DEL GOVERNO MONDIALE
DI JOAN M. VEON
Mercoledì prossimo la Borsa di New York, la più grande del mondo, fondata 213 anni fa, verrà quotata in borsa. L’obiettivo è quello di costituire un capitale per poter rastrellare azioni in tutto il mondo. Queste operazioni sono il segno di una nuova fase nella costituzione di un nuovo ordine mondiale.
Mentre le borse di tutto il mondo vengono quotate in borsa, la Borsa di New York è l’ultima delle società private senza scopo di lucro ad offrire le azioni al pubblico. E’ facile prevedere che se tutte le borse del mondo verranno quotate in borsa, tutte le fusioni e le acquisizioni che comunemente avvengono diventeranno parte dell’impero della borsa stessa. Riuscite ad immaginare il NYX, come la nuova società pubblica verrà chiamata, che compra l’Euronext e/o la Borsa di Londra? Alla faccia del potere! Questo è un fatto che va in parallelo con il sistema bancario centrale che diventa un sistema bancario globale.
Inoltre, nei prossimi anni, l’avvento di una borsa valori
globale favorirà lo sviluppo di una valuta e di tasse globali. Molti
dicono che un governo mondiale è un’ipotesi remota, ma alcuni indizi
fanno pensare esattamente il contrario. Per capire quello che realmente
accadrà mercoledì prossimo, riesaminiamo le strutture che sono stato
messe in opera per favorire la costituzione di una borsa valori globale.
Quando Andrew Jackson venne
eletto Presidente nel 1828, nel suo primo messaggio annunciò che non
avrebbe rinnovato lo statuto della Banca Centrale americana, e pose il
veto sulla legge del Congresso che invece lo avrebbe fatto. Jackson
sottolineò che il capitale azionario della banca, stimato in 8 milioni
di dollari, era in possesso di paesi stranieri, Gran Bretagna
soprattutto. La sua preoccupazione era che gli stranieri, possedendo la
maggioranza delle azioni della banca, in caso di coinvolgimento in una
guerra, potessero usare questo potere per minacciare in qualche modo gli
Stati Uniti.
Nel 1913 la questione della Banca Centrale si ripresentò.
Le persone che vi erano coinvolte costituivano la più ricca oligarchia
del paese: il Senatore Nelson
Aldrich (nonno di David Rockefeller); Jacob
Schiff e Paul Warburg della Kuhn
& Loeb Company, una banca internazionale; Piatt Andrew, assistente del Segretario del Tesoro; Henry
P. Davidson, socio fondatore della J.P.
Morgan & Co; Charles D.
Norton, e Frank Vanderlip,
presidente della National City
Bank, che oggi si chiama CitiGroup.
L’approvazione dell’Atto della Federal Reserve del 1913 avvenne
grazie ad un vero e proprio imbroglio: la legge passò infatti durante
una sessione speciale alle 11:45 del 24 dicembre, mentre coloro che
erano favorevoli erano rimasti in Senato, e chi era contrario era a casa
per il Natale.
Con l’approvazione del Federal Reserve Act il sistema monetario tornò
sotto il controllo di una compagnia privata, e non più del Tesoro degli
Stati Uniti. Ancora oggi sulla nostra valuta c’è scritto “Federal
Reserve Note”. Quello stesso 24 dicembre 1913, qualche ora prima che
la legge fosse approvata, Charles A. Lindberg, Jr., membro del
Congresso, aveva affermato: «Quest’atto
costituisce la società più gigantesca sulla faccia della terra. Quando
il Presidente firmerà il documento, di fatto legalizzerà un governo
invisibile del Potere Monetario. Con quest’atto si sta perpetrando il
peggior crimine legislativo del nostro tempo». Da notare anche che
il presidente Woodrow Wilson avrebbe potuto porre il suo veto su questa legge, così
come aveva fatto Jackson, ma era stato eletto dagli stessi poteri che
avevano l’avevano approvata.
