DI BRANDON SMITH
Alt Market
Ci sono due correnti di pensiero
mainstream che, a mio giudizio, prevalgono su tutte le altre. La
funzione continua del Dow, il flusso sostenuto di capitale che entra
e esce dal settore bancario e la spesa sostenuta del governo federale
sono TUTTE totalmente dipendenti dalla vita di queste duplici illusioni;
la prima, che il dollaro sia un investimento sicuro e che tale rimarrà in un futuro indefinito; e la seconda, che la Cina, come molte altre nazioni in via di sviluppo, continuerà a pompare la crescita del dollaro sempre senza limiti perché “è nel loro interesse”.Nelle burella scarsamente illuminate di Wall Street queste idee sono tanto radicate e pervasive, e domandarsi della loro validità è quasi un sacrilegio. Solo dopo il recente abbassamento del rating del debito USA da parte di S&P, qualche analista mainstream ha pensato che l’impossibile fosse concepibile, anche se una parte considerevole del gregge che opera nel trading giornaliero ha continuato come prima, senza accorgersi che la bomba a orologeria è prossima alle peggiori schifezze del loro edificio finanziario e che sta esaurendo il tempo.
Il dibattito sulla salute e la longevità del dollaro casca a pezzi di fronte a un semplice e innegabile pilastro dell’economia; quello della domanda e dell’offerta. L’offerta di dollari nei sistemi finanziari di molti paesi è senz’altro debordante. Infatti, la privata Federal Reserve è stata davvero attenta nel mantenere un velo di segretezza sulle dimensioni della saturazione del dollaro nei mercati stranieri, per poter nascondere la svalutazione dei biglietti verdi e l’inflazione che essa stessa ha creato. Se, per una qualche ragione, le riserve dei dollari detenute oltre oceano dagli investitori e dai creditori dovesse inondare gli Stati Uniti, assisteremmo a una spirale iper-inflazionistica più distruttiva di quanto mai visto a memoria di uomo. Quando l’offerta di dollari in tutto il globo aumenta esponenzialmente – troppa per la domanda proveniente dall’estero -, la macchina del debito va in corto circuito e gli impoveriti statunitensi useranno i verdoni come zolle per le proprie
case di fango. Come vi dimostrerò, la domanda di dollari non sta aumentando tanto quanto l’offerta, ma è anzi in fase di stallo, pronta a crollare.
La Cina – la seconda detentrice di debito degli Stati Uniti dopo la Fed e la prima detentrice di dollari per quanto riguarda le riserve forex – è sempre stata la chiave per valutare il progresso del collasso economico globale, che in questo momento è in piena attività. Se si desidera sapere quello che avverrà domani, basta guardare a quello che fa oggi la Cina.
Nel 2005 la Cina avviò un programma di basso profilo per emettere debiti governativi denominati in yuan, chiamati obbligazioni yuan o “obbligazioni Panda”. Questa iniziativa è stata quasi totalmente ignorata dagli economisti dell’establishment. Dovevano aver compreso che la Cina si stava muovendo per rafforzare lo yuan, espandendo il suo utilizzo in altri mercati e per rendere la propria struttura economica sempre meno dipendente dalle esportazioni, portandola così verso il consumismo (e sono riusciti a farlo, formando un blocco commerciale con l’ASEAN). Naturalmente, nei media mainstream di quel periodo non c’era traccia della bolla dei derivati, della crisi del credito e dell’implosione del debito. L’America era al settimo cielo. La Cina, con le proprie conoscenze e forse grazie a una sfera di cristallo, sapeva esattamente quello che stava per accadere
e si è isolata in modo da marcare una distanza tra il suo sistema e la pericolante società statunitense, basata sulle vendite al dettaglio. Questa dinamica non è cambiata dallo scoppio della bolla nel 2008 e le attività cinesi sono ancora la cartina di tornasole definitiva per stimare la volatilità economica.
