DI F. WILLIAM ENGDAHL
Mentre Washington appare ossessionata dalla volontà di umiliare in qualche modo il Presidente Cinese Xi Jinping e fargli perdere credibilità, ad inviare navi da guerra nelle acque territoriali cinesi appena pochi giorni dopo l’incontro di Obama alla Casa Bianca con il Presidente Xi, nonchè altri atti di provocazione, il Governo Britannico si sta avvantaggiando del crescente raffreddamento dei rapporti tra Washington e Pechino. Stanno cercando di ritagliarsi un ruolo in ciò che vedono come l’ascesa della valuta cinese, il Renmimbi (RMB) come valuta mondiale di riserva di primo piano.
La Cina, da parte sua, sta muovendo passi cauti verso la conquista di un ruolo di primo piano per il Renmimbi, qualcosa che potrebbe potenzialmente preparare la strada a un’uscita della Cina, e di tanti altri, dal dollaro come valuta principale di riferimento e dalla necessità di detenere buoni del Tesoro USA.
Xi si è recato in visita ufficiale a Londra alla fine di Ottobre allo scopo di incontrare, non soltanto il Primo Ministro Cameron, ma anche la Regina. Dopo i colloqui con Cameron, il Presidente Cinese ha proclamato che Cina e Gran Bretagna costruiranno una “strategia globale condivisa e comprensiva” per il 21° secolo. Dal punto di vista della Gran Bretagna è una mossa scaltra rivolta alle istituzioni finanziarie della City di Londra per ufficializzare la volontà che il loro futuro finanziario sia saldamente legato alle sorti cinesi mentre il dragone Cinese rende la sua moneta, il Renmimbi, una delle monete principali per i commerci internazionali, nonchè valuta di riserva riconosciuta. Sono anche brutte notizie per gli investitori in dollari, dal momento che è chiaro che Pechino avrà sempre meno interesse a supportare un sistema basato sul dollaro rigonfio di debiti negli anni prossimi venturi.
La dichiarazione congiunta dei Governi Cinese e Britannico rilasciata dopo gli incontri di Londra recita: “Il Regno Unito appoggia ufficialmente l’inclusione del RNB nel paniere SDR, subordinata al soddisfacimento dei criteri che verrano posti in essere nell’incombente revisione dei criteri di inclusione nell’SDR presso il FMI. Ambo le parti si appellano ai membri che non hanno, ad oggi, ancora ratificato le quote del 2010 a fare ciò senza procrastinare oltre, data l’importanza delle stesse per migliorare la rappresentanza di mercati emergenti e nazioni in via di sviluppo”. Quest’ultima specificazione è rivolta direttamente a Washington, ed al Senato USA in particolare, che sta attualmente bloccando la votazione delle riforme presso il FMI.
La dichiarazione congiunta continua affermando che: “La Cina riconosce al Regno Unito di essere la prima nazione Occidentale di spicco a divenire un potenziale membro fondatore della Asian Infrastructure Investment Bank (Banca Asiatica per gli investimenti infrastrutturali, acronimo AIIB). La Gran Bretagna è notevolmente attenta alle prime operazioni della AIIB ed alla sua integrazione nel sistema finanziario globale quale istituzione “pulita, trasparente, ecologica” che risponde efficacemente ai bisogni infrastrutturali dell’Asia”.
Dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale la City di Londra fu costretta a cedere il ruolo di principale centro finanziario mondiale a New York ed al sistema basato sul dollaro. Il potere fu trasferito da un Impero Britannico formale ad un Impero Americano informale. Wall Street iniziò a rimpiazzare la City di Londra dopo gli accordi di Bretton Woods del 1944.
I tempi sono nuovamente cambiati. Oggi la City di Londra è nuovamente il maggior centro finanziario mondiale, il luogo dove inoltre avvengono più transazioni relative ai mercati valutari, più della stessa New York. Ed è già entrata in un accordo bilaterale con la Banca centrale del popolo Cinese per i commerci in Renmimbi, posizionandosi di fatto come terzo centro mondiale dei commerci denominati in Renmimbi. La domanda è se la Gran Bretagna, o, come la chiamava Charles de Gaulle “la perfida Albione”, si stia configurando come un cavallo di Troia per conto Washington, insinuandosi sempre più a fondo nel Gran Disegno di stampo cinese. O se forse, al contrario non siano i primi passi concreti per prepararsi a voltare le spalle allo storico partner trans-Atlantico Statunitense e galoppare verso Est?
Il Gran Disegno Cinese
Ciò che sta diventando chiaro persino al Dipartimento del Tesoro USA è che la Cina possiede una ben definita strategia a lungo termine, che possiamo definire un Gran Disegno. Con la finalità di rendersi pienamente indipendente dal dollaro USA come valuta di riserva, strumento che può in ogni momento essere usato per mettere in atto mosse di guerra valutaria verso una recalcitrante Cina. Al momento attuale la Cina rappresenta il maggiore possessore estero di debito governativo USA, un tallone d’Achille che nell’evento di sanzioni finanziarie USA, per non dire di congelamento degli assets, si rivelerebbe devastante per Pechino.
