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La Redazione

 

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LA COMPLICITA’ DELL’ONU NEI CRIMINI DI GUERRA

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A cura di Davide
Il 30 Marzo 2007
31 Views

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DI SILVIA CATTORI
Reseau Voltaire

Intervista al Conte Hans-Christof von Sponeck

Per Hans Christof von Sponeck, ex assistente segretario generale dell’ONU, le Nazioni Unite, lungi dal difendere il rispetto per il diritto internazionale ed il rafforzamento della pace, sono esse stesse diventate un fattore di ingiustizia. Così, le sanzioni imposte all’Iraq di Saddam Hussein provocarono un disastro umanitario, mentre trattati come il trattato di non proliferazione nucleare sono utilizzati per assicurare il dominio di alcune potenze e per minacciarne altre. E’ ora di cambiare completamente il sistema.

Il Conte Hans-Christof von Sponeck, nato a Brema nel 1939, lavora per il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) da 32 anni- Nominato da Kofi Annan nel 1998 come Coordinatore Umanitario delle Nazioni Unite per l’Iraq, con la posizione di Assistente al Segretario Generale dell’ONU, nel marzo del 2000 von Sponeck si dimise per protesta contro le sanzioni, che avevano portato il popolo iracheno alla miseria ed alla fame. E’ con dolore ed amarezza che parla delle sofferenze sopportate dagli iracheni, un popolo che conosceva bene ed aveva imparato ad amare ed in una toccante intervista data a Silvia Cattori si appella ai leader politici responsabili della catastrofe.Silvia Cattori: Nel suo libro “Una guerra diversa: il regime delle sanzioni ONU in Iraq”, [1] denuncia apertamente il fatto che il Consiglio di Sicurezza ha tradito i principi della Carta dell’ONU. Può offrirci degli esempi specifici dove il Segretariato ONU si è comportato in modo particolarmente riprovevole?

Hans von Sponeck: Il Consiglio di Sicurezza deve attenersi alla Carta dell’ONU e non deve dimenticare la Convenzione sui diritti dei bambini e le implicazioni generali di queste convenzioni. Inoltre, se il Consiglio di Sicurezza sa che in Iraq le condizioni sono disumane – persone di tutte le età cono state in gravi problemi, non a causa di un dittatore, ma a causa delle politiche attorno al ‘programma petrolio per cibo’ – e decide di non agire o di non fare abbastanza per proteggere il popolo dall’impatto di questa politica, allora si può molto facilmente argomentare che il Consiglio di Sicurezza deve essere incolpato del molto forte incremento dei tassi di mortalità in Iraq. Un esempio preciso è che durante gli anni ’80, sotto il governo di Saddam Hussein, l’UNICEF accertò che in Iraq 25 bambini su mille sotto i cinque anni morivano per diversi motivi. Durante gli anni delle sanzioni, dal 1990 al 2003, vi fu un intenso incremento da 56 bambini su mille sotto i cinque anni nei primi anni ’90 a 131 su mille sotto i cinque anni all’inizio del nuovo secolo. Adesso tutti possono facilmente comprendere che questo era dovuto alle sanzioni economiche, perciò è fuori questione che il Consiglio di Sicurezza preferì ignorare le conseguenze delle sue politiche in Iraq sotto la pressione esercitata dalle principali parti interposte e, in particolare, dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna.

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Silvia Cattori: Come ha potuto il Consiglio di Sicurezza trascurare di considerare il fatto che queste sanzioni hanno permesso alle superpotenze di abusare della loro posizione e perseguire unicamente i loro obiettivi bellici quando votava per altre risoluzioni, come per esempio la risoluzione 1559 che era intesa particolarmente a fornire agli Stati Uniti e ad Israele una copertura per futuri attacchi militari? Questo significa che il Consiglio di Sicurezza ed il Segretariato dell’ONU, che si presume difendano i popoli, sono principalmente diventati responsabili di catastrofi umanitarie?

