JE SUIS CHARLIE NETANYAHU

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Je suis Charlie Netanyahu

DI MASSSIMO ZUCCHETTI

Lo scienziato borderline

Ho già scritto della buf­fo­ne­sca figura dei Grandi Potenti della Terra, tutti uniti insieme a sfi­lare a Parigi DA SOLI, con il vuoto die­tro di loro, nel nulla cau­sato dalla loro distanza dalla gente che dovreb­bero rap­pre­sen­tare, che invece mani­fe­stava — e pare fos­sero un milione o più — lon­tano da loro.

Fra i mani­fe­stanti, quelli veri, nel milione o più, gente di tutte le “razze” e di tutte le “reli­gioni”. Mol­tis­simi uomini e donne di reli­gione isla­mica. Credo feli­cis­simi se aves­sero saputo che, ai fini media­tici, il cor­teo era gui­dato da colui il quale ha più gua­da­gnato poli­ti­ca­mente da que­sta parata, il capo del governo israe­liano Ben­ja­min Neta­nyahu, Char­lie Neta­nyahu per un giorno.

Nel vuoto die­tro i poli­ti­canti, gui­dati come vedremo un po’ a forza da Benj-Charlie, pro­ba­bil­mente sta­vano le migliaia di uomini, donne, bam­bini pale­sti­nesi tru­ci­dati dall’esercito di Benj e dei suoi pre­de­ces­sori in Pale­stina e a Gaza. Solo nell’ultima aggres­sione del 2014, “Mar­gine Pro­tet­tivo”, i dati del Mini­stero della Salute pale­sti­nese, ricor­dia­molo ai più corti di memo­ria, par­lano di 2016 morti, tra cui 541 bam­bini, 250 donne e 95 anziani. Altre 10196 per­sone sono rima­ste ferite. Incal­co­la­bili i danni mate­riali. Amne­sty Inter­na­tio­nal in una sua denun­cia fatta a dicem­bre 2014 porta le prove che Israele ha com­piuto attac­chi deli­be­rati e diretti, equi­va­lenti a cri­mini di guerra, con­tro impor­tanti edi­fici civili di Gaza nel corso dell’operazione “Mar­gine pro­tet­tivo”: un’aperta vio­la­zione del diritto inter­na­zio­nale uma­ni­ta­rio. Tutte le prove mostrano che que­sta distru­zione su vasta scala è stata por­tata a ter­mine in modo deli­be­rato e senza giu­sti­fi­ca­zioni mili­tari. Sia la realtà sul campo che le dichia­ra­zioni fatte all’epoca dai por­ta­voce dell’esercito israe­liano indi­cano che gli attac­chi sono stati puni­zioni col­let­tive con­tro la popo­la­zione di Gaza, con l’obiettivo di distrug­gere i già scarsi mezzi di sosten­ta­mento (citiamo let­te­rale Amnesty).

Ebbene, quale migliore occa­sione che sfrut­tare l’ondata di indi­gna­zione popo­lare per i 12 morti di Char­lie Hebdo per rifarsi un po’ di ver­gi­nità? Infatti, dome­nica, il primo mini­stro israe­liano è stato visto sgo­mi­tare per arri­vare alla testa della insulsa parata dei lea­der mon­diali, in que­sto aiu­tato da un team di sicu­rezza di agenti di Israele. Benj-Charlie ce l’ha poi fatta, stando un passo avanti ai pur navi­gati pre­sen­zia­li­sti al suo fianco in prima fila. Hol­lande dispe­rato e un po’ pic­cato per vedersi sot­tratto il ruolo di pri­ma­donna (molto utile anche per lui, data la tra­vol­gente debà­cle della sua popo­la­rità) ha cer­cato in ogni modo di con­te­nerlo e di farlo stare in filetta con gli altri: invano.

Stai in fila con gli altri e non rubarmi la scena, Benj!

Stai in fila con gli altri e non rubarmi la scena, Benj!

E’ stato un vero trionfo per il nostro Benj-Charlie. Ha salu­tato la folla come una vera star, con­trav­ve­nendo per­sino al finto stato di com­po­stezza e con­tri­zione degli altri suoi col­le­ghi poli­ti­canti, con un com­por­ta­mento defi­nito “imba­raz­zante”, che ha fatto addi­rit­tura stor­cere il naso ad alcuni com­men­ta­tori israe­liani: insomma, se n’è fatto un po’ troppo accorgere.