Dal 1913
la Federal Reserve
si è evoluta fino a diventare un’entità globale potentissima. Il
Federal Reserve Act è stato emendato circa 195 volte, e gli sviluppi più
importanti, avvenuti negli ultimi dieci anni, hanno incluso molti tipi
di prestiti con finestra di sconto. La finestra di sconto è un prestito
immediato che le banche chiedono alla Banca Centrale per mantenere
inalterato il loro livello dichiarato di capitalizzazione.
La Banca Centrale
ora accetta come garanzia collaterale anche: titoli del Tesoro e
dell’agenzia federale, certificati aurei, Diritti Speciali di
Prelievo, valuta straniera e prestiti con finestra di sconto ottenuti
secondo l’Articolo 13 del Federal Reserve Act.
Ciò significa che, mentre l’indebitamento degli USA cresce,
la Banca Centrale
è sempre più disposta ad accettare garanzie collaterali come garanzia
per i prestiti al governo!
Come risultato della Crisi Asiatica del 1997-1998, il
gruppo dei sette ministri delle finanze, sotto la direzione del
presidente Clinton e del
Segretario del Tesoro Robert
Rubin, invitò gli esecutivi delle banche centrali dei paesi del G7
ad unirsi a loro nella discussione. Dal 1998, i ministri delle finanze
dei G7 e i presidenti delle banche centrali governano l’economia
globale.
Il ruolo della Banca Centrale negli Stati Uniti è stato rivisto
all’indomani del crollo della borsa del 1929, crollo che avvenne come
risultato di alcuni fattori: (1) Riduzione del 40% del contenuto aureo
del dollaro; (2) Speculazioni sul mercato azionario, in gran parte
finanziate attraverso crediti; (3) Vendita delle azioni da parte degli
investitori stranieri; (4) Ritiro di denaro dal sistema bancario da
parte della Federal Reserve, provvedimento che secondo
la Banca Centrale
avrebbe dovuto bloccare in qualche modo quella frenesia. In altre
parole, questa compagnia privata usò la stessa tecnica che avrebbe
usato settantadue anni dopo per far scoppiare la bolla Nasdaq, cioè
sottrarre dal sistema bancario il denaro che faceva crollare il mercato.
La Banca Centrale
Americana, così
come qualunque altra banca centrale, è in grado di creare rialzi o
ribassi nel mercato semplicemente variando la quantità di denaro
immessa nel sistema bancario (comprando titoli di stato, immettendo così
denaro nel sistema, oppure vendendoli, e quindi ritirando denaro dal
sistema). Quando
la Federal Reserve
ritira denaro, causa una Depressione. John
Maynard Keynes, un economista inglese socialista, diede un consiglio
al presidente Franklin Roosevelt:
la sua soluzione era quella di indebitarsi in modo da stimolare
l’economia. Roosevelt finanziò tutti i programmi del New Deal
ricorrendo ai prestiti.
Quello che resta di Roosevelt e delle politiche economiche
keynesiane è che il governo a tutti i livelli, locale, di contea,
statale e federale, è in bancarotta, ed ognuno di questi livelli sta
vendendo beni per poter ripianare i debiti. Negli ultimi anni, la città
di Chicago è stata costretta a vendere
la Chicago Skyway
, una strada a pedaggio, agli spagnoli del Grupo
Ferovial e agli australiani della Macquarie
Bank per 1.8 miliardi di dollari. Da allora, molte altre strade a
pedaggio in tutto il paese sono state vendute, e i porti fanno parte
della medesima equazione.
Quando Roosevelt fu eletto sulla base del suo programma
“New Deal for American People”, la sua prima azione da presidente,
il 4 marzo del 1933, fu di dichiarare una festa nazionale delle banche.
Nei successivi otto giorni, le banche rimasero chiuse, a causa
dell’enorme numero di persone che voleva ritirare i loro depositi in
oro.
