LA BATTAGLIA DI MEZZO AGOSTO

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DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.it

La Battaglia di Mezzo Agosto del 1942 è ingiustamente poco conosciuta in Italia: fu l’unica, limpida vittoria aeronavale italo-tedesca nel Mediterraneo della II G.M. anche se solo di vittoria tattica si può parlare, giacché quattro mesi dopo Rommel era già sconfitto ad El Alamein. In ogni modo, le forze italo-tedesche affondarono ben 16 unità navali inglesi (fra le quali una portaerei), a fronte della perdita di due soli sommergibili. L’operazione “Pedestal” – così chiamata dai britannici – fu una delle sconfitte più brucianti della II G.M.Oggi, a giudicare dai titoli sarcastici della stampa inglese, hanno vinto loro: ma non è solo la stampa inglese, è quella internazionale a farsi beffe dell’uomo che ha regnato sull’Italia per quasi 20 anni. E non è detto che non finisca dritto in galera: chi di Cirielli ferisce di Cirielli perisce – parrebbe d’osservare – perché (altro che grazia!) non è assolutamente scritto da nessuna parte che chi ha più di 70 anni non vada in galera.

“Può” non andare – c’è scritto nella “sua” legge – ma a decidere è il giudice di sorveglianza, sulla base degli atti: Berlusconi, per la sua storia giudiziaria, non è tanto ben messo. Insomma, le carte sono sempre in mano alla Magistratura la quale – corretta o scorretta che sia, non m’interessa – ha il pallino in mano.

La Storia s’annuncia per tragedie e, per chi evoca assurdi parallelismi, copre tutto con le amare risate di una farsa.

Vediamo quali carte rimangono in mano al Cavaliere.

La grazia: buffonesco chiederla. Napolitano non può, in un simile frangente, dare un simile schiaffo alla Magistratura: questo sì che condurrebbe non ad una guerra civile (ah, ah, ah!) bensì ad una guerra dichiarata fra i poteri della tripartizione.

Far cadere il governo. Possibile, ma sconsigliabile. L’unico “aggancio” col potere che gli rimane sono i ministri che bazzicano nel governo Letta: proprio perché in quel governo tutti bazzicano, nessuno fa nulla. Dopo aver giocato quella carta – la quale, fino al termine dell’anno solare non avrebbe peso, i ministri verrebbero sostituiti ed il governo galleggerebbe prendendo qualche voto, ora qui, ora là – non rimarrebbe altro e si vedrebbe pericolosamente messo in un angolo. Berlusconi l’ha capito e ben si guarda dal parlare di caduta del governo, anche se i valvassori si sono inchinati ed hanno rimesso le deleghe nelle mani del vassallo.
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La fuga. Scenario più “gettonato” fino all’altro ieri, oggi più difficile perché a Berlusconi è stato ritirato il passaporto: non sappiamo se gli sia stato ritirato anche quello diplomatico Per uscire dall’Italia (pare che il Nicaragua fosse la meta), anche con un volo privato, si prospetta dunque uno scenario da “spy-story” con trucchi vari ed i servizi che chiudono entrambi gli occhi. Come capitò per Kappler, vecchio e malato, ricoverato all’ospedale del Celio. Gli italiani capirono cos’era successo e chiesero, sui muri di Roma: “Carabinieri: dov’eravate mentre Kappler faceva le scalate?”
Napolitano non potrebbe mai fornire un salvacondotto, fosse anche per recarsi a Montecarlo e prendere in affitto la casa da Fini (!), per i motivi sopra esposti riguardo alla grazia. L’ordine superiore di “chiudere un occhio” potrebbe arrivare comunque, ma senza mandanti evidenti: passerebbe come l’ultima scorrettezza del Cavaliere, il quale – a questo punto – potrebbe avere qualche problema con la gestione del suo patrimonio mediatico. La figlia Marina? Uno scenario che fa ridere: quanto ci metterebbero i capoccioni del PdL a fare man bassa di posti e ad emarginarla? Non lo vedo proprio.

Guerra civile. Lo trattiamo solo perché è stato nella lista. Ci sovvengono i ricordi di Bossi e delle “calate” dai monti di 10 milioni di fucili. Meno male che, per decenza, nessuno ha tirato in ballo la solita retorica patriottarda del Piave che mormora, gli 8 milioni di baionette, la ridotta della Valtellina…etc. Come si facciano a presentare scenari simili è pazzesco: secondo Bondi, gli italiani che fanno fatica ad arrivare a fine mese e che cercano – almeno, quelli che possono – un po’ di refrigerio e qualche tuffo a bassissimo costo in mare, sarebbero pronti ad imbracciare, ad imbracciare…che cosa? Un manico di scopa? Per carità.

