LA CHIQUITA IN AMERICA LATINA

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DI NIKOLAS KOZLOFF
counterpunch.org

Quando i militari Honduregni hanno abbattuto il governo democraticamente eletto

di Manuel Zelaya 2 settimane orsono, i vertici della multinazionale delle banane

“Chiquita” hanno probabilmente tirato un sospiro di sollievo.

All’inizio di quest’anno la grande compagnia ortofrutticola si è unita alla

“Dole” nel criticare il governo di Tegucigalpa quando quest’ultimo ha alzato la

paga base del 60%. La Chiquita ha fatto presente che la nuova regolamentazione

statale avrebbe drasticamente abbassato i loro profitti, imponendo alla ditta di

sostenere costi maggiori di quelli ad esempio del Costarica: 0.20$ in piu` per

gli ananas e 0.10$ per le banane, per ogni 15 Kg circa, tanto per essere precisi.

Chiquita si è dunque lamentata della possibile perdita di milioni di dollari se

fosse passata la riforma sindacale di Zelaya, considerando che la produzione

complessiva si aggira sugli 8 milioni di quintali di ananas e sui 22 milioni di

quintali di banane all’anno.

Nella foto: Una fase della lavorazione delle banane in HondurasQuando il decreto sulla paga minima Ë stato approvato, la Chiquita ha cercato

aiuto e si Ë appellata al “Honduras National Business Council” (COHEP in spagnolo)

e il COHEP si è mostrato contrario tanto quanto la Chiquita.

AmÌlcar Bulnes, il presidente del gruppo ha argomentato che l’aumento della

retribuzione base avrebbe comportato inevitabilmente la perdita di posti di

lavoro e l’aumento della disoccupazione. COHEP riunisce in Honduras circa 60

associazioni di industriali e camere di commercio, con una vasta ramificazione in

ogni settore dell’economia. Secondo lo stesso sito web della organizzazione la

COHEP sarebbe il braccio tecnico e politico del settore privato in Honduras,

favorirebbe gli accordi commerciali e fornirebbe “supporto critico” al sistema

democratico locale.

Secondo la COHEP, la comunita’ internazionale non dovrebbe imporre sanzioni

economiche al governo golpista di Tegucigalpa, perchè questo peggiorerebbe i

gravi problemi politici del paese. Nel suo “nuovo” ruolo di portavoce del ceto

povero honduregno, la COHEP dichiara che l’Honduras ha gia’ sofferto abbastanza

per i terremoti, le piogge torrenziali e le crisi economica globale.

Prima di punire il nuovo regime, insomma, l’ ONU e l’Organizzazione degli Stati

Americani dovrebbero mandare osservatori in Honduras per quantificare il danno

che le sanzioni porterebbero al 70% degli honduregni che vivono sotto la soglia

di povertà. Bulnes nel frattempo ha espresso il suo supporto per il regime

golpista di Roberto Micheletti e rileva come le condizioni politiche del paese

non siano favorevoli ad un ritorno del presidente legittimo Zelaya.

Chiquita: Da Arbenz al “Bananagate”

Non Ë sorprendente che la Chiquita cerchi alleanze tra le le forze conservatrici

dell’Honduras. Colsiba, il sindacato degli operai agricoli honduregni, afferma

che la grande corporation americana non abbia nel passato adempiuto all’obbligo

di fornire abbigliamento di sicurezza ai lavoratori e abbia puntato i piedi

quando costretta a firmare accordi collettivi di lavoro in tutto il centro

America.

Cosliba paragona le infernali condizioni di lavoro nelle piantagioni Chiquita a

quelle dei campi di concentramento. Un paragone provocatorio che potrebbe

contenere degli elementi di verit‡. Lavorando dalle 6.30 del mattino alle 7.00 di

sera, le mani degli operai bruciano dentro i guanti di gomma. Alcuni di loro

hanno solo 14 anni. Alcuni lavoratori hanno addirittura fatto causa per danni

alla multinazionale americana per averli esposti agli effetti del DBCP, un

pericoloso pesticida che puo’ provocare sterilità, cancro e malformazioni fetali.