Hans von Sponeck: Direi che soltanto coloro che sono ignoranti o coloro che non possono accettare la sconfitta, continueranno a disputare che il dramma umanitario in Iraq è stato in gran parte non dovuto – non esclusivamente ma in larga misura – ad una erronea politica, una politica di castigo. Il popolo iracheno è stato punito per avere accettato il governo di Baghdad, persino se era completamente innocente.

Silvia Cattori: I nostri leader politici, che sono presenti in tutte le istituzioni internazionali, sapevano perfettamente bene che queste sanzioni avrebbero avuto conseguenze disastrose. Questo significa che, rimanendo in silenzio, hanno accettato che dei civili innocenti fossero uccisi, torturati ed affamati?

Hans von Sponeck: Direi, a meno che la comunità internazionale abbia una memoria molto cattiva, non possiamo dimenticare che, o vi fu silenzio o vi fu connivenza, sostegno o vi fu uno sforzo deliberato per promuovere condizioni del tipo che in Iraq perdurarono durante tredici anni di sanzioni. Perciò, si ottengono diversi livelli di responsabilità, di responsabilità politica. Non soltanto sono responsabili il primo ministro della Gran Bretagna ed il presidente degli Stati Uniti ed i loro governi, ma pure altri; la Spagna e l’Italia hanno giocato un ruolo di sostegno che significa che anche i precedenti governi sono responsabili. Aznar a Madrid e Berlusconi in Italia sono oltremodo responsabili per avere contribuito al disastro umanitario che si è sviluppato in Iraq. Essi non accetteranno questa responsabilità ma le prove sono lì.

Silvia Cattori: Se la manipolazione del Consiglio di Sicurezza da parte degli Stati Uniti è il problema principale e se gli USA continuano a commettere dei crimini facendo finta di avere un mandato dell’ONU, cosa si può fare per correggere quella inaccettabile situazione?

Hans von Sponeck: Penso che questa sia una questione molto importante. E’ rilevante per il dibattito su quale tipo di Nazioni Unite abbiamo bisogno per proteggere la comunità internazionale o per proteggere i 192 governi membri dal pericolo che alcuni altri governi abusino della loro autorità, delle loro informazioni, delle loro finanze e del loro potere per servire i loro interessi, ma contro gli interessi della pace, gli interessi della giustizia e gli interessi dell’umanità.

Silvia Cattori: Come ha reagito all’esecuzione di Saddam Hussein e dei suoi coimputati, condannati a morte da un tribunale costituito dagli USA?

Hans von Sponeck: Prima di tutto direi che non sono rimasto sorpreso. Questo era l’obiettivo finale di quelli al potere a Baghdad e di quelli che occupano l’Iraq. E’ impossibile difendere Saddam Hussein, ma possiamo rispondere al fatto che non vi è stato nessun processo imparziale ma una messinscena. Era un tribunale che nascondeva una sentenza di morte preordinata sotto la copertura della rispettabilità. Saddam Hussein, come ogni altra persona, meritava il diritto ad un processo leale, ma non gli è stato dato un processo leale. E perciò ero sconvolto da questo evidente atto, sebbene abbiamo il diritto internazionale, nonostante il fatto che le nazioni europee, gli USA ed il Canada come pure altre nazioni occidentali hanno espresso ripetutamente il loro proposito di mantenere la giustizia, che essi di fatto non hanno protetto la giustizia.

Silvia Cattori: Lei ha scritto al presidente Bush e gli ha chiesto di liberare Tarek Aziz. Ha ottenuto una risposta?

Hans von Sponeck: Non ho ricevuto una risposta. Ho scritto questa lettera perché conosco Tarek Aziz. Il mio predecessore ed io pensiamo entrambe che sia una persona con la quale abbiamo avuto un rapporto corretto, una persona che – nonostante ciò che leggiamo sui media principali – ha cercato di guardare al popolo iracheno. Era pronto e disposto a considerare le proposte per il miglioramento del programma di aiuti umanitari. Non posso giudicare ciò che Tarek Aziz ha fatto in Iraq al di fuori dei miei campi di responsabilità, ma, tutto ciò che voglio chiedere per quella persona, che è malata, se per nessuna altra ragione umanitaria, dovrebbe essere trattata con dignità, , le dovrebbe essere permesso ottenere cure mediche mentre ha un processo leale. Proprio come Saddam Hussein, Tarek Aziz meritava, e merita, di essere trattato secondo il diritto internazionale, secondo le Convenzioni dell’Aia e di Ginevra. Obietto al fatto che, dopo tre anni che si è volontariamente consegnato alle forze di occupazione, non sia stato nemmeno accusato e rimanga ancora in custodia mentre ha fortemente necessità di assistenza medica.

