DI M.K. BHADRAKUMAR
atimes.com
Il mistero che circonda la morte del vice comandante dell’intelligence militare russa è stato in qualche modo risolto. Quando il corpo del 52enne generale russo Yuri Ivanov fu rinvenuto su una spiaggia orientale della provincia turca di Hatay in pieno agosto, per i bloggers divenne una giornata campale.
Ivanov era coinvolto in una delicata missione in Siria per sorvegliare la base militare russa di Tartus e sembra stesse per avere un incontro con i servizi segreti siriani quando venne a mancare. Israele è preoccupato di Tartus, una base tecnologicamente avanzata che potrebbe spiare i suoi movimenti e le sue comunicazioni militari.
Ad ogni modo qualsiasi supposizione sul coinvolgimento di Tel Aviv è stata messa da parte. Altrimenti l’accordo militare fra Russia e Israele firmato lunedì a Mosca non sarebbe stato possibile.
Nella foto: il Ministro della difesa Ehud Barak e il primo ministro russo Vladimir Putin (a destra)
UN ALLEANZA STRATEGICA…
Considerandolo anche solo per un momento, lo sviluppo degli accordi militari fra russi e israeliani promette di diventare un aspetto avvincente nella geopolitica del Medioriente. Non importa se i rapporti sono stati finora irrilevanti, l’accordo fra le parti è all’avanguardia ed è collegato alle relazioni di Mosca con due degli avversari più temibili di Israele nella regione, Iran e Siria, andando oltre le considerazioni commerciali che stimolano le vendite di armamenti russi.
Israele è maestro nello smussare gli angoli ed ha la genialità di saper trasformare piccoli passi in lunghi e profondi viaggi. Questa è come la storia degli accordi strategici di Israele con l’India, che dagli umili inizi del 1992 sono giunti ad avere una tale profondità che nessuna delle due parti potrebbe nemmeno pensare di rinunciarvi.
Allo stesso modo, con Russia e Israele, due paesi le cui politiche estere sono prive di qualsiasi idealismo, tutto è possibile. E’ passato a malapena un mese da quando la Russia ha cominciato a rifornire di combustibile il sito nucleare iraniano di Bushehr, una mossa aspramente criticata da Israele, e già stanno guardando avanti.
L’alleanza militare russo-israeliana è una sottile battaglia di astuzia che coinvolge due paesi che invariabilmente guardano alle cose attraverso il prisma del proprio interesse personale, ma sono aperti ai compromessi. Il balletto russo-israeliano è già cominciato. Quando il Ministro della Difesa Ehud Barak è partito per Mosca lo scorso week end, i media israeliani hanno scritto che la sua missione era quella di esortare il Cremlino a non vendere più le armi ai siriani.
Se il missile cruiser russo P-800 Yakhont, un arma supertecnologica dalla gittata di 300 chilometri e dalla testata di 200 chili, finisse nelle mani dei siriani, essa rappresenterebbe una forza notevole che consentirà alla Siria di puntare la flotta israeliana. Il giornale israeliano Ha’aretz ha recentemente sostenuto che Israele stava lavorando per ostacolare il traffico di armi russo con la Siria e il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto al suo alter ego russo Vladimir Putin di bloccare la vendita del P-800 Yakhont.
L’articolo ha provocato la reazione del Cremlino il quale chiarisce che la Russia “onora tutti gli accordi che sono stati firmati in precedenza con la Siria”. Il portavoce di Mosca Sergei Prikhodko ha dichiarato che i media israeliani stanno distorcendo la posizione dei russi nell’ottemperare agli accordi con la Siria, inclusa la sfera della cooperazione militare e tecnologica.
Evidentemente Barak non ha considerato quella di Prikhodko come l’ultima parola. Dopo avere firmato un accordo militare di cinque anni con la controparte russa Anatoly Serdyukov lunedì a Mosca, Barak è volato nella residenza estiva di Putin sul Mar Nero, nel resort di Sochi, per un incontro in cui si è parlato dello spazio di sicurezza e di questioni diplomatiche.