La Chiquita, gia’ conosciuta come “United Fruit Company and United Brands” ha

avuto una lunga e poco chiara storia politica nel centro America. Guidata da Sam

“Banana Man” Zemurray, la United Fruit si è lanciata nel mercato della frutta

tropicale all’inizio del XX secolo. Zemurray una volta ebbe a dire in una frase

rimasta celebre: “In Honduras, un mulo costa più di un membro del parlamento.”

Nel 1920 la United Fruit controllava 650.000 acri della migliore terra

dell’Honduras e quasi un quarto della terra arabile della nazione. Inoltre la

compagnia controllava importanti strade e autostrade.

In Honduras le compagnie ortofrutticole emanano la loro influenza quasi in ogni

settore della vita politica e militare e per la loro strategia “tentacolare” sono

state definite delle autentiche “piovre”. Coloro che non avevano un atteggiamento

compiacente venivano a volte ritrovati a faccia in giù nei campi.

Nel 1904 l’umorista O.Henry coniò il termine “Repubblica delle Banane” proprio

per sottolineare il comportamento della United Fruits in Honduras. Nel Guatemala

la United Fruit supportò il golpe, spalleggiato dalla CIA, attuato ai danni del

presidente Jacobo Arbenz, un riformatore che aveva osato portare avanti un

pacchetto di riforme agrarie. La cacciata di Arbenz portò a un trentennio di

guerra civile nel Guatemala. Nel 1961 la United Fruit inoltre prestò le proprie

navi per il tentativo di sbarco della CIA nella Baia dei Porci a Cuba.

Nel 1972 la United Fruit (ormai United Brands) appoggiò l’ascesa al potere del

generale honduregno Oswaldo Lòpez Arellano. Il dittatore comunque fu costretto

alle dimissioni dopo il noto scandalo “Bananagate”, che mise in luce i legami di

corruzione tra la corporation e il presidente Arellano.

Una corte federale accusò la United brands di avere fornito illegalmente 1.25

milioni di dollari con la promessa di altri 1.25 milioni se fossero state

abbassate le tasse sull’export di frutta. Durante il Bananagate il presidente

della “United” cadde da un grattacielo di New York in quello che fu definito un

“suicidio”.

Gli Anni di Clinton e la Colombia

La United entrò in affari anche in Colombia e nel 1928 3.000 lavoratori iniziarono

uno sciopero per chiedere migliori retribuzioni e condizioni di lavoro. All’inizio

la compagnia si rifiutò di trattare e solo successivamente acconsentì ad alcune

rivendicazioni minori, bollando le altre richieste come “illegali” o “impossibili”.

Quando gli scioperanti rifiutarono di disperdersi i militari spararono sugli

operai provocando delle vittime.

Magari penserete che la compagnia abbia riconsiderato il suo atteggiamento

sindacale dopo questi fatti, ma già nel 1990 la compagnia strinse delle alleanze

con gruppi paramilitari della estrema destra. Chiquita si spinse a pagare più di

un milione di dollari il personale, sostenendo di averlo fatto solo per ottenere

servizi di protezione.

Nel 2007 Chiquita sborsò 25 milioni di dollari per regolare l’inchiesta del

Dipartimento di Giustizia Americano su quei pagamenti. La Chiquita ha così avuto

l’onore di essere la prima compagnia accusata di stringere accordi finanziari con

una organizzazione terroristica.

In un processo intentato contro la Chiquita, le vittime della violenza

paramilitare affermarono che l’azienda aveva fomentato reati gravissimi come il

terrorismo, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità. Un avvocato della

parte civile affermò che le relazioni della Chiquita con i paramilitari

“coinvolgevano quasi ogni apetto della vendita e della distribuzione delle banane

grazie ad un autentico regno del terrore”.

Tornato a Wahington Charles Lindner, presidente della Chiquita, si interessò a

migliorare i suoi rapporti con la Casa Bianca. Lindner era stato un importante

sostenitore del Partito Repubblicano ma saltò dall’altra parte e cominciò a

finanziare la campagna di Bill Clinton e dei Democratici. Clinton ripagò Lindner

diventando un accanito sostenitore del governo di Andreas Pastrana, responsabile

della proliferazione degli squadroni della morte di estrema destra. In quegli

anni gli USA stavano seguendo una politica di libero commercio in America Latina,

una strategia portata avanti dal un vecchio amico d’infanzia di Clinton, Thomas

“Mack” McLarty. Nella Casa Bianca McLarty lavorarava come inviato speciale in

America Latina: si tratta di un personaggio dal profilo interessante su cui

torneremo a breve.

