E SI MUOVE PER CEMENTARE ULTERIORMENTE LO STATUS DI VALUTA DI RISERVA DEL RENMINBI
DI TUYLER DURDEN
zerohedge.com
In una sorprendente svolta di eventi, il più grande pezzo delle notizie del giorno ha ricevuto appena un trafiletto di due paragrafi sulla Reuters, ed è stato completamente ignorato dai grandi media. Un annuncio apparso poco dopo la mezzanotte sul sito della Banca della Cina popolare.
La dichiarazione, tradotta con google come “Lo spirito pragmatico e pionieristico di promuovere la cooperazione transfrontaliera del commercio con il renminbi tramite un nuovo livello di monitoraggio e analisi” è la seguente:
La Reuters fornisce una semplice traduzione con una sintesi del comunicato: “La Cina spera di poter consentire entro quest’anno a tutti gli esportatori e importatori di concludere le loro operazioni transfrontaliere in yuan, ha detto la banca centrale mercoledì, come parte dei piani di crescita del ruolo internazionale della moneta. In una dichiarazione sul suo sito web www.pbc.gov.cn, la banca centrale ha detto che ciò sarebbe la risposta alla domanda d’oltremare perché lo yuan venga utilizzato come valuta di riserva. Essa ha aggiunto che ciò anche consentirebbe allo yuan un flusso di ritorno in Cina più agevole”. A tutti coloro che sostengono che la Cina è perfettamente felice con lo statu quo col quale è disposta a lasciare fisso il cambio del Renminbi al dollaro in perpetuo, questa può essere una sorpresa piuttosto spiacevole, in quanto indica che improvvisamente la Cina è ancora più eloquente circa la sua intenzione di convertire la propria moneta a status di riserva, e nel processo di rendere il dollaro ancora più insignificante.
L’International Business Times fornisce un approfondimento:
Tutto questo fa parte del piano cinese per l’internazionalizzazione della sua moneta, che può, nei decenni a venire, minacciare la ‘quota di mercato’ globale delle altre valute come il dollaro statunitense.
In precedenza, la Cina aveva inoltre annunciato che scambi commerciali bilaterali con la Russia e la Malesia inizieranno a essere condotti con lo yuan e il rublo e il ringgit, rispettivamente.
Altre mosse da parte della Cina per internazionalizzare la propria moneta comprendono la possibilità per le imprese straniere di emettere obbligazioni denominate in yuan e regole rilassate per le istituzioni finanziarie straniere per accedere alla yuan.
A parte gli sforzi del governo cinese, anche altri punti fondamentali per la crescente popolarità internazionale della moneta cinese.
La Cina è già il principale partner commerciale di spicco con l’Australia e il Giappone. E’ anche il leader o un partner commerciale di grandi dimensioni con molti dei suoi vicini più piccoli. La finalità di possedere valute estere è di condurre gli scambi e gli investimenti esteri, per cui lo yuan dovrebbe diventare una valuta più attraente per i partner commerciali della Cina, specialmente mentre il governo continua ad allentare le restrizioni.
La ragione di questa mossa drammatica può essere trovata in ciò che Stephen Roach ha scritto pochi giorni fa su Project Syndicate:
Ai primi di marzo, il Congresso nazionale cinese del popolo approverà il suo dodicesimo piano quinquennale. Questo piano è probabile che passerà alla storia come una delle più audaci iniziative strategiche cinesi.
In sostanza, esso cambierà il carattere del modello economico cinese – passando dalla struttura guidata dalle esportazioni e dagli investimenti degli ultimi 30 anni verso un modello di crescita che è guidato sempre più dai consumatori cinesi. Questo cambiamento avrà profonde implicazioni per la Cina, il resto dell’Asia, e l’economia globale.
Come il quinto piano quinquennale, che pose le basi per le “riforme e apertura” della fine degli anni ‘70, e il nono piano quinquennale, che ha innescato la privatizzazione delle imprese statali a metà degli anni ‘90, il prossimo piano costringerà la Cina a riconsiderare le proposizioni dei valori fondamentali della sua economia. Il premier Wen Jiabao ha gettato le basi quattro anni fa, quando per primo ha articolato il paradosso dei “Four Uns”. Un’economia la cui forza sulla superficie mascherava una struttura che era sempre più “instabile, sbilanciata, scoordinata e, in definitiva insostenibile” (in inglese unstable, unbalanced, uncoordinated, unsustainable. N.d.T.).
La Grande Recessione del 2008-2009 suggerisce che la Cina non può più permettersi di trattare i Four Uns come una congettura teorica. L’era post-crisi sarà probabilmente caratterizzata da scosse di assestamento durevole nel mondo sviluppato – minando la domanda esterna su cui la Cina a lungo ha fatto affidamento. Ciò lascia il governo cinese con poca scelta se non volgersi verso la domanda interna e affrontare frontalmente i Four Uns.
Il dodicesimo Piano Quinquennale farà proprio questo, concentrandosi sulle principali iniziative pro-consumo. La Cina inizia a svezzarsi da un modello produttivo che ha sostenuto l’esportazione e la crescita guidata degli investimenti. Mentre l’approccio alla manifattura è servito bene alla Cina per 30 anni, la sua dipendenza da settori ad alta intensità di capitale piuttosto che di manodopera e l’aumento della produttività con risparmio di forza-lavoro la rende incapace di assorbire l’eccedenza massiccia di manodopera del paese.
Invece, secondo il nuovo piano, la Cina adotterà un modello di servizi con più alta intensità di lavoro. Fornirà, si spera, un piano dettagliato per lo sviluppo di industrie ad alta intensità di operazioni su larga scala come il commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporti interni e logistica della catena di fornitura, assistenza sanitaria, il tempo libero e l’ospitalità.
Ovviamente, una moneta di riserva sarebbe non solo estremamente utile, ma abbastanza critica per raggiungere l’obiettivo della conversione della Cina ad una società focalizzata interiormente e dipendente dalla classe borghese. E lo stesso non garantirebbe una transizione morbida. Tuttavia, se la Cina dovesse trovarsi realmente su un percorso per un cambiamento radicale nella sua evoluzione, gli shock al sistema sarebbero enormi. Roach pone questo diplomaticamente come segue:
Ma c’è un problema: nel passaggio a una dinamica più orientata al consumo, la Cina ridurrà il proprio surplus di risparmio e avrà meno margine per finanziare il deficit di risparmio in corso in Paesi come gli Stati Uniti. La possibilità di un tale riequilibrio globale asimmetrico – con la Cina, che assume un ruolo guida e il mondo sviluppato trascinare i piedi – potrebbe essere la conseguenza chiave non intenzionale del dodicesimo Piano quinquennale della Cina.