L’accordo, secondo i media russi, “promuove le collaborazioni militari … che li aiutino a combattere le minacce comuni come il terrorismo e la proliferazione di armi di distruzione di massa”; esso delinea inoltre la prospettiva di un programma di cooperazione militare di cinque anni che include “lo scambio di esperienze ed informazioni nelle sfere di interesse comune” riguardanti le questioni di sicurezza internazionale, lo sviluppo dell’addestramento militare, della medicina, dell’allenamento fisico etc. etc.
Serdyukov ha dichiarato che “i nostri punti di vista su molte sfide dell’epoca moderna sono vicini o addirittura coincidono”. Prima di tutto per quanto riguarda il terrorismo e la proliferazione di armi di distruzione di massa”. Egli sembrò alludere ad una condivisione attraverso l’intelligence della attività dei gruppi operanti nel Medio Oriente, nel nord del Caucaso e nel programma nucleare iraniano.
Barak ha detto che “Israele segue da vicino” la situazione del nord del Caucaso, poiché sia la Russia sia Israele sono sotto la minaccia “del terrorismo islamico radicale”.
O UNA MOSSA TATTICA…
Che la Russia voglia totalmente identificarsi con la guerra di Israele al “terrorismo islamico” è tutto da vedersi. Mosca ritiene la sicurezza del Caucaso estremamente vitale per le sue strategie nella regione e la sua sete di vedere ogni influenza esterna eliminata potrebbe condurre a conseguenze imprevedibili. Cosa si aspetta la Russia da Israele è che non faccia casino nel Caucaso e, specificatamente, di non armare la Georgia e di non addestrare i soldati georgiani.
Un estratto dell’accordo di lunedì è l’affare da cento milioni di dollari con cui Israele rifornisce la Russia di “modelli di aerei senza equipaggio” (UAV) che consente loro di rafforzare la sorveglianza sulla Georgia. I militari russi hanno fortemente voluto sviluppare sistemi avanzati di ricognizione alla luce del breve conflitto con la Georgia avvenuto nell’agosto del 2008, in cui l’efficacia delle operazioni militari russe fu notevolmente limitata dalla mancanza di un intelligence adeguata.
L’esercito sovietico necessita di 100 UAV e di almeno 10 guide e sistemi di controllo per assicurare un effettiva ricognizione dei campi di battaglia. L’industria militare russa ha tentato di lanciare programmi di sviluppo dei UAV ma ha sempre fallito nel creare droni spia efficaci. Il Vice Ministro della Difesa Vladimir Popovkin ha dichiarato in aprile che la Russia ha speso circa 5 miliardi di rubli (170 milioni di dollari) per lo sviluppo dei propri droni i quali alla fine non hanno superato i test.
Israele può accordarsi per la fornitura di una produzione di aerei spia da 300 milioni. Senza dubbio è un grande salto per progredire nella co-produzione di sofisticati sistemi di armamento. Cinquanta scienziati russi stanno attualmente aggiornandosi in Israele per far funzionare gli aerei droni.
Ci si aspetta che Mosca spenda più di 10 miliardi di euro per armamenti europei ed israeliani nei prossimi 5 anni. La Russia è sempre stata un grande esportatore di armamenti ma la sua industria bellica necessita di aggiornamento (per soddisfare i suoi bisogni di modernizzazione militare) dopo anni di scarsi investimenti in sviluppo, per cui il contributo tecnologico israeliano si rivelerà utile.
Intanto, in uno straordinario slancio, di solito riservato ai propri partner strategici come l’India, Mosca ha mostrato la volontà di costruire delle stazioni di misurazione laser in Israele collegate al Sistema russo di Navigazione Satellitare Globale (Glosnass). Putin ha rivelato che gli esperti dei due paesi stanno discutendo del progetto.
Tutto ciò porta ad un’altra considerazione interessante. Israele tira fuori il know-how sulle sue tecnologie più avanzate dagli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’India, Tel Aviv è diventato un filo conduttore nel trasferimento delle tecnologie statunitensi, sebbene Washington abbia posto delle restrizioni in tale processo. Ma nel caso della Cina, la Casa Bianca ha impedito che avvenisse alcuna condivisione delle tecnologie militari. Quale sarà la sua posizione nei confronti della Russia?
