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ITALIA: DAL 2000, -40% DI PETROLIO IMPORTATO

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A cura di Davide
Il 5 Luglio 2012
58 Views

FONTE: PETROLITICO (BLOG)

“Quando finirà il petrolio? Per l’Italia ne è finito quasi la metà in dieci anni. Con quel poco che resta dobbiamo camparci almeno dieci millenni…”
Anonimo

Italia, petrolio: importazioni nette a picco
(media – sui dati a consuntivo dei singoli trimestri – dell’importazione giornaliera, in milioni di barili; dati della United States Energy Information Administration*)
2000 ……… 1,75
2004 ……… 1,65
2006 ……… 1,60
2008 ……… 1,44
2010 ……… 1,34
2011 ……… 1,23
2012 ……… 1,07
(previsione, dati Unione Petrolifera su prima parte dell’anno)

2025 ……… 0,18 (mia previsione)
2040 ……… 0,05 ( ” ” )
2050 ……… 0,01 ( ” ” )

L’economia italica dipende in gran parte dall’importazione di petrolio. Dopo Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna siamo i più dipendenti dal petrolio che importiamo e raffiniamo, aggiungendo anche il gas naturale la nostra situazione addirittura peggiora in quanto ad autonomia. Di petrolio e gas l’Italia, in totale, ne produce sempre meno e ben poco rispetto al fabbisogno nazionale, il picco del petrolio per l’Italia è quindi ormai lontano nel passato…

Vengo ai dati: quest’anno l’Italia avrà importato circa il 40% in meno rispetto ad esempio al 2000. Niente consumo petrolifero, niente ricchezza. Ed intanto le raffinerie chiudono, per non riaprire più.
-40%. Immaginate che ogni cinque auto, ne fate sparire due, o meglio che i due possessori di quelle auto scompaiano, o scompaia una fetta immensa del loro reddito (niente energia -> niente lavoro -> niente capitale -> niente denaro e poi il ciclo ricomincia…). Meno possibilità di consumo, meno possibilità di capitalizzare il lavoro, etc. etc. Con successivo collasso a “gradoni” del debito pubblico, di quello privato, rarefazione della gran parte dei servizi, comprese a termine la scuola e la sanità. Per non parlare di “sparizioni” a ondate di versamenti di rimborsi IVA, pensioni o stipendi (giustificate alla meno peggio dalle cosiddette istituzioni), ma anche fallimenti bancari, sparizione di conti correnti per finire con l’impossibilità tecnica di utilizzare i POS ed i bancomat ed infine rarefazione delle care vecchie semplici banconote (che siano vecchi euro o nuove lire). Nel frattempo anche l’energia elettrica diventerà un antico “di più”, dapprima ci si ritroverà la sera da quello che ha ancora la luce (e/o l’acqua calda) in casa, in Grecia e Portogallo succede già. Poi con gli anni (coi mesi) ci si ritroverà a casa di quello che ha da mangiare, magari senza il suo consenso…, magari accanto al suo cadavere. Ma qui voglio rincuorare il lettore: sarà un mondo sempre più giovane e appartenente ai giovani, ci si farà meno problemi estetici ed etici via via che la pancia sarà più snella, uno spuntino dal vicino – dopo averlo ammazzato – sarà un fatto tragico ma non eccezionale.

In questi dieci anni passati abbiamo avuto modo di ipotizzare e poi assaggiare tutti quanti, anche i più ottimisti, quello che capita senza l’energia facile, economica, a portata di mano, di serbatoio di auto, di camion, di trattore, di sega elettrica. Alla fine del “quindicennio della “morte”, gli anni più duri di tutta l’età industriale tra il 2012 ed il 2027, non solo si sarà avverata l’impossibilità di importare petrolio, ma il razionamento energetico diventerà un fatto reale, assieme alla fame, quotidiano sarà anche il non poter disporre ne’ in modo diretto ne’ in modo indiretto della mobilità di persone e merci. Tutto diventerà impossibile dopo l’era del tutto è possibile.

L’impossibilità di avere cose che vengono da lontano o di andare noi lontano (20 km sarà già il nuovo orizzonte del “lontano”) fonderà un nuovo modo di “vivere”, solo lontanamente legato ad un passato che giace ormai nelle biblioteche e che non tornerà più. Non so come chiamare il mondo post-petrolio o l’Italia post-trasporto su gomma, ma quel mondo che è in parte già arrivato e continuerà a venire, verrà per restare. Sempre più brevi ed insopportabili saranno le vite della gran parte degli umani post-industriali, che vivranno a scoppio ritardato le conseguenze di decenni di distruzioni produttiviste: avere ora le chiavi di lettura e di utilizzo di quel mondo che verrà serve a qualcosa per il singolo, ma serve a nulla per l’immane macchina nazionale che dall’ultima volta che è andata contro il muro ha deciso ancora una volta di andare contro il muro (la storia lo chiama “guerra” ed è un muro che è sempre arrivato).

Tuttavia ai pochi di noi che le avranno trovate, “aver saputo” trovare ed usare le chiavi servirà a morire in modo più accettabile, spensierato e leggero.

Fonte: http://petrolitico.blogspot.it
Link: http://petrolitico.blogspot.it/2012/07/italia-dal-2000-40-di-petrolio.html
4.07.2012

*link: http://www.eia.gov/countries/

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