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La Redazione

 

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La bomba atomica di Lula

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A cura di Davide
Il 29 Marzo 2005
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Washington intimidisce l’Iran e ignora le attività nucleari in Brasile.

DI SARAH SCHAFFER

Nelle ultime settimane, Washington ha intensificato la sua posizione aggressiva verso l’Iran, minacciandolo con dure sanzioni emanate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite se non abbandona le presunte attività nucleari. Tuttavia, venerdì scorso il Presidente Bush ha proposto di lasciar cadere le obiezioni statunitensi sull’appartenenza iraniana all’Organizzazione Mondiale per il Commercio (World Trade Organization – WTO) in cambio di un congelamento del programma di energia atomica di Teheran. L’Iran continua a difendere il suo diritto di perseguire gli sviluppi tecnologici sul nucleare in accordo con il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Non-Proliferation Treaty – NPT). Gli ufficiali statunitensi continuano a sostenere che il programma civile dell’Iran è semplicemente una copertura per sviluppare armi nucleari, ma Teheran ha negato le accuse, sostenendo che i suoi sforzi mirano solo a generare energia atomica.

Ironicamente, nonostante l’aggressività dell’amministrazione Bush rivendica che l’Iran interrompa il programma di arricchimento dell’uranio, Washington ha respinto qualunque causa di allarme nei confronti di un simile programma nucleare in Brasile. La buona volontà di Washington di eliminare l’incredulità nei confronti degli arcani aspetti sull’arricchimento dell’uranio in Brasile, probabilmente può essere attribuito agli attuali sforzi di peacemaking operati da Brasilia ad Haiti – che è stato un dono del cielo per gli Stati Uniti – e il fervore dell’amministrazione Bush di stabilire relazioni strette con la casa del potere latino-americana.

Una storia discutibile

Durante tutto il 1980, il Brasile è rimasto sulla lista di sorveglianza delle Nazioni Unite per le sue relazioni nascoste con la Germania Occidentale per acquistare tecnologie nucleari; nel frattempo, ha aumentato il commercio di armi convenzionali con nazioni “disoneste” e ha evaso le ispezioni nucleari internazionali. Secondo quanto si asserisce, le discutibili attività di Brasilia vanno avanti da quando il Presidente Luiz Inàcio “Lula” da Silva ha respinto le ispezioni comprensive delle attrezzature nucleari della sua nazione l’autunno scorso. Recentemente ha concluso con l’oppositore latino americano di Washington, il Presidente venezuelano Hugo Chávez, la vendita di 170 milioni di dollari per la formazione di 24 Super Tucano e velivoli da combattimento leggeri. Normalmente Washington non esiterebbe a esprimere il suo forte rancore verso tale mossa, ma questo dimostra che in questo momento non è il caso.

Nell’ottobre 2004, dopo vari mesi di negoziazione evasiva, gli ufficiali brasiliani alla fine hanno permesso alla IAEA di ispezionare tutte le loro attrezzature nucleari, tranne la centrifuga dell’impianto Resende. Secondo il Ministro brasiliano della Scienza e della Tecnologia, l’attrezzatura Resende arricchisce l’uranio che alimenta i due impianti nucleari della nazione, che insieme producono solo il 4.3% dell’energia totale della nazione. Dato che il Brasile non è molto ricco di petrolio e di riserve naturali, la sua ricerca di energia nucleare è comprensibile. Ma l’esperienza del Brasile con il suo primo impianto nucleare continuamente incerto, Angra I, ha testimoniato frequenti fallimenti a seguito di un gran numero di interruzioni delle risorse energetiche.

Nonostante la discutibile funzione della centrifuga Resende del Brasile, l’IAEA ha accettato le condizioni del presidente Lula di permettere agli ispettori di esaminare i tubi che conducono dentro e fuori dalla centrifuga, ma non la struttura completa, all’apparenza per ragioni di proprietà. Il rifiuto dell’IAEA di rilasciare le sue conclusioni ha anche alimentato i sospetti di alcuni osservatori. Mentre l’IAEA si aspettava di annunciare le sue conclusioni alla fine del novembre 2004, tale relazione non è stata ancora resa pubblica. Mark Gwozdecky, il direttore dell’informazione pubblica dell’IAEA, ha detto al COHA, “non ci sono stati annunci sul Brasile … [ma l’IAEA e gli ufficiali brasiliani] hanno accettato un accordo per verificare che l’impianto Resende è utilizzato esclusivamente per scopi pacifici.”

