DI EUGENIO ORSO
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Viva il Centralismo, viva la Rivoluzione, viva la Dittatura per gestire lo stato di transizione.
Lo slogan politicamente scorretto è mio, ma non è soltanto provocatorio perchè lo scrivo con intima convinzione, nonché con totale disprezzo nei confronti dei regimi liberaldemocratici e dei loro sostenitori – che sono dei nemici da combattere, a tutti i livelli della scala sociale.
Un trentennio di inganni, di rischiavizzazione del lavoro e di impoverimento di massa, che si è ulteriormente velocizzato dal 2008, hanno ridotto l’Italia nelle condizioni che oggi possiamo osservare.
Per non parlare della Grecia, in cui un politico incapace “che ha studiato in America” (anche lui come il funzionario BCE Napolitano), rampollo di terza generazione di una dinastia di politici di professione, prima indice un referendum che avrebbe potuto essere d’importanza cruciale per il futuro della Grecia, e poi con un’improvvisa marcia indietro di fatto lo cancella.
Saranno i partiti ellenici a supplire alla mancata consultazione popolare raggiungendo un’intesa fra loro, ed è praticamente certo che la piccola politica serva dei globalisti (non c’è solo in Italia, ma è diffusa per ragioni di omologazione sistemica in tutto l’occidente) farà passare l’accordo, piegando il capo.
Che si tratti del Pasok e di Néa Dimokratìa in Grecia, oppure del Pd e del PdL in Italia, vale ciò che affermo.
Sappiamo che l’accordo sul debito del 26 ottobre serve a salvare non tanto la Grecia, condannata alla schiavitù per debiti e alla caduta del prodotto almeno fino al 2020, ma le banche (francesi, tedesche, indirettamente quelle americane, eccetera) che sono un importante strumento di potere dei globalisti.
Il Quisling greco della Global class ha ceduto di schianto poco dopo il suo annuncio della consultazione referendaria, indetta per approvare l’accordo sul debito e prevista per il 4 di dicembre, forse spaventato dai sondaggi che davano quasi per certo un respingimento dell’accordo a larga maggioranza (60%), o dalle “pressioni” esterne che ha ricevuto (vere e proprie minacce? Era a rischio la sua stessa incolumità personale? Poteva essere travolto improvvisamente da “scandali”?), o, ancora, dalla furia vindice di Mercati e Investitori, oppure da tutte queste cose messe insieme.
Papandreou, conoscitore forse più dell’America in cui ha vissuto che della Grecia in cui ha governato per conto terzi, non ha la stoffa né le palle per rompere il ferale cerchio – con buona pace della Debora Billi di Papandreou tiene cojones!, e il suddetto, con ogni probabilità, cerca soltanto di salvare il suo culo, come fa abitualmente Berlusconi in Italia.
Infatti, Berlusconi pur non mollando la carica ha accettato le “misure impopolari” imposte dai globalisti europidi e Papandreou, che non vuole dimettersi, dopo aver tirato il sasso del referendum ha nascosto la mano, dichiarando con sottomissione che la consultazione popolare non è mai stata un fine in sé (veramente strano, per un ardente democratico) e che “Dobbiamo applicare il pacchetto europeo per il futuro del paese e dei nostri figli.”
Se la popolazione greca, lontana ormai dalla politica sistemica liberaldemocratica almeno quanto quella italiana, se non di più (avendola sperimentata sulla propria pelle), non potrà in alcun modo esprimersi, vista la situazione drammatica che si prospetta sarà costretta a scegliere altre strade.
Soltanto estese rivolte popolari con abbondante uso della violenza, incontenibili e coronate da successo (l’unica medicina possibile, giunti ad un tale punto), potranno salvare la Grecia dalla schiavitù dell’euro e perciò dal rischio di restare per decenni sotto il tallone globalista.
Lo stesso potrà accadere fra breve in Italia, in Spagna, in Portogallo e in un futuro un po’ più lontano (perchè no?) anche in Francia.
Tutti i popoli europei sono a rischio, persino i tedeschi “primi della classe”, e ormai anche i bimbi dell’asilo dovrebbero averlo capito.
Persino negli Stati Uniti, se non riuscirà l’operazione di scaricare interamente il barile della crisi sull’Europa, agli indignados locali potrebbero far seguito moti popolari ben più incisivi, totalmente esterni agli schemi politici consueti.
Nello stesso giorno in cui Papandreou butta a mare il referendum – inibendo la consultazione popolare (da lui stesso prima annunciata) e dandoci un’ennesima prova di cos’è veramente la democrazia, il bieco Mario Draghi, da questo mese saldamente alla guida di quella organizzazione criminale globalista che è la BCE, abbassa i tassi (tutti, compreso quello sui depositi che scende al mezzo punto percentuale) per far “ripartire” le borse ed assicurare il toro, dopo l’orso, ai grandi speculatori, cioè per dare a coloro che lo pagano lautamente, lo incensano e gli fanno fare carriera, un’altra occasione di grandi guadagni.
