Grillo e in parte Berlusconi in Italia siano forse la maggioranza ora parlando di uscire dall’Euro.
OK ? Questo è il motivo per cui l’Italia può uscire dall’Euro e la Grecia no. Per noi significa un aumento del debito estero (denominato in valuta estera, che non puoi cambiare) di un 15% del PIL e per la Grecia del 110% circa.
In Italia Salvini e Grillo non temono ancora di andare al governo o vincere referendum (che è lontano un anno nel tempo) per cui possono parlare a ruota libera, ma quando si avvicina il momento di una vera decisione o sul DEFAULT come chiedono in Grecia a Syriza o sull’uscita dall’Euro allora cambia tutto. In Grecia quel momento è arrivato, in Italia arriverà nei prosimi mesi e allora devi stare attento a quello che proponi DI PRECISO, perchè se sembra che sarai tu (Tsipras o Podemos o Grillo/Salvini) a decidere i destini del debito i mercati attaccano in anticipo.
Il secondo articolo è fatto molto bene e spiega la situazione in Grecia.
GZ
Fonte:
30.12.2014
GUARDIAN: LA GRECIA HA PERSO IL POTERE CONTRATTUALE DI MINACCIARE L’EURO-EXIT (da Voci dall’Estero)
La Grecia non ha più il potere contrattuale di una volta, e le richieste di Syriza per una remissione del debito probabilmente non saranno accolte
di Phillip Inman – 29 dicembre 2014
Gli allibratori hanno tagliato le quote scommesse per un’uscita della Grecia dall’euro, ora che probabilmente le elezioni porteranno al potere un partito di sinistra col mandato di muovere guerra a Bruxelles.
La scommessa è che i leader di Syriza, che sono sul punto di dominare il parlamento dopo le nuove elezioni, scopriranno che Atene non ha più quel potere contrattuale che aveva un tempo.
Quattro anni fa la Grecia era come il proverbiale topolino rispetto all’elefante europeo: minuscolo in confronto, ma con una grande capacità di spaventare e destabilizzare.
Oggi l’eurozona, sebbene sia ancora un goffo gigante, ha acquisito una scaltrezza che mette la Grecia in netto svantaggio. Bruxelles è riuscita a scavare una linea tagliafuoco tra sé e i potenziali ribelli anti-austerità.
Syriza sostiene che la determinazione della coalizione di centrodestra nello spingere avanti i tagli al bilancio fino a generare un surplus che permetta di ripagare il debito a Bruxelles, al Fondo Monetario Internazionale e agli investitori privati, sia la ricetta per un’infinita austerità e povertà. Da Bruxelles dovrebbe venire invece una maggiore remissione dei debiti, con la possibilità di ripagarli entro termini più lunghi.
Tuttavia i leader dell’eurozona hanno passato gran parte degli ultimi due anni a puntellare le finanze degli altri paesi colpiti dalla crisi, come Irlanda e Portogallo, e a legare più strettamente al seno di Bruxelles quei paesi che erano vicini al crollo finanziario.
I fondi di salvataggio dell’eurozona e i fondi per le infrastrutture vengono spesso descritti come inadeguati per stimolare la crescita, ma tuttavia sufficienti a mantenere la stabilità nell’area monetaria.
C’era una situazione differente nel 2010, quando la minaccia di un’uscita della Grecia dall’euro aveva spaventato per la prima volta gli investitori internazionali. A quel tempo, i gestori dei maggiori fondi d’investimento del mondo vedevano aprirsi un vuoto al centro dell’eurozona. Ancor di più, ritenevano che un voto in un qualsiasi paese, piccolo o grande, avrebbe significato la sentenza di morte per l’euro.
Ora gli investitori ritengono che il loro denaro sia al sicuro. I mercati azionari e i mercati delle obbligazioni, che erano impazziti nel 2010, hanno ora scontato l’eventualità di un’uscita della Grecia dall’euro nelle loro previsioni per l’anno venturo. Certo avrebbe conseguenze, ma non sarebbe quell’evento sismico che un tempo veniva temuto.
Pertanto, privata della capacità di determinare uno shock in questo gioco del rischio calcolato, Atene è la sola perdente.
Peggio ancora per la Grecia, molti dei papaveri a Bruxelles ritengono che per quante storie si facciano, il paese sia ricco e abbia solo bisogno di un po’ di redistribuzione al suo interno per risolvere gran parte della sua povertà.