Oggi c’è una confusione generalizzata nei mercati riguardo la direzione del futuro finanziario dell’America. Dopo il downgrade creditizio, molti degli investitori che analizzano il quadro globale si stanno disperatamente attaccando a qualsiasi barlume di notizia senza prestare attenzione alla sua trivialità, a ogni voce che arriva dalla Fed e a ogni vacuo annuncio del governo. I resoconti economici della Cina sono stati attentamente gestiti e filtrati, ora più del solito (e questo mi preoccupa alquanto) proprio mentre le distrazioni in Europa abbondano. Facciamo una trattazione completa di questi argomenti, e vediamo se riusciamo a fare un po’ di chiarezza …
U.S.A. contro U.E., uno scambio di patate bollenti… fino alla morte?
L’altalena teatrale tra Stati Uniti ed Europa non sta solamente diventando ovvia per una parte minoritaria degli analisti economici, ma sta anche annoiando. L’intera ordalia è stata sovversivamente sfruttata come falso esempio di “contagio” sistemico con un secondo scopo; le banche globali dovevano convincere l’Americano e l’Europeo medio che la destabilizzazione in una zona del mondo si sarebbe diffusa ovunque. Questo concetto è vero solo fino a quando la globalizzazione e la centralizzazione forzata lo rendono possibile. Questa sciarada è stata in qualche modo efficace per condizionare la popolazione con idee di sopravvivenza collettivista. In altre parole,
siamo stati addestrati a prendersi la responsabilità fiscale per paesi al di fuori dei nostri confini nazionali come se fossimo moralmente legati a ogni centesimo che di ricchezza presente in questi paesi; socialismo/feudalesimo globale, eccoci pronti! Questo processo è culminato con un’armonizzazione
planetaria dovuta alla paura e la colpa.
Quello a cui assistiamo NON è un contagio. Invece, stiamo vedendo una serie di collassi multipli fondamentalmente separati che si sono attivati simultaneamente. Tutte le nazioni che stanno passando brutti momenti in Europa lo fanno a causa dei propri problemi finanziari,
non per i problemi dei paesi vicini e certamente non per i problemi di quei Paesi che sono agli antipodi geografici. Gli argomenti del contagio sono solo applicabili a quelle economie che dipendono troppo dalle esportazioni, e la Cina ha già dimostrato (almeno nel caso degli Stati Uniti) che simili pericoli possono essere controllati minimizzando le esposizioni con le porzioni avvelenate del sistema e spostandole verso la creazione di ricchezza interna.
Il Segretario del Tesoro Timothy Geithner e i direttori della Banca Mondiale e del FMI hanno perpetuato la menzogna del contagio tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea fondamentalmente per servire il progresso della globalizzazione, ma anche per nascondere gli effetti inflazionistici della svalutazione del dollaro. Mentre le più grandi minacce erano ammassate di fronte all’economia statunitense e al dollaro, in qualche modo siamo stati costretti a focalizzarci sui drammi molto meno esplosivi presenti nell’Unione Eeuropea. I dollari, così come i fondi cinesi, stanno inondando l’Europa per darle un sostegno, mentre gli investimenti negli USA e il suo debito si indebolisce e scompare. Nel frattempo, un Euro più debole rende il dollaro più appetibile (almeno sulla carta), ma in realtà entrambe le monete sono sulla strada di un sanguinoso hara-kiri.