George, salva la Grecia! Mario, salva l’euro!
Ma che strana coincidenza!
Quel che conta, in questo breve post, è rilevare che la democrazia, così come ce la dipinge l’apparato propagandistico massmediatico e accademico, non soltanto non esiste, ma nella realtà è il suo esatto contrario: un feroce regime che agisce sempre e comunque contro la stragrande maggioranza della popolazione, da sottomettere completamente, da idiotizzare perché non capisca l’inganno, e da rendere schiava perchè lavori a basso costo, e senza alcuna pretesa, per la Global class (finita l’epoca del rivendicazionismo, ricomincia quella dello schiavismo).
La democrazia occidentale – con il suo suffragio universale neutralizzato dallo spostamento in sedi sopranazionali delle decisioni strategiche, economiche, finanziarie, sociali, e la sua rappresentanza che non rappresenta il popolo, è niente altro che il volto politico del Nuovo Capitalismo e della sua classe dominante (la Global class).
La democrazia occidentale non ammette, nonostante si perpetui la grottesca finzione del suffragio universale e si mantenga in essere l’istituto referendario, che la popolazione possa veramente partecipare alla decisione politico-strategica, che possa decidere su questioni cruciali per il proprio futuro, quale è, ad esempio, quella dell’adesione greca al “piano di salvataggio” globalista-europide.
A proposito di quanto precede sarebbe istruttivo per tutti leggere, o rileggere, Il popolo al potere del filosofo Costanzo Preve, oppure Dopo la democrazia dello scomparso Ralf Darendhorf (un liberale e un commissario europeo! Ma critico nei confronti del neoliberalismo e della liberaldemocrazia).
L’unica e la sola forma di democrazia (anche ammesso che altre siano oggi possibili) che si conosce in Italia, in Europa, in occidente, è la democrazia liberale sorretta da due gambe: il suffragio universale e l’istituto della rappresentanza.
E dato che questa è l’unica forma di democrazia esistente – tralasciando le belle utopie o le favolette (ad esempio le virtù di una fantomatica democrazia diretta), è chiaro stiamo vivendo sotto il tallone di un regime sanguinario, pronto a distruggere il nostro futuro, che perciò deve essere combattuto senza quartiere e abbattuto.
Il suffragio universale non serve a nulla, perchè ovunque prevalgono il voto ignorante, disinformato, d’inerzia, pilotato, manipolato, soggetto a ricatto economico, e non certo il consapevole “voto d’opinione”, raro quanto i diamanti, ma tanto caro all’ipocrisa liberale.
Sappiamo bene che è cura del marketing politico, nato ad imitazione di quello commerciale e mercatista, presentare programmi falsamente alternativi, in cui si esaltanto per avere consensi le piccole differenze “di prodotto”, ma nella realtà omologati e interamente subordinati alle direttive sopranazionali (se l’ordine implica l’allungamento dell’età pensionabile, o il buttare in strada nel breve trentamila impiegati statali, lo si fa e basta!).
Un sistema in cui la sorgente dei programmi politici di forze che dovrebbero essere contrapposte è sempre la stessa, non è altro che truffa colossale, rappresentazione scenica, mascheramento di qualcos’altro.
La rappresentanza è in genere sottomessa alla classe dominante globale, e fa da “cinghia di trasmissione” finale, verso il basso, cioè verso le popolazioni, delle decisioni politco-strategiche che calano dall’alto, cioè dagli organi della mondializzazione economica e finanziaria (UE, BCE, FMI, BM, eccetera).
La rappresentanza locale può pur essere inadeguata, corrotta, persino criminale come accade in Italia, ma ciò ai globalisti non importa più di tanto, purchè obbedisca e rappresenti loro, i loro interessi privati, i Mercati e gli Investitori, e non la popolazione.
Qualcuno ha letto dichiarazioni pubbliche di politici (che contano), del Pd , del PdL o di altri cartelli elettorali parlamentari, totalmente opposte ai contenuti della missiva-diktat del 5 agosto u.s., spedita da Trichet e Draghi al governo italiano?
Semmai il contrario, a partire dal personaggio che ricopre la carica di presidente della repubblica, che si è speso nella difesa dell’euro e del trattato di Maastricht.
Inoltre, tutti i sub-dominanti politici locali (non soltanto italiani) esaltano la Crescita capitalistica facendone un dogma inviolabile.
