DI PEPE ESCOBAR
Asia Times Online
Proprio quando la farsa della ‘linea rossa’ stava raggiungendo un livello critico, ma ancora seppellito sotto la sabbia, ed egli doveva scegliere fra l’embargo o un coinvolgimento diretto nella guerra siriana (si veda l’articolo “La messa in scena della linea rossa in Siria e Iran”, Asia Times Online, 2 maggio 2013), il Presidente Obama è stato salvato dal governo israeliano di Bibi Netanyahu.
La tentazione era oh, così grande per Obama di reinterpretare Ronald Reagan e indossare gloriosamente il mantello di Obama il Mujaheddin Siriano, proprio come Reagan aveva fatto negli anni ’80 con i suoi amati combattenti per la libertà nella jihad afghana. Perché questo avvenga si dovrà attendere, ma forse non tanto.
I motivi di Israele
Andiamo al sodo. Il bombardamento israeliano delle installazioni dell’Esercito siriano a Jamraya, vicino a Damasco, è una provocazione e un atto di guerra. Israele ha agito su delega di Washington, che forse ha addirittura fornito una lista degli obiettivi. E Washington, per non parlare degli inutili burattini di Bruxelles, non condannerà il bombardamento, che per l’ennesima volta si prende beffa delle leggi internazionali.
Israele insiste che gli obiettivi erano dei missili iraniani terra-terra Fateh 110 per gli Hezbollah. Damasco dice che gli obiettivi erano un istituto di tecnologia militare e territori per l’addestramento delle truppe; ci sono molti appartamenti nelle vicinanze, i cui inquilini sono sempre stati voluti dalla CIA come collaboratori. Non ci sono armi chimiche a Jamraya. Secondo fonti mediche siriane, potrebbero essere rimasti uccisi 42 soldati.
Questa idea di Israele degli Hezbollah è confusa. Non vi è alcuna conferma che gli Hezbollah avessero comprato i Fateh 110. Dal 2009, gli Hezbollah sono in possesso della versione siriana dei Fateh 110, gli M600, con una portata di circa 250 chilometri e un discreto sistema di guida.
Il solito coro di ‘fonti’ anonime di Washington insiste che lo stesso Esercito siriano ha bisogno di quei missili contro le bande armate mercenarie di quello che si è auto-definito Free Syrian Army (FSA) [Esercito siriano libero, NdT]. Quindi non avrebbe avuto senso inviarli al Libano.
Ma per Israele ha senso distruggere una fornitura di Fateh 110, o anche M600. In questo modo Israele aiuta in maniera diretta l’FSA. Fra parentesi, uno dei suoi portavoce, vero o falso che fosse, è andato nella TV israeliana a elogiare il bombardamento. E Israele almeno per il momento evita che altri missili arrivino agli Hezbollah.
Però dall’oscurità emerge il fatto che Israele ha un sacco di seri motivi per fare ancora una volta di testa sua.
Israele brama una Siria debole e caotica, senza tecnologie militari avanzate. Soprattutto brama una totale somalizzazione della Siria, un’anti-utopica società settaria. Quale migliore giustificazione per Israele per essere pronto con le armi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 se non il terrorismo intransigente wahabita proprio lungo i suoi (non delimitati) confini? E per giunta Israele vuole trascinare la Siria, gli Hezbollah e in definitiva l’Iran in una guerra totale. Vuole il pacchetto completo, e al più presto possibile.
Damasco da parte sua può giocare a scacchi, e non reagire. Almeno per il momento. O lasciare che siano gli Hezbollah a reagire, nel prossimo futuro.
Non è una casualità che il bombardamento sia avvenuto dopo:
1) il tour del capo del Pentagono Chuck Hagel in Israele e nelle monarchie petrolifere del Golfo;
2) le avanzate dell’Esercito siriano durante le ultime settimane nel corridoio di Homs contro i mercenari/jihadisti sponsorizzati dall’estero;
3) il viaggio ‘segreto’ a Teheran dello sceicco degli Hezbollah Nasrallah;
in seguito Nasrallah, un’ottima mente geopolitica, ha sottolineato che quello che ‘loro’ veramente vogliono è la distruzione dell’infrastruttura, dell’economia e del tessuto sociale della Siria, “distruggere la Siria come popolo, esercito, intera nazione”.
Se ci saranno ulteriori attacchi, com’è probabile, per esaurire gli arsenali dell’Esercito siriano, sarà un dono della provvidenza per i mercenari/jihadisti. Nasrallah ha assolutamente ragione dicendo che l’obiettivo chiave della coalizione dei volenterosi, formata da NATO, Consiglio di cooperazione del Golfo e Israele, è provare a trascinare la Siria in una guerra totale. Dopo un’eventuale risposta siriana, la ‘soluzione’ sarebbe bombardare a tappeto a livelli dell’Iraq.