Prima io! Trattenetelo!!!!

Prima io! Trattenetelo!!!!

Il suo sodale e mae­stro locale di ceri­mo­nie Hol­lande l’ha fatto addi­rit­tura trat­te­nere da alcuni guar­da­spalle, se no pro­ba­bil­mente avrebbe aperto lui la finta sfi­lata con in mano una ban­diera. E’ pur vero che Hol­lande gli aveva addi­rit­tura chie­sto di star­sene a casa e di non venire a rovi­nare con la sua pre­senza imba­raz­zante la festic­ciola buo­ni­sta dei potenti in parata, “oscu­rando” il loro trionfo media­tico con fasti­diosi rife­ri­menti visivi alla strage dei pale­sti­nesi recen­te­mente per­pe­trata, ed ormai asso­ciata alla sua fac­cia invero un po’ truce.

Neta­nyahu aveva ini­zial­mente abboz­zato, ma poi la pre­senza al Gran Ballo di due rivali poli­tici — Avig­dor Lie­ber­man, mini­stro degli esteri israe­liano, e Naf­tali Ben­nett, mini­stro dell’industria — gli hanno fatto cam­biare idea. Hol­lande, dispe­rato, ha invi­tato all’ultimo momento Mah­moud Abbas, lea­der dell’Autorità Pale­sti­nese, come con­trap­peso, direi anzi come utile idiota da far imbrac­cet­tare al Benj per ren­derlo un po’ più paci­fico e met­tersi così al riparo da cri­ti­che: noti­zia rife­rita dal quo­ti­diano israe­liano Haaretz.

Neta­nyahu ha poi con­tri­buito assai ad un clima di disten­sione e paci­fi­ca­zione: ha invi­tato i mem­bri della comu­nità ebraica di Fran­cia — la più grande d’Europa — a tra­sfe­rirsi in Israele “per motivi di sicu­rezza”, dopo l’attacco di venerdì scorso in un super­mer­cato a Parigi, in cui quat­tro ebrei furono uccisi.

L’appello asso­lu­ta­mente disten­sivo e di ragio­ne­vo­lezza, un invito ad una nuova dia­spora, di Benj-Charlie ha get­tato nella coster­na­zione l’intera comu­nità ebraica euro­pea. Ma non hanno però capito, costoro, la reale astu­zia del primo mini­stro: di fronte ad una tra­vol­gente pro­li­fe­ra­zione di pale­sti­nesi in pale­stina, che si osti­nano ad aumen­tare di numero nono­stante tutto quanto per­pe­trato con­tro di loro, ser­vono forze fre­sche per rin­for­zare la razza: una nuova grande ondata di immi­gra­zione, e sta­volta di euro­pei “doc” e bian­chi, non que­sti rac­co­gli­ticci orien­tali o afri­cani (che poi sono quasi negri) poco affi­da­bili, con i quali recen­te­mente Israele sta raschiando il fondo del barile e andando incon­tro ad aspre delu­sioni, spe­cie da coloro che si sono con­ver­titi un quarto d’ora prima di emi­grare in Israele.

Uno dei più furbi com­men­ta­tori israe­liani ha però poi obiet­tato: “Tutto il ter­ri­to­rio di Israele è ber­sa­glio di migliaia di razzi e mis­sili pre­cisi e pesanti che potreb­bero essere spa­rato sulle nostre teste nella pros­sima guerra con Hez­bol­lah”. Certo, la scon­fitta del 2006 bru­cia ed induce pru­denza: meglio riva­lersi sui più mal­lea­bili pale­sti­nesi di Gaza. E la rogna, grat­ta­te­vela da soli, noi al mas­simo vi armiamo e vi copriamo le spalle internazionalmente.

Benj Neta­nyahu — Char­lie Neta­nyahu per un giorno — è tor­nato a casa senza rin­forzi, ma con un grande risul­tato poli­tico: l’assurda ope­ra­zione #jesui­schar­lie gli ha fatto gua­da­gnare punti e san­tità, dopo che la sua imma­gine era stata un poco rovi­nata da tutte quelle stragi di innocenti.

Hoc erat in votis.

Cui pro­dest?

Massimo Zucchetti

Fonte: http://ilmanifesto.info

Link: http://ilmanifesto.info/storia/je-suis-charlie-netanyahu/

12.01.2015

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