DI ANDRE FOMINE
dissidentvoice.org
Il 6 marzo 2010 è diventato chiaro che il regime libico ha sconfitto la rivolta interna e ha sospeso il caos del mondo arabo. Una missione segreta di routine di un diplomatico britannico protetto da 8 agenti del SAS presso il quartier generale dell’opposizione si è conclusa col loro arresto e ‘l’interrogatorio’ da parte dei leader ribelli. La relazione del Sunday Times su questo evento ha rappresentato di fatto la bandiera bianca da parte degli organizzatori delle proteste del Medioriente e Nord Africa del 2010-2011.
Fin dall’inizio la catena di eventi in Libia ha preso una piega inaspettata per le élite mondiali. Muammar Gheddafi ha rifiutato di abbandonare Tripoli e, insieme a membri della sua famiglia e del suo clan, ha mantenuto un costante contatto con la popolazione libica attraverso la TV di stato e regolari apparizioni in pubblico. Durante il suo impressionante discorso del 22 febbraio scorso, è riuscito a restaurare il sostegno del pubblico e ha incoraggiato i libici a opporsi alla rivoluzione.
Da quel momento i maggiori media internazionali si sono accaniti nella diffusione di bugie senza precedenti sugli eventi in Libia. Abbiamo sentito di ‘mercenari stranieri che uccidono civili’, ‘raid aerei sui manifestanti’, ‘bombardamenti sulle postazioni dei ribelli’, ‘immense manifestazioni anti Gheddafi a Tripoli’, ‘migliaia di profughi libici’, e tanti altri annunci che in seguito si sono rivelati completamente falsi.
Fonti interne libiche, per esempio del St Petersburg Center for Modern Middle East hanno delineato un quadro piuttosto diverso. Non ci sono state vere proteste a Tripoli e dintorni. Pochi gruppi di giovani emarginati in rivolta, attivi a Az-Zawiya (periferia occidentale di Tripoli) e nel centro (l’incendio doloso del Palazzo del Popolo la notte del 21 febbraio sembra essere stato l’unico atto degno di nota), sono stati prontamente neutralizzati dalla polizia. I ‘raid aerei’ della Forza Aerea libica in realtà miravano a colpire i depositi di munizioni nei pressi di Bengasi quando era ancora elevato il rischio che venisse presa dai separatisti della zona orientale.
Il problema dei ‘mercenari stranieri che proteggono Gheddafi’ è apparentemente il più interessante. È risaputo che qualunque mercenario combatte per denaro. Quindi nel conflitto dove sono coinvolti gli interessi della mafia petrolifera internazionale, i mercenari sono le forze su cui si può fare meno affidamento. Tradirebbero subito Gheddafi. E lui, uomo furbo, ne è perfettamente consapevole. Lui non avrebbe potuto contrattarli da solo. Ma supponiamo che la loro presenza in territorio libico sia un fatto accertato. Potrebbero mai essere stati ‘gentilmente’ proposti a Gheddafi dai suoi simpatizzanti vicini in Africa? Si, perché no. Quale era la loro missione? Dovevano ricevere l’ordine dei loro VERI padroni di essere spietati e feroci contro i manifestanti locali il più possibile per intensificare il conflitto. Non c’è da sorprendersi se dopo i primi scontri a cui hanno partecipato e dopo gli annunci nei media mondiali, i mercenari sono ‘spariti’. Certamente presto verremo a conoscenza di qualche dettaglio sorprendente sulle operazioni dell’esercito libico contro i mercenari ‘alleati’ verso la fine di febbraio. Dai reportage della CNN sulla vasta portata della ‘guerra civile’ dovremmo capire che in realtà le forze governative stanno cercando di localizzare e sconfiggere questi ‘alleati’.
Ora, perché uno scenario così a rischio? Perché il regime di Gheddafi è il più stabile del Medioriente. È necessario notare che tutti i ‘dittatori arabi’ che sono arrivati al potere con l’appoggio degli USA negli anni ’80 sono stati facilmente sconfitti a gennaio-febbraio di quest’anno e sono prontamente ‘caduti in coma’. Non hanno avuto l’autorità morale per lottare per il proprio potere dal momento che lo avevano acquistato in modo illegittimo. Qual’è il punto chiave di questa mancanza di legittimità? Quando aspiravano al potere formarono una alleanza segreta con un paese straniero che ha fornito loro ampio sostegno. Da allora essi non sono leader sovrani. Per questo non possono sconfiggere la rivoluzione. Non possono dire la verità al loro popolo e alla comunità internazionale perché questo significherebbe dover dire TUTTA la verità. E per TUTTA la verità si intendono anche le circostanze della loro salita al potere… In realtà una soluzione per questo ‘vicolo cieco’ esiste. Se un leader politico riconosce da solo che era e continua ad essere in una vergognosa relazione con una potenza straniera, non sarà mai condannato ma PERDONATO e sostenuto dalla sua gente. In seguito, la professionalità e lealtà delle sue guardie personali garantiranno l’avvio della sua carriera politica verso la fine. Le alternative sono il patibolo di Saddam o il letto di morte di Mubarak e Ben Ali.
Ma torniamo alle ‘rivoluzioni popolari del Medioriente’. Sappiamo che perché abbiano successo sono disperatamente necessarie ‘masse di gente infuriata’. Quindi qualcuno deve farle infuriare. Come hanno fatto in Iran nel giugno 2009? Cecchini sconosciuti uccidevano passanti durante le proteste in strada a Teheran (dettagli su questo si possono trovare nel nostro articolo ‘What will the Bilderbergers decide on Iran’ ).
