LA CINA STA PREPARANDO UN NUOVO PIANO QUINQUENNALE CHE DECIDERA’ IL DESTINO DELL'ECONOMIA MONDIALE

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DI JIM EDWARDS

informationclearinghouse.info

Tra il 26 e il 29 di ottobre, il 18° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese vedrà riunirsi la sua quinta “assemblea plenaria” e annuncerà il 13° piano quinquennale per la nazione.

Potrebbe sembrare una supercazzola di un pugno di maoisti ai nostri occhi occidentali, ma se si è interessati a dove sta andando l’economia mondiale, questa è roba che scotta.

La Cina deciderà il tasso di crescita del suo PIL per i prossimi 5 anni.

Se i delegati dovessero menzionare qualsiasi numero inferiore al 7%, possiamo aspettarci i mercati e le proiezioni crollare in tutto il pianeta.

Potreste pensare che la cosa non vi riguardi perchè non siete Cinesi. Sbagliato! La Cina rappresenta il 32% della crescita del PIL mondiale e circa il 30% della spesa mondiale, secondo Credit Suisse. In altre parole, se la Cina starnutisce, il resto del mondo prende una polmonite.

Ecco la situazione: negli ultimi 5 anni, la Cina ha promesso di mantenere la crescita del PIL al 7%, ma di recente in Cina la crescita è rallentata e molti economisti hanno iniziato a sospettare che i numeri snocciolati dalla Cina riguardo il proprio PIL siano in realtà menzogne. Andrew Garthwaite, un analista di Credit Suisse, la settimana scorsa ha sostenuto in una nota agli investitori che il tasso reale di crescita della Cina sia attorno al 3% – o 400 punti base sotto quanto dichiarato dal Premier Li Keqiang.

A Business Insider, stiamo reperendo più dati possibile che indichino che la Cina non sia nemmeno vicina ad una crescita del 7%. Un esempio: il prezzo del cemento – l’unica cosa necessaria per costruire qualsiasi infrastruttura – è sceso del 25% negli ultimi 2 anni.

La gente è abituata all’idea che la Cina non dica la verità rispetto alla sua crescita reale. Per cui i numeri vengono tenuti al ribasso. Ma se l’esito del prossimo piano quinquennale fosse un numero inferiore al 7%, allora ogni modello al ribasso verrebbe regolato una tacca più sotto di conseguenza, per compensare.

Ciò avverrebbe per molti modelli, molte aziende. Il gigante minerario Glencore, ad esempio, sta facendo affidamento sulla richiesta cinese di rame, un altro materiale necessario per l’edilizia.

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Il prezzo del rame collasserebbe e con esso le azioni di Glencore, se la Cina dicesse qualcosa come “In realtà, non faremo il 7% nei prossimi anni…scusate ragazzi!”

Due team di analisti di due diverse banche d’investimento hanno rilasciato note la scorsa settimana in cui sostenevano che la Cina è l’entità più spaventosa sui loro radar.

Ecco Andrew Garthwaite e il suo team:

Preoccupazioni riguardo la Cina: la Cina era in cima alla lista [delle preoccupazioni dei clienti]. La valuta e il PMI erano visti come indicatori chiave. I clienti concordano che i “veri” dati (anche lato consumatore) indicano una crescita del 3-4% del PIL. La Cina non ha mai affrontato un calo simile da quando la sua economia è così grande (32% della crescita globale del PIL e il 30% del capex globale) e da quando ha visto ttali eccessi negli investimenti, nel credito e nel campo immobiliare.

Ecco cosa dicono Hak Bin Chua e il suo team di Merrill Lynch:

siamo preoccupati circa la prossima fase: il canale delle leve finanziarie in cui le difficoltà affrontate da aziende legate ai beni (ad esempio la Glancore) o alla situazione cinese potrebbe creare un contagio che colpirebbe il resto dell’Asia attraverso l’esposizione bancaria. La recessione o il calo affiancati da difficoltà bancarie sono spesso più gravi e duraturi. I legami del debito restano un rischio di colpo di coda, ma il problema è che la coda si sta facendo sempre più grande.

Per riassumere tutto in una lingua più accessibile:

– L’economia cinese sta rallentando

– La richiesta di beni come ad esempio il rame della Glencore è crollata negli ultimi 5 anni

– Tutti temono delle banche che hanno prestato denaro, o in possesso di credit default swaps, in cui il valore di quelle scommesse dipende da beni come il rame

– Se tutto va male, potrebbe scatenarsi una recessione

Secondo il capoeconomista di Citi Global Willem Buiter, questa recessione è “probabile” e sarà “globale”.

C’è un grafico che descrive tutto ciò, proveniente da Credit Suisse. Notate che le sensazioni in generale seguono il PIL globale

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Quindi cosa farà il Partito Comunista Cinese? Sfortunatamente probabilmente aumenteranno l’ansia dei mercati NON dichiarando alcun obiettivo numerico.

Si tira ad indovinare, secondo il capoeconomista di Deutsche Bank Zhiwei Zhang:

Mentre c’è ancora incertezza attorno all’obietticvo di crescita del 13° piano quinquennale, le aspettative della gente sembrano attestarsi su due numeri: 7% e 6.5%. Attualmente pensiamo che la probabilità di mantenere l’obiettivo del 7% sia maggiore di quella di una riduzione al 6.5% le due diverse scelte avrebbero differenti implicazioni dal punto di vista delle politiche. Se verrà mantenuto l’obiettivo del 7%, crediamo che il governo dovrà mantenere la sua politica liberista e fare maggiore easing. Come conseguenza le leve dell’economia continueranno a salire. D’altro canto, se l’obiettivo verrà posto al 6.5%, significa che il governo è disposto a tollerare una crescita più lenta per dare maggiore spazio agli aggiustamenti strutturali. In questo caso il governo darà minori stimoli all’economia.

In questo caso il problema è che non sapremo in che casini ci staremo trovando fino a che non sarà troppo tardi.

Jim Edwards

Fonte: http://www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.info/article43187.htm

19.10.2015

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

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