Per non far capire che il loro unico scopo (ancorché non esplicitamente dichiarato) è quello di assicurare un incondizionato supporto allo sviluppo dei Mercati ed alla Creazione del Valore azionario, finanziario e borsistico, i politici democratici occidentali possono arrivare al grottesco, come nel caso di David Cameron in Gran Bretagna, che ha promosso una vera e propria “inchiesta sulla felicità” di natura non economica, la quale dovrebbe accertare attraverso il sondaggio se i sottoposti, nella realtà di tutti i giorni vessati dai Mercati e dal liberoscambismo, sono felici o un po’ incazzati.
Tornando alle cose serie dopo un attimo di divagazione, alla democrazia occidentale la nuova classe dominante globale ha assegnato il compito storico, sul versante politico, delle leggi, della gestione dei vecchi stati nazionali e dei patrimoni pubblici, di spianare la strada al Libero Mercato Globale, di rifinanziare i sistemi bancari e le “istituzioni finanziarie” a spese delle classi povere (unificate nella Pauper class), di trasferire quante più risorse possibili dal lavoro al capitale, e naturalmente di ridurre ai minimi termini la socialità.
Per i motivi anzidetti, e visti i veri compiti assegnati ai regimi liberaldemocratici dai dominanti, in Italia, più che l’inaffidabile e stupido Berlusconi, con qualche tendenza a disobbedire facendosi “i cazzi suoi”, potrebbe andar bene il burocrate politico Bersani, che sbava per servire i globalisti, ancor meglio potrebbe andare la giovane scamorza ultraliberista Renzi (che prende i voti anche dagli elettori di centro-destra, anzi, soprattutto da quelli), o forse l’inconsistente vanesio Cordero di Montezemolo, e via elencando.
Meglio ancora sarebbe in questo momento, in cui si cerca di evitare anche il voto addomesticato, la figura di un “tecnico” – giunto al potere senza elezioni e quindi senza consultazione popolare, pur largamente truccata e condizionata, cioè un’emanazione diretta dei globalisti, un loro “uomo a L’Avana”, quale è sicuramente il commissario europeo italiota Mario Monti.
All’interno dei regimi liberaldemocratici, prodotto della democrazia occidentale subordinata al comando neocapitalistico, non può nascere e svilupparsi alcuna vera alternativa, contraria alla Crescita, al dominio della finanza, alla legge dettata dai Mercati e dagli Investitori.
Al contrario, all’interno di questo sistema di governo caratterizzato dalla superiorità della finanza e dell’economia sulla politica, gli interessi di un grande fondo pensioni americano, o della Fiat marchionnista, contano e sempre conteranno di più della volontà effettiva di decine di milioni di elettori!
Perciò, se qualcuno ingenuamente si aspettava che Papandreou – politico democratico occidentale “cresciuto” nella liberaldemocrazia, non si rimangiasse le sue parole, facendo fare il referendum, dando l’esempio ad altri e iniziando così a minare le istituzioni europidi che temono il verdetto popolare, adesso sarà deluso almeno quanto quelli che in Italia riponevano folli speranze nell’”indipendenza” di un Berlusconi, che un po’ di tempo addietro trattava fraternamente con il dittatore Gheddafi e il potente ex KGB Putin, e che ora s’impegna con patetiche letterine ad eseguire gli ordini dell’Unione Europoide.
In conclusione, sul piano sociale il primo nemico è la Global class neocapitalistica che manovra le sue istituzioni europidi contro di noi, sul piano economico il primo nemico è il Nuovo Capitalismo finanziarizzato del terzo millennio che rappresenta un nuovo modo storico di produzione, e sul piano politico i primi nemici non possono essere per noi che i regimi liberaldemocratici occidentali, con tutti i loro cartelli elettorali falsamente divisi in destra e sinistra, in conservatori e socialisti, in democratici e repubblicani, quali emanazioni dei veri dominati.
Mai come ora sentiamo sul collo il respiro dell’impoverimento di massa, della possibilità di guerre future (con l’uso di armi non convenzionali), della questione energetica, di quella ambientale, e comprendiamo che questo capitalismo, ammantato di democrazia, procede per giganteschi espropri, shock sociali ed economici, desertificazioni, distruzioni di conquiste sociali e di interi ecosistemi, crescendo come un tumore che finirà, prima o poi, in metastasi.
Mai come ora, che siamo ancora in tempo per reagire, è necessario comprendere che la democrazia occidentale, radicatasi con i suoi insani regimi nei paesi cosiddetti sviluppati, è il peggiore dei sistemi di governo dell’intera storia umana, e contribuisce attivamente a spingere il mondo verso il baratro.
Rivoluzione, Centralismo, Collettivismo e Dittatura della Pauper class per gestire la transizione saranno la sola medicina che ci consentirà di uscire dall’incubo, e di evitare la metastasi finale capitalistica.
Eugenio Orso
4.11.2011