Tutto sa di feuilleton d’Agosto, l’ennesimo fotoromanzo italiano da spacciare sulle spiagge: leggete! leggete! La storia del Cavalier servente, la primula rossa della politica Italiana! Un euro, leggete!
Il finale sarà di una semplicità disarmante: verranno concessi gli arresti domiciliari, Berlusconi li trascorrerà tranquillo in una sua residenza romana (ha, recentemente, trasferito la sua residenza in quel di Roma) e proverà a rimettere in piedi la baracca di Forza Italia. Mi spiace per gli amanti delle “tinte forti” e dei “gialli” politico- istituzionali: pazienza, in un libro di Ken Follet troveranno tutti gli arnesi del mestiere, compresi i sotterranei con documenti apocrifi, dai quali salterà fuori che Napoleone era gay ed il retro dei quadri dov’è ritratta S. Maria Goretti nuda.
Vale invece la pena, oggi, di tracciare un primo quadro storico sulla vicenda di Berlusconi, che finisce – questa volta definitivamente – in questi giorni.

Nato da una costola di Craxi, nei desideri di Bettino Berlusconi doveva essere l’amplificatore, il megafono della “nuova Italia” tutta da bere, da tagliare a pezzetti e da mangiare: le sue televisioni dovevano essere il “piatto forte” del sistema craxiano. L’organigramma dell’epoca è sopravvissuto: si rifletta sulla presenza ai vertici dell’ENI di un uomo come Scaroni, su Cicchitto, Sacconi, ecc.
In pochi anni, però, cambiò il mondo: 1989, Caduta del Muro di Berlino, 1991, cade l’URSS, 1992, inizia la tragedia jugoslava. Lo scenario internazionale è sconvolto, al punto di contraddire Andreotti, il quale era profondamente convinto che la riunificazione tedesca fosse una chimera.

La Germania torna attore internazionale di prim’ordine e subito chiede “rispetto”: le armate croate – da sempre vicine a Berlino – scatenano il finimondo, che Margaret Tatcher aborriva, poiché nei piani britannici la Jugoslavia doveva “transitare” tutta intera nell’Occidente capitalista. Qui, Berlino vinse la sua prima battaglia.
Ma, nel 1992, se ne giocò un’altra: il famoso “scambio” tedesco-francese per esser certi di una guida “a due” del futuro continente, unito sotto la bandiera UE. L’Italia doveva essere deindustrializzata e, possibilmente, smembrata: a questo si lavorò sul Britannia in mare, e con il sen. Miglio a terra.

Trascurando migliaia d’altri eventi, giungiamo al 1994: serve qualcuno per continuare il saccheggio che è appena iniziato e l’ultimo segretario del PC – Occhetto – non dà fiducia, giacché ancora troppo vicino al mondo socialista dell’Est. Che non esiste più.
Berlusconi si fa avanti: in un panorama devastato – insieme al PCI, sparisce anche la DC, suo contraltare – non è difficile ottenere la fiducia dei poteri forti: sì, gli intellettuali liberali storcono il naso, ma i ragiunatt lo ritengono idoneo per continuare a fare i danè.
E qui c’è il primo errore di Berlusconi: diventare il paladino della piccola e media impresa. Intendiamoci: non c’è nulla di sbagliato, in termini assoluti, in questa scelta ma la grande impresa è la sola che può promuovere la ricerca industriale, i nuovi saper tecnici…insomma, il cosiddetto “progresso tecnologico”.
I laureati “emigranti” di oggi sono in gran parte figli di quelle scelte (ovviamente, nei successivi governi del Cavaliere).
La grande impresa, insoddisfatta, lo fa saltare grazie ad un non tanto insolito “operai e padroni uniti nella lotta” in salsa italiota: Bossi si presta ma eccede, e per tutti gli insulti ricevuti dal “padano” Silvio chiederà miliardi di danni. Vince, ovviamente, la causa e, in cambio, chiede la proprietà del simbolo della Lega: si sa, Berlusconi è fissato coi simboli.

I successivi cinque anni di Prodi sono definiti da Berlusconi “la traversata del deserto”, mentre l’euro s’afferma: siamo onesti, all’epoca nessuno di noi presagì che l’euro sarebbe stato il disastro che si è rivelato. Piuttosto, c’era il dubbio – assai grave – di capire come avrebbero convissuto le due Europe, quella centrale e le periferie: oggi lo sappiamo, anche se la moneta in sé – giacché solo un mezzo, come tutte le monete – sarebbe modificabile come qualsiasi mezzo tecnico.

