DI MASSSIMO ZUCCHETTI
Lo scienziato borderline
Ho già scritto della buffonesca figura dei Grandi Potenti della Terra, tutti uniti insieme a sfilare a Parigi DA SOLI, con il vuoto dietro di loro, nel nulla causato dalla loro distanza dalla gente che dovrebbero rappresentare, che invece manifestava — e pare fossero un milione o più — lontano da loro.
Fra i manifestanti, quelli veri, nel milione o più, gente di tutte le “razze” e di tutte le “religioni”. Moltissimi uomini e donne di religione islamica. Credo felicissimi se avessero saputo che, ai fini mediatici, il corteo era guidato da colui il quale ha più guadagnato politicamente da questa parata, il capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu, Charlie Netanyahu per un giorno.
Ebbene, quale migliore occasione che sfruttare l’ondata di indignazione popolare per i 12 morti di Charlie Hebdo per rifarsi un po’ di verginità? Infatti, domenica, il primo ministro israeliano è stato visto sgomitare per arrivare alla testa della insulsa parata dei leader mondiali, in questo aiutato da un team di sicurezza di agenti di Israele. Benj-Charlie ce l’ha poi fatta, stando un passo avanti ai pur navigati presenzialisti al suo fianco in prima fila. Hollande disperato e un po’ piccato per vedersi sottratto il ruolo di primadonna (molto utile anche per lui, data la travolgente debàcle della sua popolarità) ha cercato in ogni modo di contenerlo e di farlo stare in filetta con gli altri: invano.
E’ stato un vero trionfo per il nostro Benj-Charlie. Ha salutato la folla come una vera star, contravvenendo persino al finto stato di compostezza e contrizione degli altri suoi colleghi politicanti, con un comportamento definito “imbarazzante”, che ha fatto addirittura storcere il naso ad alcuni commentatori israeliani: insomma, se n’è fatto un po’ troppo accorgere.
Il suo sodale e maestro locale di cerimonie Hollande l’ha fatto addirittura trattenere da alcuni guardaspalle, se no probabilmente avrebbe aperto lui la finta sfilata con in mano una bandiera. E’ pur vero che Hollande gli aveva addirittura chiesto di starsene a casa e di non venire a rovinare con la sua presenza imbarazzante la festicciola buonista dei potenti in parata, “oscurando” il loro trionfo mediatico con fastidiosi riferimenti visivi alla strage dei palestinesi recentemente perpetrata, ed ormai associata alla sua faccia invero un po’ truce.
Netanyahu aveva inizialmente abbozzato, ma poi la presenza al Gran Ballo di due rivali politici — Avigdor Lieberman, ministro degli esteri israeliano, e Naftali Bennett, ministro dell’industria — gli hanno fatto cambiare idea. Hollande, disperato, ha invitato all’ultimo momento Mahmoud Abbas, leader dell’Autorità Palestinese, come contrappeso, direi anzi come utile idiota da far imbraccettare al Benj per renderlo un po’ più pacifico e mettersi così al riparo da critiche: notizia riferita dal quotidiano israeliano Haaretz.
Netanyahu ha poi contribuito assai ad un clima di distensione e pacificazione: ha invitato i membri della comunità ebraica di Francia — la più grande d’Europa — a trasferirsi in Israele “per motivi di sicurezza”, dopo l’attacco di venerdì scorso in un supermercato a Parigi, in cui quattro ebrei furono uccisi.
L’appello assolutamente distensivo e di ragionevolezza, un invito ad una nuova diaspora, di Benj-Charlie ha gettato nella costernazione l’intera comunità ebraica europea. Ma non hanno però capito, costoro, la reale astuzia del primo ministro: di fronte ad una travolgente proliferazione di palestinesi in palestina, che si ostinano ad aumentare di numero nonostante tutto quanto perpetrato contro di loro, servono forze fresche per rinforzare la razza: una nuova grande ondata di immigrazione, e stavolta di europei “doc” e bianchi, non questi raccogliticci orientali o africani (che poi sono quasi negri) poco affidabili, con i quali recentemente Israele sta raschiando il fondo del barile e andando incontro ad aspre delusioni, specie da coloro che si sono convertiti un quarto d’ora prima di emigrare in Israele.