Le opzioni di Obama il Mujaheddin
Se la prima mossa statunitense/israeliana avrà successo o meno resta una domanda aperta. Quello che certo ha fatto è stato posporre l’incoronazione di Obama il Mujaheddin.
I regni infernali dei think tank statunitensi erano oh, così eccitati dalla prospettiva che Obama aggirasse alla Bush il Consiglio di Sicurezza dell’ONU (come in Russia e Cina) e imponesse unilateralmente una no-fly zone sulla Siria, così che gli Stati Uniti potessero occuparsi del requisito “campagna per sopprimere la difesa aerea del nemico”.
Un’assurdità, per quanto i britannici e la Francia non si siano arresi all’interno dell’Unione Europea e della NATO, di fatto provando persino a scavalcare quest’ultima nell’imporre una no-fly zone.
La no-fly zone era stata tirata per le lunghe a Washington come modo per assicurarsi circa le armi chimiche della Siria. Il problema è che Washington ha informazioni scarne riguardo a dove queste siano effettivamente depositate. E per di più, secondo Carla del Ponte, investigatrice ONU molto stimata, le armi chimiche erano usate probabilmente non dal governo ma dai ‘ribelli’.
L’amministrazione Obama stava anche accarezzando l’idea del ‘sostegno diretto letale’ ai ribelli, ad esempio in termini di missili anticarro e missili terra-aria.
Washington crede nel suo stesso mito per cui gli USA sarebbero ‘indirettamente’ impegnati nel controllo e rifornimento dei gruppi di opposizione in Siria. Dal 2011, il rifornimento di armi chimiche di bande di mercenari/jihadisti siriani è stato fatto tramite il mercato nero, con scorte in Libia, e in Croazia. La CIA è stata estremamente impegnata per tutto questo periodo. Molte di queste armi sono ora nelle mani di jihadisti intransigenti quali Jabhat al-Nusra.
L’idea che la CIA sia in grado di controllare e armare quelle bande/mercenari/jihadisti a beneficio di Washington una volta crollato il governo di Bashar al-Assad è la battuta del secolo. Provate a fare un salto in Afghanistan con la memoria.
O immaginate questi McJihadisti siriani, o Mujaheddin di You Tube, equipaggiati con ottimi missili a guida infrarossa con lanciatore da spalla mentre portano devastazioni in tutta l’Asia sud-occidentale.
Quindi dopo molti sospiri, Obama ha finito per trovare qualcosa di molto più comodo di una no-fly zone: attacchi mirati, con jet e/o missili, condotti dagli israeliani. Il modello potrebbe essere l’Operazione Volpe del deserto (il bombardamento dell’Iraq del 1998 ordinato da Bill Clinton). L’obiettivo, “mandare un chiaro messaggio alla Siria”.
I prossimi bombardamenti potranno mirare a campi d’aviazione, concentrazioni di aerei, altri depositi di armi, carri armati e artiglieria. I danni collaterali, inevitabilmente, aumenteranno, in proporzione al livello di provocazione.
Il precedente ambasciatore degli Stati Uniti all’ONU Bill Richardson, molto vicino ai Clinton, all’ABC News ha già scommesso che Obama “propenderà per attacchi aerei”. Sì; questo è solo l’inizio. Piccoli Colpisci e Terrorizza [Shock and Awe, NdT] ci attendono.
Semplicemente, seguire il piano
La domanda è perché ci è voluto così tanto. La distruzione della Siria, come concettualizzata dallo sceicco Nasrallah, con l’Occidente che ancora una volta collabora con le bande di jihadisti, è nei piani da anni. Si veda come a grandi linee l’aveva descritta Seymour Hersh nel 2007. E si veda quanto la dirigenza bipartisan di Washington brami un cambiamento del regime.
E Damasco, ovviamente, è solo una tappa prima di Teheran. Le proverbiali fonti anonime hanno fatto trapelare al londinese Sunday Times di Rupert Murdoch che il “Patto della Mezzaluna” sta diventando realtà.
Si tratta dello stesso elemento ‘Consiglio di Cooperazione del Golfo-Israele’ nella coalizione dei volenterosi in Siria, che in questo caso si unisce per “contrastare le ambizioni nucleari dell’Iran”. La Turchia, la Casa di Saud, gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania e Israele che fanno festa gioiosamente in centri di comando e controllo comuni per rintracciare i diabolici missili balistici iraniani.
“Non so molto di storia. Ma che mondo meraviglioso sarebbe questo.” Controllato da Obama il Mujaheddin.
Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato all’indirizzo [email protected].
Fonte: www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-01-070513.html
7.05.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SARA IOTTI