Silvia Cattori: Mentre la situazione creata in Iraq dall’occupazione è spaventosa, si deve temere che la Risoluzione contro l’Iran verrà utilizzata dagli Stati Uniti per colpire quel paese. La Marina tedesca – formalmente sotto il mandato dell’ONU – è in posizione nel Mediterraneo orientale. E’ perché sa fino a che punto il suo paese è coinvolto nei piani di guerra degli Stati Uniti che recentemente ha scritto una lettera aperta ad Angela Merkel chiedendole di respingere qualsiasi utilizzo della violenza contro l’Iran?

Hans von Sponeck: E’ esatto. Sento fortemente che, gradualmente, la Germania e gli altri paesi europei si stanno facendo coinvolgere nella politica di potenza definita a Washington da persone avide di potere. Questo diventa sempre più grave perché queste persone avide di potere iniziano a rendersi conto che non possono, da soli, attuare una politica di dominio. Dunque hanno bisogno ora della collaborazione di altri governi, e questi altri pare siano i governi dell’Europa centrale ed orientale, dalla Lituania alla Gran Bretagna. Possono anche cercare di politicizzare la NATO e farne uno strumento, che in larga misura è di fatto già diventata uno strumento degli USA. Perciò, proprio come ogni individuo normale in questo mondo, non posso accettare i tentativi – sostenuti dal cancelliere Merkel durante il recente summit della NATO – di fornire a questa alleanza militare una missione politica. La NATO è uno strumento della Guerra Fredda; per molti anni la NATO ha cercato una nuova missione, per un nuovo ruolo. La sola cosa che gli alleati sapevano era che avevano una responsabilità militare ma, con la fine della Guerra Fredda in Europa, quella responsabilità militare non esisteva più e non era più necessaria. Così vi è stata questa ricerca disperata per un nuovo ruolo.

Personalmente penso che sia estremamente pericoloso che ora la NATO si presenti come uno strumento democratico per le democrazie occidentali mentre, di fatto, è uno strumento nelle mani degli Stati Uniti per attuare il Progetto per il “Nuovo Secolo Americano”. I neoconservatori negli Stati Uniti fecero questa famosa proposta negli anni ’90 – mentre l’amministrazione Bush la convertì nella sua strategia della sicurezza nazionale del 2002 e negli anni seguenti – e si suppone che la NATO assista nella sua esecuzione. I politici responsabili che recentemente si sono incontrati a Monaco avrebbero dovuto respingere questo concetto. Vladimir Putin, il presidente russo, per una volta non ha tritato le sue parole e ha dichiarato chiaramente quello che molti di noi avvertono. Naturalmente, coloro che seguono un’agenda diversa hanno respinto i suoi suggerimenti. Comunque, vi è del realismo in ciò che ha detto Putin.

Sono convinto che, a causa di questa politicizzazione militarizzata della NATO, abbiamo fatto un grande passo indietro verso quella che non è solamente un’atmosfera da Guerra Fredda tra grandi potenze, ma anche, ed è questa la tragedia, verso un aumento delle spese per la difesa in molti paesi, incluse Cina, Russia ed Europa occidentale. Queste spese sono già state grandemente aumentate in numerosi paesi e non possono servire a nessun altro scopo che ad intensificare la polarizzazione tra gruppi differenti attorno al mondo. Il mondo oltre l’Europa centrale ed il nord America non è più disposto ad accettare una politica unilaterale occidentale. Il pubblico non accetta più le esigenze delle potenze economiche e militari dello scorso secolo. I loro giorni sono finiti e, se non teniamo conto di ciò, renderemo soltanto peggiori le cose. Secondo me, al momento le parole chiave sono dialogo e diplomazia. Dobbiamo realizzare questo in uno spirito chiaramente multilaterale, non nello spirito di una superpotenza, che è non è affatto una superpotenza sia economicamente, politicamente o moralmente, per non dire eticamente. Persino se vi sia un poco di spirito di superpotenza rimasto negli Stati Uniti a causa della loro potenza militare, non sarà sufficiente per salvare la ‘Pax Americana’. La ‘Pax Americana’ è una cosa del passato e prima riconosciamo questo in Europa e ci prepariamo alla cooperazione multilaterale – che è qualcosa di diverso dalla cooperazione bilaterale o del tipo della NATO – e meglio sarà.