Una passo da gigante nella direzione di rendere non solo Pechino, ma anche la Russia ed altre nazioni meno vulnerabili alle rappresaglie del Dipartimento del Tesoro USA per il terrorismo finanziario è stato fatto questo Ottobre, quando Pechino ha inaugurato il suo sistema SWIFT di regolamento delle transizioni interbancarie. Nel corso delle recenti sanzioni USA contro l’Iran, Washington ha forzato con successo il sistema privato interbancario SWIFT, basato a Bruxelles, nel tagliare fuori l’Iran da ogni trasferimento bancario internazionale, strangolando di fatto l’economia Iraniana rendendo le esportazioni di petrolio di fatto impossibili.
Nel 2014, quando Washington impose numerose sanzioni alla Russia provò anche a mettere pressione sull’amministrazione dello SWIFT, sistema privato in mano a circa 200 banche internazionali, affinchè tagliassero fuori la Russia dai pagamenti SWIFT, oltre a sanzionarla. La Russia dichiarò esplicitamente che tale mossa sarebbe stata da considerarsi alla stregua di un atto di belligeranza. Almeno quella volta l’amministrazione dello SWIFT si rifiutò di mettere in atto tale esclusione dalla rete di pagamenti SWIFT. Velleitariamente, la Gran Bretagna di Cameron e il Governo Russo-fobo Polacco si unirono a Washington nell’Agosto 2014 nell’esercitare pressioni sullo SWIFT per ottenere una esclusione delle banche Russe dal sistema. In risposta, il Presidente Russo Vladimir Putin ordinò la creazione di un sistema interbancario per la registrazione dei pagamenti interno alla Russia, il quale è ad oggi pienamente operativo. La Cina seguì prontamente con l’iniziare a pianificare un sistema interbancario di regolamento dei pagamenti cinese mirato da subito ad un respiro internazionale, banche russe incluse, un bel colpo allo SWIFT altamente politicizzato delle banche occidentali.
Al momento attuale la Cina ha iniziato le operazioni, ancora su base limitata, del suo SWIFT alternativo. Si chiama CIPS (China International Payments System). Utilizza il medesimo sistema di criptaggio di ogni altro sistema di pagamenti internazionali e rende le transizioni più rapide e fluide. E’ un super-network destinato a rimpiazzare i molteplici sistemi esistenti per processare i pagamenti in Yuan, e si posiziona come concorrente diretto di VISA e Mastercard.
Il CIPS rappresenta un supporto necessario all’internazionalizzazione del RNB ed è persino più significativo, da molti punti di vista, per quanto riguarda la sicurezza finanziaria internazionale della Cina rispetto a potenziali attacchi finanziari USA, dello stesso sforzo per conquistare l’accettazione del FMI per il riconoscimento della sua valuta come titolare di special drawing rights (SDR, diritti speciali di prelievo), ossia di essere una delle valute nel paniere speciale del FMI insieme a Dollaro, Yen, Pound ed Euro.
La Banca Nazionale Cinese ha costruito con pazienza le necessarie fondamenta per questo traguardo già da qualche tempo a questa parte. Il RNB è gia oggi una delle quattro valute più commerciate sui mercati internazionali, sorpassando lo Yen Giapponese. Prima del lancio del CIPS, comunque, l’utilizzo in transizioni commerciali oltre confine era un processo lento e oneroso mediato necessariamente da banche per i regolamenti offshore a Hong Kong, Singapore o Londra. Con l’introduzione del CIPS è tutto più rapido ed economico. Chi ne esce perdente è lo SWIFT insieme a Washington e alla sua politica di guerriglia finanziaria per mezzo di sanzioni.
Il CIPS, inoltre, faciliterà la coordinazione finanziaria tra la Cina e i suoi partner BRICS, in testa la Russia. Il Ministro delle finanze Russo ha annunciato lo scorso 6 Novembre che il Governo Russo ha in programma l’emissione nel 2016 di buoni del Tesoro in RNB, in misura non ancora stabilita, nel tentativo di contrastare le sanzioni USA e di avvicinarsi al suo partner strategico, la Cina. Le sanzioni che l’unità terrorismo finanziario del Dipartimento del Tesoro USA ha imposto alla Russia nel 2014 avevano come bersaglio principale le grandi banche russe a maggioranza statale: Sberbank, VTB, Vnesheconombank, Gazprombank e Rosselkhozbank (cassa agraria Russa) furono tagliate fuori dai finanziamenti Occidentali a lungo termine (a scadenza oltre i 30 giorni). La Cina oggi potrebbe annullare una mossa di questo tipo senza particolari problemi.
