di Diva
Torna di moda il nucleare. Gli italiani si erano sbagliati nel referendum del 1987, ma solo in quello, mentre sui referendum sul divorzio e sulla scelta tra monarchia e repubblica per adesso pare che ci abbiamo preso.
L’energia nucleare costa il 30% in meno e questo rende meno competitive le nostre industrie e tutto il “sistema Italia”, se vogliamo ribaltare questa posizione pare necessario un dietro-front sulla politica energetica.
Il problema del costo del lavoro? Superato: diminuendo il costo dell’energia saremo sicuramente competitivi, la Cina non ci invaderà più con le scarpe low-cost, eppoi è inutile alzare barricate ambientaliste quando sappiamo tutti che a pochi chilometri dai nostri confini ci sono impianti che possono esplodere da un momento all’altro.Però dopo non tornino fuori coi discorsi sulla flessibilità, saremo competitivi e benestanti come i nostri vicini croati che hanno il nucleare e stanno benissimo.
Certo avere una centrale atomica a 100 chilometri non è come averla nel giardino di casa, ma siamo certi che in Italia troveremo il modo di costruire impianti più lontani di quelli francesi o svizzeri.
Vale la pena di tornare a battere questa strada dove l’Italia primeggiava già negli anni 60, e questo oltre a ridurre l’inquinamento porterà anche dei grossi benefici a livello di occupazione.
In cambio di questi innegabili vantaggi l’energia atomica presenta un solo trascurabile inconveniente, il costo: se si tiene conto degli investimenti necessari per costruire una centrale atomica moderna, dei tempi necessari per produrla (circa 20 anni), dei costi enormi per smantellare una centrale quando avrà finito il suo ciclo produttivo e anche dei costi da sostenere per stoccare le scorie radiattive…si capisce facilmente che siamo fuori da ogni logica di mercato. Nessuna spa potrà mai impegnare capitali per 20 anni, dovendo sempre presentare al mercato bilanci brillanti e ritorni immediati.
Solo un ente statale e pressochè monopolista potrebbe cimentarsi in un’impresa di questo tipo, ma questo vanificherebbe anche i vantaggi per i consumatori, in quanto essere produttore unico esenta dal sottoporsi alle regole di mercato, e anche se l’energia risultasse costare il 30% in meno non vedo perché dovrebbero praticare a noi lo sconto a meno che non venga imposto un prezzo politico…cosa difficile per uno stato liberale.
Concludendo: siamo disposti a rischiare con l’atomo, riempire le nostre città di scorie radiattive, per avere fra 20 anni una fonte più costosa di energia, probabilmente dentro ad un carrozzone statale travestito da società privata?
La fonte di energia più economica e pulita è il risparmio energetico.
Alcune pillole:
– Dal 1978 gli Stati Uniti sono alla ricerca di sistemi di deposito alternativi alle cavità geologiche considerate insicure e non idonee: purtroppo il materiale radioattivo sopravvive nell’arco delle centinaia di migliaia di anni alla ossidazione dei contenitori sino ad oggi disponibili.
– I 50 mila metri cubi di scorie radiattive italiane sono stoccati in 130 diverse località.
– Lo smantellamento degli impianti nucleari esistenti troveranno definitivo compimento solo nel 2018, con un costo di 3,5 miliardi di Euro. Per questa operazione la Sogin spa (società di proprietà dello stato) è finanziata tramite un sovrapprezzo nel costo del kilowattora.
– Per costruire la centrale nucleare Usa di Maine Yankee negli anni ’60 sono stati investiti 231 milioni di dollari. Recentemente questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo. Per smantellarla sono stati allocati 635 milioni di dollari.
– La Spagna nel 1984 ha decretato una moratoria sull’energia nucleare, rinnovata nel 1992. L’Austria ha abbandonato l’energia nucleare nel 1987 e la Germania nel 1989. Gli Stati Uniti non hanno costruito un reattore dal 1979, anche se Bush e Cheney ne stanno riproponendo l’utilizzo.
– Lo smaltimento dei rifiuti è un business dell’ecomafia: L’Italia è un punto di partenza e di transito di rifiuti pericolosi, che vanno a finire in paesi segnati da gravi crisi ambientali o politiche: Somalia, Malawi, Zaire, Sudan, Eritrea, Algeria, paesi del Maghreb e ultimamente il Mozambico, sono le mete preferite dagli ecotrafficanti
– PARIGI – Sessantasei persone sono risultate leggermente contaminate tra il 12 e il 20 ottobre in cinque centrali nucleari francesi, stando a un’indagine della rete ‘Sortir du nucleairè basata su incidenti segnalati da Electricitè de France (Edf).
Oltre che su 58 dipendenti (su 235) della centrale di Graveline, sono state riscontrate leggere tracce di contaminazioni anche su otto dipendenti di altre quattro centrali. Per ‘Sortir du nucleaire’ (Uscire dal nucleare, NdR)questi episodi dimostrano “l’inquietante degrado della sicurezza” negli impianti francesi.
– Se ci fosse una politica di incentivazione all’uso di lampade a basso consumo che portasse la quota a 1/3 dell’installato, avremmo una centrale “virtuale” dell’ordine dei 5.000 MW. Installare le migliori tecnologie in tutti i settori entro il 2012 potrebbe ridurre del 50% i consumi di elettricità: più efficienza e meno centrali, cosa indigeribile per le lobby energetiche.
Diva
Da leggere assolutamente:
http://www.greenpeace.it/new/nuke.php