Silvia Cattori: La NATO prende parte a guerre di occupazione – in contraddizione con la sua stessa Carta – e, in collaborazione con la CIA, è coinvolta in operazioni criminali segrete. Ciò a cui penso in questo contesto sono i sequestri di sospetti in prigioni segrete. Se l’Europa continua a sottomettervisi ed accetta l’installazione di sistemi antimissilistici americani in stati membri della NATO, non potrebbe questo portare al confronto o persino al ritorno ai giorni peggiori della Guerra Fredda?

Hans von Sponeck: E’ folle. Non vi è nessuna scusa e l’argomento di Condoleezza Rice secondo il quale la Russia non ha nessuna ragione di preoccuparsi di dieci sistemi antimissilistici da collocarsi in Polonia e nella Repubblica Ceca è tanto disonesto. Se dieci possono essere sistemati oggi, venti potrebbero essere piazzati domani. Proprio il fatto che questi sistemi antimissilistici siano posizionati al confine della ex URSS, o Russia, è già sufficiente ad accrescere i motivi per il confronto tra la Russia e l’Occidente, per non parlare della Cina.

Stiamo creando e plasmando il nemico di domani. Io, e con me molti altri attorno al globo, non posso accettare questi sviluppi. Comunque, non contiamo, siamo deboli, siamo considerati degli ingenui, siamo considerati ‘gente dagli occhi blu’, come ci hanno spesso chiamato gli americani, che non capiscono la ‘visione globale’.

Bene, se viviamo in una democrazia, ho quindi il diritto di comprendere questa ‘visione globale’, ma non ne sono informato. Mi viene soltanto questo di contare sulla buona volontà e sulle buone intenzioni di un governo come quello a Washington. Ma non posso fare così, non possiamo fare così, perché siamo stati delusi più volte ripetutamente dalla disinformazione, dalla brutale disonestà, dalla politica di potenza che è stata utile solamente ad una parte. Sono opposto ad accettare questo e perciò considero l’intera politica di convincere i governi ceco e polacco ad avere questi sistemi antimissilistici come estremamente pericolosa e mal riposta. Questa non è che lampante e brutale politica di potenza, della quale non abbiamo bisogno e contro la quale combatteremo. La pace, il futuro internazionalismo ed il consolidamento delle nazioni e del progresso – nello spirito della Carta dell’ONU e delle altre leggi internazionali – non ha nessun bisogno di questo.

Silvia Cattori: Lei in febbraio era a Kuala Lumpur per assistere ad una conferenza sui crimini di guerra. In occidente vi è stata una molto ristretta copertura dei media su questo importante evento. Se simili assemblee, che denunciano le derive della NATO e le violazioni della carta dell’ONU, vengono ignorate, come si può aprire un dibattito per riformare queste organizzazioni? Non le sembra di parlare in un deserto mentre i media, l’ONU, gli stati, continuano ad ignorare la sua lotta?

Hans von Sponeck: Bene, sapete, non ci si dovrebbe scoraggiare per il fatto che i media ci ignorano. La maggior parte delle volte, quando i cittadini hanno cercato di convincere i loro leader a cambiare direzione, sono stati ignorati. Bene, questo dovrebbe essere la fine del tentativo? Non penso questo. Proprio il fatto che delle persone, non soltanto sciocchi, non soltanto sognatori sviati, ma persone molto realistiche che hanno una visione complessiva del mondo, che capiscono i processi politici, si riuniscano per discutere in modo serio le condizioni e l’errato uso del potere, fornisce prove importanti che la coscienza internazionale è viva, che una coscienza internazionale esiste. Kuala Lumpur non è arrivata ai i titoli; Hollywood arriva ai titoli, l’emotività a buon mercato ed i fatti da media di bassa qualità come il programma del Grande Fratello a Londra arrivano ai titoli.