Quanto potrà proseguire questo gioco del passarsi la patata bollente? Di nuovo, sarà la Cina a decidere. Alla fine, la Cina dovrà scegliere quale moneta sostenere: il dollaro o l’euro. Dare manforte a entrambe non rientra nelle possibilità, specialmente quando la possibilità di collasso di entrambe le monete è così forte. Fino ad ora, il percorso più logico è stato l’euro. Anche se l’UE potrebbe subire un rallentamento sbalorditivo, dobbiamo tenere di conto che il
nostro Tesoro e la banca centrale hanno pensato bene di gettare trilioni di dollari per sostenere l’Europa (e altri dovranno arrivare):
Geithner to discuss leveraging EU bailout fund
Con così tanta inflazione e svalutazione che viene scagliata sul dollaro per poter salvare l’Unione Europea, l’iniziativa della Cina per realizzare una relazione economica più forte con l’Europa a spese degli Stati Uniti è una follia:
China Willing to Buy Bonds From Sovereign-Debt-Crisis Nations, Zhang Says
Se io dovessi piazzare una scommessa su chi potrebbe uscire dalla crisi con meno danni, punterei i miei soldi sull’Unione Europea, e i soldi piazzati su chiunque altro dovrebbero fare i conti con il fatto che…
La Cina si muove con discrezione per disfarsi del debito USA
Per fare questo, la Cina si è mossa di soppiatto per anni e ha ammesso pubblicamente in numerose occasioni che sta progettando di porre fine al debito statunitense e al dollaro a scadenza prefissate. Tutti quelli che continuano ad argomentare che la separazione della Cina dall’economia americana è impossibile, sono davvero senza speranza. Anche se sono sempre più rare, stanno già trapelando notizie che la Cina voglia mollare gli Stati Uniti. Di recente, un consigliere di primo livello della banca centrale cinese ha portato a conoscenza l’esistenza di un piano per avviare il
prima possibile la “liquidazione” (sì, hanno detto liquidazione) delle loro obbligazioni del Tesoro degli USA e per riposizionare gli investimenti nazionali verso asset più fisici:
China
to ‘liquidate’ US Treasuries, not dollars
Ma facciamo un momento un passo indietro e ipotizziamo che la Cina non ci abbia detto esattamente quello che farà nel prossimo futuro. E allora guardiamo ai fondamentali.
La prima preoccupazione vissuta in questo momento dalla Cina è l’inflazione. Siccome la Cina non ha la possibilità di esportare la sua moneta fiat verso altri
mercati come riescono a fare gli Stati Uniti, le sue iniezioni di liquidità per affrontare la crisi del credito hanno provocato notevoli aumenti dei prezzi. Solo in agosto l’inflazione totale era stimata al 6,2%
(raddoppiate sempre i dati del governo per ottenere l’inflazione reale). I prezzi degli alimenti sono saliti del 13,4%, mentre carne e pollame sono aumentati del 29,3%. Siccome questi numeri erano circa l’1% più bassi nei mesi precedenti, il governo cinese ha prematuramente proclamato un “periodo di raffreddamento”:
China inflation cools as food price rises slow
Se la forte inflazione continuerà a colpire come adesso, alla fine questa nazione asiatica sarà costretta a istituire politiche inattese. E potrebbero prendere la forma di un
forte apprezzamento della yuan o di uno yuan “fluttuante”. Un notevole aumento del valore della moneta cinese è l’UNICO modo con cui il governo possa riuscire a combattere il rialzo dei prezzi. Incrementando il potere di acquisto dei propri cittadini, il governo consente loro di tenere il passo con gli incrementi, e riesce così ad alleggerire le tensioni presenti nella popolazione che potrebbero portare a una rivolta. Per fare in modo che la Cina si assicuri che una fluttuazione dello yuan porti a un valore molto più alto, dovranno cadere il forex e i titoli del tesoro. Punto.