Poco più di un mese dopo, il 20 aprile, Roosevelt emanò l’Atto di
Emergenza per
la Attività Bancarie
, il quale ritirava gli Usa dal sistema monetario aureo. Ottenne così
due risultati: (1) Impedire la convertibilità delle banconote in oro
per i cittadini americani, permettendo però ai paesi stranieri di
convertire i loro dollari in oro in qualsiasi momento, e (2) Rendere
illegale la proprietà privata di oro, con l’eccezione dei
collezionisti di monete rare. In pratica, nel sistema finanziario
americano ci fu un spostamento da uno standard di rendiconto che vedeva
l’oro come barriera al debito in eccesso, a un sistema nel quale non
c’era nessun rendiconto. Tutto quello che il governo doveva fare era
stampare denaro, e questo spalancò le porte al gigantesco debito che
era l’apoteosi delle teorie economiche keynesiane: un mondo indebitato
nei confronti di un gruppo di banchieri privati.
Tuttavia, se si vuole davvero prendere il controllo del
sistema monetario mondiale, non basta controllare il sistema bancario,
ma bisogna anche svalutarne il denaro. Fu il presidente Nixon a recidere
ogni residuo legame fra il dollaro e l’oro, nel 1971. Tra il 1933 e il
1971, i paesi stranieri che possedevano dollari legati al valore
dell’oro avevano la possibilità di cambiarli in oro, ma quando Nixon
chiuse la “Gold Window” il sistema monetario mondiale cambiò,
diventando un sistema non più basato sul valore dell’oro, ma sulla
valuta cartacea. Essenzialmente ciò che Nixon fece fu NON PAGARE
milioni di dollari che quei paesi conservavano nei loro caveau.
Non esiste un altro incidente storico paragonabile alla devastazione
economica che Nixon provocò sganciando il dollaro dal valore
dell’oro. Nei precedenti 6,000 anni di storia del commercio non era
mai stato usato un pezzo di carta. Fin dai tempi della Bibbia, ed ancor
prima, negli scambi i commerciati avevano usato animali, gioielli,
tessuti pregiati, oro e argento, cose che avevano un valore TANGIBILE.
Oggi il mondo poggia su un sistema monetario che non è supportato da
alcun valore. Il governo può far crollare il potere di acquisto
semplicemente stampando più banconote! Possiamo facilmente intuire che
quella sia stata la prima fase di un cambiamento radicale nel sistema
monetario mondiale.
La seconda fase fu l’internazionalizzazione. Nel 1944, i
ministri delle finanze di più di 40 paesi si incontrarono nel New
Hampshire per fondare le istituzioni finanziarie internazionali che si
sarebbero dovute occupare del mondo post-Guerra Mondiale: il Fondo
Monetario Internazionale e
la Banca Mondiale.
Il loro obiettivo era quello di costituire istituzioni globali con il
compito di facilitare l’integrazione finanziaria ed economica delle
nazioni. Ma questo, tuttavia, non era l’obiettivo immediato. Entrambe
le istituzioni vennero fondate con lo scopo di facilitare i prestiti che
sarebbero serviti alla ricostruzione di un’Europa distrutta dalla
guerra. Oggi, con scadenza biennale, i ministri delle finanze di 186
paesi si incontrano per definire lo stato dell’economia mondiale. Sia
il FMI che Banca Mondiale sono stati strumenti che hanno permesso di
“armonizzare” la crescita economica in tutto il mondo e di
ridistribuire più equamente questa crescita fra paesi ricchi e paesi
poveri; per questo
la Banca Mondiale
istituì
la Società Finanziaria
Internazionale, che a sua volta fondò oltre 60 Istituti di Borsa in
paesi del terzo mondo.
Da un punto di vista economico, se si costituiscono
infrastrutture finanziarie globali, queste infrastrutture devono essere
anche politiche ed includere il commercio. Le Nazioni Unite furono
fondate nel 1945, e il tocco finale ad un sistema di commercio globale
venne dato quando, nel 1994, il Congresso degli Stati Uniti approvò le
27,000 pagine dell’Accordo Generale sul Commercio e le Tariffe, che di
fatto dava alla luce l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO).
Lo scopo del WTO è quello di avere un sistema commerciale libero da
barriere di qualunque tipo. I contadini, i contabili, gli operai e gli
ingegneri statunitensi non devono più confrontarsi con la concorrenza
della loro città; ora il campo da gioco è il mondo intero. Da quando
il presidente Bush II è in carica, più di 2.7 milioni di posti di
lavoro hanno lasciato gli USA.