Il fatto che 5.000 persone si siano riunite a Kuala Lumpur per discutere della guerra come di un crimine, contro l’ambiente di globali sofferenze che queste guerre illegali hanno provocato, non abbia fatto i titoli dei giornali è deplorevole, ma non dovrebbe rendere la gente meno disposta a parlare ad alta voce. Quelli allettati da questi crimini dovrebbero notarlo. Ognuno di noi, come individuo, ha una responsabilità da osservare, deve rendere note le sue opinioni. In aggiunta, sono sicuro che l’incontro di Kuala Lumpur ha creato più consapevolezza in molti ambienti attorno al mondo, che verrà in definitiva trasferita in una maggiore resistenza contro queste simulate, egoistiche ed unilaterali politiche che l’occidente tenta di far rispettare.

Non sono contro l’occidente, sono un ‘occidentale’ ma ciò non significa che non posso guardare criticamente alla via a senso unico che ha acquisito, al movimento a senso unico sul quale viaggiano il potere internazionale, il commercio internazionale, la cultura internazionale. Questo. come ho detto prima, non può continuare perché non è più accettabile e Kuala Lumpur ha riunito gente da tutto il mondo che è della stessa opinione. Così ciò si è aggiunto, sono sicuro, alla consapevolezza ed alla buona volontà di investire del tempo per rendere note le opinioni. E se questo non raggiunge i titoli oggi e non causa immediatamente un cambiamento, potrebbe farlo domani e se non domani quindi il giorno successivo.

Silvia Cattori: Voci che, come la denuncia dei crimini di Israele in Palestina da parte di Jimmy Carter e di John Dugard. voci che, come quella di Dennis Halliday [2] e la sua denunciano la deriva fuori rotta dell’ONU in Iraq, tutte queste voci possono essere facilmente marginalizzate dai poteri politici. Non è deluso che nessuno o solamente poche persone al suo livello seguano il suo esempio e prendano posizione contro questi crimini ed abusi di stato?

Hans von Sponeck: Naturalmente, sono deluso. Sapete, di questi giorni, tutti i giorni, aspetto ansiosamente che un autorevole generale americano, un autorevole personalità politica americana venga fuori e dica: quando è troppo è troppo, non continuerò ad appoggiare la follia, non continuerò ad appoggiare l’illegalità, non sosterrò più politiche che ci hanno portato in profonde difficoltà ed a profonde violazioni di tutto quello per cui una persona civile dovrebbe stare. Naturalmente, si è delusi, ma, in considerazione di ciò che è accaduto durante gli ultimi decenni, particolarmente durante gli anni nei quali Bush è stato al potere, non possiamo permetterci di aspettare. Questo è un appello per il movimento internazionale per la pace che dovrebbe essere orientato verso un migliore coordinamento, cioè un lavoro in rete molto migliore, sforzi molto più combinati, molte più dichiarazioni congiunte. Le persone di tutto il mondo dovrebbero unire le mani e dimostrare a loro stessi ed al più ampio pubblico che hanno la ferma intenzione di non accettare ciò che ci ha portato ad un mondo nel quale è spalancato l’abisso tra coloro che non hanno nulla – e questa è una maggioranza molto, molto grande, più di un miliardo di persone su sei miliardi e mezzo di persone sul nostro pianeta che vivono con meno di un dollaro al giorno – ed il 10% al vertice che vive in un lusso ed un benessere inimmaginabili.