Lo scaricamento del dollaro darebbe ai cinesi un po’ di spazio per respirare e questo spazio dovrebbe venire riempito molto velocemente. L’accordo sul tetto dei debito fatto dal Congresso in seguito al downgrade del credito ha lasciato indifferente il resto del mondo. Anche se i media mainstream hanno quasi cercato di farci dimenticare che sia successo, la gran parte degli investitori stranieri ce l’ha ancora presente. I mercati stanno attendendo con ansia che la Fed annunci ulteriori iniezioni di liquidità. Se questo annuncio non dovesse essere fatto nelle riunioni di questa settimana, avverrà sicuramente prima della fine dell’anno. Ironicamente, lo stesso alleggerimento quantitativo su cui oggi gli investitori stanno vociferando potrebbe diventare il segnale definitivo che dia modo alla Cina di liberarsi delle proprie perdite e di separarsi dai titoli statunitensi in modo completo. La Cina si è posizionata da mesi in modo da poter prendere una misura di questo tipo…
Spegnere le luci…
Ancora abbondano le illusioni della dipendenza dei cinesi dal consumatore statunitense e quelli che suggeriscono una vendita catastrofica di debito pubblico e di dollari USA nel breve termine rischiano di sentire i soliti discorsi privi di senso che abbiamo udito così a lungo:
“I cinesi stanno meglio con coi che senza di noi…”
“La Cina ha bisogno delle esportazioni di dollari dagli USA per sopravvivere…”
“La Cina non è attrezzata per produrre merci senza le conoscenze tecnologiche degli USA…”
“L’America potrebbe semplicemente tornare all’industria e alla produzione per dare ai cinesi una bella lezione…”
“Gli Stati Uniti possono andare in default sul proprio debito detenuto dalla Cina come se niente fosse…”
“È tutta colpa dei cinesi perché la loro svalutazione artificiale dello yuan nel corso dei decenni…”
E si può ancora andare avanti. Anche se ho demolito questi argomenti più volte in passato, mi sento in dovere di occuparmene ancora una volta:
Il consumo statunitense di tutte le merci, non solo di quelle cinesi, è precipitato dal 2008 ed è improbabile che riesca a recuperare. La Cina se l’è passata abbastanza
bene malgrado questo calo delle esportazione, considerando le circostanze. Con l’istituzione dell’ASEAN, potrebbero quasi fare a meno della nostra presenza.
La Cina è ben equipaggiata per produrre merci tecnologiche senza l’aiuto degli Stati Uniti e, se il Giappone farà ingresso nell’ASEAN (e io credo che avverrà presto), ne saranno ancor più capaci.
L’America NON sarà in grado di tornare a un’economia basata sull’industria prima che si realizzi un collasso del dollaro. Ci sono voluti decenni per smantellare l’industria USA e spedirla oltre oceano. Rieducare una società impiegata al 70% nei servizi per poterla utilizzare in un sistema industriale, senza menzionare le infrastrutture necessarie per tutta la nazione, avrà bisogno di decenni.
Se gli Stati Uniti decidessero deliberatamente di fare default sul debito cinese, la reputazione globale del dollaro verrebbe annientata e il suo status di moneta di riserva mondiale verrebbe perso in modo irrevocabile. E allora non saremo in grado di
“insegnare” proprio niente a nessuno.
Ebbene sì, al momento la Cina sta tenendo bassa la sua moneta, ma lo stesso fanno gli Stati Uniti con il quantitative easing. Il più pulito ha la rogna. Schierarsi
in questa farsa è una pura idiozia…
Ora che tutto è stato chiarito (di nuovo), il punto fondamentale diventa abbastanza diretto; la ragione per cui è difficile prevedere il momento esatto del collasso americano è proprio perché tutte le componenti sono pronte per causarlo proprio ora! Ci sono, naturalmente, dei punti di stress interni al sistema che pongono un limite di tempo, anche per le banche globali e la Cina, ma una catastrofe assoluta non è solo una preoccupazione da collocare in un futuro distante. Ogni elemento richiesto per la cosiddetta “tempesta perfetta” è ora presente ed è pronto a incendiarsi in ogni momento. Il potenziale distruttivo che viene anche solamente dalla Cina è innegabile. Ogni giorno che passa, essendo riusciti a contenere questa scintilla, dovrebbe essere considerato un regalo, altre ventiquattro ore di formazione e di preparazione. Questa è la distanza che ci separa dal baratro. Oramai non è tempo di allarmarsi, ma di essere pronti e persino coscienti.
Fonte: Is China Ready To Pull The Plug?
16.09.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE