L' ONU, ANCORA UNA VOLTA, AL SERVIZIO DI USA E ISRAELE

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blankDI ALBERTO CRUZ

Che l’ONU sia screditata è risaputo così com’è nota la sua sottomissione agli interessi occidentali . Vi sono eccezioni, ovviamente- come si è voluto dimostrare con le votazioni per eleggere i rappresentanti del fiammante Consiglio dei Diritti Umani- e per fare qualche esempio, non è lo stesso l’Assemblea Generale o il Consiglio per la Sicurezza, quello Economico-Sociale, quello dell’Amministrazione Fiduciaria o la Corte Internazionale di Giustizia. Però di tutte queste istituzioni è determinante solo il Consiglio di Sicurezza dato che le sue risoluzioni, sono o dovrebbero essere indiscutibilmente applicate, mentre tutte le altre istanze restano, piuttosto, relegate all’ambito morale. L’esempio più recente è quello dato con la condanna, alquanto sfumata, fatta agli USA dal Comitato Contro la Tortura per la sua partecipazione nelle guerre in Irak e Afganistan e con la richiesta di chiusura del carcere nel territorio occupato di Guantànamo (Cuba) ignorata da Condoleza Rice. Sarebbe lungo parlare di quante volte il Consiglio per la Sicurezza è stato utilizzato contro il cosiddetto Terzo Mondo; ricordare che permette a Israele di continuare a occupare la Palestina e i territori siriani e libanesi è troppo ovvio, menzionare che negli ultimi 16 anni, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, le sue risoluzioni sono state al servizio degli interessi imperialisti sarebbe ricorrere a fatti più che noti. A quanto pare basta un bottone, solo quest’anno sono state approvate 29 risoluzioni che si occupano, o preoccupano, delle situazioni seguenti: Medio Oriente (3), Sudan (3), Eritrea ed Etiopia (3), Congo (3), Georgia (2), Afganistan (2), Costa d’Avorio (2) e le restanti si dividono tra Haiti, Somalia, i Grandi Laghi, il Sahara Occidentale, Liberia e altre questioni generiche come la protezione dei civili nei conflitti armati, armi di distruzione di massa, crimini nella ex Yugoslavia (2) ecc.

L’ultima risoluzione ,approvata il 17 maggio sotto la generica definizione “ Situazione in Medio Oriente”, rimette nel mirino la Siria per non aver ottemperato alle risoluzioni che esigevano fin dall’ottobre 2004 (la 1559) il suo ritiro dal Libano e allo stesso tempo il disarmo delle milizie palestinesi che proteggono i campi di rifugiati e l’organizzazione armata Hizbullah (1). Dopo l’approvazione della risoluzione 1559 il Consiglio per la Sicurezza ne ha approvate altre tre, nel maggio 2005, nel gennaio 2006 e una la scorsa settimana. Il loro denominatore comune è sempre lo stesso: la Siria non si è completamente ritirata dal Libano, le milizie palestinesi non hanno deposto le armi, Hizbullah mantiene il suo braccio armato e, inoltre, dalla Siria arrrivano armi a questi gruppi.

L’approvazione di questa nuova risoluzione 1680 era prevedibile (2) ed è necessario inquadrarla nella nuova strategia degli USA nei confronti del Medio Oriente e del conflitto in Iran. L’attacco contro questo paese non è prevedibile, ma non è improbabile, in un nuovo lampo di follia del presidente Bush e della panoplia di illuminati che lo circondano, con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali e la popolarità del presidente e del partito repubblicano in caduta libera. Tuttavia, l’attacco all’Iran non avverrà mai fino a che non sarà raggiunto uno degli obbiettivi più difficili di tutta la strategia in Medio Oriente: il Libano. Non per quello che rappresenta in quell’area questo piccolo paese, ma per la possibilità che offre di creare da lì seri problemi a Israele, principale alleato USA. Non bisogna dimenticare che la guerra popolare scatenata principalmente da Hizbullah ha ottenuto il ritiro israeliano dal sud del Libano, il 25 maggio del 2000, dopo un’occupazione durata 18 anni. Da qui l’interesse degli USA, della Gran Bretagna,sua alleata tradizionale, e della nuova alleata Francia per questo piccolo paese. Tre paesi che hanno raddoppiato negli ultimi mesi la loro pressione sulla Siria ricevendo importanti rappresentanti dell’opposizione – il 18 marzo hanno ricevuto i rappresentanti del cosiddetto Fronte di Salvezza Nazionale siriano, che hanno invocato pubblicamente l’aiuto europeo per un cambiamento di regime politico – o dando asilo a disertori del governo baathista. Tre paesi,che non troppo stranamente, sulla questione iraniana si uniscono al coro con la Germania (tradizionale alleato di Israele).

[I confini tra Israele, Libano e Siria]

Kofi Annan punta di diamante

Se tutto quello scritto finora sul Congresso per la Sicurezza è poco confutabile, lo è ancora meno il fatto che Kofi Annan sia diventato il segretario generale più sottomesso agli interessi imperialisti in tutta la storia dell’organizzazione multinazionale. L’esempio dell’Irak è emblematico, ma non è l’unico. Limitandoci a Siria e Libano, lo scorso 28 aprile ha presentato al Consiglio per la Sicurezza una relazione di 26 pagine (3) in cui avalla, punto per punto, la tesi statunitense e dei suoi alleati passando sull’occupazione israeliana dei territori arabi ( Palestina, Siria, Libano) come la luce attraverso il cristallo, senza toccarlo nè macchiarlo. Tant’è vero che in quelle 26 pagine la sola preoccupazione che appare, espressa in 11 righe, riguarda “gli aerei israeliani che sorvolano il Libano violandone l’integrità territoriale ”. Mentre si dilunga sulla presenza siriana in Libano, il traffico d’armi verso i suoi alleati palestinesi e sciiti, lo smantellamento o il disarmo delle milizie libanesi e non libanesi e l’iter elettorale (le forze libanesi anti siriane accusano l’attuale presidente, Emile Lahoud, di essere filosiriano e cercano di fargli abbandonare la presidenza prima delle elezioni previste, inizialmente, per l’anno prossimo).

La cosa sorprendente di questa relazione è che è servita da base per la risoluzione ora approvata dal Consiglio per la Sicurezza e che, inoltre, stabilisce una connessione diretta tra il braccio armato di Hizbullah e l’ Iran come fattore destabilizzante nel paese del cedro. Riguardo al primo afferma che “il controllo della Linea Blu (zona del Libano del sud confinante con Israele dove sono distaccati i caschi blu dell’ONU) e zone limitrofe continua a essere per la maggior parte in mano a Hizbullah. In queste circostanze Hizbullah ha mantenuto e rafforzato la sua presenza visibile nella zona mediante l’installazione di posti permanenti d’osservazione e di punti temporanei di controllo e l’invio di pattuglie; alcune delle sue postazioni si trovano nelle immediate vicinanze di quelle delle Nazioni Unite” cosa che violerebbe, a suo giudizio, diverse risoluzioni dell’ONU e specialmente la 1559 (4).

Annan, che definisce Hizbullah “la milizia più importante”, accusa l’organizzazione sciita di aver provocato lungo questa linea “incidenti gravi” con Israele (e non il contrario) e chiede all’esercito libanese di schierarsi lungo la frontiera per “ estendere ed esercitare pienamente la sua esclusiva ed effettiva autorità in tutto il sud del paese” mentre esorta il governo libanese a “ fare di più per affermare la sua autorità nel sud del paese, per controllare e monopolizzare l’uso della forza, per mantenere l’ordine pubblico in tutto il suo territorio e per evitare attacchi dal Libano attraverso la Linea Blu” (5).

La capacità militare di Hizbullah preoccupa Annan che dice “non c’è stato un cambiamento significativo della situazione e delle capacità operative di Hizbullah”, che a febbraio ha ricevuto un carico di armi dalla Siria, e lo considera un “movimento di resistenza”, menziona anche l’occupazione permanente della zona agricola di Sheeba (Annan insiste che la posizione dell’ONU è considerarlo territorio siriano e non libanese) da parte di Israele, cosa inconcepibile poichè questa controversia deve essere risolta solo per via diplomatica, sotto l’egida dell’ ONU e avendo chiaro che deve essere tra Libano e Siria e non tra Libano e Israele. In ogni caso, sia di chi sia, questo è l’unico territorio occupato da Israele citato da Annan.

Con un salto senza precedenti, Annan afferma che “Hizbullah mantiene con la Repubblica araba siriana e con la Repubblica islamica iraniana stretti e frequenti contatti e una regolare comunicazione” (6) facendo capire che senza una pressione su questi due paesi il disarmo di Hizbullah non sarà possibile. Un disarmo che ritiene impossibile da ottenere con la forza per cui propone come una “buona soluzione” l’ integrazione di Hizbullah nell’esercito libanese, così come hanno fatto altre milizie in virtù dell’Accordo di Taif (voluto dalla Siria nel 1989 mise fine alla guerra civile) e incita “alla necessaria cooperazione tutte le altre parti coinvolte (nella situazione interna libanese) in particolare la Repubblica araba siriana e la Repubblica islamica iraniana” perché si possano superare le difficoltà e progredire nell’applicazione della risoluzione 1559 (7).