Questo non può continuare. E se alcune persone che ascoltano la nostra conversazione potrebbero dire ‘qui c’è davvero una persona molto ingenua’ ed altri dire ‘guardate, questo è un comunista, terribile, chiede l’uguaglianza per tutti’, io dirò loro ‘no, non lo sono’. Prima di tutto, non penso di essere ingenuo, in secondo luogo, non penso di essere un comunista nel senso tradizionale. Sono una persona che, in 32 anni e più di lavoro alle Nazioni Unite, ha imparato ad accettare il fatto che non tutti tra di noi sono uguali, ma che tutti tra di noi dovrebbero avere uguali opportunità di valorizzare la nostra collaborazione per la pace. Non è una questione di mancanza di denaro, vi è abbondanza di denaro per tutti ma ciò che manca è la volontà di condividere le risorse e di fare di più che rendere rispetto puramente verbale a questo meraviglioso corpo di strumenti che è stato istituito da brave persone dopo la II Guerra Mondiale. Negli ultimi sessanta anni, questo ente ha cercato di gettare le basi per una maggiore giustizia e per il progresso socioeconomico per tutti.

Silvia Cattori: Tutta la speranza che nutre deve farla soffrire, dal momento che è ben consapevole che per i popoli musulmani che l’occidente sta umiliando, il peggio deve ancora venire?

Hans von Sponeck: Naturalmente. Se leggete e capite quello che sta accadendo in Medio Oriente, non vi è un singolo giorno nel quale non provate vergogna, non provate l’umiliazione che ci colpisce quando vediamo questa povera gente soffrire duramente, gente in Palestina ed in Iraq ed anche in altre parti del Medio Oriente. Il linguaggio umano non è, almeno per me, capace di esprimere i sentimenti che provo veramente. E’ raccapricciante. Provengo da un paese che ha provato e causato questa orribile II Guerra Mondiale. E’ durata cinque anni ed ancora ne parliamo. Che dire dei molti anni in Iraq, trenta anni di dittatura e tredici anni di sanzioni ed ora tre anni e mezzo di occupazione: quanto può sopportare un individuo, quanto può sopportare una nazione? E se vedete – penso alle università che ho visitato quando ero a Baghdad, l’Università di Mustanseriya, Baghdad College, l’Università di Baghdad – che queste istituzioni dove si presume che giovani innocenti vengano preparati per la vita, sono state distrutte dalle bombe. Quando ero in Iraq, ho visto gente vivere pacificamente in quartieri integrati! A quell’epoca non ho mai sentito una conversazione come “Sono uno sciita, tu sei un sunnita e tu sei un turcomanno”.

Baghdad è la più grande città kurda al mondo con più di un milione di kurdi e vi erano molti problemi, certamente, vi era un dittatore, vi erano omicidi politici ma, paragonato a ciò che vediamo oggi, quello non era niente. Il confronto settario che esiste ora è stato creato da questa guerra illegale. E la minaccia al governo Al-Maliki è il colmo della disonestà: “Se non porti la sicurezza in Iraq, noi allora, gli americani, riconsidereremo fino a che punto continuare con il nostro appoggio”. Cosa è questo? Che ha stabilito condizioni di questo tipo? Chi è responsabile di questo caos e del confronto settario?

Silvia Cattori: I paesi occidentali condannano l’Iran che ha firmato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare per una bomba che non ha. Non condannano Israele che non ha firmato questo trattato e che ha bombe nucleari. Scegliendo tra Israele che non nasconde di prepararsi ad una guerra nucleare preventiva e l’Iran che vuole avere una industria nucleare civile, non è Israele quella che minaccia veramente la pace mondiale e non è l’Iran il bersaglio? Come reagisce a questo diniego della giustizia?

Hans von Sponeck: Ho soltanto una risposta immediata: è un classico esempio di doppi standard. Abbiamo una richiesta di una zona libera dal nucleare: è la risoluzione 687 dell’aprile 1991 del Consiglio di Sicurezza che al paragrafo 14 richiede una zona libera dal nucleare nell’intero Medio Oriente. Israele non ha neppure firmato il Trattato di Non Proliferazione. L’Iran potrebbe avere intenzioni che sono contro gli interessi internazionali a lungo termine, ma l’Iran non ha ancora passato la linea rossa. El-Baradei, il direttore dell’Agenzia Atomica Internazionale non ha detto che l’Iran ha passato quella linea. Tutto quel che ha fatto è stato dire che l’Iran non ha completamente reso note, non abbastanza chiaramente, le sue intenzioni e che l’Iran ha messo in funzione altre centrifughe.