Gli incalliti eurocrati pensano che la Grecia, come altri paesi in difficoltà quali Italia e Spagna, possano risolvere molta della loro povertà con un giro di vite sulla corruzione palese e sulla fiorente economia sommersa.
Avendo ciò in testa, le richieste di remissione del debito avanzate da Syriza saranno accolte con qualche sorriso e un fermo “no”. Da Berlino ad Oslo c’è ben poco sostegno per gli elettori greci.
“Greece election: opposition party’s main enemy will be time”
Sunday 21 Dec 2014
….What can Syriza do?
Syriza’s ability to negotiate successfully will depend very largely on mood music in Europe.
If, for example, the Greek centre right implodes – during or after the election – it would become clear to the EU that there is no point holding out to cause chaos and a second election: the winners then might only be more radical parties.
It is clear from my discussions with George Stathakis and John Milios, the economics professors who have designed the Syriza debt programme, that they are positioning themselves within a wider European debate.
Parts of the EU establishment want to use ECB quantitative easing (QE), loosen fiscal austerity and pursue a Keynesian version of structural reform.
The prevailing view in Germany is to keep fiscal austerity, do everything short of QE and to do a neoliberal version of structural reform.
Syriza’s economics professors believe that if they can insert the Greek debt problem into this dynamic, and with the help of the two bigger left parties – Die Linke in Germany and Podemos in Spain – and indeed some left social democrats, they can negotiate the big debt write-off.
But their own domestic growth programme is reliant on inward investment happening at the same time as a re-regulation of the labour market and the restoration of some welfare spending.
Germany the key?
Much has been made of the disastrous meeting Mr Stathakis and Mr Milios had with private investors in London.
But they are not planning to default on private debt, and the 2015 repayment crunch is primarily with the IMF and EU.
Earlier this month Charles Robertson, of Renaissance Capital, issued a note saying:
“We see a fair chance that German Chancellor Angela Merkel will say yes to Syriza.
“She made the decision in 2010 that Greece should stay in the eurozone and that probably prevented a far wider global crisis.
“Saying yes to Syriza is not that expensive (roughly 1 per cent of eurozone GDP)… We think Europe would be a step closer to the fiscal .union that Germany clearly rejected in the 1990s, when it agreed to sacrifice the Deutschmark for the euro via the Maastricht treaty.” – Thoughts from a Renaissance Man, 9 December
However, the same analyst warned that the precedent might persuade Merkel and the ECB to say no.
So the biggest question for the survivability of a Syriza government is whether the EU governments and the IMF play ball.
Those who have met the Syriza economic leadership, comparing notes, tend to say they are acting as if they know Mrs Merkel may say yes when there is a high likelihood she will say no, and they don’t realise how tough the ECB, IMF and private investors are going to get in the short term, to force Syriza to impose its own form of austerity.
The timing is interesting. Greece has a 7bn euro cash buffer built into the original bailout deal.
There is also some financial engineering whereby the state can borrow from public enterprises, to the tune of about 7.5bn euros. Plus the banks are set to repay about 2bn euros of state bailout money.
So the smart money says Mr Tsipras could meet debt redemptions coming due in the first half of 2015.
However, the second half is the crunch point. Of the 17bn euros due, 11bn euros is in the second half, and BoAML’s analysts think that even with all this duck and dive economics, Syriza would have to raise about 11bn euros in the markets.
If Syriza does form a government there will certainly be a multilevel political crisis in Greece.
The official system is riddled with corruption, from hospital doctors on the take to discrepancies at the very highest levels of government. Out of control actions, and fascist infiltration into certain police units, make the possiblity of destabilisation there non-negligible.
The large anarchist left, which recurrently clashes with the cops, will probably up the ante.
As the centre-right economist Yannis Palaiologos points out in his book this year, The 13th Labour of Hercules: Inside the Greek Crisis, the main problem in Greece is not debt, but the fact that an independent state, standing above local and sectoral claims, barely exists.
The Greek state is a mass of claims and counter claims which are impossible to navigate unless you use networks of party privilege.
As all these networks are clustered into government, the sudden departure of such networks form power will make Greece very hard to run, even without workers on strike, migrants camped on the streets and anarchists squatting in buildings.
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