Uno dei più furbi commentatori israeliani ha però poi obiettato: “Tutto il territorio di Israele è bersaglio di migliaia di razzi e missili precisi e pesanti che potrebbero essere sparato sulle nostre teste nella prossima guerra con Hezbollah”. Certo, la sconfitta del 2006 brucia ed induce prudenza: meglio rivalersi sui più malleabili palestinesi di Gaza. E la rogna, grattatevela da soli, noi al massimo vi armiamo e vi copriamo le spalle internazionalmente.
Benj Netanyahu — Charlie Netanyahu per un giorno — è tornato a casa senza rinforzi, ma con un grande risultato politico: l’assurda operazione #jesuischarlie gli ha fatto guadagnare punti e santità, dopo che la sua immagine era stata un poco rovinata da tutte quelle stragi di innocenti.
Hoc erat in votis.
Cui prodest?
Massimo Zucchetti
Fonte: http://ilmanifesto.info
Link: http://ilmanifesto.info/storia/je-suis-charlie-netanyahu/
12.01.2015
Si chiama principio di omologazione universale: ai cittadini viene chiesto di abbandonare le ideologie (al plurale sono sempre brutte) per abbracciare l”ideologia globalista che non conosce confini e non vuole distinguere tra potenti ed oppressi. Secondo tale principio i potenti fanno gli interessi degli oppressi ed infatti le manifestazioni guidate dai neimici del popolo (secondo certe obsolete ideologie) stanno avendo gran successo. La cifra della postmodernità è proprio questa: le parole, perso il significato originale che le vecchie ideologoe avevano costruito adattandole ai tempi, hanno ormai così tanti significati (superinflazione semantica) da non avere più senso finito. Il loro senso tende all’infinito e nell’infinito comunicativo così abilmente costruito dalle elites si perde, lasciandoci la "libertà" di decidere di volta in volta quale possa essere il senso di Charlie Netanyahu a capo di una manifestazione con i palestinesi.
Ah, la libertè, che gran cosa!
Il Profeta Brecht aveva proprio ragione : " Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa Marcia il Nemico " .
Amici, compagni e camerati, credetemi, non so più se ridere o piangere. Ormai viviamo in una unica finzione. Nessuno ha più pudore. Le menzogne più incredibili vengono propinate a ritmo continuo. Allora vorrei dire che anche gli slogan per la libertà di espressione sono falsi. Va bene solo per Charlie ma siamo sicuri che vada bene per tutti? Se in Francia una persona scrive o dice che ha qualche dubbio sull’olocausto viene condannata…..Quindi???? Che stiamo a raccontarci o meglio, che ci viene raccontato? Buona giornata.
Nessuna simpatia per Netanyahu.. ..
Tra l’altro il senso di questo "articolo" quale sarebbe? La rivalità tra Hollander e Netanyahu?
come contrappeso, direi anzi come utile idiota da far imbraccettare
al Benj per renderlo un po’ più pacifico e mettersi così al riparo
da critiche:
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Mah! Direi che Abu Mazen non ha sbagliato ad andare… nelle circostanze per come raccontate…
Se non ci fosse andato, e fosse stato presente sono Netayahu, questo avrebbe detto che è stata Hamas d’accordo con Abu Mazen, ad avere compiuto l’attentato…
Hobbes, in una pagina, racconta di un gentiluomo inglese del suo tempo, che nelle festicciuole di società, se ne andava sempre per ultimo dal salotto, per evitare che quelli rimasti parlassero male di quelli che se ne andavano prima…
Bene hanno fatto anche Hizbollah e Hamas a dissociarsi dall’attentato e a condannarlo, anche se non si può chiedere poi ai propri nemici di porgere anche il didietro, a pantaloni abbassati, secondo l’iconografia consueta del Sublime Stampato Charlie Hebdo…
Netanyahu ha poi contribuito assai ad un clima di distensione
e pacificazione: ha invitato i membri della comunità ebraica di
Francia — la più grande d’Europa — a trasferirsi in Israele “per
motivi di sicurezza”, dopo l’attacco di venerdì scorso in un
supermercato a Parigi, in cui quattro ebrei furono uccisi.
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Mi limito semplicemente a citare Gilad Atzmon, il quale a sua volta cita spesso Chaim Weizman (primo presidente di Israele e uomo degli esplosivi…), il quale sole dire già agli inizi del Novecento che non esistono ebrei “francesi” (o tedeschi, italiani, inglesi…), ma solo “ebrei” che vivono (temporaneamente) in Francia (Germania, Italia, Inghilterra…).
Che significa questo?