Probabilmente Israele “forzerebbe” la Russia a considerare gli ultimi accordi nell’ottica del lavorare insieme all’interno di un ampia cooperazione strategica e politica.
LA SPINTA ISRAELIANA A RESETTARE…
Nel caso indiano, la lobby israeliana di Washington ha contribuito a far aumentare le critiche sulla partnership fra i due paesi in maniera decisiva fino alla fine dell’accordo Usa-India sul nucleare civile del 2008. Plausibilmente, il Cremlino può aspettarsi che la lobby ebraica crei un atmosfera positiva al fine di rimodellare i rapporti fra Russia e Usa.
Senza dubbio la chiacchierata fra Putin e Barak ha assunto una connotazione apertamente politica. Barak ha cercato di allentare i rapporti della Russia con Iran e Siria e di aumentare la pressione sul programma nucleare di Teheran. La situazione in Medioriente è anche studiata a tavolino.
La Russia sta modernizzando la base navale di Tartus per sistemarvi delle pesanti navi da guerra entro il 2013. Gli Israeliani comunque valuterebbero il rapporto di oggi fra il Cremlino e la Siria notevolmente differente da quello strategico che c’era in precedenza all’epoca dell’URSS e Mosca è mossa dalla sua bruciante ambizione di divenire protagonista in Medioriente e guadagnare così punti ulteriori nella considerazione mondiale. Non c’è più il match da 0 a 0 fra Russia e Usa come all’epoca delle guerra fredda.
Per quanto concerne l’Iran la questione è totalmente differente. Il forte desiderio russo di intrattenere ottimi rapporti con l’Iran fa scaturire importanti considerazioni. Citando un commento di un giornale cinese:
“L’Iran è anche un ostacolo per l’espansione americana nel Medioriente. Tutto ciò può essere usato dalla Russia per trattare con gli Usa nella discussione di altre importanti questioni internazionali. La Russia ha molto chiaro il ruolo dell’Iran. Al di fuori dei propri interessi, la Russia preferirebbe avere un atteggiamento morbido riguardo al controverso programma nucleare iraniano e mantenere delle relazioni bilaterali invece che lasciare l’Iran da solo. Ciò che il Cremlino vuole è compiacere Teheran e conquistare il cuore e la mente degli iraniani, prendendo il controllo nel trattare la questione dello sviluppo nucleare e forzando l’Occidente, specialmente gli Usa, a garantirgli concessioni in altre questioni chiave nella scena internazionale”.
I media iraniani si sono espressi cautamente sull’accordo militare russo-israeliano definendolo “un tentativo di migliorare i rapporti bilaterali”.
Allo stesso modo, l’ingenuità israeliana nel voler spostare le montagne è grandissima. Il dinamismo dei rapporti fra Russia e Israele potrebbe essere collegato alla volontà di rimodulare lo schema Russia-Usa. Mosca è innervosita dall’abilità di Obama nel muoversi in tale direzione. Obama ha ottime intenzioni ma il cambiamento deve andare oltre le politiche distensive. I politici e la classe dirigente americana ancora considerano i russi in termini di avversari mentre per i russi la chiave della modernizzazione risiede nella Silicon Valley.
Il futuro del trattato per la “riduzione degli armamenti” (START) è precario ma l’accordo è fondamentale per mantenere la “parità strategica” con la Russia. La commissione per le relazioni estere del senato americano potrebbe votare la questione a metà settembre ed il prossimo dibattimento coincide con l’aspra campagna elettorale del congresso. I repubblicani hanno posto 700 interrogazioni riguardanti lo START.
L’influente lobby israeliana presente a Washington può certamente fare un gran colpo nell’indirizzare l’angoscia russa ma potrebbe non avere 700 risposte pronte.
L’ambasciatore M K Bhadrakumar è stato un diplomatico del Servizio Segreto Indiano. I suoi luoghi di assegnazione comprendono l’Unione Sovietica, la Corea del sud, lo Sri Lanka, la Germania, l’Afghanistan, il Pakistan, l’Uzbekistan, il Kuwait e la Turchia.
Fonte: www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/LI11Ak03.html
11.09.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCO SCURCI