Come hanno fatto in Egitto a gennaio? Di nuovo, cecchini sconosciuti hanno sparato sulla folla dal tetto dell’edificio del Ministero dell’Interno al Cairo. Da notare che in entrambi i casi è stato fatto di tutto per persuadere il pubblico che i responsabili erano delle forze governative. Ma dov’è la prova? Qual’è la logica nell’uccisione, da parte dei servizi di sicurezza, dei manifestanti e nella loro provocazione affinché commettessero atti violenti? Al contrario, la loro missione è quella di disperdere la folla pacificamente, di identificare e arrestare le ‘teste calde’ tra i manifestanti e di evitare vittime! Allora chi sparava agli egiziani dal tetto del Ministero dell’Interno? Ancora non lo sappiamo. Ma quelli che lo hanno fatto in Tunisia durante le rivolte pubbliche sono stati catturati e mostrati su RT. Guardate questo video:
Qualcuno crede davvero che questi uomini dal profilo incerto con passaporti svedesi e britannici fossero a caccia di cinghiali sulle strade di Tunisi?
Ora possiamo trarre qualche conclusione.
Anzitutto, non c’è stato nulla di spontaneo nell’ondata di rivoluzioni del 2011 in Nord Africa e nel Medioriente. Le rivolte popolari in Tunisia, Egitto, Libia, Bahrain ecc. sono state attentamente preparate, organizzate, finanziate e sostenute tramite i media internazionali. In maniera piuttosto sorprendente, Al-Jazeera ha giocato un ruolo criticamente importante nell’accendere i conflitti tra le società arabe, producendo disinformazione e bloccando le voci più credibili e sobrie.
In secondo luogo, le rivolte si sono rivelate, per chi le ha organizzate, un generale fallimento. Senza dubbio l’idea era di organizzare il caos e guerre civili nel mondo arabo, provocare imbarazzo tra le élites nazionali, aprire la strada al potere per l’opposizione anti-progressista radicale nei paesi chiave della regione. Quindi si aspettavano che a tempo dovuto la degradante situazione sociale e l’incapacità gestionale governativa catalizzate dalla becera propaganda dei media internazionali avrebbero creato le condizioni per imporre il controllo esterno su questi stati islamici. La Libia, con le sue ricche riserve di gas naturale, era il premio più ambito. Ma con Muammar Gheddafi ancora al potere, che gode di un riconquistato sostegno pubblico, che si sta liberando dalle ‘mele marce’ presenti tra i suoi primi ufficiali, gli abili scacchisti della politica globale si vedono forzati a fare mosse obbligate mentre il fantasma del presidente Bush Jr. si riaffaccia sulla costa libica. Sembra che l’unica scelta rimasta alle élites è quella di scoprire i cannoni delle superportaerei americane. Sono stati messi all’angolo e si trovano sotto la pressante piramide del dollaro.
Terzo punto, il più importante: questi eventi hanno fatto venire a galla un legame nascosto tra il ‘radicalismo islamico’ e le élites globali. Mostrare Muammar Gheddafi che combatte gli islamici di Al-Qaeda cercando di sostituirsi a Bin Laden come incarnazione del ‘male assoluto’ è stato un inganno notevole da parte dei media internazionali. I populisti radicali stanno per diventare la nuova generazione di leader arabi. Non devono portare prosperità o alcuna giustizia sociale nelle loro società. La loro unica missione è di coprire efficacemente il pentolone in ebollizione del mondo musulmano tramite misure e retorica pseudo islamiche. Quando la pentola esploderà, l’energia diffusa a livello mondiale di milioni di giovani e ignoranti fanatici aprirà la strada al maligno Gran Pacificatore. I semi di questa misteriosa simbiosi furono gettati dall’intelligence britannica nel secolo XIX. Per esempio, se ripercorriamo la storia di Hassan Al-Banna , fondatore dei Fratelli Musulmani, possiamo vedere che fu Evelyn Baring – il ‘controller general’ britannico in Egitto a partire dal 1878 e rampollo di una dinastia di antichi banchieri britannici – a nominare Grande Mufti d’Egitto lo Sceicco Muhammad Abduh . Non si può sottovalutare il significato di quella posizione. Il Gran Mufti egiziano al tempo era un’autorità morale di grande prestigio nel mondo musulmano. Perché i britannici scelsero Sheikh Abduh, un rinomato salafita? Perché il copione della falsa guida del mondo islamico da parte delle élites globali era già stato scritto. Queste élites consideravano i musulmani carne da macello per imporre il proprio dominio. Avevano bisogno di corrompere la fede islamica, di sostituirla con un surrogato pseudo islamico. Ecco perché Evelyn Baring scrisse dei salafiti: ‘Sono i naturali alleati dei riformatori europei’ [Goodgame, Peter. The Muslim Brotherhood: The Globalists’ Secret Weapon]. A quel tempo Sheikh Adbuh divenne un murshid (insegnante) di Muhammed al-Banna, il padre di Hassan…
Così stiamo entrando in un periodo davvero interessante, forse decisivo. Muammar Gheddafi ha vinto la sua ultima battaglia superando la forza e l’insolente pressione esercitata da diverse parti. Ci sarà un altro Gheddafi figlio di madre islamica che potrà resistere al nuovo ordine mondiale?
Speriamo e preghiamo che accada.
Andre Fomine è il fondatore della rivista di ricerca di dialogo aperto Oriental Review in cui è comparso questo articolo
Fonte: http://dissidentvoice.org
Link: http://dissidentvoice.org/2011/03/the-last-victory-of-muamma
9.03,2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RENATO MONTINI