Che i 600.000 ebrei di Francia sono un quinta colonna dello «stato ebraico di Israele», ottenuto (dal 1882 ad oggi) con la sistematica e progressiva “pulizia etnica” dei «palestinesi» (che non sono neppure un “popolo”, che non hanno e non possono avere uno “stato”, insomma … non esistono…)?
Di un “napoletano” che vive a Milano, nessuno si sogna di dire che possa tornarsene a vivere nel Regno delle Due Sicilie, di cui conserva il passaporto ed ha la cittadinanza…
Un “ebreo” francese (o italiano…) in virtù dell’esistenza dello «Stato ebraico di Israele» non è proprio un cittadino come tutti gli altri… Non è “discriminato” (come lo è ad esempio il cittadino francese musulmano Dieudonné al quale è negata quella libertà di espressione, per la quale hanno sfilato in due milioni a Parigi…), ma piuttosto sono dei “privilegiati”, ai quali sono riconosciuti tantissimi diritti negati ad altri, sono “privilegiati” per la cui protezione Charlie Netanayu ha chiesto il raddoppio delle forze di polizia già impiegate… Un raddoppio che evidentemente deve essere sottratto alla sicurezza di altri luoghi e cittadini dello stesso stato francese (italiano)… In questi tempi di scarsità delle risorse, di sacrifici, il peso economico di questa operazione non è lieve… Si aggiunga poi quel che si apprende: se un “ebreo” si trova disoccupato in Francia, in Italia…, andandosene in israele troca un lavoro, una casa, sistemazioni chiavi in mano…
Notare queste cose è “antisemitismo”?
A me pare che qualcosa non quadra, a me sembra che vi sia del marcio nel regno di Danimarca…
A me pare che tu non abbia capito il senso dell’articolo o abbia interesse a capirlo.
È certo che esiste una armata di blogger istruita dal Mossad per scorrazzare sulla rete: come possiamo essere certi che tu non sia uno di questi?
Intendiamoci, non mi dispiacerebbe affatto una simile presenza, se ci fosse poi possibile chiederti un’intervista…
Naturalmente, io qui sto congetturando e NON ho nessuna intenzione di recarti la minima offesa o provocazione, ma credo che questo Forum si distingua notevolmente da tutti gli altri per la capacità dei suoi membri di ben argomentare sempre ciò che si dice ed intende sostenere: è questo il migliore antidoto ad ogni intrusione provocatoria.
grande!!!
Cardisem, le tue sono considerazioni da Goy invidioso.
Giusto per la precisione: Dieudonné è cristiano maronita, non musulmano.
Una volta eravano molti altri, i cristiani favorevoli alla Palestina (soprattutto di sinistra, ma anche Andreotti e Craxi).
E’ passata la moda, più o meno dal tempo delle "guerre umanitarie" contro "orribili dittatori" che uccidono "il proprio stesso popolo" (il che è anche umorismo involontario: infatti sono le democrazie che vanno a uccidere il popolo altrui).
Da allora i palestinesi sono diventati ingombranti.
Per capire il pensiero politico di Israele, si potrebbe partire dall’educazione dei giovani ebrei, perché siamo ormai a diverse generazioni di persone stabilmente presenti nei territori ed è loro il futuro politico del paese. Non starò a fare tanti giri di parole, piango solo l’innocenza perduta di questi giovani, cresciuti a pane e odio. Cioè cresciuti nella radicale convinzione che "il mondo odia gli ebrei".
Se si unisce questo pezzetto di realtà civile ebrea, alla politica estera di Israele, si ottiene una profezia auto-avverante di massa, che è davvero poco importante se sia stata pianificata oppure no, sopratutto dopo qualche generazione: prima insegnano ai loro cittadini che il mondo li odia e che la shoah è la prova incontrovertibile storica, quindi costruiscono politiche internazionali accuratamente tenute su doppio binario, cioè propagandate in modo diverso internamente rispetto che esternamente, così da rendere quell’odio coerente, giustificato e soffiare sul sospetto reciproco: ebreo e resto del mondo.