I confini aperti richiesti dal WTO necessitano di una deregulation in
tutti i paesi del mondo, in modo che gli investitori non siano bloccati
da leggi restrittive. Nel 1980, durante l’amministrazione Carter,
il Congresso approvò l’Atto di De-Regolamentazione Monetaria.
L’impatto di questa legge fu percepito in molti modi: in primo luogo
svariate leggi federali vennero cambiate, in modo che gli stranieri
potessero investire negli Usa, e gli statunitensi potessero fare
altrettanto al di fuori del paese. Questi cambiamenti portarono ad una
proliferazione di fondi d’investimento stranieri, a fusioni ed
acquisizioni globali fra società, e ad un apolide fiume di denaro di 2
trilioni di dollari che ogni giorno attraversava tutto il mondo, alla
ricerca di guadagni alti, veloci e facili. Ovviamente l’integrazione
fra investimenti e società fa parte del processo di globalizzazione e
del mutamento da una singola valuta per ogni stato ad un’unica valuta
globale. In secondo luogo l’Atto conferì alla Federal Reserve molto
più potere sul sistema bancario statunitense.
Quando il Gruppo dei Sette si incontrò ad Halifax
nel 1995, i capi di governo e i ministri delle finanze del G7 diedero il
via ad una nuova impresa: la messa in opera di “una nuova architettura
finanziaria internazionale”. Essa includeva un cospicuo numero di
profondi cambiamenti strutturali da operare sul FMI e sulla Banca
Mondiale, per prepararli ad un mondo senza più confini. Il FMI ha delle
responsabilità che includono la “sorveglianza” del sistema bancario
mondiale e dei flussi di denaro in tutto il mondo. Inoltre ha la
possibilità di aprire linee di credito a paesi in difficoltà, e il
congresso Usa mette gentilmente a disposizione 18 miliardi di dollari
per questo scopo. Questi cambiamenti vennero pubblicizzati da Robert
Rubin, nonché dal suo successore Larry
Summers, come necessari per il 21esimo secolo. Tutto ciò è parte
integrante nella costituzione di una borsa globale.
Naturalmente, prendere il controllo di infrastrutture economiche globali
non sarebbe possibile senza cambiare le leggi cardine. Nel 1999 il
Congresso approvò l’HR10, l’”Atto di Modernizzazione del Sistema
Bancario”. Quest’atto contribuì a rinnovare il sistema bancario
Usa, abrogando l’Atto
Glass-Steagall del 1933 che separava le banche commerciali dalle
banche di investimento. L’HR10 fuse invece le due attività, tornando
di fatto al mercato azionario pre-
1929. In
più, consentì a banche, compagnie di assicurazione e società di
intermediazione finanziaria straniere di acquisire banche, compagnie di
assicurazione e società di intermediazione finanziaria statunitensi.
Se si ha l’intenzione di globalizzare l’intera
struttura finanziaria, si ha anche la necessità di avere standard di
contabilità internazionali. Usando
la Enron
come esempio, Paul Volcker,
ex presidente della Federal Reserve, ha reclamato proprio questa
necessità. Il fatto che fosse anche il presidente del Comitato
Internazionale sugli Standard Contabili (IASC) con sede a Londra, gli
tornò certamente molto utile! Ora molti paesi in tutto il mondo stanno
adottando queste nuove regole.
E’ anche necessario portare il “cittadino medio” dentro al mercato
globale. Alla fine degli anni 90 il 45% degli americani possedeva
azioni, o attraverso società o personalmente. Oggi il mercato influenza
psicologicamente le persone: se va su, sono tutti felici, se invece va
giù diventano infelici. Quando Greenspan
era il presidente della Banca Centrale, il motto era: “Quando
Greenspan parla, il mercato ascolta.”
Da ultimo, per facilitare un’architettura finanziaria
globale si ha bisogno di una “democrazia basata sul mercato”,
secondo la definizione data nel febbraio 2004 dal Segretario del Tesoro John
Snow. In pratica il significato è che ogni mercato dipende dalla
crescita di un altro paese e che bisogna lasciar lavorare le forze di
mercato.