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Un Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT) difettoso

Nonostante la riluttante cooperazione con gli ispettori dell’IAEA, il Brasile rimane in piena conformità con il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT), che ha ratificato nel 1998. Mentre il trattato proibisce a qualsiasi paese fuori dai cinque stati riconosciuti (Stati Uniti, Federazione Russa, Regno Unito, Francia e Cina) di acquistare e produrre armi nucleari, secondo il Direttore Generale dell’IAEA Muhammad El-Baradei in un rapporto pubblicato il 2 Febbraio sul Financial Times, “Qualunque paese può avere il pieno controllo dell’arricchimento e delle attività di riproduzione.” El-Baradei ritiene che la produzione di uranio altamente arricchito e di plutonio ritrattato, che sono usati per produrre armi nucleari nonché per scopi non militari, sono posseduti dal Brasile solo per salvaguardia.

Sotto la latitudine concessa dal NPT, il rifiuto del Brasile di una ispezione minuziosa di tutti i siti nucleari può essere una ragione sufficiente per sospettare che sia interessato a sviluppare tecnologie per armi nucleari, ma l’amministrazione Bush non sembra particolarmente preoccupata per ora. Dopo una visita nell’autunno 2004, il Primo Segretario di Stato Colin Powell ha affermato che, “gli Stati Uniti non sono preoccupati perché il Brasile, con il suo programma nucleare, non sta facendo che sviluppare energia in maniera controllata e responsabile.” In maniera confidenziale ha domato qualsiasi preoccupazione critica sullo sviluppo di armi nucleari, sostenendo, “Sappiamo per certo che il Brasile non sta pensando di produrre armi nucleari in nessun senso.”

Nonostante la determinazione di Powel secondo cui Lula non sta fabbricando componenti di armi nucleari per il momento sia alquanto corretta, Henry Sololski, il direttore del Centro di Educazione della Politica di Non Proliferazione, un’organizzazione non profit con sede a Washington, ha detto a COHA che possiamo “aspettarci che il Brasile condivida le sue tecnologie di arricchimento con le nazioni che nutrono aspirazioni di armi nucleari.” Le forze armate brasiliane, a loro volta, dovranno “rivedere il bisogno di armi nucleari se altre nazioni si rivolgono verso il nucleare.” Una volta data la disponibilità di uranio, personale qualificato e tecnologie di arricchimento, il paese è uno dei primi candidati a trattare e, in definitiva, a possedere dispositivi nucleari, se è ben intenzionato. Come, quindi, un tale potenziale pericolo è riuscito a sottrarsi all’intenso scrutinio che meritava e molto probabilmente che sarebbe stata condotta dai membri della comunità internazionale della non proliferazione e certamente dagli Stati Uniti?

Cura scrupolosa di relazioni emisferiche

In realtà, questo sembra essere una piccola causa per ritenere che il Brasile abbia impianti nascosti per raggiungere il club nucleare. La priorità di Lula è molto probabilmente far sì che il Brasile aspiri a diventare l’egemone del Latino America così come ottenere un posto permanente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Mentre la recente vendita di armi al Venezuela ha probabilmente ferito lo status beato di Lula con Washington, d’altro canto non ha intenzione di compromettere la sua intesa con gli Stati Uniti, guadagnatasi recentemente accettando di mettere l’esercito brasiliano a capo della missione di peacekeeping ad Haiti promossa dalle Nazioni Unite. L’impegno di Lula ha salvato gli Stati Uniti dall’intraprendere in maniera imbarazzante la contraddittoria politica di ignorare l’autorità dell’allora Presidente Bertrand Aristide e cacciandolo con un colpo di Stato de facto il 29 febbraio 2004.

La decisione degli Stati Uniti di tralasciare il controllo del potenziale nucleare del Brasile, mentre i lavori nucleari dell’Iran sono rigorosamente scrutinati, esemplifica l’inconsistente politica estera di Washington e, in particolar modo, la sua capacità di indignazione selettiva. Nella sua campagna per fare del Brasile un mediatore regionale formidabile – con i suoi lavori nucleari che servono come strumento vitale – Lula tenterà di dimostrare, tra le altre cose, che il suo paese è capace di crescere economicamente indipendentemente dalle predilezioni di Washington per la regione. Da parte sua, il Brasile continuerà a contraffare gli accordi commerciali, come la recente vendita di armi al Venezuela, a dispetto del ritratto fatto dal Segretario di Stato Condoleeza Rice sul Presidente Hugo Chávez come fattore negativo nell’emisfero. Per ora sembra comunque che l’Amministrazione Bush desideri perdonare e dimenticare come gioca con l’agenda di Lula nel tentativo di creare un’importante rapporto latino-americano.

Sarah Schaffer

Fonte:www.counterpunch.org
link: http://www.counterpunch.org/schaffer03192005.html

19/20.03.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Serena Fraiese

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