Il Chalabi libanese

La risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza insiste su questi fatti, senza menzionare espressamente Hizbullah, e allo stesso tempo esprime la sua soddisfazione per il fatto che tutte le forze politiche libanesi abbiano raggiunto l’accordo di disarmare, nell’arco di sei mesi, i palestinesi che si trovano fuori dai campi di rifugiati (specialmente nella valle del Bekaa).

Anche qui è stato seguito il filo logico della relazione di Kofi Anann. Il segretario generale dell’ONU considera il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comando Generale e la Fatah- Intifada come le principali organizzazioni palestinesi con combattenti all’esterno dei campi di rifugiati, anche se si congratula per la disposizione del primo gruppo a raggiungere un accordo con il governo libanese a proposito delle armi e annuncia che conta sull’appoggio e l’aiuto del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, per applicare la risoluzione 1559 riguardante il disarmo dei palestinesi in Libano.

La Siria ha risposto a questa risoluzione con un comunicato ufficiale del suo Ministero degli Esteri (8) affermando di aver ottemperato a tutte le disposizioni della risoluzione 1559 e che L’ONU ha “intenzionalmente” ignorato questo fatto. Riferisce che l’inviato del segretario generale, il norvegese Terja Larsen, aveva già confermato a febbraio che tutto il traffico d’armi dalla Siria al Libano era bloccato e che questo fatto non risulta nella nuova risoluzione. Accusa, inoltre, L’ONU di parzialità in quanto “se l’obiettivo degli incaricati (dalla relazione di Annan) all’applicazione della risoluzione 1680 fosse, come sostengono, mantenere la sovranità e la salvaguardia del territorio libanese perché non hanno menzionato le continue violazioni aeree, terrestri e marittime israeliane?”. La Siria si risponde da sola affermando che “tali violazioni sono state intenzionalmente omesse nella risoluzione, cosa che dimostra come il lavoro sia al servizio degli scopi israeliani nella regione”.

Ma gli interessi imperialisti in Libano e in tutto il Medio Oriente possono contare non solo sull’ONU, ma anche sui Chalabi di turno. Così come il rinnegato Adnan Chalabi è diventato negli USA il fattore di pressione più importante per convincere l’amministrazione Bush e il resto del mondo sulla necessità di invadere l’Iraq e destituire il regime esistente, anche in Libano esiste un personaggio simile: il druso Walid Jumblat.

Il 3 maggio Jumblat – che ha 15 dei 128 seggi del Parlamento libanese mentre Hizbullah ne ha 23, per citare l’esempio contrario – ha offerto l’aiuto del suo partito all’opposizione siriana, ha incontrato i Fratelli Mussulmani siriani per dimostrare loro il suo appoggio, è diventato l’unico uomo politico libanese che considera le fattorie di Sheeba territorio siriano e non libanese e ha detto pubblicamente che “gli USA dovrebbero fare in Siria ciò che hanno fatto in Iraq”, cioè invadere il paese (9).

Il mondo sta guardando solo all’Iraq, ma non si dovrebbe dimenticare che sulla scacchiera le pedine apparentemente più inoffensive possono dare scacco matto. Gli USA stanno rielaborando la loro strategia in Medio Oriente e muovendo le loro pedine per l’obbiettivo iraniano. È positivo che l’argomento Iraq cominci a essere considerato insieme ad altre situazioni e a evitare che la lotta di liberazione nazionale che vi si combatte diventi l’ombellico del mondo.

Alberto Cruz ([email protected])
Fonte: http://www.rebelion.org/

Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=31866

23.05.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di EV

Note:

[1] “Gli interessi di USA e Israele nella crisi del Libano: distruggere Hizbullah e i rifugiati palestinesi”, CSCA, 7 marzo 2005

[2] “Gli Usa cercano di ricomporre in Libano la loro strategia per il Medio Oriente ”, Rebelión, 10 aprile de 2006.

[3] Terza relazione semestrale del Segretario Generale del Consiglio per la Sicurezza sull’applicazione della risoluzione 1559 (2004), documento S/2006/248 del 19 aprile 2006.

[4] Ibid, p. 42.

[5] Ibid, p. 44.

[6] Ibid, p. 68.

[7] Ibid, p. 90.

[8] “La Siria e la risoluzione 1680 del Consiglio per la Sicurezza dell’ONU ”, Ministero degli Esteri, 17 maggio 2006

[9] “The Washington Post”, 25 gennaio 2006.

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