Snow voleva sottolineare l’esistenza di NUOVI SISTEMI DI GOVERNO
BASATI SUL MERCATO nel quale le azioni, le obbligazioni, le merci e le
valute regolano il mondo. Questo cambiamento è iniziato con il
presidente Reagan e la sua
spinta a privatizzare o vendere i beni del governo. In alcuni casi
questi beni andarono sul mercato. Anche
la Banca Mondiale
ha fatto la sua parte, istituendo borse in paesi in via di sviluppo che
ne erano sprovvisti: Cina, Russia, Brasile, Sud Africa, Ghana, Polonia
ecc. Per aiutare questi paesi ad avere azioni da scambiare nelle loro
nuove borse, hanno venduto o privatizzato beni dello stato: ferrovie,
banche e compagnie telefoniche sono state trasformate in azioni. Secondo
la Banca Mondiale
più di 80 paesi stano vendendo i loro beni statali.
Ad un certo punto della storia del nostro sistema bancario,
le banche hanno iniziato a considerare i prestiti che facevano come
parte del loro portfolio: mutui, rate delle automobili, carte di credito
e prestiti personali. Oggi le banche li hanno venduti tutti e trasferito
così sul mercato (cioè me e voi) i rischi che loro si erano assunti.
Questa tecnica è chiamata “titolarizzazione”, e significa che
oramai il mercato è come il lavello della cucina, ci finisce dentro
qualsiasi cosa, dalle rate della macchina alle azioni, ed ora perfino le
borse stesse!
Nel 2002, basandomi sulle osservazioni del Dott. Jacob
Frenkel, gli chiesi se per caso prevedesse una valuta globale per un
mondo globalizzato, e lui mi rispose che prima di prendere in
considerazione una valuta globale c’è bisogno di un’armonizzazione
delle economie. Otto mesi dopo chiesi all’ex presidente della Federal
Reserve Paul Volcker se ci fosse la necessità di una moneta globale, e
lui rispose: “In una prospettiva a lungo termine, piuttosto lontana,
se vogliamo raggiungere con successo un mondo globalizzato, non potremo
fare a meno di una valuta globale.” Dal 2004 chiedo ad alti dirigenti
della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea notizie di una
possibile valuta globale, e la risposta è sempre che questa è
un’ipotesi remota. Io non so cos’è per loro “un’ipotesi
remota”, ma secondo l’economista William White lo sbilanciamento attuale dell’economia globale potrà
portare solo o ad un ritorno al sistema aureo (cosa altamente
improbabile, vista la quantità di banconote che si stampano), oppure ad
una valuta internazionale.
Così ora abbiamo l’armonizzazione delle economie
mondiali, l’appello ad un valuta internazionale, un sistema di mercato
nel quale tutti i beni vengono scambiati sotto forma di azioni o
obbligazioni, ed in più assistiamo alla nascita di una borsa globale!
Ora rimane solo una forma di tassazione globale, ma anche questa è già
allo studio.
Gli Stati Uniti sono l’unico paese al mondo a non avere l’IVA, e ciò
fa parte delle misure di “semplificazione delle imposte” prese dai
presidenti Bush.
La Francia
è stato il primo paese ad introdurre una tassa sui biglietti aerei per
aiutare i paesi più poveri, e ci sono altri dieci nazioni che stanno
prendendo in considerazione questa possibilità. Ho chiesto al
presidente francese Jacques
Chirac cosa pensasse di questa tassa sui biglietti aerei, e lui mi
ha risposto che se funzionerà “molte altre imposte globali di questo
tipo” verranno studiate.
Benvenuti nel nuovo ordine mondiale.
Il governo globale non sta arrivando. E’ già qui.
Joan M. Veon
Fonte:www.rense.com
Link: http://www.rense.com/general69/globalm.htm
8.03.06
Tratto da: www.disinformazione.it
Traduzione per www.disinformazione.it a cura di Giuseppe Schiavoni