Il vero banco di prova è il quinquennio 2001-2006 dove, ad onor del vero, Berlusconi non conclude molto: sforna una riforma della scuola in zona Cesarini, che cadrà sotto il “cacciavite” di Fioroni. La riforma della giustizia non va in porto, quella del lavoro idem: si continua a navigare a vista, con mille contraddizioni interne e fra partiti, i quali sono sempre più “trasversali”, un eufemismo per celare il potere delle lobbies.
Dopo la breve parentesi di Prodi nasce il III governo Berlusconi: qui, con quella promessa d’abolire l’ICI da onorare, il sistema va in tilt. Va in tilt la finanza locale – gravata di ben 5 livelli: Stato, Regione, Province, Comuni e Comunità Montane/Circoscrizioni – e la scuola, alla quale vengono chiesti 8 miliardi per sanare il “buco”.
Apparentemente, la scuola è quella di sempre, ma ve lo dice uno che la conosce bene: è solo il vuoto simulacro di cos’era vent’anni fa.

Negano la crisi e la crisi avanza – ancora una volta, gli USA ci scaricano addosso i loro problemi: un tempo era solo la loro inflazione, adesso sono pure dei falsi titoli bancari, né più e né meno di quel che fece Callisto Tanzi – ed il debito supera il 120%.

Gli errori sono molti: aver gettato miliardi di euro nelle missioni internazionali – ma, qui era l’ENI (e gli USA) a dettar legge: ricordate? “Comprate azioni dell’ENI…” – chiedendo al Paese sacrifici che non era in grado di reggere. Poi, le infrastrutture: l’inutile “buco” della TAV – che finirà presto con la rinuncia francese all’opera, oltralpe giudicata inutile – il Ponte e tutto il resto, ossia i rivoli nei quali si perde la corruzione. La mafie chiedono ed i politici non possono sottrarsi: dal cemento ai rifiuti, dall’agricoltura al mercato immobiliare.
Anche l’energia è andata come è andata: se l’ENEL pagava gli operai per manifestazioni anti-ambientaliste, immaginate chi sovvenziona il gruppo di “Resistenza dell’Appennino Ligure” che ho scoperto esistere solo dopo che, su una vecchia discarica lontano dalle abitazioni, s’è parlato d’installare un aerogeneratore. I soldi non mancano di certo, la benzina è la più cara d’Europa.

Nel frattempo, in questi ultimi vent’anni, la società italiana è stata disossata: l’età della pensione è aumentata di 10 anni (57-67), l’aspettativa di vita di 2. La cassa dell’INPS è diventata l’ultima spiaggia, dopo rimane solo la Cassa Depositi e Prestiti, ossia il risparmio postale. Quello sì che può innescare una rivoluzione se viene “toccato”: non sto scherzando, ci sono milioni di piccolissimi risparmiatori, ma milioni.

Nel frattempo il Paese è diventato “una periferia d’Europa” – parole del FMI – ed è vero: paradossalmente, l’Italia possiede ancora il secondo apparato manifatturiero d’Europa, dietro la Germania.
Ma è stato scassato il volgere delle generazioni – la sociologia è scienza negletta, ma implacabile nei suoi esiti – storpiata la figura femminile, adescati al demone del consumo, sin dalla tenera età, anche i bambini: ieri, c’era qui una festa in piazza (sotto le mie finestre) dedicata ai bambini. Ho atteso che qualcuno mettesse sul piatto “I tre porcellini” o anche il “Ballo del qua qua”: niente, disco music come per gli adulti. Che disastro e che affronto al mondo dell’infanzia! Sembrava uno show di Maria de Filippi!

No, non si può tracciare un quadro positivo di Berlusconi e dei suoi anni: se vogliamo tentare un paragone – difficile, quasi impossibile: anni lontani, diversa cultura, situazione economica, etc… – con Mussolini diciamo che il Fascismo fu violento e prevaricatore, ma Mussolini era un uomo di solida cultura contadina, e dunque italiana. Almeno in politica estera, fino al 1935 non fece errori: dopo, fu travolto dal demone tedesco.
Berlusconi ha conservato la facciata della cultura italiana, ma non ha mai compreso la cultura e la società italiane, la loro profondità: la sua formazione da “Reader’s Digest” gli ha impedito d’indagare inferenze complesse, sillogismi arditi. Quel mondo italo-americano degli anni ’50 non lo ha mai abbandonato.
E’ rimasto ancorato ad un mondo vecchio, credendo di riproporlo: i suoi amici…il “fedele” Confalonieri…il “compare” Dell’Utri…la grande tomba di famiglia che doveva contenerli tutti…un mondo intriso di piccola magia e d’astrologia, di Viagra e salutismo.

Quale potrà mai essere la soluzione al rebus? Finalmente avremo i due partiti fotocopia utili per fare una Grosse Koalition in salsa italiota, come comanda madama Europa: nessuno userà più la millenaria intelligenza di un popolo per trovare idee nuove, soluzioni ardite, sogni possibili. Una vecchia classe politica – un vero e proprio Ancien Régime – collassa e si rinnova immediatamente, nelle apparenze, come l’Araba Fenice.
Dopo Atene, anche Roma cadrà.

Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/08/la-battaglia-di-mezzo-agosto_5.html
5.08.2013

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