Non è niente di nuovo, sempre recentemente guardavo Chiesa su la 7 cercare di sostenere le ragioni russofone nelle regioni ucraine, in coda al tema dell’islamofobia, che detta così pare non centri niente. Eppure è sempre lo stesso identico schema e l’intervista dei romani che commentavano acidamente la presenza islamica sul loro territorio è un esempio solare. I romani avevano avevano assolutamente ragione, ma il commentatore (con sottile furbizia) non ha mai approfondito l’analisi sociale, il conflitto in corso. I canali con cui arrivano gli immigrati, per una infinita serie di ragioni, non ultima l’ignoranza delle leggi vigenti, consegnano il loro corpi e i loro destini alla criminalità organizzata nella stragrande maggioranza dei casi. Ma, messo e non concesso che l’immigrato ne sia cosciente, messo e non concesso che decida di sputare sangue lavorando come schiavo per non commettere reati che anche per lui sono ragionevolmente inaccettabili (come rubare o uccidere) rimane che lui è uno schiavo e non ha diritti, perchè noi, con rabbia, non glieli riconosciamo. Così si crea una evidente competizione, tra l’indigente che lavora a qualsiasi prezzo pur di sopravvivere e il locale che deve abbassarsi al suo livello se non vuole fare il disoccupato a vita. Così l’economa affonda, le criminalità ingrassano e si comperano spazi dove fare altri affari, esercizi commerciali, appalti pubblici, appartamenti che riempiono con nuovi schiavi che abbassano il tenore sociale ancora e ancora. Puzza l’immigrato, certo, perché spesso la sua non è una casa ma un loculo al cimitero o un tombino. Magari un terreno usato prima come discarica dal racket dell’ecomafia, che tanto se crepa di peste, senza copertura sanitaria saranno problemi solo dello schiavo.
Ovviamente chi vive vicino a un tale schifo, non può sentirsi umanamente coinvolto, si sente prima impotente e poi travolto dallo schifo esattamente come nel medioevo per gli appestati, considerati feccia perché "Dio li aveva puniti".
Vedete? Lo schema è sempre lo stesso, sempre identico. Costruisco l’identità del diverso PRIMA che effettivamente vi sia una concreta differenza, poggiandomi su realtà di propaganda politicamente proficienti a una certa argenta che le persone vivono sulla propria pelle, distorcendone il significato con spiegazioni parziali, che promuovono xenofobia. Da "il mondo ci odia" ebreo, a "l’immigrato è un invasore arrogante" la distanza è trascurabile. Lo schema identico: ogni giorno possiamo misurare sulla nostra pelle l’arroganza dell’immigrato che vende se stesso e il suo corpo per poco o niente e la nostra capacità competitiva interna, erodersi ogni minuto.
Allora come reagire? Semplice, si rafforza l’idea del sub-umano, si corre in massa a gettare sacchi sugli argini del privilegio (chiamato "diritto" con arroganza crescente, quanto più si sale nella scala sociale) dato che quello goduto (poco o tanto che fosse) si sta rapidamente esaurendo. Peccato che proprio quell’opera accelera l’erosione e costruisce robuste celle dove isolare il mare sub-umano, solo per il privilegio dei pochissimi che "giocano a fare i pagliacci che comandano". Furbi ma imbecilli, altrimenti tenterebbero qualcosa di inedito, come ad esempio costruire accordi con gli immigrati, con cui l’individuo si impegna politicamente e attivamente a difendere i diritti Italiani con gli italiani: potente linfa nuova che al tavolo delle trattative creerebbe un ceto forte. A me non frega una sega se l’immigrato e onesto e lavora, mi interessa che se sta in Italia, conosca e rispetti i valori del paese, sia cosciente di essere nel centro di una guerra e dalla parte dell’indifeso che deve lottare affinché torni un paese degno per tutti, e dove quelle battaglie (per tutti) possono insegnarli un valore realmente emancipatore e contagioso! Non invece insegnando la bieca difesa del diritto economico consumista "vai e lavora e ringrazia chi ti sfrutta", che incentiva l’esecrabile riduzione a nullità umana. Se l’Immigrato si rifiuta a lottare allora acquista senso essere razzisti e rispedirlo nel suo paese.
Ma per attivare una politica del genere, dovremmo iniziare a sapere che l’uomo non è mai diverso che l’arabo non puzza, ma è questa esecrabile politica a ridurre le persone in rifiuti umani. Se i cittadini non si riuniscono e non trovano il modo di stare insieme, di prodursi in politiche autodeterminate per la riconquista dei diritti comuni, per i cinesi, per gli arabi, per tutti, noi siamo irrimediabilmente fottuti. Perché non esisterà mai più l’Italia di prima e vivaddio che che quelle pagine parassitarie, stragiste e falso-borghesi ce le siamo lasciate indietro. Peccato che al marcio non sia seguito che altro marcio, non proprio peggiore, solo un pochino più fottuto e bastardo, cioè con una base di insoddisfazione ideologica e di ignoranza arrogante conformista più robusta.