Pechino congela la liberalizzazione finanziaria
Una ulteriore mossa strategica che si posiziona a protezione della Cina da attacchi speculativi finanziari quali quelli che devastarono le economie note come “Tigri Asiatiche” nel 1997-98, è la decisione, da parte della leadership cinese, di congelare ogni tipo di “riforma” in direzione della liberalizzazione dei mercati finanziari almeno fino al 2020. Washington da tempo spingeva alla realizzazione di tali riforme allo scopo di rimuovere controlli sui capitali e consentire la libera entrata e uscita di capitali da/per la Cina.
Lo scorso Giugno i mercati borsistici di Shangai e Shenzen collassarono in seguito allo scoppio di una febbrile bolla, stimolata dallo stesso Governo Cinese nel vano tentativo di muovere capitali verso aziende statali indebitate. Secondo le stime, 2000 milioni di milioni di dollari di quotazioni borsistiche su carta sparirono nel nulla nel corso di 4 settimane, insieme ai risparmi di circa 90 milioni di Cinesi che avevano speculato sognando di diventare ricchi. Ciò che emerse da tale esperienza fu che il Governo e le istituzioni di regolazione finanziaria avevano imitato i modelli borsistici di Wall Street ma senza la comprensione di quanto fossero ad elevato rischio, parliamo di tecniche borsistiche quali il consentire agli investitori di comprare quote a margine (con soldi che non si hanno) o fondi gestiti dai broker a titolo di prestito.
Il 6 Novembre, il Governo Cinese ha annunciato che i precedenti piani volti a consentire il libero flusso di capitali verso e dalla Cina, previsto per prima di fine anno, erano da considerarsi posticipati almeno fino al 2020.
E’ da ritenersi un passo fondamentale per stabilizzare i tumulti dei mercati borsistici e non cinesi. Cosa non secondaria, isola la Cina da quella tipica speculazione a mezzo hedge funds che distrusse la crescita economica di Malesia, Tailandia e Sud Corea nel 1997, quando una gang di hedge funds capitanata da George Soros colpì questi mercati finanziari. Come sta provando a fare adesso, senza successo, con la Cina, il Tesoro USA negli anni ’90 aveva convinto le “tigri Asiatiche” a “riformare e liberalizzare”, lasciandole così vulnerabili agli attacchi.
Il 22 Settembre, a quanto riferiscono le fonti, si è svolto un acceso dibattito interno a porte chiuse presieduto dal Presidente Xi tra il Ministro delle finanze Cinese e la Commissione per lo sviluppo nazionale e le riforme, l’agenzia di pianificazione statale responsabile per le infrastrutture ed altri progetti di costruzione. Gli ufficiali del Ministero delle finanze sostenevano l’opportunità di maggiore liberalizzazione finanziaria, come del resto il Segretario al Tesoro USA Jacob Lew, nella fatua speranza che i risparmiatori Cinesi potessero guadagnare di più investendo i stock e bonds stranieri che in quelli Cinesi ed usare l’ “effetto benessere” degli investimenti esteri per comprare più smartphones Cinesi Huawuei, o computers, per spingere la crescita interna. Ogni serio amministratore occidentale di fondi, con un portafoglio azionario ed obbligazionario di titoli UE e USA in gestione sta passando oggi notti insonni nel timore dello scoppio di bolle azionistiche e obbligazionarie indotto dalle politiche delle banche centrali, in particolare dalle politiche di QE (quantitative easing) a tassi di interesse zero, protrattesi lungo gli anni su decisioni della FED e della Banca Centrale Europea dalla crisi finanziaria del 2007/2008 ad oggi.
In retrospettiva, i leader cinesi potrebbero essersi resi conto che la loro esperienza con una bolla finanziaria nello stile delle borse USA ha illuminato ulteriormente la necessità stringente di dare priorità agli sforzi, ben più importanti sotto il profilo economico, per la costruzione del progetto di infrastrutture congiunte ferroviarie ed oceaniche congiunte attraverso l’Eurasia One belt, one Road (Una cintura, una via).
Il Giappone ha già fatto esperienza di una straordinaria distruzione del modello economico post-bellico MITI dopo l’ accordo “Plaza” del 1985, quando il Segretario al Tesoro USA James Barker III fece pressioni sul Giappone per apprezzare lo Yen, insieme ad altre misure economiche che ebbero come conseguenza di creare i mercati borsistici e immobiliari più eccessivamente gonfiati al mondo. La bolla scoppiò nel 1990: da allora il Giappone lotta contro la deflazione cronica, ed è ben lungi dal superare il problema.
Il mondo non ha bisogno di una versione aggiornata del modello di Wall Street “con caratteristiche Cinesi”. Ciò di cui il mondo ha bisogno è investimenti solidi in infrastrutture a coprire spazi enormi in Eurasia, Medio Oriente, Africa. A quanto pare la leadership cinese ha capito la lezione e fortunatamente il grande progetto One belt, one road di Xi Jinping è già stato dichiarato priorità strategica nazionale.
F. William Engdahl
Fonte: http://journal-neo.org
Link: http://journal-neo.org/2015/12/14/china-carefully-moving-to-displace-dollar/
14.12.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CONZI