La Holder-Chiquita “Connection”

Considerando la politica di alleanze sottobanco della Chiquita in America

Centrale e in Colombia, non appare sorprendente che la compagnia abbia in seguito

cercato l’appoggio del COHEP in Honduras. In aggiunta al lavoro di lobbing locale,

Chiquita non trascurò neppure di stringere forti relazioni con importanti uffici

legali di Washington. Secondo il “Center for Responsive Politics”, la Chiquita ha

pagato oltre 70.000 dollari in finanziamenti alla Covington e Burling negli

ultimi tre anni.

La Covington è una importante azienda che fornisce consulenza a svariate

corporation multinazionali. Eric Holder, l’attuale procuratore generale,

assistente per la campagna di Obama ed ex vice procuratore generale sotto Bill

Clinton, ha difeso la Chiquita come capo dei consulenti nella causa intentatale

dal Dipartimento di Giustizia. Dal suo ufficio nell’elegante quartier generale

della Covington a Manhattan, Holder ascoltò Fernando Aguirre, presidente della

Chiquita, per una colloquio di sessanta minuti sugli squadroni della morte

colombiani.

Holder apprese che la compagnia era stata accusata di “collusione con una

organizzazione considerata ufficialmente terroristica”. L’avvocato che già

percepiva un sostanzioso salario dalla Covington (oltre 2 milioni di dollari)

negoziò una transazione bonaria in cui la Chiquita pagò soltanto 25 milioni di

dollari in 5 anni. Scandalosamente nessuno dei 6 dirigenti della compagnia che

avevano approvato i finanziamenti fu mai arrestato.

Il Curioso Caso della Covington

Guardando un poco più in profondità scoprirete che non solo la Covington

rappresenta la Chiquita, ma si fa carico di spingere il governo verso una

politica aspramente conservatrice in America Latina. Covington ha cercato e

ottenuto una alleanza strategica con Kissinger (Chile, 1973) e con la “McLarty e

Associati” (lo stesso “Mack” McLarty dell’era Clinton), affermato studio di

consulenza strategica.

Dal 1974 al 1981 John Bolton lavorò come associato alla Covington. Come

ambasciatore degli USA sotto George Bush, Bolton fu un duro avversario della

sinistra in America Latina, in particolare di Hugo Chavez. Inoltre John

Negroponte è da poco diventato vicepresidente della Covington. Negroponte Ë un ex

Vice Segretario di Stato, direttore della “National Intelligence” [“N.I.S.”, ndt]

e rappresentante degli USA alle Nazioni Unite.

Come ambasciatore in Honduras dal 1981 al 1985, Negroponte ebbe un ruolo chiave

nell’assistere i ribelli Contras, spalleggiati dagli USA, nel tentativo di

abbattere il regime Sandinista in Nicaragua. Gruppi per la difesa dei diritti

umani hanno duramente criticato Negroponte per avere ignorato le violazioni dei

diritti umani compiute in Honduras dagli squadroni della morte, terroristi

sostenuti e parzialmente addestrati dalla CIA. Inoltre quando Negroponte servì

come ambasciatore nella capitale Tegucigalpa, il suo ufficio divenne uno dei

centri nevralgici della CIA in America Latina, grazie ad un cospicuo aumento

degli addetti.

Seppure non vi siano evidenti legami tra la Chiquita e il recente colpo di stato

in Honduras, esiste un sospetta confluenza di personaggi ambigui e pezzi grossi

della politica, tale da far sperare in nuove e più accurate indagini. Dalla COHEP

alla Covington a Holder a Negroponte a McLarty, la Chiquita ha sempre cercato le

sue amicizie nelle alte sfere, amicizie che non hanno alcuna simpatia per il

progetto politico di Zelaya a Tegucigalpa.

Nikolas Kozloff (senorchichero.blogspot.com), è autore di:

“Revolution South America and the Rise of the New Left”

(Palgrave-Macmillan, 2008)
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/kozloff07172009.html
17/19.07.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SEBADIMA

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