Ma che straordinaria dimostrazione di doppi standard non accusare apertamente Israele ed altri! Che dire del Pakistan, che dire dell’India? E degli stessi USA che lavorano apertamente ad una nuova generazione di armi nucleari, totalmente in violazione del Trattato di Non Proliferazione. Trattato del quale gli USA sono dei promotori. Perciò questo è un disastroso doppio standard. Se fossi iraniano, direi: ‘Mi spiace, prendete per voi stessi delle misure per mettere in pratica ciò che dite è la norma ed allora possiamo parlare, sediamoci al tavolo, allo stesso livello degli occhi, senza nessuna precondizione’.

Accetto la richiesta di dialogo iraniana. Penso sia assolutamente la cosa giusta da fare. L’Iran dice: ‘Avete una divergenza, pertanto incontriamoci, ma non venite a dirmi prima che possa incontrarvi debba avere adempiuto a certe condizioni alle quali volete adempia; mi spiace, veniamo, ci incontriamo, parliamo e mettiamo le carte in tavola. E ciò che scopriamo quando osserviamo la realtà è uno spaventoso tentativo di mantenere un doppio standard.

Silvia Cattori: Quale messaggio vorrebbe dare a quei leader politici che non si preoccupano dei diritti umani che fanno guerre violando i diritti internazionali ed umani? Quale messaggio vorrebbe comunicare alle popolazioni che sono, al momento, esposte al terrore di stati occupanti? E quale messaggio vorrebbe dare a coloro che si oppongono a queste guerre ma non sanno come fermarle e sono afflitti per l’inerzia dei loro partiti politici?

Hans von Sponeck: A coloro che violano i diritti umani direi: Dovete vivere con la vostra coscienza sporca e come potete, alla luce di tutto il danno evidente, vivere con la vostra coscienza sporca? Non pensate che vi siano maniere migliori per proteggere i vostri interessi permettendo allo stesso tempo ad altri di beneficiare delle opportunità esistenti?

A coloro che sono vittime ed a coloro che sono interessati direi: Mai arrendersi, fate soltanto del vostro meglio, viviamo tutti in libertà, come individui onesti, per dare il nostro contributo, per quanto piccolo possa essere. Se ci mettiamo assieme per questo scopo, se cooperiamo, se ci mettiamo in rete, se cerchiamo di rendere note le nostre opinioni a quelli al potere, possiamo dare un contributo. Possiamo usare i nostri voti – quelli di noi che vivono in paesi con libere elezioni – facciamo uso dei nostri voti, ma non in maniera meccanica. Perché è un grande atto di responsabilità dare un voto. Conoscete i vostri candidati politici, fate pressione su di loro, riteneteli responsabili, controllate i loro atti e, quando vi è una rielezione, se non siete soddisfatti, incoraggiate a candidarsi quelli che meritano la vostra fiducia. Che altro possiamo fare?

Versione originale:

Silvia Cattori
Fonte: http://www.voltairenet.org
Link: http://www.voltairenet.org/article146495.html
23.03.2007

Versione italiana:

Fonte: http://freebooter.interfree.it/
Link: http://freebooter.interfree.it/uncit.htm

Note:

[1] A Different Kind of War: The Un Sanctions Regime in Iraq. Berghahn Books 2006, ISBN 1845452224

[2] Dennis Halliday, ex Assistente Segretario Generale dell’ONU e Coordinatore Umanitario per l’Iraq, predecessore di Hans von Sponeck, che le sanzioni portarono a dimettersi per protesta nel settembre del 1998. A quell’epoca dichiarò: « Stiamo distruggendo una intera società (…). Questo è illegale ed immorale ». Le sue dimissioni furono seguite da quelle di Hans von Sponeck e, due giorni più tardi, da quelle di Jutta Burghardt, a capo del Programma Alimentare ONU che si associò alla dichiarazione dei due precedenti.

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